36. Particolari luci negli occhi

N/A: abbiamo raggiunto le 4K visualizzazioni… wow, semplicemente, wow.
Grazie, ma grazie proprio di cuore, a tutti voi lettori un po' masochisti che state leggendo questa sadica storia!

"Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano."

-aforisma di Paulo Coelho

Izuku ringraziò internamente quando l'ultima campanella della giornata scolastica suonò.
Tutti iniziarono a mettere via le proprie cose con relativa calma, mentre Izuku buttò dentro le ultime cose lasciate fuori, pronto ad uscire.

Aveva resistito sei ore di scuola tra le parole crudeli dei bulli, che gli ripetevano come un macabro disco rotto che dovevano ancora dargli il loro "benvenuto" in piena regola. E, se poteva, voleva evitarlo.

Inoltre, l'aveva tormentato tutta la giornata che Shot non fosse venuto a scuola e che avesse ignorato i suoi messaggi. Si era immaginato i peggiori scenari e, fra questi, c'era pure quello in cui Shoto aveva deciso di lasciarlo a sé stesso e, quindi, alle grinfie dei bulli.

Scosse la testa e ritornò coi piedi in quella classe.
Doveva uscire ed in fretta.
Uscì dalla classe e scese la rampa di scale che lo divideva dal piano terra di fretta, quasi rischiando di inciampare, anche data dalla calca degli studenti.
Osservava l'uscita, fra la marasma di studenti, come un naufrago ammirava la terra ferma.

Peccato che, poco prima di varcare la soglia, si ritrovò trattenuto per la cartella e, appena dopo, per un braccio.
Il verdolino si immobilizzò: il sangue nelle vene divenne ghiaccio, i neuroni si scollegarono e i muscoli si trasformarono in gelatina.

Gli studenti passavano attorno a lui e ai suoi aguzzini come la corrente di un ruscello con un massaggio troppo grande.
<Manteniamo la nostra parola, Merdeku.> affermò Kaeko, sussurrando al suo orecchio.

Passarono secondi in silenzio, in cui la mandria di studenti uscì e si ritrovarono solo loro lì, all'ingresso, col silenzio pesante come un pastrano.

Ad un certo punto, Izuku provò a parlare. Ma qualsiasi supplica che provò a pronunciare fu troncata dall'improvviso strattone che Roky gli diede, trascinandolo verso lo sgabuzzino lì vicino.

Izuku provò a strillare per attirare l'attenzione delle bidelle che sapeva essere poco più in là, ma Roky gli tappò la bocca, continuando a trascinarlo.

Izuku tentò di dimenarsi, già piangente e coi suoi tentativi di urla mozzati in mugugni.
Kyuno tirò fuori la chiave sottratta al personale delle pulizie e aprì lo sgabuzzino, in cui Roky spinse Izuku, sfilandogli apposta nel processo lo zaino.

Il verdolino, quando sentì la serratura della porta della stanza in cui era stato gettato scattare, prese ad urlare, aggrappandosi alla maniglia.
Tentò di aprire la porta, ma lo sforzo era totalmente vano.

Appena si arrese al fatto che fosse inutile, smise di urlare e smanettare con la maniglia.
Allora sentì le grasse risate dei tre bulli che avevano esageratamente oltrepassato la linea del normale e Kaeko canzonarlo: <Ben ritornato, Merdeku!>
<E questo é solo l'inizio!> s'aggiunse Kyuno.

Izuku si appoggiò alla porta e lasciò spazio alla disperazione, rannicchiandosi in posizione fetale a terra e singhiozzando, con una domanda a ripetersi in loop in testa "Perché a me?"

•~-~•

Shoto, alla fine, dopo ore di sonno inquiete ed una mattina a capire come fuggire, si decise ad utilizzare il proprio Quirk.
Se qualcuno lo avesse visto, avrebbe anche potuto denunciarlo: senza licenza, nessuno poteva utilizzare il proprio Quirk in pubblico, anche se alcuni ragazzi usufruivano dei propri poteri appena qualche adulto non li vedeva (per esempio, Katsuki).

O, comunque, c'erano alte probabilità che il padre lo vedesse subito… e allora poteva considerarsi più morto che vivo.

Ma il semplice, ricorrente, pensiero di Izuku spaventato dopo un traumatico rientro, dopo che lui aveva "infranto" la propria parola, era tutto quello che gli serviva per infischiarsene delle conseguenze.

Forzò la serratura della finestra e l'aprì, appollaiandosi sulla sua cornice.
Attivò il suo Quirk e creò una discesa di ghiaccio fino in strada. Un po' impacciato scese lungo il proprio scivolo, arrivando a terra in fretta. Usò allora il lato sinistro per sciogliere tutta quella costruzione nel giro di pochi secondi.

Poi corse verso casa Midoriya, abbastanza lontana dalla sua, ma non si fermò, deciso ad andare subito da colui che gli faceva credere che nel mondo esistesse ancora della bontà.
Sfruttando anche il proprio Quirk, creando sottili strisce di ghiaccio (scioglibile) su cui sfrecciare per avere un po' di fiato, arrivò in tempo record davanti la casa del verdolino.

Un angolino della sua testa gli strillava contro ancora una volta che, se lo vedevano, figlio o non figlio di Enji Todoroki lo avrebbero potuto denunciare e allora sarebbe finito dei guai seri.
Ma quello che lo legava ad Izuku, che lo spingeva a preoccuparsi così tanto per lui, era più forte del suo buonsenso.

E poi, detto fuori dai denti, già di natura gli adolescenti sono molto poco inclini a seguire ciò che il loro "grillo parlante" suggerisce, figurarsi se c'é di mezzo un sentimento come l'amore!

