Da chi inizio?
"Da chi inizio?" questo mi frulla nella testa da giorni, da quando ne ho parlato con Claudio.
Sì, nonostante le sue parole mi abbiano fatto riflettere, non penso ad altro, voglio iniziare il mio studio!
Alla fine scelgo di parlare con Aurora per prima. Tra donne ci s'intende di più, forse, non ne sono sicura ma... da qualcuno dovrò pur cominciare!
Sono nervosa, invece, devo entrare nel personaggio ed essere professionale!
Le chiederò come ha conosciuto Michele e poi farò lo stesso con lui.
Prendo il coraggio a due mani e la chiamo...
...Ciao Au, (così la chiama Claudio) si sono io come va? Oh sei a lavoro scusami ma non conosco i tuoi turni. Beh, comunque, volevo rubarti solo qualche minuto per chiederti ...si beh, ricordi che tu e Michele vi siete offerti per aiutarmi con la tesi? Vorrei iniziare col farti qualche domanda su come vi siete conosciuti! Ti prego, ti prego! Credi sia possibile? Ti occuperò giusto un'oretta ogni tanto con qualche sciocca domanda come questa! Dimmi di sì, ti prego! ...
...E vai si! Grazie, non te ne pentirai! Oh si ecco, quando possiamo vederci? Nel pomeriggio, sii, va benissimo! A che ora? Ok, ci vediamo alle sedici allora, verrò da te con i miei famosi muffin a cioccolato! Sì, infatti, lo so: sono una brava psicologa! So come fare, ti prendo per la gola!Ok! Ciao, ciao!"
Ho dovuto sudare un po' ma è andata.
Appunti giorno 1 con il soggetto/paziente 1
Aurora si è messa subito sulla difensiva dicendo che lei non ha mai acconsentito a fare da cavia, che era una delle tante brillanti idee di Michele, ma poi ha ceduto.
All'incontro la trovo stranamente seria, impacciata ma quando incomincia a raccontare sembra sciogliersi, è piacevole ascoltarla e lei sembra ricordare con piacere.
Mi racconta che aveva 6 anni quando in un parco giochi vicino casa ha iniziato a giocare con un bambino più piccolo di un paio di anni, Mattia il fratello di Michele, e poi anche con lui che li ha difesi da un bulletto che voleva lo scivolo tutto per sé.
Da allora si sono visti spesso, al parco ma non solo perché anche le loro mamme hanno fatto quasi subito amicizia.
Poi sono andati a scuola insieme, erano compagni di classe anche con Claudio. Stavano sempre insieme, erano i tre moschettieri e il loro castello era la casa sull'albero nel giardino di Michele.
Si divertivano tanto insieme e andavano d'accordo su tutto poi, un giorno in seconda media litigarono e non si videro più per anni.
Aurora si è stranita parecchio quando le ho chiesto il motivo del litigio: proprio non lo ricorda! Sa solo che per un paio di anni non ha più visto Michele, ...TESTUALI PAROLE: " inghiottito da un buco nero!".
Claudio, invece, ha continuato a vederlo perché sua sorella faceva danza con lei.
All'improvviso, poi, si sono ritrovati nello stesso liceo, lei inizialmente ha finto di non conoscerlo ma lui, insieme a Claudio, l'ha salvata da un bullo della scuola e allora ... sono tornati ad essere amici e non si sono più separati.
N. B. Il racconto è fluido ma sembra spicciolo, sbrigativo.
Io non insisto oltre e così mangiamo i muffin, poi, usciamo per incontrare i ragazzi al solito bar.
Qui durante la serata approfitto per chiedere a Michele quando possiamo vederci in privato per iniziare la "terapia" e anche per sottolineare che ciò che mi raccontano resta tra noi, non uscirà mai dalla mia bocca!
Faccio in modo che Aurora senta perché temo, pensi sia il contrario.
Michele fa lo spavaldo e ci scherza su, dice che non vede l'ora di poter parlare un po' male di Aurora! Poi, però, devo insistere per avere un appuntamento che fissiamo per il mattino dopo alle 10.
