Eh? Cos'è successo?
Alla partenza Michele è stato così gentile da accompagnarci, in largo anticipo, all'aeroporto dove abbiamo preso senza problemi il volo diretto per la nostra meta.
Durante il volo ho imparato quasi a memoria il depliant che avevo scaricato e che recitava: Vienna, la capitale dell'Austria guarda al passato e al futuro. I suoi palazzi dorati di epoca asburgica sono come fotografie viventi di un illustre passato, mentre i suoi caffè strizzano l'occhio alla piena contemporaneità. Richiama alla mente il valzer, la musica di Mozart, la principessa Sissi, l'arte di Klimt, la psicoanalisi, e per i più golosi la buonissima pasticceria di cui è simbolo la sacher torte ...
Sono stati sei giorni molto intensi e febbrili.
Abbiamo visitato il duomo di Santo Stefano che è il simbolo di Vienna e il più importante monumento gotico dell'Austria; dai 136,44 metri della torre più alta, a cui si sale con 343 gradini, non sapete che fatica, abbiamo goduto di una vista sconfinata su tutta Vienna.
All'Hofburg, uno dei più grandi palazzi imperiali esistenti al mondo, per secoli residenza degli Asburgo, ho potuto sognare di essere al cospetto di Sissi nei suoi appartamenti o nei giardini dove probabilmente passeggiava.
Abbiamo visitato qualcuno, ho perso il conto, dei quasi 100 musei cittadini come la casa di Freud, con gli arredi originali e il Belvedere, con la maggiore collezione di opere di Klimt. Claudio non sapeva neanche chi fosse, anche se ha riferito di aver visto a casa di sua zia un suo quadro. Io credevo scherzasse e ho riso a crepapelle ma lui l'ha giurato così ho dovuto spigargli che era una copia probabilmente di design. Mi ha guardata stranito, è stato un po' pesante per lui che non ama e non conosce molto l'arte.
Abbiamo usufruito, anche della Vienna tempio del palato meta, imperdibile per entrambi. Non avrei più abbandonato il Naschmarket, il mercato dei sapori, un paradiso per una golosa come me. Sui banchi si vendono pasticceria, pani e salumi d'ogni genere, verdure che sembrano fiori, fiori che sembrano quadri fiamminghi, pesci freschi e affumicati, cibi etnici, spezie e goulasch fumante. Che scorpacciata che mi sono fatta, ho assaggiato tutto quello che m'ispirava!
Claudio ha voluto seguire il depliant per godere delle tracce lasciate dai grandi compositori che hanno vissuto e lavorato a Vienna, tra cui Straus, Mozart, Beethoven e Haydn e in particolare abbiamo visitato la moderna sala dove si esibiscono i famosi Piccoli cantori di Vienna. Piuttosto pesante per me che non amo la musica classica e quello che le sta intorno.
Abbiamo attraversato il Ring, il viale monumentale che racchiude il centro storico di Vienna, anticuccio, Claudio ha letto che nel 2015 ha compiuto centocinquant'anni, osservando palazzi monumentali, giardini fioriti, musei e istituzioni, caffè e grand hotel, con un caratteristico tram rosso, tra carrozze trainate da cavalli e tanti ciclisti.
Abbiamo fatto un giretto al Prater, il grande parco pubblico della città dov'è situata la ruota panoramica, su cui purtroppo non son potuta salire perché soffro di vertigini e sul canale del Danubio abbiamo visitato la zona dedicata al graffitismo legale (non sapevo proprio esistesse!) più estesa di Vienna.
Poi siamo stati al Castello di Schonbrunn, residenza estiva degli Asburgo e solo da fuori, erano chiuse per manutenzione straordinaria diceva il cartello, abbiamo visto le terme cittadine più moderne e grandi d'Europa che trasformano in realtà tutti i sogni in fatto di wellness.
Si lo so, sono diventata peggio di un depliant, parlo come la voce di una pubblicità progresso su Vienna.
È pur vero, però, che Claudio ed io abbiamo fatto un viaggio fantastico, è stato veramente bello, istruttivo e appagante, lo consiglio a tutti.
