L'incontro con Margot.

James si svegliò presto, si sentiva molto meglio della sera precedente.

Dall'ampia finestra filtrava un debole raggio di sole che illuminava le tende di cotone chiaro. Un armadio beige occupava lo spazio a destra. Ai piedi del letto, si trovava una poltroncina moderna con un cuscino a quadri marrone, da dove spuntava un orsacchiotto di peluche con gli occhi grandi che sembrava fissarlo.

Sorrise, pensando a quel giocattolo infantile. Amber nascondeva una personalità delicata tutta da scoprire.

Portò le mani sotto la nuca e sospirò, si era occupata di lui nonostante tutto il disagio che gli aveva causato. Anche se fosse stata in debito nei confronti di Gabe, avrebbe potuto rifiutarsi di accoglierlo a casa sua.

Invece lo aveva aiutato come se lo conoscesse da sempre, era stata coraggiosa a tenerlo stretto quando dava di stomaco.

Dio! Che figura da stupido! Pensò avvilito fissando il soffitto. Non aveva giustificazioni di sorta se non quelle di aver visto Benedict coperto di sangue. Inoltre subire la sfuriata di Gabriel lo aveva turbato nel profondo. Si sentiva debole, in colpa e distrutto fisicamente. Indugiò ancora a letto in silenzio, per non disturbare Amber.

Chissà che opinione si era fatta di lui, forse lo riteneva un immaturo, tormentato dai problemi legati al matrimonio, incapace di gestire le situazioni difficili.

Della giovane donna sapeva le poche informazioni fornite da Gabe: di origine francese, era colta e misurata, lo percepiva nel suo modo di porsi. Quali fossero i suoi tormenti e il motivo per cui avesse scelto quel lavoro, rimanevano avvolti nel mistero. Perché non voleva farsi sfiorare da una semplice carezza? Quando aveva provato ad avvicinarla si era fatta guardinga come se temesse di essere ferita.

Si sfregò gli occhi e sbuffò, Amber era un rompicapo che lo intrigava.

Il cellulare vibrò da sopra il comodino, lo afferrò preoccupato temendo un peggioramento di Ben. Invece era un messaggio di Margot e il respiro gli si bloccò.

Si passò la lingua sul labbro, ricordando il dolore per quel morso rabbioso che le aveva rifilato, eppure dentro di lui, cresceva una curiosità per quella chiamata.

Non riusciva a credere a quello che vide scritto sullo schermo. Margot chiedeva di rivederlo, affermando che si sentiva persa senza di lui. Provava il rimpianto di averlo cacciato. Il padre, l'aveva confusa, ma dopo l'incidente di Benedict si era ravveduta. Lo aspettava a casa per spiegargli le sue intenzioni.

Si sfregò il mento, appoggiò il cellulare titubante. Non sapeva se gioire o irritarsi per quella strana apertura della moglie.

Suo fratello maggiore stava soffrendo, tutti erano stati coinvolti dal suo matrimonio fallito. Eppure, c'era qualcosa che non gli permetteva di troncare. Nonostante tutto, se ci fosse stata una sola possibilità di salvare il loro rapporto, ci voleva provare. Si premette le tempie con le dita delle mani, la testa ancora offuscata.

Gabe lo aveva cacciato con rabbia, ma in quel momento, Ben era al sicuro con lui. James cercava soltanto una scusa per trovare il coraggio di fare quello che di certo si sarebbe dimostrata una cazzata. Si alzò, si vestì in rigoroso silenzio, consapevole che, in quel guaio, solo Amber ne avrebbe sofferto le conseguenze.

Già, la giovane escort che senza esitazioni, si era presa cura di lui

Un crampo gli attanagliò lo stomaco nel ricordo della serata appena trascorsa.

Scalzo, arrivò alla porta della sua stanza e la guardò dormire. Amber era bella e delicata, le mani abbandonate vicino al volto, i capelli sciolti le coprivano parte della fronte. Si sentì in colpa a lasciarla in quel modo, respirò a fatica per alcuni secondi, riflettendo di non poter prendere decisioni essendo ancora sposato.

Soffocò il rimpianto di quello che stava per fare e si vestì silenzioso per andarsene. Non desiderava svegliarla per non darle spiegazioni. Calzò le scarpe e, prima di uscire, le scrisse due righe che lasciò sul tavolo in cucina.

