8 - L'arco e la Freccia

-"Hai mai fatto tiro con l'arco?"

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-"Potresti spiegarti in modo migliore?" Domando corrugando le sopracciglia, accigliata. Guardo i due fratelli con aria interrogativa; Joseph mi sta confondendo con le sue parole e non poco. L'espressione seria sul suo volto non lascia che alcun tratto possa indurmi a pensare che stia scherzando, e ciò mi porta a essere parecchio confusa.

Mi sta prendendo ancora in giro o cosa?

Un respiro profondo abbandona le labbra di Joseph, lasciando così sfuggire la seccatura che prova dentro di sé, in una nuvola bianca di anidride carbonica. Volta lo sguardo verso il fratello e con aria stanca, gli fa cenno col capo verso me.

-"Lyam spiegale, dopotutto l'attività è la tua." Dice, mettendosi poi in disparte, poggiato alla parete di legno scuro, ormai rovinato dal tempo. Incrocia le gambe tra esse e lega le braccia al petto, attendendo che il fratello inizi a parlare della sua strana e a me sconosciuta idea.

-"D'accordo. - sospira abbassando il capo, puntando poi lo sguardo su di me - La vedi questa fantastica casetta? Ecco, sul retro ho uno spazio riservato per chi volesse praticare questo sport. Joseph è uno sport giusto? Non ricordo." Lyam si volta agitato verso il fratello, e grattando il retro della nuca ride leggermente. Joseph si tira un leggero schiaffo in fronte, esasperato a sentire ciò. Sbuffa sonoramente, e solo dopo aver passato le dita tra i capelli e tirandoli leggermente dalla frustrazione, prende parola.

-"Il punto è che pensavo di farti staccare la spina." Sorride un modo furbo, allacciando nuovamente le braccia al petto. Penso proprio che senta giusto un po' di freddo, visto come le stringe a sé, quasi gelosamente. Sorrido per via dei miei stessi pensieri, che tentano sempre di evidenziare quel poco di dolcezza che Joseph possiede, persino nei movimenti e modi, nonostante questi la facciano intravedere ben poco.

Apprezzo veramente molto che voglia prendersi cura di me, talmente tanto che sentire ciò mi stordisce un po', ma non voglio che mi faccia da babysitter. Sono un'adulta anch'io ed è bene che impari a prendermi cura di me anche moralmente, da sola.

Ho sempre gestito tutta la mia vita da sola, tentando di farlo alla perfezione; ho un lavoro, un migliore amico fantastico e nulla più, eppure questo mi basta. Questo è tutto ciò che ho di realmente concreto, e va bene così. Ho plasmato una corazza di solo orgoglio intorno a me, senza lasciare mai che qualcuno la scalfisse. Ho sempre avuto bisogno di un'incredibile forza morale; il male intorno a me ha sempre tentato di abbattermi, ma non l'ho mai lasciato vincere, o almeno non del tutto. L'ho sempre respinto, tentando di tenerlo lontano da me. Mi è sempre stato alle calcagna come un avvoltoio, ho sentito perennemente il suo fiato sul collo che mozzava il mio respiro. Ringraziando il cielo ce l'ho sempre fatta, io da sola con me stessa.

Mi abbandono a una mezza risata, lasciando che la parte orgogliosa di me prenda il sopravvento, sostituisca la parte comprensiva di me e m'invada.

-"Bello vedere come vuoi prenderti cura della mia sanità mentale, ma sono in grado di gestire le mie emozioni tranquillamente e soprattutto, da sola." Incrocio le braccia al petto sporgendomi poi in avanti verso di lui, in tono di sfida. So benissimo che quello che ho appena detto non è assolutamente vero, ma il mio orgoglio è talmente grande da farmi addirittura negare l'evidente.

Ho tutto sotto controllo, tranne le emozioni.

-"Ah, intendi come qualche minuto fa?" Allude all'accaduto di poco prima, e un sorriso di scherno si fa largo sul suo viso. Mi agito a udire il suo tono sicuro e deciso, ma tento di non lasciare che trasparisca. Sapevo già avrebbe risposto in questa maniera, ma sentirselo dire lascia pur sempre quell'amaro in bocca dell'insoddisfazione di essere nel torto marcio.

-"Caso eccezionale." Sollevo il viso in modo fiero, tentando di preservare quel poco di orgoglio resistito alle sue parole taglienti come lame affilate. Sta squarciando in mille pezzi mio qualunque tipo di difesa così facilmente che mi sento come disarmata, senza forze, sconfitta. Non mi piace quando mi si rinfaccino le cose, soprattutto riguardo al mio dolore. Joseph sa bene come giocare le proprie carte in tavola, mi sta mostrando il mio aver bisogno d'aiuto, ma mi rifiuto di accettare ciò.

La gente raramente è disposta a tirarti fuori alla tempesta, ha troppa paura di bagnarsi.

