Un paziente speciale

Aurora pov

In particolare, il "dottorino" è molto attento e credo anche affezionato a un ragazzo, Marco, un "cliente/paziente affezionato" come lo chiama lui per smorzare i toni. Ha solo tredici anni ma per la maggior parte li ha trascorsi qui da noi, domani sarà sottoposto a un intervento chirurgico in cui il "dottorino" crede molto.

Marco è molto maturo per la sua età, certo a causa di tutto ciò che ha dovuto passare, affronta tutto con il sorriso sulle labbra e ha sempre la battuta pronta. È un ragazzo gentile e intelligente che si fa voler bene, quindi capisco perché ci si sia affezionato.

Mentre il "dottorino" è fuori dalla stanza a parlare con i suoi genitori dell'intervento, Marco scherza dicendo che ancora ci provano a tenerlo fuori ma che con lui non la spuntano, poi, si fa serio e mi dice: "Sono consapevole che l'intervento è rischioso ma ho scelto io di farlo, perché se c'è anche solo una possibilità di vivere normalmente voglio assolutamente sfruttarla! Non ho rimpianti, nonostante tutto e grazie ai miei meravigliosi genitori ho avuto tutto il possibile e fatto tanto! Oh ma, a proposito dell'intervento, tu, non mi sfuggi, come gli altri mi devi qualcosa! No, non ti preoccupare non voglio estorcerti denaro o prestazioni sessuali in nome della mia malattia, ah ha ah! Mi devi fare una promessa solenne ed esaudire due miei desideri! Niente di grave o impossibile credimi ma, ora non posso parlartene, devi tornare da me a fine turno così te ne parlerò con calma e a quattr'occhi! Dovrà essere un nostro segreto!"

M'incuriosisce molto ciò che vuole chiedermi e provo a insistere per saperlo subito ma lui è irremovibile, mi fa un cenno per dire dopo e un altro per zittirmi!

Rientrano nel frattempo i "confabulatori" come li chiama lui e con un giro di chiacchiere e battute varie li costringe a rivelargli di cosa hanno parlato. Molto astuto, subdolo e insistente per la sua età, non c'è che dire!

A fine turno, mi cambio velocemente e desidero solo precipitarmi da Marco ma purtroppo incontro il "dottorino" che mi chiede dove sto andando. Sono costretta a dirgli una mezza verità, che vado a salutare Marco perché l'intervento sarà fatto molto presto l'indomani ed io inizierò il turno solo quando probabilmente sarà concluso!

Lui mi guarda interrogativo poi dice: "Ha preso di mira anche te? Non farti imbrogliare o, ti estorcerà una promessa delle sue!"

Io sorrido sorniona e mi allontano facendo finta di non capire! Una volta da Marco, lui caccia i suoi genitori dicendo che hanno bisogno di un bel caffè mentre lui ha necessità di passare cinque piacevoli minuti da solo con una bella ragazza e fa pure l'occhiolino!

Appena escono, si fa serio e dice: " Aurora, è così che ti chiami vero? So che hai avuto un incidente e che non ti ricordi molto ma devi sapere che il dottor Michele è una bravissima persona ed è molto empatico! In parole povere, lui è uno che si sente in colpa facilmente! Devi promettermi che se mi succederà qualcosa durante l'intervento tu gli starai vicino e gli ripeterai ciò che già gli ho detto cioè che lui non centra e che io vorrei vederlo sereno!"

Io tiro un sospiro di sollievo e dico: "Chissà cosa mi credevo! È molto bello da parte tua preoccuparti per il tuo medico! Non mi è ben chiaro perché tu lo chieda a me, ma, te lo giuro! Avevi parlato, però, di due promesse o mi sbaglio ?"

Marco continua ancora più serio rimproverandomi persino per averlo interrotto: "Il dottor Michele aveva un rapporto speciale con te prima della tua amnesia ma come tutti non è perfetto e ha commesso degli errori. Tu devi promettermi che gli darai un'altra possibilità! Io, prima di essere operato, devo sapere che sarà felice perché se lo merita e ... non chiedermi come o perché ma, so che potrà esserlo solo con te!"

Quelle parole mi scombussolano un po' facendomi ripensare al periodo in cui ero ricoverata e a quanto sentissi Michele vicino pur non ricordando nulla di lui e spontaneamente rispondo solo: "Te lo prometto!"