Di questi tempi, Aurora aveva più che ragione, bisogna andarci vestiti ben caldi e con scarpe comode. Arrivavo alla sera stanchissima e con i piedi distrutti. Un paio di volte li ho messi un po' nell'acqua e hanno cacciato fumo!
Claudio, invece, era sempre pimpante salvo poi addormentarsi per primo.
Tutte le cose belle, però, hanno una fine e si ritorna alla realtà ...
Devo ammettere che nonostante la stanchezza fisica mi sono ricaricata emotivamente ed ero anche contenta di tornare a casa e di ricominciare là dove mi ero fermata. Claudio ha mantenuto la promessa e non ho pensato quasi mai agli "amici innamorati" se non quando gli abbiamo comprato l'immancabile souvenir.
Il viaggio di ritorno però, non è stato di buon auspicio, raffiche di vento hanno ritardato il volo di un'ora facendoci perdere a Roma Fiumicino la coincidenza.
All'aeroporto abbiamo comunque trovato il caro Michele, che appena ci ha visti, dopo averci accolto con il cartello come si vede nei film con scritti i nostri nomi e cognomi, ha fatto subito una battuta pungente: "L'autista deve attendere ancora le vostre maestà?"
Siamo stati contenti di rivederlo e lo abbiamo subissato di aneddoti divertenti riguardanti il volo e alcuni strambi passeggeri, senza far caso a lui, a come stava.
Ripensandoci aveva il tipico volto stanco e segnato di chi non dorme da giorni e nonostante il sorriso stampato, i suoi occhi erano lucidi di tristezza.
Michele ha accompagnato stranamente prima Claudio, ha detto che era di strada, non era vero ma nessuno di noi due ci ha fatto caso.
Quando, poi, siamo rimasti soli, mi ha chiesto se mi ero divertita e quando pensavo di ricominciare con il mio lavoro per la tesi con quella che sembrava una battuta sulla mia sfaticatezza ma che, evidentemente, non lo era per niente.
Io ho risposto scherzando: "Quando vuoi! Sono ben ricaricata e prontissima a ricominciare!"
E lui senza farmi neanche finire la frase: "Ora?"
"Cosa ?"-dico io ridendo.
Poi aggiungo: "Fammi almeno posare le valige!"
E ridevo convinta che scherzasse ma le risate mi si sono spente quando l'ho guardato in viso e ho capito che diceva sul serio.
Dopo poco siamo arrivati sotto casa mia e lui mi ha detto: "Ho bisogno di parlarti al più presto, mentre non c'eri, è successa una cosa ed io ho bisogno di parlartene prima di dare di matto del tutto!
"Ok Michele perché non sali?" -ho proposto allora seriamente preoccupata.
"Sei sicura? Non vorrei che Claudio lo trovasse inappropriato e crearti problemi inutili, bastano i miei!-si sincera lui.
"No, che dici? Claudio cosa dovrebbe pensare? O da te o da me non cambia nulla! È meglio, mi risparmi di fare corse e di morire dalla curiosità! Dai, poi, così mi aiuti a salire con la valigia pesa un quintale ed io non ce la faccio più a scorrazzarla. Sali con me?"-rispondo io.
"Ok, si ti aiuto se tu aiuti me!"e sforza un sorriso.
"Certo che ti aiuto, anzi mi dispiace di avervi abbandonati un po', forse non avrei dovuto!"
Così dicendo saliamo nel mio appartamentino e senza perdere tempo, vado solo un attimo in bagno, prendo il mio blocco per gli appunti e ci accomodiamo sul divano.
Michele è proprio strano, non sta fermo un attimo con le mani, si tortura i capelli, il naso e gli occhi.
Io in silenzio, gli lascio il tempo di trovare la serenità per iniziare a parlare ma, lui niente, apre la bocca ma non proferisce parola alcuna.
Mi monta dentro un'ansia che non so, descrive così: "Quando vuoi, possiamo iniziare, ti ascolto!"
Lui finalmente inizia e a bruciapelo dice: "Abbiamo fatto l'amore!"
Io che ormai mi ero convinta che avessero litigato, non credo alle mie orecchie e chiedo: "Eh, che è successo?"
