Capitolo 4 "Chi sei tu?"

Milano,Italia.
15:30










Girare Milano insieme alla sua amica,era questa l'idea di felicità di Ambra.
La sua migliore amica era Marta,una giovane modella milanese,con un fisico da capogiro ed una mente piena di sogni.
Si erano conosciute alle superiori;la giovane arrivava da un istituto tecnico,aveva cambiato scuola a causa di problemi di trasporto,ed era arrivata al liceo classico.
Aveva notato fin da subito gli occhi chiari e pieni di gioia di Ambra e così,anziché ignorarla solo per il suo mutismo,aveva trovato il suo modo di comunicare con la nera.
Inizialmente utilizzavano i cellulari,con i messaggi era semplice interagire e spiegare lo stato d'animo.
Poi dal secondo anno in poi,Marta per facilitare la comunicazione aveva iniziato a studiare il linguaggio dei segni,comunicando più velocemente con l'amica.
Era l'unica ragazza che difendeva l'amica dai commenti dispregiativi e negativi dei compagni di classe che, più crescevano,più diventavano cattivi e aspri nei confronti della giovane, che aveva l'unica colpa di essere nata senza la capacità di parlare.

"Mamma mia tesoro! Questo abitino ti sta da Dio!"

Erano entrate in un negozio griffato in galleria:Ambra sapeva che da lì a pochi giorni,suo padre avrebbe organizzato un ballo con dei colleghi e amici ed ovviamente lei non poteva presentarsi con due stracci addosso.
E seppur avesse già l'armadio pieno di abiti per ogni occasione,dello shopping terapeutico non faceva affatto male.

"Ma come no? Ambra...sarà il decimo che provi e siamo qui da un'ora e mezza! Signorina scusi..."

"Sì?"

"Faccia scegliere a me che se aspettiamo Ambra stiamo qua fino a domattina"

"Ma non può..."

"Un solo secondo..."

"Va bene,ma faccia presto! Se mi becca il mio superiore mi uccide!"

"Tranquilla gioia,sarò veloce come un fulmine!"

Ambra dalla vergogna si era coperta il volto con le mani:Marta a volte era impossibile da gestire.
Ma era proprio per questo che la amava.
Dopo dieci minuti buoni in cui la cassiera rischiava un infarto e un contratto di licenziamento in tronco,era tornata.
Aveva preso un abito corto,fin troppo per i gusti della nera che aveva immediatamente scosso la testa.
Come se non bastasse,l'abito era tempestato di perle, interamente.

"Dai amò! Vado a prenderti anche la giacchina eh.."

"Signorina oddio non può tornare in magazzino!"

Mentre la cassiera rincorreva Marta che era corsa a cercare un giubbino,Ambra aveva indossato l'abito.
Le stava bene,eccome.
Ma con il suo corpo,non aveva mai avuto un buon rapporto, tutt'altro.
Aveva fatto una dieta drastica e nel giro di due mesi aveva perso dieci chili,poi altri cinque...nessuno si era accorto di ciò e a lei andava bene così,non voleva attirare l'attenzione di nessuno,solo piacersi di più.
Ma l'ossessione per il cibo sano, nonostante gli anni passassero si impossessava sempre di più del corpo della ragazza che aveva imparato a convivere con un disturbo alimentare.
Non era poi così male,solo che la tortura maggiore era guardarsi allo specchio e rendersi conto di non piacere per niente a sé stessi.
Quelle gambe erano sempre enormi,le braccia,la pancia...era un pallone gonfiato.
Ecco come si vedeva,un ammasso di carne in eccesso e tanta nullità.

"Prova questo sopra!"

L'amica aveva interrotto il solito flusso di pensieri negativi che si impadroniva della mente della ragazza,lasciando nel camerino una pelliccia lunga fino ai piedi maculata.

Uscita dal camerino,Marta si era portata una mano sul cuore a vedere la sua creazione camminare:era meravigliosa.
Ambra voleva tanto che l'amica in quel momento le prestasse il suo sguardo,per vedersi almeno una volta,carina.

"Prendiamo tutto!"

