C'è altro!

Sono ore che ascolto il racconto di Michele e c'è altro.

"Certo che ce la faccio, che me la sento!"- dico poco convinta.

Devo, è un impegno di studio che mi sono assunta ma a questo punto, soprattutto, morale e, non prendiamoci in giro, anche uno spasmodico desiderio di conoscere il seguito.

Una telefonata, però, ci interrompe.

È Claudio che mi chiede se va tutto bene, se mi sono ripresa dal viaggio e m'informa che lui passerà il pomeriggio allo studio.

Il pomeriggio, già perché è l'una passata, così prendo il coraggio a due mani e gli dico in maniera sbrigativa che io invece lo passerò con Michele per la tesi e che ci sentiremo sul tardi.

Poi, poso il telefonino, dico a Michele che ci spetta una pausa pranzo e incomincio a buttar giù la cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare, in effetti, avrei dovuto fare la spesa.

Lui mi chiede di non preoccuparmi troppo per lui, che proprio non ha fame e che mi lascerebbe volentieri in pace, ma vorrebbe venire a capo di questa situazione avendo una mia opinione.

Io sorridendo dico che senza cibo non si cantano messe. Si dice così vero? Non sono mai stata brava con i detti!

Alla fine, con quel poco che ho in casa, preparo un veloce piatto di pasta con i pomodorini e Michele lo mangia, credo, per farmi piacere ma, giuro che era buono.

Mentre mangiamo, parliamo volontariamente d'altro per distrarci un po' ed io gli racconto della casa di Froid.

Lui scherza dicendo che forse, senza nulla togliere a me, solo lui potrebbe aiutarlo.

Io faccio l'espressione offesa e ridiamo. Com'è bello quando ride, anche adesso che il suo viso è provato. Se Aurora non la smette di farlo soffrire giuro che...

Michele interrompe i miei pensieri e sedendosi sul divano dice: "Angela, sono preoccupatissimo per Aurora! Al di là di tutto tu devi promettermi di aiutare lei! Io impazzisco? Pazienza ma lei, lei no! Lei deve stare bene! Non potrei vivere sapendo che per colpa mia sta male!"

Uah, siamo a questo? Lascio tutto così nel cucinino e lo raggiungo sul divano dicendogli di continuare a raccontarmi cosa è successo!

E Michele lo fa: "Dopo aver provato a parlarle nello spogliatoio in ospedale, come già ti ho detto, sono scappato via. Sono tornato a casa e sono rimasto lì, non avevo voglia di vedere nessuno e di fare nulla, al bar mi sono dato per malato. Avevo bisogno di riprendermi e di pensare ma, l'unica cosa che sono riuscito a fare è stato guardare di continuo il telefono nella speranza che mi chiamasse e spiarla sui social, maledicendomi! Poi, ho fissato il tetto della mia camera tutta la notte, non ho proprio dormito. Tralascerei che cercavo di non pensarci ma la mia mente tornava di continuo a quei meravigliosi momenti e sentivo persino il suo profumo tra le mie lenzuola! Non vorrei e forse non dovrei, neanche dirlo... le ho strappate via e cambiate ma lo sentivo ancora! Il giorno dopo sono tornato in ospedale ma non l'ho incontrata né cercata, volontariamente non ho neanche cercato di capire quale fosse il suo turno. Ero disperatamente alla ricerca di non pensare, così ho passato il pomeriggio in palestra e poi sono andato anche a correre. Inutile dire che non ci sono riuscito, durante la corsa la vedevo ovunque: in una ragazza di spalle, in una donna piegata davanti al carrozzino di suo figlio. A un certo punto ho persino immaginato che mi corresse incontro felice quando in realtà era una ragazza che non le assomigliava per niente che era diretta tra le braccia di un ragazzo, per puro caso, al mio fianco in quel momento. Così consapevole di star impazzendo ho deciso di chiudermi in casa. Almeno un risultato l'avevo ottenuto ero stanco, mi sono buttato sotto la doccia col pensiero che dopo sarei riuscito finalmente a dormire. Mentre ero ancora sotto il getto dell'acqua, mi è sembrato di sentire il campanello ma non ci ho fatto troppo caso era tardi, più o meno le ventitré, non poteva che essere ancora la mia immaginazione a farmi un altro brutto scherzo. Invece, appena mi sono avvolto nell'accappatoio l'ho sentito di nuovo e sono sceso per sincerarmi se c'era qualcuno ancora convinto di star sognando. E che sogno ragazza, forse un incubo! Ho guardato dalla parte in vetro della porta era Aurora, l'ho vista. Fuori dalla mia porta c'era Aurora e questa volta sembrava proprio lei. Ho aperto ancora incredulo e pensando di chiamare mio padre per farmi aiutare, anzi, ricoverare ma era effettivamente lei. Mi ha salutato come se niente fosse e mi ha chiesto se poteva entrare sorridendomi, come a canzonarmi, io ero impalato sulla soglia a guardarla e le impedivo involontariamente di farlo!"