Scese le scale con il cuore che galoppava, sapeva di sbagliare, eppure il bisogno di rivedere Margot era diventato pressante.

Salì nella Ford, inviò un messaggio a Gabe, scrivendogli che era pronto ad incontrare Benedict non appena glielo avesse concesso e chiedendogli di perdonarlo.

Guidò pensieroso, prendendo delle vie laterali per evitare Trafalgar Square, affollata di turisti.

Raggiunse la periferia di Londra e percorse il viale di casa, vide l'auto della moglie parcheggiata.

Aveva le chiavi, entrò con un nodo in gola. In pochi passi fu nel soggiorno.

"Ciao James, ti aspettavo, sapevo che saresti venuto."

Margot era sulla porta della cucina e indossava una vestaglia rosa sopra l'intimo di pizzo bianco che conosceva bene.

Rimase immobile, inghiottendo a vuoto. Vederla abbigliata in quel modo lo stordì. Si sforzò di non sembrare ridicolo per come la guardava.

"Allora, Margot che cosa vuoi?"

Quando vivevano insieme, lo seduceva con grande abilità e lui finiva per cederle sempre. Lei si avvicinò e rispose languida.

"Scusami per il mio comportamento." fece un sorrisetto forzato. "Ma ero così delusa! Volevo una famiglia e sapere che non potevi darmela mi ha fatto arrabbiare. Eri al corrente delle pretese di papà. Voleva così tanto un nipote, un erede. Mi ha convinto ad allontanarti per trovarmi un uomo, per avere un'altra possibilità."

James abbassò il capo per nascondere l'imbarazzo nel capire che mentiva, poi prese fiato e replicò.

"Un uomo? Uno che ti ingravidasse!" rise ironico. "Avresti dovuto amarmi di più e aiutarmi a superare la mia sterilità e invece...mi hai trattato come un appestato!"

La moglie non riuscì a trattenere una smorfia, strinse le labbra carnose.

"Però ti sei consolato in fretta! Sei corso a sfogarti da quella puttana! Cosa volevi dimostrarle? Ha avuto solo il peggio di te!" allargò gli occhi ammiccanti. "Io so quanto sei caloroso!"

Gli sfiorò il mento con le dita e lui rabbrividì.
Lei continuò seria.

"È soltanto una prostituta che va con tutti. Me lo ha detto mio padre." Rivolse lo sguardo sotto alla cintura dei calzoni, sorridendo.

James si sentì avvampare, le tempie che pulsavano forte ma non per la sua vicinanza, per l'offesa gratuita che Amber non meritava. Si schiarì la voce e le chiese.

"Perché mi vuoi ora? Perché proprio adesso?"

La moglie cambiò atteggiamento, il volto dipinto di un falso dispiacere. Recitava da attrice navigata e rispose in tono neutro.

"Vedere tu e Benedict soffrire mi ha aperto gli occhi. Papà ha sbagliato, devi perdonarlo, è stato solo un incidente. Possiamo ricominciare e lasciare da parte quello che è successo." Increspò la bocca facendo le fusa come una gatta che gioca con il topo.

Lui scosse la testa e sorrise ironico, si tenne a debita distanza, non gli fu difficile capire il motivo che lo avesse voluto lì.

"La mia sterilità non ti dà più fastidio? Mia cara, sei una pessima attrice."

James si girò e camminò per il soggiorno con le braccia incrociate sul petto. Rimase di spalle davanti alla vetrata che dava sul giardino sapendo quali fossero le sue intenzioni. In casa non c'era nessun altro.

Margot giocava con un'abilità che conosceva bene. 

Infatti, la sua voce si fece gentile, come quando tra loro c'era ancora intesa. 

"Non sto mentendo, amore. Ti amo e te lo posso dimostrare." Affermò scaltra, avvicinandosi con passi leggeri. La sentì appoggiarsi alla sua schiena, accarezzandogli la nuca. Le mani scivolarono sotto la giacca, avvertì il calore del suo tocco sopra la camicia. Lo spinse a girarsi, baciandogli il collo.

James mantenne il controllo con difficoltà, perché la desiderava, nonostante tutto.

La vestaglia di seta le scivolò dalla spalla e mise in mostra l'intimo trasparente che non celava la sua intimità rasata che lo aveva sempre sedotto.