E lui: "Sì, Angela hai sentito bene ma non credo sia stata una cosa positiva! Non hai idea di come ci stia male. Sto impazzendo, mi sta facendo impazzire. Mi sento in colpa da morire e in più sono preoccupatissimo per lei!"
Michele mentre parla sembra un vero paziente e soprattutto uno sull'orlo di una crisi di nervi.
Io devo riprendere assolutamente il controllo, chiudere la bocca che è rimasta ferma per una paresi, vista la fatica che faccio. Così mi sistemo meglio sul divano, anche per paura di cadere, riprendo il blocco che alle sue parole mi era caduto di mano e dico: " Aspetta, procediamo con calma. Cominciamo dall'inizio, quando è successo? Domenica scorsa mentre vedevate il film?"
Michele mi risponde: "No, no quella è stata una bella serata, anche se abbiamo trascorso tre ore a vedere un mattone romantico di cui non ricordo neanche il titolo e poi il resto della sera a farci passare la tristezza con gelato e battute sceme. E in effetti, il film è finito pure male, entrambi i protagonisti sono morti tragicamente, dovevo capirlo da quello che sarebbe andato tutto allo scatafascio!"
E si ferma, io sto diventando isterica e dico: "E allora quando?"
Lui è stravolto, si alza in piedi e inizia a girare in tondo nel mio piccolo soggiorno, poi parla per un quarto d'ora senza mai interrompersi.
"Il giorno dopo ... il giorno dopo, ho avuto un mare di cose da fare e non ci siamo né visti né sentiti finché... Vedi sono stato all'università per degli adempimenti della specializzazione poi, ho fatto il pomeriggio in ospedale e lei invece aveva fatto notte e mattina, poi sono andato in palestra per la lezione di karate con mio padre, come tutti i lunedì. Lo sai il lunedì è il mio giorno libero al bar e non avevo quindi la minima intenzione di andarci così quando finalmente sono tornato a casa, mi sono buttato sotto la doccia e ho ignorato le telefonate di Marco il mio amico e padrone del bar. Dopo la decima chiamata e vista l'ora, però, ho capito che non mi voleva per lavoro ma che doveva essere successo qualcosa così ho risposto! Marco voleva dirmi che la mia amica, non se ne ricordava il nome, si era ubriacata. Lui sa che m'imbestialisco se vendono alcolici forti ai miei amici soprattutto alle ragazze. Mi ha chiesto scusa dicendo che il nuovo barista non conoscendola le ha servito ciò che voleva e quando lui se n'è accorto, era ormai tardi. Si è bevuta ben due dei cocktail più forti in assoluto (il girone dei dannati) un misto di wodka, techila, gin e altro, lei che è astemia. Ha iniziato a cantare, a ballare e sentendo caldo a spogliarsi. Marco mi ha chiesto di andare a prenderla ed io sperando che non fosse lei mi sono infilato qualcosa e sono corso. Quando l'ho vista, volevo morire. Era lì che litigava con il barista perché non voleva dargliene altro con la camicetta in sostanza aperta. L'avrei presa a schiaffi, se fosse stata un'estranea per me ma no che dico, comunque! Lei nel vedermi è sbiancata, non se lo aspettava evidentemente che la scoprissi. Sa bene che il lunedì non ci vado. Le ho detto con tono piuttosto perentorio di smetterla e di venir via. Lei non ha proferito parola e mi ha seguito con lo sguardo basso. Ho scelto di camminare per farle prendere aria ma dopo pochi passi ha capito che la stavo accompagnando a casa e mi ha chiesto senza neanche guardarmi in faccia di portarla a casa mia perché non voleva che Cinzia la vedesse così. Io non ci ho visto nulla di male e volendola aiutare ho deciso di accontentarla. Così siamo tornati all'auto e con i finestrini aperti ho guidato come un pazzo fino a casa. Appena ha aperto la portiera, ha vomitato anche l'anima e quasi sveniva. L'ho presa in braccio e l'ho posata direttamente in bagno consigliandole di farsi una doccia fredda e mi sono allontanato. Lei è rimasta un po' lì imbambolata poi sono tornato per controllare che stesse bene e anche per darle un bicchiere d'acqua e lasciarle gli asciugamani e qualcosa da mettersi