"Oh bene, è stato facile! Credevo molto peggio ed ero pronto a piangere, a dimenarmi e a mandare all'aria l'operazione se mi avessi detto di no!"- dice lui sollevato e poi aggiunge: "Ricorda che le promesse vanno mantenute in ogni caso! Quelle fatte a un moribondo, poi, sono sacre!"

"Mah, che moribondo? Tu stai meglio di me e vedrai che andrà tutto per il meglio!"- dico io sinceramente speranzosa.

Lui mi congeda con un lo spero ma la seconda promessa varrà lo stesso e un adesso devo riposare altrimenti il mio medico mi sgriderà!

Passo tutta la notte in dormiveglia, non riesco a non pensare a Marco, alla sua operazione e al suo dottore, così, pronuncio tutte le preghiere che conosco.

Appena suona la sveglia, sono già praticamente pronta per andare in ospedale e do la morte a Cinzia perché si sbrighi e mi accompagni un pochino prima.

La poverina si lamenta tantissimo ma senza neanche chiedermi il perché si affretta. Arrivata in ospedale vado direttamente fuori alla sala operatoria del nostro reparto e ci trovo Michele che fa per entrare e urla: "No, non è possibile!"

Il medico che gli stava parlando lo sgrida in malo modo e lo caccia, poi, si rivolge affranto ai due genitori alle sue spalle. Io immagino cosa sia accaduto e non oso avvicinarmi, poi, vedo scappare Michele come una furia.

Il suo comportamento non è professionale ma lo capisco! D'istinto mi avvicino ai genitori di Marco che piangono in maniera molto composta l'uno tra le braccia dell'altra e gli dico due inutili e ovvie parole che non fanno sentire meglio neanche me: "Mi dispiace!"

Loro mi fanno un cenno di assenso e un sorriso triste mentre si allontanano mano nella mano.

Deve essere devastante perdere un figlio e, un ragazzo come Marco lascia un vuoto incolmabile! Con questo pensiero in testa, raccolgo tutto il mio coraggio e mi appresto a mantener fede a una delle promesse che ho fatto a quel ragazzo speciale che ora ha almeno smesso di soffrire.

Vado, senza neanche pensarci, nella cappella dell'ospedale e lo trovo seduto nell'ultimo banco, accovacciato su se stesso che piange a singhiozzi.

Dopo qualche minuto ferma sulla soglia faccio volutamente rumore con la porta perché si accorga di me ancor prima che mi avvicini e si dia un po' di contegno, non per me ma per lui!

Allora mi avvicino, mi siedo accanto a lui e resto in silenzio, poi, sussurro un eterno riposo.

Michele piange come un bambino, le sue lacrime cadono in terra copiose, allora, lo guardo, gli passo un fazzolettino e dico: "Marco non vorrebbe vederti così, anzi, ti sgriderebbe! Ha scelto lui di provarci, era contento di farlo e mi ha detto di non rimpiangere nulla se non che tu ti saresti sentito in colpa. Non devi, infangheresti la sua memoria! Era una splendida personcina che nella sua breve vita ha dato tanto a tutti quelli che ha incontrato, persino a me! In più sono sicura che così come stai reagendo alla sua perdita infrangi una promessa che ti ha estorto! Non è forse vero?"

"È vero ma non ci riesco!" - dice lui tra le lacrime per poi aggiungere: "Non era solo un paziente, era un amico! Era più lui ad aiutare me che non il contrario, persino quando ... ho avuto un momento di totale sconforto lui mi ha ridato la speranza, mi ha fatto capire che non dovevo vedere ciò che era capitato come una cosa negativa ma come un'opportunità, un'altra possibilità! E ora per colpa mia non ...!"

"No, non dire così! Non è colpa tua e, poi, lui ci sarà sempre, nel tuo cuore e nei tuoi ricordi!"- dico io alzandomi per andare a iniziare il turno e, poi, gli chiedo: "Vieni? Il turno inizia e ci sono altri pazienti che aspettano!"

"No, non oggi ... non ce la faccio!" è la sua risposta triste ma più composta ed io vado.