Appunti giorno uno con il soggetto/paziente 2
Michele mi accoglie calorosamente salvo poi pietrificarsi al momento di parlare.
Gli chiedo più volte di raccontarmi come ha conosciuto Aurora, ma lui sembra distante, in un mondo tutto suo, poi finalmente si riprende e inizia ma...
Quasi cado dalla poltrona, dove sono seduta per ciò che dice.
Cercherò di segnarmi proprio le sue testuali parole ma, giuro che le ha pronunciate come una raffica di proiettili (se fa così, forse sarebbe meglio usare un registratore!)
" Io, io l'amo... si lo ammetto, sono io. Sì, quello che finge sono io. Io l'amo ma fingo di esserle solo amico. Ok, mi ero ripromesso di non farlo di non farmi prendere e invece... È la prima volta che lo dico ad alta voce. È la prima volta che apro il mio cuore e non so neanche perché o si forse sì, io ne avevo bisogno. A volte credo di impazzire, però... Ti prego non dirlo a nessuno. Non dirlo a Claudio, anche se credo, lui lo sappia già. Non dirlo a lei, la perderei, perderei la sua amicizia e non riuscirei più a... "
Dicendo così s'inginocchia ai miei piedi e con le mani sulle mie ginocchia mi supplica con lo sguardo.
Passo almeno mezz'ora a rassicurarlo, anche se, anch'io avrei bisogno di essere rassicurata.
La sua rivelazione mi ha stravolto!
Poi finalmente riesco a riformulare la mia domanda, quella semplice che gli avevo fatto prima, (perché era quella, vero, che avevo detto?): " Come vi siete conosciuti?"
Michele si risiede e racconta...
N. B. Il suo racconto è fluido, pieno di particolari e talmente preciso da farmi visualizzare la scena. (Con lui mi serve proprio un registratore, non riesco a stargli dietro!)
Mi viene di scrivere... Atto primo, scena prima.
Vengo catapultata in un caldo pomeriggio primaverile, in un parco giochi nella periferia di Firenze, con panchine poste all'ombra di cipressi rigogliosi, cespugli di ginestre, un bel prato verde con due altalene, una casetta di legno, uno scivolo al centro e varie giostre come il cavalluccio per bambini piccoli intorno.
Le parole precise usate da Michele dovrebbero essere:
" Io ero ai piedi della scaletta dello scivolo intento ad aiutare mio fratello a salire ma quando alzai lo sguardo, la vidi e... non capii più nulla, mi pietrificai!
Lei salutò ma io niente, non risposi mentre Matteo sì e allora iniziarono a fare a gara a chi faceva più scivolate ed io lì impalato, la osservavo.
Era bellissima, tu la conosci, immaginala, però, più delicata, più dolce, più bambola di porcellana.
Ecco, sì, immagina una bambola di porcellana che prende questione con un ragazzino il doppio di lei e che gli tiene testa come un maschio, un maschiaccio, così vedrai lei in quel momento.
Aurora diede persino uno spintone a quello che cadde a terra me si rialzò in un secondo con il solo intento di farle del male ma no io no, non potevo permetterlo così mi ripresi dalla mia immobilità e mi misi tra di loro beccandomi un pugno sull'occhio.
Ebbi quel livido per una settimana ma, fu la prova del mio eroismo.
La Tata mi fece subito i complimenti e poi, appena smise di discutere con la madre di quel ragazzino, mi diede un bacio e mi chiamò eroe.
Ricordo che mi sentii grande, importante, un vero eroe anche perché lei, oh lei mi guardava con uno sguardo che diceva grazie mio eroe, anche se ciò che mi disse, beh, quello fu più un: Grazie ma io non avevo bisogno del tuo aiuto.
La Tata voleva tornare a casa ma io da eroe non potevo cedere al dolore, dovevo avere il mio premio e conoscerla.
