18 - se il dolore non basta, fattelo bastare
E' così che si ci sente
quando i tuoi timori si placano
e smettono di far paura?
Quando ogni nuvola di tempesta
si muta in zucchero filato?
Un calore sconosciuto ma piacevole al tal punto da non volermene separare, mi avvolge interamente. Tento di stringermi più a esso, ad afferrarlo con le dita e avvicinarlo al cuore contaminato dal ghiaccio. Stringo il tessuto in un pugno e mi accoccolo ad esso, vi strofino la guancia e respiro il suo profumo, lasciando che mi delizi l'olfatto. Non credo di aver mai dormito talmente bene in vita mia, circondata da un senso di benessere al quale non sono solita. Tento ancora di render più mio tale calore, vi abbandono il cuore e lascio che si sciolga in dolce caramello.
Vengo sorpresa a percepire come la mia stretta si fonda in un'altra, più forte e asfissiante, più prepotente ma allo stesso tempo dolce. Sgrano gli occhi e mi agito per qualche secondo, prima di incontrare pelle pungente pizzicarmi la fronte. La sua presa si allenta, fino ad arrivare al punto da liberarmi completamente. Alzo il viso, trovando il volto beato di Joseph in un sonno apparentemente profondo ed arrossisco in un sol istante; quand'è che ci siamo addormentati?
Il calore sulle mie gote sembra aumentar di secondo in secondo al solo pensiero di me accoccolata al suo petto ad ascoltare il suo lento respiro sull'orecchio e il battere incessante del suo cuore, dando agio ai miei sogni. Lascio che le mie dita percorrano libere il suo profilo, che sfiorino la sua pelle e che avvampino per via di essa, mentre il mio cuore, inizia a batter a ritmo del suo respiro regolato. Allungo gli occhi verso i piedi del letto; il piumone è ormai un accumulo di stoffa del color del mare e l'unico calore che m'accarezza la pelle, è il suo respiro bollente sul volto e quel che le sue mani sfiorano della mia pelle. Riporto gli occhi sul suo viso, sorprendendo così due ghiacciai immensi intenti a scrutarmi il viso.
-"Ben svegliata, gioiello." Mi sorride, percorrendo con una mano gli intrecci dei miei capelli. Arrossisco violentemente alle sue parole miste ad un tono di voce profondo e roco, a tal punto da causarmi le farfalle nello stomaco. Inizio a dimenarmi sotto la sua stretta salda, seppur io non voglia dividermi dal calore che m'infonde il suo corpo.
-"Smettila di dimenarti, sono solo le sette." sussurra, prima di stringere nuovamente la presa intorno a me. Non credo di aver mai visto questo lato di Joseph, affettuoso e protettivo. Mi ha sempre riservato il suo lato freddo e intoccabile, nascosto i suoi pensieri e trasformato le mie certezze in domande. M'abbandono al suo calore e nascondo il viso lontano dal suo sguardo, così che il rossore possa invadere le mie gote indisturbato. Tendo l'orecchio sul suo cuore e lascio che inspiri l'odore dei miei capelli, che affondi le dita in essi e che faccia sussultare la mia anima.
-"Eri già sveglio?" chiedo piano. Vengo sorpresa dal percepire come gli sia scappato uno sbuffo divertito ad ascoltar la mia voce vibrante, tra un sussurro e un sospiro.
-"Da parecchio. Carine le carezze." Sollevo la testa dal suo petto, totalmente imbarazzata dalle sue parole. Non avevo idea che fosse sveglio; sono stata un'idiota ad essermi lasciata trascinare dal fascino del momento. Joseph continua a ridere sinceramente divertito, prima di abbassarmi di forza il capo nuovamente verso il suo petto.
-"Quando fai così sei insopportabile." Gli do un colpo leggero sul naso per dar giusto un po' di fastidio. Lui raggiante continua a ridere nella maniera più dolce che io abbia mai sentito, prima di iniziare a scuotere con foga i miei capelli. Quando finalmente interrompe la sua tortura alzo gli occhi, incatenandoli coi suoi. Ancora una volta mi perdo in essi, mi annullo e mi disintegro. La loro bellezza cristallina non perde mai occasione di stravolgermi come un'ondata gelida, e quanto vorrei affogare in questo mare e nelle mie incertezze, lasciarmi naufragare tra i miei desideri più reconditi non è possibile da spiegar a parole.
Joseph è un oceano gelido dentro cui, se non posso viver, desidero morire, così da poter urlare a Dio quanto sia stato bello esalare il mio ultimo respiro tra le sue braccia.
-"Ah sì?" Ed ecco che qui, il mio cuore perde un battito, prima d'iniziar palpitare talmente forte da suonarmi nelle orecchie. I suoi occhi percorrono i tratti del mio viso, si focalizzano nei miei prima di scivolare sulle mie labbra probabilmente screpolate e pallide. Non ho idea di cosa attraversi i suoi occhi, probabilmente solo molta pena nei miei confronti, ma, nell'esatto momento in cui il suo sguardo sfiora le mie labbra, uno strano formicolio inizia a percorrere ogni centimetro del mio corpo e in cuor mio, spero sia solo la febbre a darmi alla testa.
-"Ti odio." Distolgo lo sguardo dal suo, agitata. Credo e spero, che quel che ho appena visto sia stato un brutto scherzo della mia testa e nulla più.
-"Mh, simpatica. Ora zitta e dormi." Mi stringe ancora, tenendo il mio cuore tra le mani; non credo che mai prima d'ora, sia mai stato sul punto di scoppiare. Eseguo un lungo sospiro e mi abbandono alle sensazioni che Joseph riesce a farmi provare; stabilità e benessere. Ecco cos'è che percepisco in sua presenza, e mi è così estraneo che quasi mi vien paura del suo respiro.
