10 - Rimani
La compagnia di Lyam questa sera è stata tutto fuorché noiosa; mi ha fornito alcune informazioni su Joseph che io stessa non avrei mai valutato come possibili, più qualche piccolo aneddoto risalente alla loro infanzia, a dir poco divertente. A quanto pare Joseph ha sempre mantenuto le stesse abitudini e sfumature caratteriali, e ciò mi sorprende e non poco. Generalmente nel processo di crescita la maggior parte della gente tende a cambiare e mutare, quel che lui ha sorprendentemente mantenuto.
Sorrido a immaginare un piccolo bambino con il broncio e due occhioni azzurri lucidi dal pianto, solo perché non sarebbe riuscito ad avere un gelato al cioccolato come desiderato.
E' già passato un po' di tempo da quando io e Lyam ci siamo dati la buonanotte; inizialmente abbiamo bisticciato su chi sarebbe andato a dormire nella camera degli ospiti e chi sul divano, ha insistito così tanto che mi sono ritrovata ad acconsentire al suo volere. Non ho idea di quanto tempo sia precisamente passato, ma so per certo che questa stanza è fin troppo grande per una singola persona. Le calde coperte argentate sono adagiate sul mio corpo; nuvole bianche causate dai miei sospiri s'innalzano verso il soffitto per poi scomparire. Un senso di vuoto si fa vivo in me, ricordandomi quanto in questo momento io sia realmente sola. La mia mente alterna dal pensiero di Joseph a quello di questo vuoto sconfinato, ricordandomi che forse, probabilmente, non sono così sola come credo.
Sbuffo; probabilmente Joseph è stato l'unica persona che si sia mai realmente preoccupata per me in vita mia, oltre Tyler. Ricevo un tuffo al cuore al solo pensare come sarebbero state le mie ultime settimane, se lui non fosse entrato a far parte della mia vita con velocità, tanto da essere già abituata al fatto di essere a conoscenza della sua esistenza e che una persona come lui, talmente complicata e bipolare, tanto da darmi dolore alla testa, sia diventata in così talmente poco tempo, importante per me. Joseph anche se inconsciamente, sta assumendo un ruolo importante nella mia vita, il quale, almeno al momento, non ho alcun diritto di privargli. Stringo tra le dita le candide lenzuola, chiudo poi la mano in un pugno e la poggio sul petto, vicino al cuore. Un caldo sospiro abbandona le mie labbra screpolate dal freddo, il mio cuore batte nel petto rumorosamente, quasi volesse fuggire via da me e lasciarmi morire di colpo qui sul letto, per via del suo troppo entusiasmo momentaneo. Ognuno dei battiti compiuti da esso risuona nelle mie orecchie sempre più forte ogni secondo che passa, ammetto di aver quasi paura che il mio cuore mi abbandoni sul serio e non in modo solo letterale. Chiudo gli occhi e respiro;
Perché al solo pensiero di Joseph mi sento così...inspiegabilmente bene?
E' così che mi rendo conto che per me Joseph, è davvero qualcosa di più. Qualcosa a me sconosciuto, quasi da far paura, ma talmente bello da attenuarla. Sorrido a pensare ciò, sorrido perché ho finalmente conosciuto qualcuno che mi sappia di pace e non di tempesta. Qualcuno che attenui tutti i dolori del cuore, anche solo per qualche attimo.
-"Amber, sei sveglia?" La sua voce calda risuona nella stanza, quasi che per un momento penso di averlo immaginato o addirittura sognato, come se il mio cuore volesse giocarmi un altro dei suoi brutti scherzi. E invece è lì, poggiato allo stipite della porta, intento a fissarmi in attesa di risposta. Rispondo positivamente in modo flebile, ma allo stesso tempo abbastanza percettibile da farmi sentire. Sollevo il busto e facendogli segno di sedersi al mio fianco, gli faccio spazio. Accoglie la mia proposta senza proferir altre parole; sembra troppo intento a guardar fuori dalla finestra la tempesta ancora in atto già da qualche ora. Molteplici gocce seguite da numerosi lampi precipitano dal cielo, creando un frastuono assordante, che quasi sembra persino smuovere il mio animo. Il peso che Joseph ha creato sul letto si sente, ma allo stesso tempo l'assenza presente nel suo sguardo, mi fa dubitare che sia realmente qui, vicino a me.