Il formicolio nei boxer si fece evidente, ma sentiva nell'animo uno strano disgusto che non riusciva a spiegare. Margot lo stava ammaliando dopo mesi di rifiuti, si sarebbe concessa, ma non per lui. Era soltanto una sgualdrina che si dava per salvare il padre dalla denuncia. Sentì un distacco tra la mente e il corpo, che invece reagiva.

Quella frase offensiva nei confronti di Amber lo aveva nauseato. La giovane donna lo aveva aiutato senza chiedergli nulla in cambio, sopportando i suoi tormenti. Era delicata e sensibile come poche e anche un'amica.

Forse soffriva per quella scelta discutibile di lavoro, ma era sincera e lo aveva accolto quando, confuso dalla propria sterilità, l'aveva investita con la sua ossessione. Amber non si era sottratta, anzi si era occupata di fargli comprendere il suo tormento.

La moglie intanto, lo abbracciava con forza, inconsapevole della freddezza che si stava insinuando dentro di lui.

Si chiese fin dove avrebbe spinto il suo temperamento lussurioso. Le sue mani si insinuarono sotto alla giacca, risalendo alle scapole, poi con abilità gliela sfilò gemendo.

James la lasciò fare. Margot lo leccava sul mento e su fino alla guancia, poi alla bocca. Avida, gli premeva sulle labbra per forzarlo; il taglio gli bruciò per quel morso che, rabbiosa, gli aveva dato giorni prima. Come l'improvvisa caduta di un velo scuro, gli si rivelò una verità abbagliante: non voleva baciarla. Si ritrasse da quel contatto, cambiando posizione. Lei non sospettò nulla, attribuendo il gesto al fastidio della ferita.

Amber aveva ragione: il bacio è una concessione intima e totale d'amore.

Decise di stare al gioco. Prese l'iniziativa e le lambì il collo con la lingua, scese lungo il seno teso e arrossato, la vestaglia scivolò sul tappeto e lui le tolse l'intimo con lentezza. Solleticò il clitoride, passando le dita sulla vagina, le baciò l'incavo del petto, annusando il profumo della pelle.

I capezzoli erano turgidi e sodi, li mordicchiò sapendo da tempo cosa le piacesse.

Eccitata, la moglie lo liberò dalla camicia e subito dopo dalla maglietta, poi lo spinse sul divano. Lui si lasciò cadere frastornato. Margot armeggiò con la cintura dei calzoni per liberarlo. Vide i suoi boxer tesi, si passò vogliosa la lingua sulle labbra, facendo scivolare le dita sull'elastico e li sfilò, si ritrovò con il pene eretto e dolorante di piacere.

La moglie possedeva un ardore incontrollato nell'assaporarlo, sussultò quando lo afferrò con la bocca calda.

Era sempre stata brava nel farlo godere in quel modo.

Ansimarono entrambi.

E fu in quel momento che rivide il bel viso di Amber, nitido dentro la mente.

Non era mai stato aggressivo nel sesso, ma dolce e appassionato: la parte che la giovane escort non aveva conosciuto.

Comprese tutto il dolore che le aveva causato e questo pensiero lo sconvolse, la vista gli si offuscò:

Era stato così stupido e violento con lei!

Si rese conto che doveva fermarsi, per sé stesso e anche per Amber.

"Non subito, non così." mormorò alla moglie prendendole il volto fra le mani e allontanandola con gentilezza.

La tenne per i fianchi e la sollevò a cavallo della sua voglia, la penetrò senza forzare e le impose un ritmo leggero. Lei mugolò accalorata, socchiuse gli occhi, la testa abbandonata all'indietro gemendo di piacere.

La sentiva così umida e calda, che presto lo avrebbe portato all'apice.

Ma adesso c'era Amber e Margot era il nulla; non doveva cedere a quella inutile scopata.

La moglie era già al limite, la tenne stretta cavalcandola con forza. Aumentò le spinte e la portò all'orgasmo. Mentre godeva si adattò alla sua erezione così tanto da fargli male.

Eppure, non riuscì a trascinarlo nella sua lussuria.

I ricordi di quello che erano stati lo percorsero, sorrise accarezzandole la fronte, riconoscente per quell'amore che li aveva uniti nel matrimonio.

Era consapevole che sarebbe stata l'ultima occasione per tornare con lei, ma la donna che aveva davanti non lo amava più, ne era certo.

