Non voglio più avere nulla a che fare con lei!

Mi sveglio di soprassalto per il tocco di Claudio che si è svegliato in piena notte, non mi ha trovato ed è venuto a cercarmi.

Mi sono addormentata sul divano, mentre scrivevo e appena me ne sono resa conto, ho chiuso il taccuino e l'ho stretto forte a me.

Siamo tornati in camera, io ho riposto il mio adorato taccuino e mi sono messa a letto mentre Claudio è andato in bagno e poi mi ha raggiunta.

Mi risveglio per il tocco di Claudio che cerca di abbracciarmi e calmarmi mentre io mi agito nel letto e urlo, fortunatamente in maniera incomprensibile: "Noo, non potete allontanarvi, voi vi amate!"

Sono mandida di sudore e sconvolta per un orribile incubo sugli "amici ma innamorati".

Claudio prendendomi tra le sue forti e rassicuranti braccia mi ha chiesto cosa avevo sognato ed io ho dovuto mentire ancora fingendo di non ricordarlo. Non potevo dirgli di aver sognato che i miei "pazienti" nonostante tutti i miei disperati tentativi di fargli fare almeno pace non fossero più neanche amici e solo per colpa mia.

Nel peggior incubo che abbia mai avuto ma che riflette le mie reali paure, infatti, Michele non voleva più avere nulla a che fare con Aurora e quest'ultima disperata per aver fallito nel tentativo di riconquistarlo restava vittima di un grave incidente!

Fingo di essermi tranquillizzata e mento spudoratamente dicendo al mio povero amore di dovermi sbrigare per un appuntamento all'università col professore e frettolosamente lo congedo promettendogli più attenzioni questa sera.

Mentre Claudio prova a coccolarmi alla ricerca di sesso mattutino, si fa la doccia per raffreddare i bollenti spiriti, si veste e prende solo un caffè perché non ho altro, desidero con tutta me stessa che vada via al più presto, sono pessima lo so ma ...

... riesco a pensare solo che devo assolutamente parlare a entrambi i miei "pazienti"e il più presto possibile.

Appena Claudio supera la soglia chiamo Michele, è presto ma non m'importa devo assolutamente evitare che il mio incubo diventi realtà.

... Ciao Michele, come stai?... Sì, anch'io bene, ma un po' preoccupata, ho bisogno di parlarti! No, non è successo niente ad Aurora ma dobbiamo chiarire un paio di punti. Oh, si devi andare in ospedale, certo mi tratterrò poco! Ok tra quindici minuti sarò da te!

Devo correre Michele ha il turno di pomeriggio in ospedale e non può perdere troppo tempo inutile così mi ha detto e ripensandoci era proprio strano, serio, imbronciato e forse sulla difensiva.

Mi fermo qualche secondo a pensarci ma mi consolo dicendomi: Naa, che motivo avrebbe di esserlo con me?

Cerco di non pensarci ma, la mia coscienza, dal profondo e non interrogata, risponde: Nessuno, in fondo è solo tutta colpa tua e della tua maledetta tesi!

Cerco di ignorare quella voce interiore e inizio a correre per sbrigarmi ma soprattutto per scacciarla.

Arrivo a casa di Michele distrutta, cerco di sistemarmi un po' alla meglio e busso.

Aspetto almeno cinque minuti, poi, vedo Michele accertarsi su chi sia attraverso il vetro della porta e finalmente aprirmi e allontanarsi senza neanche salutare.

Se io sono sconvolta per la corsa, lui è un mostro.

Oh Dio, cosa gli è successo?

Ha due occhiaie profonde e scure come laghi.

Lo osservo triste e preoccupata riflettendo in mente sul perché del suo aspetto e su ciò che sta provando.

Il senso di abbandono è devastante, l'ho provato sulla mia pelle e so quanto possa far male.

Credo che non dorma da giorni, che sia stanco e piuttosto provato.

Non cerca neanche minimamente di nasconderlo, anzi, mi guarda piuttosto infastidito.

D'un tratto mi rendo conto che lo sto fissando e abbasso lo sguardo, poi, rompo il silenzio.