Dopo quella seduta di shopping terapeutico,Marta era dovuta scappare in università:studiava moda e styling...ed era felicissima di essere riuscita ad entrare in una delle facoltà più frequentate.
Certo,la fortuna aveva girato dalla sua parte ma anche il sacrificio di passare l'estate a studiare l'aveva aiutata molto a raggiungere il suo scopo.

Ambra non poteva muoversi da sola in una Milano,ma nemmeno in generale. Il lavoro di suo padre comportava dei rischi che quest'ultimo non voleva fare passare alla figlia. Così,la giovane era costretta a girare con alcuni ragazzi della compagnia che come dei bodyguard,la seguivano e si assicuravano che non le accadesse nulla.
Era ormai abituata,non ci faceva nemmeno più caso:era scontato che se usciva in centro con Marta, sicuramente ogni tre per due dei ragazzi l'avrebbero tenuta d'occhio da lontano.
Nell'ultimo periodo le erano sfortunatamente capitati dei ragazzi o imbecilli,tanto da rischiare incidenti un auto,o maleducati del tipo che la trattavano a pesce in faccia.
Aveva deciso lei stessa di prendere chi volesse dall'organizzazione del padre.

Quella settimana era in prova Simone,un giovane romano.
Era la prima volta che lo vedeva quel pomeriggio:posato a gambe aperte sul cofano del suv nero,mentre fumava e distrattamente guardava il posteriore di qualche bella ragazza.
Insomma,non era un biglietto da visita ottimale ma,tutti i ragazzi hanno il vizietto di farlo.
Quando la giovane si era avvicinata al macchinone,cercando di aprire la portiera,il romano era balzato giù dal cofano con aria interrogativa e confusa.

"Aò,chi sei tu?"

Ambra aveva cercato di farsi capire ma niente da fare,era proprio stordito.

"Non ce sto a capì n cazzo...me fai vede'a tesserino de riconoscimento?"

La giovane aveva alzato gli occhi al cielo,perdendo ogni speranza. Dategli la carta d'identità,il giovane si era passato una mano sul viso.

"Minchia che stordito...scusa,cioè mi scusi,so proprio nato storto io come diceva me padre. Prego signorina...la riporto a casa?"

La nera aveva sorriso,sistemando il tesserino nel portafoglio ed entrando in auto.

Seppur stordito,non era affatto male caratterialmente:per quei pochi minuti,aveva compreso che era educato,umile e...tamarro. Ma non poteva permettersi di giudicare perché la prima a mettersi con uno zarro era stata lei.
Il giovane era piuttosto carino;i capelli biondi ossigenati,gli occhi scuri,le labbra grandi e le mani piene di anelli...era proprio un ragazzetto.
Probabilmente erano anche coetanei.

"Posso darti del tu?"

Ambra aveva annuito.
Lo stava già facendo e nemmeno se ne era accorto.

"Ambra giusto?"

La giovane aveva annuito nuovamente.

"Io so Simone,ma chiamame come te pare. Tuo padre mi ha affidato a te come bodyguard,te piaccio? Te prego di de sì,almeno me stacco da quella banda de matti che lavorano tutti i giorni; tu ridi,ma so davero matti!"

Ambra aveva riso,quella descrizione seppur superficiale,con quella cadenza,sembrava una barzelletta.
Lei che di quel gruppo non conosceva nulla,non li aveva mai visti...era sempre più curiosa.
Infondo lei diciott'anni li aveva già compiuti...cosa poteva capitare se li avesse incontrati?
Fra le ipotesi più estreme c'era lo sfratto dalla sua stessa casa ma era ben consapevole che suo padre non l'avrebbe mai fatto.
Eppure,eppure erano così matti da essere maledettamente attraenti.









Simone











SPAZIO AUTRICE 💜
Buona domenica ragazzi miei!
Vi lascio questo capitolo non molto carino,lo riconosco ma dove vengono sottolineate due cose che dovete tenere a mente:il disturbo alimentare di Ambra e la figura di Simone ✨

Vi bacio,

Frfuzzy ❤️

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