-"Perché?" Domanda dal nulla, spezzando il silenzio di poco prima. Posa il suo sguardo su di me e mi fissa in maniera quasi insistente, attendendo che io risponda alla sua domanda, nonostante il suo esser stato fin troppo vago. Non ho la benché minima idea su che cosa si riferisca, perciò mi limito a guardarlo, confusa in attesa di delucidazioni. Sbuffa, scocciato dal dover spiegare. Cosa si aspettava, che gli leggessi la mente?
-"L'attacco di panico, intendo. Perché?" Si spiega. In quel momento capisco.
La mia anima trema in un sussulto al ricordo dell'accaduto, e il mio cuore ricomincia a pompare con forza nel petto, mentre l'ansia subentra nella mia testa. Come potrei spiegarlo in maniera semplice? Come potrei rispondere a questa semplice domanda, senza far annegare anch'egli nel mio abisso?
Sospiro, tentando di attenuare le mie emozioni burrascose, e una volta raccolta una buona manciata di coraggio, provo a rispondere.
-"Ogni tanto accade, così dal nulla. Arriva e basta, penso tu possa presumere da te il motivo." Fisso le lenzuola, priva di forza per sollevare il mio sguardo verso il ragazzo posto al mio fianco. Esporre le mie emozioni non mi è mai risultato semplice; mai nessuno è stato realmente disposto ad ascoltarmi, a capirmi. Tutti quei ricordi, quegli sbagli, quei dolori, sono dentro la mia testa e risiedono in essa, tormentandomi e continuando a ferirmi.
Sospira profondamente, lasciando intendere il suo aver compreso la situazione, seppur in piccola parte.
-"Giuro che ci sto provando ad aiutarti, ma non capisco la radice, il fondamento da cui è nato tutto questo casino." Si dispera, cercando di calmare quel desiderio di scoperta che gli appartiene, verso il mio essere e il mio passato.
-"Joseph - lo chiamo, poggiando una mano sulla sua spalla in modo comprensivo. Almeno lui, voglio preservarlo da tutto ciò. - a tempo debito ti spiegherò tutto, ma non ora, non adesso."
Annuisce comprensivo, con sguardo perso nel vuoto e le iridi fredde, di chi ha capito tutto ma allo stesso tempo nulla. Vorrei tanto illuminarlo su tutto ciò che vorrebbe sapere, ma non mi sento ancora pronta a rivelargli il mio punto più debole in assoluto.
Fa per alzarsi e andarsene, cosa per cui il mio cuore sussulta.
-"Joseph." Lo chiamo, e si ferma, senza però voltarsi verso di me.
-"Resta ." Sussurro in un sospiro. Non riesco a credere di averglielo detto, ma ne avevo bisogno, avevo bisogno di dirgli che nonostante il mio chiudermi in me stessa, sto riconoscendo di aver bisogno di lui, della sua presenza.
Nonostante ciò, se ne va ugualmente, lasciandomi col cuore in gola da sola con me stessa e i miei tormenti.
JOSEPH'S POV
Uscire da quella stanza pieno di domande su di lei, ma privo di ogni risposta, mi manda totalmente fuori di testa. Giuro, non so perché, questa ragazza ha qualcosa d'oscuro che limita e soffoca la sua luce, ed io farò il possibile per salvare la sua anima da questa triste sorte.
Fin dal nostro primo incontro, scorsi qualcosa nei suo occhi che li celava, un sottile velo posato sopra essi con lo scopo di oscurarli. Vidi il dolore della sua anima specchiarsi nell'acqua limpida del lago, tuffarvi dentro e sparire in essa. La tristezza risiede ancora nel suo sguardo, cosa che non mi da tregua.
Non ha assolutamente senso tutto ciò che ho fatto e sto facendo per lei, so solo che una volta scorso il suo dolore, ho dovuto aiutarla. Sono stato costretto da me stesso.
So che la gente non è mai disposta a salvarti dall'annegare tra le tue stesse tempeste, ma io...Devo farlo, o sarei totalmente privo d'umanità.
Ho bisogno di una boccata d'aria, adesso.
Prendo velocemente un cappotto di mio fratello abbandonato sul divano e lo indosso. Fuori piove a dirotto, le gocce cadono veloci suonando una melodia tutta loro. Non appena apro la porta, vengo immediatamente sorpreso dal freddo, ma va bene, ho bisogno di pensare, di accettare ciò che non mi è dovuto sapere.