"Michele non intendo dire niente di scontato e neanche cercare di consolarti!" dico di filato ma lui m'interrompe dicendo: " Bene così io potrò evitare di mandarti a quel paese!"

Rimaniamo scossi entrambi dalle nostre affermazioni, ci guardiamo e sembrerà assurdo ma ci mettiamo a ridere.

Una sana e contemporanea risata liberatoria alla fine della quale lui scherza dicendo che mi fa sempre lo stesso effetto, riesce a farmi ridere quando non sarebbe il caso e per di più ne resta coinvolto.

In effetti, neanche questa volta riesco a capirne il perché ma quella risata ha rotto il ghiaccio e mi ha ridato la forza di parlare così affermo: "Credo, anzi, sono sicura che tutto ciò che è successo sia solo ed esclusivamente colpa mia!"

A quelle parole lui mi guarda perplesso e fa segno di no con la testa ma io non gli do possibilità di replicare e continuo: "Ho spinto io Aurora ad agire così, lei non era ancora pronta ad ammettere i suoi sentimenti e ad affrontare le sue più intime paure!"

Michele si alza di colpo quasi urlando un diniego, poi, abbassa il tono, si risiede e dice: "Mi sembrava che avessi manifestato l'intenzione di non dire sciocchezze! Quali sentimenti vuoi che provi per me? Una persona che si comporta così non prova proprio nulla! Di quali paure parli? Ci conosciamo da una vita o così credevo, invece ... una cosa è certa, tutto questo mi ha aiutato a capire che ho idolatrato, adorato una persona credendola non perfetta ma quella giusta per me e ora mi sono svegliato dal sonno rendendomi conto di aver avuto un incubo! Sono molto deluso ma di me stesso perché ho preso un abbaglio gigante e ora non mi resta che pagarne le conseguenze! Sì è vero, sto male ma non come credevo sarei stato se l'avessi persa perché non mi manca, non può mancarmi la sua falsità. La nostra non era amicizia ma solo convenienza evidentemente. Ora non le servo più! Si è rivelata per quello che è veramente, mi ha usato un'ultima volta e non potendo più tornare indietro perché io non le crederei più, mi ha abbandonato fingendo pure che non sia successo nulla!"

Piange, le lacrime gli scorrono silenziose e discrete lungo il viso, cadono tra le sue gambe aperte e finiscono in terra come gocce di pioggia.

Mi alzo all'improvviso spinta da un istinto irrefrenabile e lo abbraccio forte.

Lui non ricambia subito il mio abbraccio ma si passa le mani sul viso rendendosi conto solo in quell'istante delle lacrime che lo percorrono incessanti.

Quando lo lascio e mi risiedo un po' imbarazzata per aver tradotto i miei pensieri stranamente in un gesto affettuoso che non mi si addice, lo bacchetto dicendo: "Non ci credi neanche tu!"

Lui mi guarda torvo e, cercando di convincere più se stesso che me, aggiunge: "Sì invece e non voglio vederla mai più! Non voglio più avere nulla a che fare con lei!"

Resto basita a quell'affermazione, ma poi mi riprendo, d'altronde è un comportamento da manuale: È un normale meccanismo di difesa.

La sofferenza che gli ha causato lo porta a cercare di convincersi che sia una persona che non merita la sua attenzione, il suo tempo e il suo amore.

Non resisto molto, però, e dico: "Michele devi dargli ancora una possibilità. Vedrai che, a breve, chiarirete tutto! Non puoi giudicarti così male: La conosci da una vita e saresti proprio uno stupido a esserti sbagliato così tanto su di lei! Aurora, ne sono sicura non merita il tuo disprezzo e tu non devi lasciarti prendere dallo sconforto. Hai lottato tanto per starle accanto, devi resistere solo un altro pochino!"

Le mie parole ricevono solo un altro cenno di no con la testa, però, lo vedo più disteso, anche se non sereno e sono sicura che manterrà la promessa che gli ho praticamente estorto nel profondo della sua psiche di dargli ancora una possibilità.

Lo saluto rimarcando sicura che Aurora gli darà al più presto le spiegazioni che merita e che riusciranno a essere felici insieme come amici ma innamorati.

Lui accenna solo un mezzo sorriso con un'espressione scettica.



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