"Bene, quindi è venuta da te, che bello!"-dico io eccitata.

Lui mi guarda strano, poi, riprende fissando un punto indefinito della stanza in cui ci troviamo: "Già, che bello! Credo di averlo pensato anch'io! Ancora imbambolato, ho richiuso la porta dietro le mie spalle continuando a guardarla negli occhi. Lei sempre guardandomi negli occhi e senza parlare si è avvicinata e mi ha abbracciato. Ero stranito ma, al settimo cielo. Dall'abbraccio siamo passati a baci prima dolci poi mozzafiato e le sue mani hanno iniziato a muoversi sotto l'accappatoio. Io stavo ricambiando ma pur volendo spegnere il cervello e pensare di aver appena vinto al superenalotto dell'amore non riuscivo a lasciarmi trasportare da quel turbinio di emozioni, da quella strana Aurora. Sì, proprio strana, quella non era Aurora, non la mia dolce Aurora e, in effetti, sentivo un odore strano, non era il suo solito profumo ma comunque qualcosa di familiare. Non riuscivo a capire cosa fosse ma, era un odore a me conosciuto!"

Michele prende una pausa di un secondo e mi guarda, io vorrei urlare non fermarti continua ma prima che io lo faccia lui: "Cazzo, era ubriaca e allontanandomi giusto il poco necessario per parlare le ho chiesto cosa diamine stesse facendo! Lei ha ridotto di nuovo le distanze baciandomi ancora e ancora ma, io dovevo sapere, lei doveva parlare con me spiegarmi così l'ho spinta via e le ho rifatto la stessa domanda! Aurora sarcasticamente mi ha risposto che credeva io l'avessi capito cosa stesse facendo e che piacesse anche a me. A quelle parole mi sono sentito un oggetto, un manichino tra le sue mani e le ho rifatto ancora e ancora la stessa domanda con tono sempre più duro, fino a urlare come un indiavolato! Lei ha prima calato la testa, poi, ha riprovato ad abbracciarmi con l'espressione di un cane bastonato e in fine ha iniziato a piangere silenziosamente. Quando ho visto quelle goccioline cadere dal suo viso mi sono sentito un verme, avevo esagerato. Me ne sono reso conto e mi sono spaventato. Ho avuto paura pensasse che potessi farle del male e non sapevo più cosa fare, cosa dirle!"

Si ferma di botto, mette la testa tra le gambe e le mani su di essa, mi sembra addirittura che si tiri i capelli, poi, mi spiega che odia suo padre perché quando sua madre ha avuto un periodo nero in cui beveva più del dovuto, non faceva che urlare e trattarla male e che se lui fossi andato addirittura oltre non, se lo sarebbe mai potuto perdonare.

Io lo rincuoro spiegandogli che capisco cosa vuole dire e che no, non lo ha fatto.

Non ha superato il limite, ha perso la pazienza come chiunque avrebbe fatto al posto suo.

Provo persino a metterla sullo scherzo aggiungendo che se Claudio mi facesse qualcosa del genere io ... ma non finisco la frase.

Lui mi sorride e dice: "Lei era lì immobile che cercava di nascondere le lacrime e l'ho abbracciata. Aurora dapprima ha tentato di resistere, di tenermi lontano poi alle mie scuse si è lasciata abbracciare. Mentre eravamo abbracciati, con una dolcezza disarmante e un filo di voce lei mi ha detto di avere bisogno di me! Io le ho creduto, ho immaginato volesse dire che mi voleva, che avesse capito d'amarmi, non lo so neanche io quale significato ho voluto dare a quelle parole e ... l'ho baciata, l'ho amata, volevo capisse quanto anch'io avessi bisogno di lei e l'ho fatta di nuovo mia!"

A quelle parole un sorriso da ebete mi si deve essere formato sul viso, l'ho capito da come mi guardava lui e da come, invece, era serio e triste il suo di volto.

Così, ho cercato di cambiare espressione e di dire qualcosa ma Michele deve aver intuito cosa avrei detto e mi ha preceduta: "No, non t'illudere Angela come mi sono illuso io!"