Ricordo che quando suo padre la afferrò, un senso di protezione si è insinuato a me; l'istinto di farla risiedere sotto le mie ali possenti fu talmente forte da non resistervi. Da quel giorno, o forse, probabilmente anche prima, sembra che qualcosa mi riconduca continuamente a lei, ai suoi occhi azzurro mare e ai suoi capelli biondo cenere.
Il suo viso prende forma tra i miei pensieri, ricordandomi quanto siano perfetti i suoi lineamenti, le sue labbra carnose che corniciano uno di quei pochi sorrisi veri di cui mi ha fatto grazia, la pelle candida e gli occhi talmente profondi, da vederle l'anima.
Quello stupido "resta" mi rimbomba in testa quasi da crearmi male ad essa, tanto assillante, tanto insistente. Sento la sua voce riecheggiare nelle mie orecchie, e una parte di me, reagisce con non avrei dovuto lasciarla sola. Questa ragazza è un casino; mi confonde ma allo stesso tempo, mi fa capire che il mio immaginare di vivere non è realtà, che la libertà molto spesso è poca, non basta. Rende ogni luce vana, la lascia distruggere dalle tenebre, tutto ciò con sguardo vuoto, assente, occhi di chi ha sofferto e continua a farlo.
Sospiro creando una nuvola bianca, chiudo gli occhi e mi rimprovero: perché mai provo a salvare chi non vuol essere salvato?
-"Momento riflessivo, eh?" La sua voce cristallina riempie le mie orecchie, e cogliendo il suo farmi il verso, mi volto in direzione di lei, beffeggiandola.
-"Prenderai la febbre." Tento di allontanarla, di levarmi di dosso i suoi occhi azzurri mare, che mi scrutano curiosi, rendendo il tutto più difficile. Una parte di me, urla, le supplica di uscire da quell'oblio, ma l'altra preferisce pazientare, fregarsene.
E' come esser confusi dal decidere fra terra e mare, e si sa, i veri mariani, sceglieranno sempre il mare.
-"Anche tu." I suoi occhi lucidi, azzurri e profondi sono posati su di me, scrutando ogni dettaglio, ogni mio particolare. I capelli biondi sono uniti in una coda scombinata, probabilmente dal continuo rigirarsi nel letto, le labbra arricciate danno vita a un dolcissimo semi-broncio, e a me sembra a dir poco impossibile non provar tenerezza.
-"Josh." Mi chiama con voce flebile. Le faccio cenno di proseguire, proposta che accoglie di fretta, quasi come se la domanda le creasse del peso sul petto.
-"Perché mi hai portata qui?" Chiede.
-"Non ti è stato già abbastanza chiaro?" Tento di evitare la domanda, anche se penso sia evidente che il mio "volerle insegnare ad usare l'arco" non sia una buona scusa.
-"Voglio la verità." Come immaginavo. Sospirando, mi obbligo a parlare.
-"Volevo solo portarti via da quell'inferno. Purtroppo so di non poterti realmente trarre da lì, questo è un qualcosa che puoi solo tu." Confesso.
Se solo me lo permettesse, potrei porle la mano e trarla in salvo da tutto il male che la affligge giornalmente, ma è talmente ostinata a sconfiggere i propri demoni da sola da non capire che non voglio contribuire al suo dolore.
I suoi occhi studiano il tutto intorno a noi, non mi guarda e non tenta di farlo. E' entrata nel suo abisso, lasciandosi trascinare in esso dalle tenebre fitte e cupe che tentano di sopraffarla, e lei, gli lascia avere la meglio.
Sono stanco di vedere la sua anima arrendersi al dolore.
-"Andiamo a letto, sono stanco di prendere freddo." Sospiro, facendole cenno di spostarsi dallo stipite della porta e lasciarmi passare. Cammino svogliatamente verso la mia stanza, sentendo poi in un sussurro, giunto di fronte la porta, una flebile buonanotte, dettato con la sua dolce voce. Non rispondo, chiudendo la porta dietro di me.
Amber, mia dolce Amber.
Vorrei che tu capissi che la vita non è fatta di solo sangue e pugnali, di sole sconfitte e illusioni.
Vorrei solamente che tu capissi che non sei sola, non lo sarai mai più, neanche per un istante. Per te adesso, ci sono io.
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