Non si erano mai baciati in tutto il rapporto, né chiamati per nome.

La sollevò e la portò fuori da sé facendola scivolare sul fianco. La moglie protestò vedendo il suo pene ancora turgido e pronto.

James sospirò e chiuse gli occhi: la loro vita insieme terminava lì.

"Caro," brontolò irritata. "Non vuoi godere con me?"

Lui si massaggiò le tempie e rispose in tono caldo. "No, Margot, non più. Non ero così impotente oggi mentre ti scopavo! Che idiota! Pensa che stavo per cedere! Ma ora ti ho capito."

Si alzò con la voglia che scemava e l'erezione finiva. Prese i boxer e i calzoni da terra, raggiunse il piccolo bagno per ripulirsi.

Quando uscì trovò la moglie, che si era ricomposta, in piedi vicino al divano. La guardò e chiuse la cerniera dei pantaloni.

Quel gesto la fece esplodere di rabbia.

"Non mi desideri più? È stata quella troia vero? È lei che ti ha sedotto."

Il giovane raccolse la vestaglia dal pavimento e gliela porse, sospirando.

"No, è semplicemente finita! Ti stavi vendendo per tuo padre. Non farmi dire quello che sei in realtà."

Si sentiva libero da mesi di vessazioni, continuò con voce piatta.

"Non sta a me decidere se denunciare Henry, ma è stato un incidente che pagherà caro. Ti fotteresti anche Benedict, che è gay, per salvarlo."

Furiosa la donna gridò. "Stronzo! Quella puttana è di certo più brava di me, visto che ti ha fatto perdere la testa."

Con quel modo di reagire rivelava il suo unico scopo. Era di fronte alla ragazza a cui aveva dedicato una parte importante della sua vita. Si sentì sprofondare, ma allo stesso tempo era consapevole della scelta fatta. Con calma indossò la camicia e la giacca, ritrovando una serenità cercata da mesi.

James chiarì il suo pensiero. "Fa un lavoro discutibile è vero, ma è un'amica che ha un'anima, mentre tu non più. Sei arida dentro e mi pento di non averlo capito prima."

La moglie non riuscì a trattenersi. "Se ti metti contro di noi pagherai, imbecille!"

L'uomo sorrise e scosse la testa. "Ho già dato abbastanza, Margot. Mio fratello è in ospedale per colpa della rabbia di tuo padre! Ora fa pure quello che vuoi." Fece alcuni passi verso la porta.

"Sei un bastardo!" gridò furiosa, conscia di non aver ottenuto ciò che desiderava.

Il giovane ridacchiò all'ennesima offesa. "Me lo avete detto un sacco di volte."

Lui le gettò un'ultima occhiata.

"Buona fortuna! Trova un uomo che piaccia al tuo paparino e che ti ingravidi."

La donna imprecò e cercò di rivestirsi in fretta.

James prima di andarsene, raggiunse la cucina e scaricò la memoria del sistema di sicurezza interno della villetta. La moglie gli aveva imposto di installarlo temendo che la governante rubasse. Una parte delle telecamere erano puntate all'esterno e sicuramente contenevano le immagini dell'incidente di Ben.

Quando Margot capì, gli corse incontro affannata.

Lui agitò la mano con le memorie. "Prendo queste per precauzione, non potrai dire che ti ho forzato nel fare sesso! Stavolta non mentirai. Non mi interessa sapere se te lo ha chiesto Henry o se è stata una tua iniziativa. Non costringermi a usarle.  Presto avrai il tuo divorzio."

La donna sbiancò, lui le sfiorò la guancia pallida per un'ultima volta.

"Ti ho amato con tutto il mio cuore, non farmene pentire." Si sfilò la fede e l'appoggiò sul tavolinetto boudoir. Margot non la indossava da settimane.

Uscì senza che avesse il tempo di replicare.

Percorse il tragitto fino all'auto e mandò un messaggio ad Amber.

"Sto meglio, vado da Benedict. Grazie per avermi aiutato. Stai tranquilla, ho aperto gli occhi su Margot."

Si sentiva leggero, motivato, libero da un fardello pesante.

Non si diresse subito in ospedale, ma si fermò a Scotland Yard, dove depositò la registrazione per tutelare la sua famiglia, in attesa che il fratello e Gabriel decidessero cosa fare.

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