-"Si certo, come no." Scuote il capo lui, ridendo fortemente. Ed ecco che il mio orgoglio viene scalfito, ancora e ancora. Mi arrendo, lasciando un sospiro che sa tanto di sconfitta aleggiare nell'aria. Le sue parole trafiggono come un pugnale puntato al petto, mi feriscono in modo a dir poco crudele, senza alcun tipo di ripensamento. Attraversano la mia pelle e perforano le mie interiora in modo veloce, istantaneo e fulmineo; tutto sembra urlare, bruciare al contatto col freddo metallo tagliente del suo pugnale di parole.

Joseph punta alle parti dolenti senza preoccuparsi del dolore che potrebbe infliggere, colpisce dritto al cuore. Passa le dita delicatamente tra ferite ancora aperte, quasi a voler torturare lentamente la mia povera carne, provocandomi ulteriore dolore. Gioca con i lacci che mi legano; alcuni riesce a scioglierli, altri ancora vi tenta.

E' questo il dolore interiore che m'infligge senza alcuno scrupolo nei miei confronti. Abbatte il mio orgoglio come se fosse un semplice foglio di carta da plasmare, piegare e strappare a suo piacimento, con talmente tanta facilità che mi è difficile da credere e spiegare.

Diversamente di come possa sembrare, io sono strettamente legata al mio orgoglio, e ogni qual volta qualcuno tenta di eliminare questo mio scudo mi sento così, indifesa e ferita.

-"Ragazzi piuttosto di bisticciare, vogliamo andare?" Lyam prende parola interrompendo la nostra conversazione, prima che prenda una brutta piega. Conoscendomi avrei difeso il mio orgoglio a qualunque costo, e Joseph non avrebbe perso tempo ad abbatterlo nuovamente, quindi ringrazio in silenzio il fratello di quest'ultimo per essersi intromesso cambiando poi discorso.

-"A quest'ora?" Faccio notare; il tramonto è già passato da un bel pezzo, un colore nero pece ha preso il posto dei suoi colori e le stelle brillano tra le tenebre, dando luce a tutto questo buio.

Le luci del cielo hanno sempre maggiore brillantezza lontano dalla città; ho sempre ammirato ciò con occhi sognanti, notando come l'intera natura danzasse in sincronia con ogni suo elemento. La luna e le stelle illuminano i nostri volti come delle lanterne ed evidenziano i tratti con la loro fioca luce.

-"E quindi?"

Guardo Joseph, aspetto come se potesse dirmi da un momento all'altro che stanno scherzando e siamo qui per una semplice visita a suo fratello, ma non lo fa. Rimane impassibile aspettando una mia qualsiasi risposta, tenendo lo sguardo fisso su me.

Lascio un sospiro di circostanza, cosa che Lyam accoglie come un sì, sentendosi poi in dovere di trascinarmi con sé verso questa strana follia.

Mi guida verso il famoso retro, che con stupore trovo ben illuminato da dei led e abbastanza esteso da permettere di praticare questo sport. Degli archi ben lavorati sono appesi alla parete di legno, adornandola. I bersagli sono distanti una ventina di metri da noi e il panorama di solo verde si estende all'infinito dietro di essi, perdendosi nell'oscurità.

Joseph ci raggiunge qualche minuto dopo, portando tutto il necessario con sé per tirare; tra le cui frecce, patella e parabraccio. Indossa le protezioni in modo veloce e pratico, quasi non vedesse l'ora di scoccare una delle sue frecce. Una volta pronto posa lo sguardo su di me, facendo incontrare i nostri occhi azzurri; un contatto tra mare e cielo avviene velocemente prima che io distolga lo sguardo da lui dall'imbarazzo, incapace di sostenere l'insistenza dei suoi occhi su me. Mi avvicino velocemente prendendo anch'io le protezioni, e con non poca goffaggine provo a indossarle. Fortunatamente Lyam percepisce il mio disagio e accorre subito in mio aiuto. Un sorriso sincero è presente sul suo viso; sembra amare a dismisura questo sport e con esso la sua attività.

Una volta aver indossato le protezioni lo ringrazio, dirigendomi poi verso gli archi. Grosse e massicce volte in legno sono di fronte alla mia prospettiva visiva; tentennante dirigo la mano verso quello che personalmente mi piace di più, uno talmente ben lavorato che sarebbe da esporre in un museo, quasi mi sembra un peccato utilizzarlo.

-"Ferma!" Lyam frena il mio arto velocemente prendendolo dal polso; uno sguardo interrogativo nasce dai miei occhi e le sopracciglia si corrugano confuse, tentando di trovare una risposta a una domanda mai posta.

-"Non il più bello, ma il più leggero." Ammicca con un mezzo sorriso, prendendo appositamente per me un arco abbastanza particolare. Sembra un po' vecchiotto e mal concio, perciò continuo a domandarmi se sia effettivamente meglio che io usi questo, visto che sono solo alle prime armi. Poso i miei occhi insicuri su Lyam nuovamente; perché sembra continuamente che entrambi i fratelli mi prendano in giro?

Joseph nel frattempo si è posizionato sul posto da cui scoccare; l'arco è pronto per tirare e il bersaglio attende di essere colpito da una delle frecce fulminee e veloci del ragazzo. Con il capo mi fa cenno di avvicinarmi, così decido, se pur titubante, di prendere con me l'arco consigliatomi da Lyam e mi avvicino all'altro fratello.