dopo, una mia felpa che le sarebbe stata lunga. Ero arrabbiatissimo volevo sgridarla ma, quando è uscita dal bagno tremando dal freddo non ho potuto o forse desiderato far altro che abbracciarla tentando di riscaldarla. Lei ha cercato di baciarmi io non me lo aspettavo proprio così ho ricambiato finché non ha cercato di togliermi la maglietta. Allora sono rientrato in me e le ho detto esausto che era ubriaca ma lei continuava a toccarmi e a cercare di baciarmi così l'ho presa in braccio. Aurora si è calmata pensando che stessi accondiscendendo ma io l'ho riposta sul divano e le ho detto di dormire e che il mal di testa del giorno dopo sarebbe stata la giusta punizione e sono salito in camera mia. Dopo un'ora, più o meno, sono tornato giù per controllare che non sentisse ancora freddo e darle un'altra coperta oltre a quella che tengo sempre sul divano. E stavo andando via quando le ho sentito dire qualcosa con una voce tanto flebile da non capirci nulla così mi sono avvicinato e le ho chiesto freddo se avesse bisogno di qualcosa. Lei sempre a filo di voce mi ha chiesto di restare con lei. Ho avuto l'impressione che stesse piangendo così mi sono steso sul divano accanto a lei, anche se di spalle, poi, sentendo i suoi singhiozzi mi sono girato e le ho alzato il viso, le ho spostato i capelli e infine le ho asciugo le lacrime chiedendole cosa fosse successo di così grave da aver voglia di bere e perché non aveva cercato me piuttosto. Lei non mi ha risposto e si è accoccolata tra le mie braccia, allora, ho deciso di lasciarla stare per un po' e ho chiuso gli occhi beandomi del suo profumo. Lei si è addormenta o almeno così mi è sembrato, poi, è saltata nel sonno e ha urlato qualcosa che mi è risultata incomprensibile del tipo: ti prego non lasciarmi, non abbandonarmi mai! Non capivo se fosse sveglia o no e ho cercato di capirlo, di calmarla accarezzandole il viso. Eravamo così vicini, avevo sognato tante volte di trovarmi in quella condizione. Era così dolce rannicchiata tra le mie braccia senza riuscire a guardarmi in faccia, come un cucciolo che cerca di farsi perdonare l'ultima marachella ed era così forte il desiderio di baciarla che beh l'ho fatto. Solo un bacio, volevo fosse una coccola ulteriore, ma lei ha ricambiato con tale dolcezza e desiderio che poi non sono più riuscito a fermarmi ed è successo! L'abbiamo fatto!"
Lui si ferma, il racconto è palesemente arrivato fin dove si poteva condividere ma, io dopo qualche minuto in cui lo guardo in silenzio e sempre con quella benedetta bocca aperta gli chiedo: "E com'è stato? No, volevo dire cosa hai provato? Ecco, questo vorrei capire cosa hai provato e cosa credi abbia provato lei?!"
Michele si schiarisce la voce e ricomincia a parlare: "Credo sia stata la prima volta che io abbia fatto l'amore! Non la prima volta in assoluto, ho fatto le mie esperienze ma, credo che prima di quella notte io abbia fatto sempre e solo sesso, semplice attività e soddisfazione fisica. Invece con lei è stato meraviglioso, dolce, naturale, la sincronizzazione di due corpi fatti per essere uniti. E lei era, come posso spiegarti, complice, partecipe, felice almeno questa è stata la mia impressione invece... "
E si ferma di nuovo.
"E invece?" dico risvegliandomi dal più bel film romantico che abbia mai visto, anche se con l'immaginazione. Si lo so sono proprio poco professionale ma cavolo sono anche amici miei e, poi, io sono una romantica per eccellenza!
Michele mi distoglie dai miei pensieri tornando a parlare: "E invece ho sbagliato e me ne sono subito pentito lei era ubriaca e non avrei dovuto. Mi sento l'ultimo degli uomini sulla faccia della terra, un cavernicolo, un animale!"
Perché dici così? Non capisco! -aggiungo io
E lui sempre più disgustato di se stesso si alza di nuovo in piedi e urla: "Perché è così! Perché avrei dovuto controllarmi, avrei dovuto resistere al mio più basso istinto e continuare a non provare emozioni non di quel calibro almeno!"