-"Joseph." Sussurro il suo nome, intimorita dal calore trasmesso dalle mie parole verso la sua persona. Assaporo il suo nome gustandolo come dolce miele tra le labbra e lo lascio scivolare lento dalla lingua, accorgendomi di quanto mi suoni bello alle orecchie.
-"Che vuoi." Mi risponde sgarbato e frettoloso, sbuffando poco dopo. Decido di non offendermi per il tono da lui utilizzato: ormai sto imparando a conoscerlo e, fin quando non l'espone in maniera evidente, non prova realmente fastidio, o almeno lo spero.
-"Devo fare pipì." Confesso colpevole; sorrido e sento che lui lo fa con me, prima di lasciarmi alzare.
Attraverso la casa in punta di piedi, tentando di non far un singolo rumore che possa destabilizzare il silenzio residente tra le mura. Chiudo la porta del bagno dietro me e ammiro il mio riflesso allo specchio; capelli disordinati, occhi rossi e lucidi e occhiaie scure e profonde. Decido di darmi una veloce sistemata rimproverandomi che Joseph mi abbia vista in tale stato e, dopo aver fatto i miei bisogni, mi affretto a tornare in camera.
Vengo sorpresa a non trovar più Joseph a rigirarsi tra le coperte, perciò mi affretto a cercarlo nelle altre stanze della casa. Arrivata in cucina lo sorprendo poggiato al tavolo della cucina con i gomiti e le mani unite tra esse, mentre è intento a scrutarmi.
-"Tuo padre non è ancora tornato." Parla piano, quasi come se si fosse costretto a dire tali parole. Mi avvicino alla sua figura e, senza cercare risposte da dargli, mi verso del caffè in una tazza. Sembra fumante e caldo, perciò mi affretto a guardar male Joseph per via del disturbo preso; non doveva, non doveva davvero preparare il caffè.
Eseguo un lungo sorso e solo dopo, gli porgo la tazza invitandolo a bere. Con un cenno del capo rifiuta la mia gentilezza, leccando poi le labbra in modo nervoso.
-"Amber, non me la sento di lasciarti vivere qui." ammette. Allontano la tazza e l'abbandono sul ripiano della cucina, incrociando poi le braccia sul petto in attesa di proposte, vista la sua contrarietà.
-"La soluzione quale sarebbe?" domando.
-"Potresti vivere con quel tuo amico - cerca di ricordare il suo nome, vagando lo sguardo intorno alla mia figura - Tylor-"
-"E' Tyler." Lo interrompo, sorridendo appena.
-"Eh perché, che ho detto? Tylor. Oppure..."
-"Non credo sia una buona idea, però proverò a parlare con Tyler se proprio ci tieni." Lo interrompo, impaziente di mutar argomento.
-"Amber, ti preferisco con me." A sentir tali parole trasalisco. Non immaginavo di poter mai udire qualcosa di simile abbandonare le sue labbra, eppure è appena accaduto. Con il cuore in gola riporto gli occhi nei suoi, e con non poca difficoltà tento di non cedere a tutti i sentimenti e sensazioni che percepisco sullo stomaco.
-"Quindi non scherzavi. Joseph questa non è la tua battaglia, è la mia." Lo rimprovero nonostante mi abbia riempito il cuore con la sua premura. S'avvicina a me e, una volta al mio fianco, lascia che le nostre pelli si sfiorino in maniera impercettibile e respira sul mio viso, quasi volesse intenzionalmente mandarmi in tilt.
-"E che male c'è se voglio aiutarti?" domanda piano.
-"Nessuno. Solo che - sospiro - non voglio che sia tu a salvarmi." allontano gli occhi da lui, e voltando lo sguardo altrove, trovo sollievo nel percepirlo allontanare di qualche centimetro.
-"E chi allora, tu?" Sbuffa in un sorriso, quasi a prendersi gioco di me e delle mie parole.
-"Vorrei." dico, lasciando che le braccia mi si slaccino. Joseph si avvicina ancora una volta a me, e afferrandomi per il mento mi costringe a guardarlo in viso. Desidero davvero con tutta ne stessa, non sentire il mio sguardo vibrare sulle le sue labbra.
-"Amber, non scherziamo. So quanto non stai bene con te stessa, affrontare ciò da sola non te ne farà uscire vittoriosa, sappilo." sussurra.
-"Sì, forse è vero che non sto bene con me stessa, eppure sono qui, nonostante io per te sia così debole." sussurro anch'io con voce tremante, cercando di reprimere le lacrime. Vorrei tanto che capisse quanto mi risulti difficile essere adesso qui, nel posto che odio più al mondo con lui, lui che mi sa di luce.
-"Non ho mai detto che tu lo sia." Trasporta le mani tra i miei capelli, li snoda e li stringe tra le dita, e giuro di sentirmi ammattire a sentir il suo calore diradarsi sulla nuca. Con tocco delicato continua a scaturire emozioni mai provare nel mio petto, mi tortura e mi appaga, io che le carezze non le ho mai amate, io che ho sempre pensato prevenissero lividi e non un cuore palpitante.
-"Vorrei che tutto fosse più semplice." mi sfugge in un sussurro soffocato. Averlo così a stretta distanza mi sta facendo ammattire e sentire il suo sospiro caldo sul viso aggrava sul mio cuore.
-"Non hai idea di quanto lo desideri anch'io, per te."
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