1 - Riflessi
Mi è sempre piaciuto passeggiare nel bosco; mi aiuta a liberare la mente dalle mie mille paranoie e problemi quotidiani che mi tormentano da ormai troppo tempo, regalandomi quel momento di pace di cui la mia anima necessita per smetter d'urlare a gran voce. Mi fermo in mezzo agli alberi smossi dal vento fresco dell'autunno, chiudo gli occhi e mi beo della brezza leggera che soffia e mi rilassa l'animo. Lego i miei lunghi capelli biondi in un'alta coda di cavallo e alzo il caldo cappuccio della felpa grigia topo che indosso, stringendo poi le spalle per via del freddo. Metto le mani nelle tasche tentando di riscaldarle grazie al tessuto morbido del mio vestiario, per poi continuare la mia lunga camminata a scopo riflessivo, su ciò che m'è accaduto e ciò che mi aspetta nell'imminente futuro che viene.
Le foglie sfumate dei colori tipici dell'autunno danzano leggere smosse dal vento, di cui qualcuna cade lentamente posandosi sull'erba bagnata dalla rugiada della sera. Lascio che i miei occhi vaghino intorno a me, prima di guardare le mie vecchie scarpe rovinate dall'usura per poi sospirare sonoramente. Questo è l'unico posto in cui io mi senta libera di respirare a pieni polmoni, rilassarmi e dimenticare tutto ciò che riesca a provocarmi dolore.
Sono poche le volte che concedo tale spazio per me stessa; ogni qual volta è come liberarsi da dei pesi depositati sul petto, alle volte troppo difficili da reggere. Vengo in questo bosco quando ne ho abbastanza della mia monotonia, della città un po' troppo caotica per me o per via dei miei continui e soffocanti litigi con mio padre. Da quando mia madre se n'è andata, il nostro rapporto è cambiato radicalmente in peggio, fino a distruggersi e ad annullarsi completamente.
Mi trovo in camera mia a giocare con il pallone da calcio, lanciandolo ripetutamente in ogni angolo della camera; so che la mamma non vuole, ma le bambole mi annoiano troppo a differenza delle altre bambine.
Tiro la palla con tutta la mia forza contro il muro, e nel momento stesso in cui essa si posa per terra, si sente un forte tonfo che probabilmente proviene dal piano di sotto. Incuriosita, esco dalla mia stanzetta e di tutta fretta scendo le numerose scale. Sbadata come sono, scivolo sull'ultimo scalino cadendo poi di peso a terra. Alzo lo sguardo dal pavimento impaurita, incontrando quello fermo e deciso dei miei genitori. Papà tiene la mascella serrata; avrò interrotto qualcosa di serio. La mamma spazientita mi aiuta ad alzarmi, costringendomi poi a tornare nella mia stanza dicendo che avrei dovuto far la brava rimanendovi. Inizialmente l'ascolto ma la mia curiosità da bambina vince contro la razionalità che avrebbe qualcuno di decisamente più maturo, perciò resto in cima alle scale, origliando.
-"Cosa hai intenzione di fare?" chiede papà, con un tono che trasmette di essere sul punto di scoppiare.
-"Ti prego, noi non andiamo più d'accordo da molto tempo per via di ciò che è accaduto anni fa, non credo che sia un bello spettacolo per la piccola."
-"La tua assenza peggiorerebbe solo le cose." Parole colme di sofferenza abbandonano le labbra di papà. A sentirle il mio cuoricino inizia a battere fortemente empatico nel suo dolore.
-"Sono sicura che capirà. E' una bambina intelligente."
La mamma se ne va? Io non posso lasciare che succeda, non voglio perdere anche lei. Rientro in camera mia chiudendo con cautela la porta dietro di me, attenta a non farmi sentire dai miei genitori. Mi butto di peso sul letto e scoppio in un pianto isterico e disperato, abbracciando il mio peluche preferito e con il volto ancora stracolmo di lacrime amare mi addormento.
E il giorno dopo, non c'era più.
Continuo a camminare con la testa persa tra i ricordi lontani, ricordi che odio e che nessuno potrà mai cambiare. Non ho più paura di perdermi tra i rami degli alberi e temere di non saperne uscire come a qualche tempo fa, perciò ovunque io finisca saprei bene come cavarmela, pur essendo trascinata dai pensieri burrascosi che affliggono la mia mente. Ormai conosco questo bosco a memoria, quasi quanto le mie tasche stesse. Un forte giramento di testa mi costringe a fermarmi immediatamente, interrompendo in modo brusco il mio cammino. Odio profondamente ricordare tutto questo dolore.
Nelle mie orecchie rimbombano le nostre urla che da anni continuano a fondersi in un unico suono ripieno di rabbia; al ricordo di tutte quelle lacrime trattenute e la violenza subita senza alcun motivo, tremo dal ribrezzo verso il mio stesso passato. Ormai è evidente che il nostro legame sia totalmente andato in pezzi; litighiamo per la maggior parte del tempo anche per cose superflue e insignificanti, e sto iniziando a credere che ciò non potrà mai mutare.
L'andare via della mamma l'ha spezzato, e ha riversato tutto il suo dolore su di me.
Tiro su col naso trattenendo le lacrime che minacciano di uscire e sfuggire al mio controllo; devo essere forte, forse anche più di quanto realmente serva. Reprimo dentro di me qualunque sentimento possa rendermi fragile, debole, da ormai svariato tempo. Non posso rovinare tutto, non adesso dopo tanti anni di fatica e dolore soffocato nel petto che avrei preferito sfogare in una qualunque maniera.
Guardo di fronte a me e respiro fortemente, stanca. Non devo più pensarci, non dovrei, eppure continuo a farlo. E una parte di me, la più oscura, dice d'adorar il mio stato d'angoscia che m'opprime privandomi persino del respiro, che ogni dolore che m'è inflitto io me lo meriti e che scampo a ciò, non dovrei desiderarlo. Ma l'altra, quella più limpida, domanda con gran voce perché, cos'abbia mai fatto per meritarmi questo. Vorrei davvero trovar risposta a tali domande, ma non n'esistono. L'essere umano è condannato al dolore perenne ed io da tale, me ne viene inflitto, e non provo a sfuggirvi.
Lascio che l'aria fresca mi sfiori il viso e lasci fredde impronte sulla pelle, mi tatui di gelo regalandomi dei tremolii lungo la spina dorsale. Questo posto ha sempre posseduto una certa magia; rapisce i miei pensieri più contorti abbandonandomi in balia del vento, in completa leggerezza. L'inchiostro scuro diviene acqua limpida e il dolore in ricordo.
Non so come o perché, mi ritrovo di fronte il lago a mirar il mio riflesso vibrante tra le acque cristalline. I capelli scompigliati, la felpa enorme e un'espressione la cui non sono in grado di decifrare. Forse vuota, afflitta, magari sconfitta.
Poi un altro riflesso raggiunge il mio, e tutto muta.
Ciao miei piccoli lettori! Sto apportando alcune modifiche riguardo l'incontro tra Amber e Joseph, visto che l'originale non mi soddisfaceva adeguatamente. Spero che preferiate anche voi questa versione. Ily
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