Terrorizzata alla sola idea, chiedo urlando anch'io (ho superato tutti i limiti possibili!): "Perché? Cosa ha detto lei, ti ha accusato di averne approfittato?"
Michele forse comprendendo quanto mi ha sconvolta si risiede e triste dice: "No, lei no. Lei non ha detto nulla!"
Io tiro un sospiro di sollievo ma, lui continua: "Lei semplicemente è andata via!"
"Cosa? Come? Perché?"-dico disperata e alzando la voce un po' in più a ogni domanda.
Con un filo di voce lui mi risponde: "Sì, quando mi sono svegliato lei, non c'era più. Non so come, mezza nuda e a piedi, e neanche quando, mi sono svegliato cento volte per accertarmi che non fosse un sogno o che non fossi definitivamente impazzito e lei era sempre lì tra le mie braccia. Poi devo essere caduto nel sonno profondo e lei è andata via, è fuggita da questo mostro che hai davanti!"
"No che dici, tu non sei un mostro! Basta, tu sei solo un uomo innamorato! Piuttosto cosa hai fatto dopo, l'hai cercata? Le hai chiesto cosa pensava, cosa provasse? Perché se ne era andata? Dimmi che l'hai fatto, ti prego!"-gli do così l'incipit per raccontare il resto: "Sì, l'ho chiamata per ben tre volte sul telefonino ma, non mi ha risposto.
Ho provato, allora, disperato e preoccupato sul telefonino di Cinzia che ancora assonnata mi ha detto di averla vista uscire col camice da infermiera, quindi, per lei era sicuramente in ospedale.
Mi sono, quindi, velocemente fatto una doccia e precipitato in ospedale dove come prima cosa l'ho cercata, lei mi ha fatto dire da una collega che in quel momento non poteva allontanarsi per parlare con me.
Così provando a crederci e controvoglia ho iniziato il lavoro in corsia senza mai incontrarla e dire che di solito ci stiamo sempre tra i piedi quando abbiamo lo stesso turno.
Alla fine della giornata, sono rimasto ben più del dovuto per aspettare che lei finisse il turno, poi, sono entrato nello spogliatoio del suo reparto e chiedendo gentilmente ma con un tono che non prevedeva repliche alla sua collega di lasciarci soli le ho detto che dovevamo parlare.
Lei ha continuato a mettere a posto nell'armadietto mostrandomi l'unica cosa che non mi aspettavo e che non sapevo, non immaginavo neanche, potesse ferirmi così tanto: indifferenza e silenzio.
Neanche quando le ho detto che mi dispiaceva, che non avremmo dovuto farlo, che io avevo sbagliato ma, che per Dio era stato meraviglioso lei mi ha risposto né mi ha rivolto uno sguardo neanche schifato.
Mi sono sentito, oh credo di aver avuto un attacco di panico, non sapevo più cosa fare, cosa dirle, d'istinto avrei voluto scuoterla, costringerla a parlarmi o almeno a guardarmi ma non ce l'ho fatta.
Angela sono un codardo ma, mi sono sentito troppo male, ho capito di aver fallito di aver lottato tanto per non perderla ma di esserci comunque arrivato e nel peggiore dei modi. E allo stesso tempo mi è montata una tale rabbia dentro che non ho voluto/potuto rimanere ancora lì e permettere che mi vedesse in quelle condizioni.
Che barzelletta, la persona a cui ho sempre mostrato tutto di me anche le lacrime davanti ad un film triste ora non volevo mi vedesse piangermi addosso e sono scappato via!"
Avrei imprecato, invece, ho detto: "Oh Dio buono, povero, e lei non ha fatto né detto niente? Neanche dopo? Non ti ha cercato? È finita così? Senza un chiarimento?"
"Sì è andata così ma, vedi non è finita lì. C'è altro da raccontare purtroppo se te la senti di ascoltarmi!"- lui mi precisa .
Ed io penso: O che cavolo! Ancora non è finita? Ed è un bene o un male? Non lo so e provo un'angoscia talmente grande che mi chiedo anch'io, se ce la faccio e me la sento di ascoltare ancora.
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