Con le dita indica i suoi occhi, puntandole poi su di me, facendomi così capire di osservare attentamente ciò che fa; un'espressione seria è accampata sul suo viso, dandogli un'aria quasi professionale d'atleta. Con nonchalance afferra una delle sue frecce, e allo stesso modo la pone sul rest. Impugna con decisione il riser e dopo qualche secondo di pura suspense, velocemente scocca la prima freccia, colpendo quasi al centro il suo bersaglio. Un sorriso superbo si presenta sul suo volto, occhi ripieni di presunzione si posano sulla mia figura, fieri dell'operato appena compiuto. Compie un altro cenno col capo indicandomi l'arco; agitata, cerco lo sguardo di Lyam, che con comprensione mi raggiunge immediatamente, aiutandomi a impugnare in modo corretto l'arco.

-"Perdona il suo egocentrismo, è più forte di lui." Ridacchia, parlando a bassa voce sul mio orecchio sinistro. Gli regalo un sorriso sincero, seguito da un occhiolino; non penso che Lyam sia così stupido come mi era sembrato all'inizio, forse lo fa solo per il semplice gusto di far impazzire il fratello, chi lo sa. Sembra un ragazzo realmente tanto comprensivo e buono; spero solo che non sia solo una mia impressione.

Una volta acquisita la posizione adatta per scoccare, lascio che la freccia abbandoni in modo fulmineo l'arco; essa perfora l'aria stessa, l'attraversa fino a che non arriva al punto prestabilito. Non ho colpito il centro del bersaglio, bensì la parte più esterna, ma sono contentissima ugualmente. Insomma, ho scoccato la mia prima freccia! Non ho mai avuto poi così molto tempo da dedicare allo sport; a volte provavo a battere qualche pugno al sacco da box, ma il tempo è stato sempre ben poco da dedicargli, tanto che ho abbandonato la boxe qualche anno fa.

-"Prepara un'altra freccia." L'ordine di Joseph mi arriva dritto alle orecchie; lo guardo per una frazione di secondo, facendo poi quel che dice subito dopo senza obiettare. Questa volta riesco a disporla correttamente sul rest da sola, cosa che mi rende abbastanza fiera di me. Joseph durante ciò, abbandona il suo arco sul terreno privo di erba, e con calma si avvicina verso me. Lo guardo attendendo una sua qualsiasi istruzione per magari, non so, puntare meglio al centro del bersaglio, ma non arriva.

Avvicina la sua figura alla mia e una volta accanto a me, afferra le mie mani tentando di sistemare la traiettoria del mio lancio. Arrossisco a tale contatto; le mie gote bruciano e ringrazio vivamente che ciò non stia accadendo alla luce del sole, altrimenti sarebbe un ulteriore motivo di scherno nei miei riguardi, e a mio parere hanno già abbastanza motivi per prendersi gioco di me.

Tento di concentrarmi sul bersaglio posto di fronte a me, ma il pensiero che Joseph sia pericolosamente troppo vicino a me, ostruisce la mia mente in modo a dir poco evasivo.

-"Rilassati, sei tesa." Sussurra il protagonista dei miei pensieri, stringendo ancora le mie mani e avvolgendole con il suo calore.

-"Mh?" Rispondo semplicemente. Che cosa potrei dire? Ho la mente talmente annebbiata adesso che mi è difficile anche comprendere le sue parole.

-"Non dire mh, si sente che lo sei."
Sposta lo sguardo dal bersaglio puntandolo nel mio; altre farfalle svolazzano nelle mie interiora a osservare ancora quel celeste color del ghiaccio. Rabbrividisco per via della prepotenza dei suoi occhi puntati nei miei, che tentano di scavarvi all'interno per riuscir a scorgere un qualcosa che nemmeno lui sa di star cercando. Lascio che un'espressione accigliata nasca sul mio volto, lasciandogli intendere chiaramente di non aver compreso le sue parole.

-"Dalle mani." Conclude.

Scuoto impercettibilmente il capo, tentando di riattivare la parte logica del mio sistema celebrale.

Joseph mi sta mandando fuori di testa, cosa sono queste sconosciute...emozioni?

Chiudo gli occhi; un sospiro profondo abbandona le mie labbra e mi calma, sto tentando di rilassare ogni mio muscolo teso con dei lunghi respiri a pieni polmoni, cosa che non mi riesce proprio alla perfezione.

La mia anima è dentro una tempesta infinita.

Nonostante il caos presente in me, riapro gli occhi e con decisione scocco la seconda freccia, seguita dal tocco di Joseph. Incredibile ma vero, ho centrato il bersaglio alla perfezione. Un urlo di gioia abbandona le mie labbra, e quasi spontaneamente salto in braccio al ragazzo di fianco a me, esultando. Joseph ride con me, urlando poi: "Ce l'hai fatta!"

E' vero, ce l'ho fatta. Ancora una volta.



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