Mi spezza il cuore doverlo lasciare solo ma forse è meglio, ha bisogno di riprendersi. Durante il turno e anche quando torno a casa, per quel giorno e quello dopo non faccio che pensare a lui finché finalmente trovo il coraggio di chiamarlo: "Ciao, sono Aurora l'infermiera che lavora con te ultimamente, ti ricordi di me? Come stai? Beh, sì, scusa se t'importuno ma ho visto che neanche oggi sei venuto, così ... No, che dici? No, non mi sono preoccupata, volevo rimproverarti come avrebbe fatto qualcun altro! Beh, per colpa tua sono due giorni che faccio il giro col dottor Pirozzi, il terrore delle infermiere. Invece dei pazienti ha provato a tastare me e ha ricevuto una ginocchiata nelle pa ... ! Sì, mica mi lascio molestare impunemente, deve ancora nascere chi ci riesce! Comunque, in realtà, ti chiamo per sapere dove e quando ci saranno i funerali, in ospedale non hanno saputo dirmelo e mi farebbe tanto piacere andarci. Oh, sì. Peccato, speravo fosse più vicino. Sai la mia auto è ancora in riparazione dall'incidente ed io non saprei proprio come fare per arrivarci. Oh, grazie! Sei davvero gentile, mi dispiace darti tutto questo disturbo. No, non mi dispiace per niente arrivare un po' in anticipo. Fa piacere anche a me salutare i genitori di Marco sono due splendide persone! Ok, allora siamo d'accordo a più tardi!"

Per fortuna che mi sono decisa a chiamarlo, il funerale sarà celebrato tra meno di due ore, devo sbrigarmi ma, mi accorgo di aver dimenticato di dargli l'indirizzo, così, gli invio un messaggio: Ciao, sono Aurora! Il mio indirizzo è: Via Cesare Beccaria n. 20.

Ci penso su e ne invio subito un altro: Scusa sono una sciocca, tu probabilmente lo conosci già!

Ci ripenso e ne invio ancora uno: Sono ancora io! Ti aspetto in strada così non perdiamo tempo, nel caso ci sia traffico! Oh scusa, ti sto assillando!

Sono nervosissima, si nota dai messaggi scemi che invio? Sono tentata di cancellarli tutti ma lui li ha già visionati, quindi, sarebbe inutile. Il guaio è fatto ormai, penserà che sia matta!

Come se mi leggesse nella mente, mi scrive: "Non preoccuparti, non penso che tu sia matta, ne sono certo!"

Che spiritoso! Però ..., almeno l'ho fatto sorridere distraendolo un pochino!

Passa, quindi a prendermi e andiamo insieme al funerale. In macchina restiamo entrambi piuttosto seri e silenziosi, poi, quando scendiamo e camminiamo verso la chiesa mi viene naturale prenderlo per mano.

Salutiamo così i genitori di quell'angelo che abbracciano forte Michele e ringraziano me per essere intervenuta, poi, prendiamo posto.

La chiesa è gremita di persone, ci sono anche tanti medici e molte infermiere dell'ospedale. La cerimonia è molto sentita e commovente ma vengono lette delle frasi di Marco che anche da morto dice la sua, mettendo a proprio agio tutti con le sue battute.

Al ritorno, restiamo in silenzio fin sotto casa mia poi lui mi ringrazia per essergli stato vicino e mi confessa che gli ha fatto molto piacere oltre che a dargli forza.

Io rispondo che ha fatto piacere anche a me poi, ne dico una delle mie: "Dovremmo rifarlo!"

Lui mi guarda stranito ed io cerco di riparare dicendo: "Non andare di nuovo a un funerale ma, uscire insieme! Oh, scusa sono una scema e pure sfacciata!"

Lui mi guarda, ride e tirandomi per un braccio m'impedisce di scappar via, poi, dice: "Scusa, scusa se rido! Ho capito cosa volevi dire è solo che il tuo imbarazzo era esilarante! Non sei stata sfacciata, beh, magari solo un pochino! Scherzo, non guardarmi così! Farebbe piacere anche a me uscire con te e non per un funerale! Che ne diresti di domani nel tardo pomeriggio?"

Va bene rispondo io e lo saluto dicendo: "Domani dovrò sopportare ancora Pirozzi?"

Mi fa cenno di no con la testa ed io scendo dall'auto contenta.

Appena arrivo in casa mi accorgo del cellulare che vibra per un messaggio, lo leggo subito entusiasta perché è lui che mi scrive: Per farmi perdonare per Pirozzi pensavo ... visto che non hai l'auto, che ne diresti se passassi a prenderti?

Gli rispondo sorridendo: Direi che faresti metà del tuo dovere visto ciò che ho dovuto sopportare per colpa tua! Scherzo ma non troppo ... sei molto gentile a propormelo e accetto volentieri così libero la mia povera amica!

Cinzia mi vede sul ciglio della porta col telefono in mano che sorrido e sprizzo gioia e giustamente mi chiede: "Che succede? Non eri andata a un funerale?" 

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