La mia espressione deve essere diventata allora di chi sta per svenire perché Michele è andato in cucina ed è tornato con un bicchiere d'acqua senza parlare.

Io l'ho bevuto d'un sorso, mi sono alzata in piedi e poi riseduta in balia ai miei pensieri scompigliati: C'è altro? C'è ancora altro? Neanche è finita? Nel senso ... la pace no, la serenità, neanche è arrivata? Che cosa è successo dopo? Hanno litigato? È arrivato qualcuno a interromperli? No, non può essere, ha detto che l'ha fatta di nuovo sua! È an ... no, non può essere neanche questo! Non scherziamo proprio, sarebbe da pazzi, da telenovela, infinita, squallida e inverosimile! Nooo!

Michele mi guarda e come se stesse ascoltando i miei pensieri, mi risponde: "Sì!"

"Nooo! Non può essere, non dirlo, non può essere vero!"- dico io senza però riuscire e volere pronunciare quelle parole.

Michele ha la triste espressione di chi non vorrebbe ammettere l'impossibile, cala il volto e lo sguardo verso il pavimento e mi spiega che al risveglio non ha trovato Aurora.

Io voglio morire ma, mi do forza, pensando a come stia lui, a quanta ragione abbia a starci male e ripenso alle sue parole: "Ho aperto gli occhi piano per paura di non vederla e non l'ho vista! Li ho richiusi e l'ho cercata nel letto con mani e piedi, poi, li ho riaperti e mi sono detto che non era possibile, non di nuovo. Mi sono alzato, ho infilato dei pantaloni e come impazzito l'ho cercata dappertutto: in bagno, giù in cucina, nell'altro bagno, fuori in giardino ... niente! Mi ripetevo che non era possibile, non di nuovo e la chiamavo, urlavo il suo nome in preda ad una crisi di panico! Sono risalito sopra per guardare in terrazza e sono risceso aprendo la porta, niente, non c'era! Allora, ancora incredulo, ho cercato il telefono e l'ho chiamata ... non ha risposto! Stavo per lanciare il telefono in aria quando ho sentito la sua voce e ho ripreso a respirare, ho sperato. Speravo mi dicesse, sono andata a lavoro, non volevo svegliarti, una cosa qualsiasi ma che mi togliesse da quello stato di ... panico, pazzia, incredulità, abbandono, dolore!"

Sembra non ce la faccia a continuare a parlare ma mi spiega che Aurora ha semplicemente chiesto con gentilezza: perché la chiamava così presto, se era successo qualcosa, cosa volesse in particolare.
E quando lui le ha detto che dovevano parlare, che così non si poteva continuare, ha semplicemente risposto di non sapere a cosa si riferisse.

Io, come un automa, mi alzo e, sì, faccio, anch'io senza parlare, quello che prima aveva fatto lui per me, gli prendo dell'acqua.

Michele beve e poi continua. Credo senta, proprio, il bisogno che io capisca e si pone le domande che non ho la forza di fargli: "Come mi sono sentito? Non lo so, tutto insieme e niente, tutte quelle sensazioni e altre ancora. Mi sono sentito anche svuotato, come un oggetto usato e buttato via. Mi è montata una rabbia dentro che ho preso a pugni il muro, senza sentire dolore! Questa volta, però, non c'era colpa in me! Probabilmente no, sicuramente, avevo sbagliato di nuovo ma, lei non poteva essere così lucida da venire a cercarmi e così ubriaca da non ricordarsene più! Angela io non sono pazzo, almeno non fino al punto di non capire che lei era ... lei era coinvolta, consensiente!"

A quel punto non posso far altro che farmi uscire fiato sotto forma di parole consolanti.

Gli dico che c'è sicuramente una spiegazione, che lui non è pazzo, che è stata normale la sua reazione mentre anormale quella di Aurora e che, invece, (non avrei dovuto dirlo!)  la pazza da questo racconto sembra lei.

Lui mi chiede ancora di aiutarla, di parlarle e di cercare di capire cosa le succeda ma, soprattutto perché beve.

Io vorrei strozzarla altro che aiutarla ma, calmo Michele dando per scontato che l'avrei cercata e lasciata solo dopo aver capito cosa diavolo stesse combinando.

Dal viso sembra leggermente rasserenato ma, nel salutarmi ribadisce che devo aiutarla io perché lui non può, non ci riuscirebbe.

Io faccio cenno di sì con la testa e con un sorriso forzato gli consiglio di starle lontano per un po'.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top