In quel momento, con lei vicina non sentivo dolore anzi... Aia come faceva male, lo ricordo ancora!
Comunque da lì in poi giocammo insieme finché sua madre decise di andar via.
Che angoscia, la guardavo andar via e pensavo: Non la rivedrò mai più!
La Tata allora mi disse di non preoccuparmi, che la madre le aveva detto che ci venivano spesso e comunque anche noi dovevamo andare.
Iniziò amorevolmente a prendermi in giro per tutto il tempo.
Figurati che si era avvicinata a me mentre ero impietrito per chiedermi se c'era qualcosa che non andava ed io ancora immobile, con lo sguardo le indicai lei.
La Tata la guardò per qualche secondo poi nell'orecchio mi disse che avevo ragione, che era proprio una bella bambina ma che dovevo riprendermi o non l'avrei conosciuta e non avrei vissuto.
Dopo poco, individuò sua madre e si mise a chiacchierare con lei.
Quando tornammo a casa, disse a mia madre che mi ero innamorato e a mio padre che poteva essere fiero di me che ero un eroe.
Tutti i giorni anche se pioveva, chiesi, scongiurai la Tata di tornare al parco e lei per accontentarmi faceva i salti mortali ma, niente.
Per una settimana ebbi come ricordo di quell'incontro solo il livido all'occhio e il premio che mio padre mi diede per il mio eroismo, un ciondolo.
Di lei nessuna traccia finché un pomeriggio che ero andato contro voglia al parco perché ormai avevo perso la speranza di rivederla, la trovai lì e da allora divenimmo inseparabili.
Le regalai il mio ciondolo e ci promettemmo di essere amici per sempre."
Michele si ferma, si alza dal divano, si avvicina alla vetrata che dà sul giardino e guarda fuori.
Dopo qualche secondo che mi sembra infinito, (mi sentivo privata come quando ti portano via il libro che stai leggendo o ti spengono la TV mentre guardi un film) riprende o meglio io credo, spero lo faccia ma lui...
"...Il momento più bello ma allo stesso tempo il più brutto della mia vita! Lo maledico, maledico il giorno che l'ho incontrata e soprattutto, quello in cui l'ho rivista e dandole quel ciondolo le ho promesso amicizia eterna... No non guardarmi così, ti sembrerà strano ma sì vorrei non averla mai incontrata non allora almeno. Perché, perché non potevo incontrarla adesso, o solo qualche anno fa. Com'è successo con te. Oh, non sai quanta tenerezza ho provato quando ti ho conosciuta. Mi hai ricordato me quando l'ho vista. Magari oggi, noi saremmo felici insieme, sì, come te e Claudio. Magari il mio bacio non la faceva ridere ma... "
N.B.
Non avrei dovuto come professionista ma da amica non ho potuto far altro che abbracciarlo e beh poi lui ha sdrammatizzato con una battuta e ci siamo salutati. Niente muffin, li avevo portati anche a lui ma che vuoi mangiare, chi aveva voglia di mangiare dopo quel film.
Conclusioni/Confronto tra i due punti di vista.
Uah! Sono ancora stravolta! Ho ricevuto due versioni simili ma comunque diverse.
Quella di Aurora è una versione cruda, scarna, frettolosa che mi fa pensare. Sembra non voglia soffermarsi troppo su ciò che racconta, forse ha paura di cogliere le sfumature, i propri sentimenti ???
Quella di Michele è precisa, completa e profonda. Nel raccontare ha rivissuto tutto, credo abbia anche risentito dolore per il pugno. I suoi sentimenti, le sue emozioni sono state travolgenti per me figuriamoci quanto lo siano per lui. La consapevolezza dei sentimenti che prova è palese com'è palese la sua tristezza per una situazione impossibile.
Michele non è frustrato perché non riceve ciò che desidera ma, soffre perché non è libero di mostrare fino in fondo i suoi sentimenti.
Conserva la sua libertà di fare come preferisce e sceglie di far vincere la paura delle conseguenze che è convinto possano essere solo negative.
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