Arrivato davanti la casa dei Midoriya, bussò mentre cercò di regolizzare il proprio respiro, pensando come mettere in ordine i propri pensieri per scusarsi propriamente con Izuku.

Gli aprì Inko, il volto evidentemente segnato dalla preoccupazione.
<Shoto, ragazzo! Finalmente siete arrivati! Ma dov'é Izuku?> chiese la donna, provando a calmarsi internamente un attimo, "ignorando" come Shoto non indossasse la divisa e non avesse con sé la cartella.

<Come dov'é Izuku?!> domandò, incredulo, l'altro.
<N-non é con te? Non é ancora tornato e non risponde ai messaggi…! Non eri con lui?!> esclamò Inko, notando finalmente come era conciato Shoto.

Per qualche motivo a lei estraneo, il ragazzo non era andato a scuola con suo figlio ed era appena arrivato, di fretta, da chissà dove, per cercarlo.

<Mio padre mi ha rinchiuso in camera lasciandomi senza cellulare! Oggi non sono andato a scuola! Sono scappato per venire qua e parlare con Izuku, ma se non é ancora qui…> iniziò a borbottare Shoto, agitandosi velocemente.

<Dove può essere? La scuola é finita da un pezzo!> si disperò la madre, gli occhi già lucidi, tralasciando la situazione che sveva frettolosamente spiegato il bicolore.

Allora Shoto collegò i pezzi.

C'erano dei "lavori" in corso, ne era a conoscenza, perciò la scuola era ancora "aperta", e avendo un minimo compreso la cattiveria di quei tre aguzzini di Izuku…
<Forse so dove é!> esclamò Shoto, prendendo a correre come un forsennato verso la scuola, pregando gli dei, in un certo senso, di sbagliarsi.

Non potevano averlo pestato a sangue, fino a farlo svenire, vero?
Non potevano averlo lasciato lì, incosciente, fino a che qualcuno non si fosse accorto della sua presenza, vero?
Vero?!

"Perché, perché sempre tutto deve andare a puttane?!" si disse il bicolore, facendosi aiutare dal suo Quirk per "slittare" leggermente lungo la strada.

"Giuro che se é come penso, li uccido quei figli di puttana, reato o non reato!" promise mentalmente il ragazzo, la preoccupazione mortale trasformata in sete di vendetta e rabbia.

Quando vide avanti a sé iniziare a stagliarsi il triste edificio della scuola, prese a correre ancor più velocemente, a costo di non avere più fiato in gola e andare avanti ad apnea, se umanamente possibile.

•~-~•

Dopo un tempo indefinito, la porta si aprì e Izuku cascò in avanti, dato che era totalmente abbandonato contro tale oggetto.
Si sollevò sulle braccia, vedendo davanti gli occhi solo un paio di scarpe.

<Bravo, Merdoriya, hai capito il tuo posto: ai miei piedi!> commentò Kaeko, sghignazzando.
Il verdolino alzò lo sguardo, scontrandosi con un volto deformato da un sorriso sghembo che non trasmetteva altro se non malvagità.

"Ma non é umano…?" si chiese Izuku.
<Perché…?> singhiozzò subito dopo il povero lentigginoso.
Kaeko si chinò e prese in un pugno un po' dei suoi capelli ondulati/riccioluti, sollevandogli la testa in modo tale da guardarlo perfettamente negli occhi.

Il sorriso sghembo di Kaeko s'allargò in fretta, confessando subito dopo: <Perché voi Quirkless siete inferiori. L'umanità si é ormai totalmente evoluta per avere dei poteri di qualsiasi genere, eppure fa ancora errori madornali. Come quello di permettere che menomati come te possano continuare a vivere.>

Lasciò la presa sulla sua testa, per dargli un calcio di punta allo sterno.
Izuku percepì l'aria venirgli strappata dal petto e un altro dolore dato dalla botta in sé fiorire nel giro di un istante.

Le braccia, perciò, smisero di reggerlo e si ritrovò di nuovo steso totalmente a terra.
Kaeko rise crudele, dandogli una spinta con il tallone per farlo girare a pancia in su.

Sovrastò il verdolino, spiegando: <Voi Quirkless siete inferiori a noi in tutto: avete un'aspettativa di vita più corta, siete fisicamente più deboli in ogni campo, il vostro sistema immunitario non può neanche sperare di combattere da sé malattie come tumori o cancri, a differenza del nostro. La scienza lo dice. E, sempre come dice la scienza, la specie debole soccombe, lasciando campo libero alla specie più forte. Io sto solo aiutato il processo!>

[N/A: le affermazioni qua sopra del bullo non sono canon nell'opera, ma idee che ho voluto aggiungere io]

Il ghigno crudele del bullo allora assunse una connotazione leggermente diversa quando negli occhi si accese una luce di follia.

Ma non una follia qualsiasi.
Era una follia distruttiva, sterminatrice.
Una follia che più volte ha contrassegnato gli uomini nel corso dei secoli.

<Io sto solo facendo un favore a tutti voi Quirkless!> affermò Kaeko, quella follia brillante nei suoi occhi tanto quanto la luce di un faro in mezzo la notte.

E uno degli ultimi che sicuramente aveva posseduto tale sguardo non era niente di meno che Adolf Hitler...



N/A: ... o, per chiamarlo come faccio io, Golfino (come ben sa wolf_girl_ice).
Comunque, c'è un motivo ben logico se ho accennato perfino a quel pazzo dittatore sterminatore; un motivo che si vede già un pochino qua.

Ma, per apprenderlo appieno dovrete, come sempre, attendere.
Quindi, come sempre, ciao ciao e alla prossima settimana, lettori!

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