33. Affetto risanato

[...]
"Buchi nell'acqua ne ho fatti tanti
Che ho fatto a piedi l'Atlantico"
[...]

-dal brano "Irraggiungibile"
di Shade

Izuku si riprese dopo aver passato ben più di 20 minuti da incosciente.
Si ritrovò ad avere la testa molto leggera, quasi fluttuasse dal resto del corpo, ma pulsante sulla nuca. Per stanchezza o stress o sintomo della fame... cos'era con certezza?

Emise un gemito strozzato, dolorante, mentre provò ad aprire gli occhi e capire dove si trovasse. L'ultima cosa che ricordava prima di sentire la fatica vincerlo, era che si era stretto a Shoto come un disperato.
Aveva abbandonato la ringhiera, e la possibilità di morire velocemente cadendo giù dal tetto della scuola, quando il bicolore gli aveva confessato di amarlo.

Ancora non metabolizzava appieno la cosa, Shoto lo-
<Izu!> quasi strillò Inko appena lei, Masai e Shoto notarono che il verdolino si era svegliato.
La madre si fiondò sul figlio, stritolandolo in un abbraccio, con nuove lacrime a solcarle le guance ancora rosse dai precedenti pianti.

<M-Mamma...> esalò Izuku, confuso. Però, allo stesso tempo, sentiva una sorta di calore risalirgli dal profondo dello stomaco fino al cuore, da dove si espanse a macchia d'olio, avvolgendolo e scaldandolo.

<P-perché?! Pe-perché q-q-qu-quei ta-tagli?!> singhiozzò la donna, tenendolo ancora più stretto. E quel calore affettivo venne rimpiazzato seduta stante dal gelido terrore di un segreto purtroppo scoperto.

Divenne rigido, immobile, nell'abbraccio che stava tentando di ricambiare, nonostante le braccia premute contro il petto.
La donna si accorse di tale cambiamento e sciolse l'abbraccio, poggiando una mano sulla guancia del figlio.

Lo guardò dritto negli occhi, lucidi e rossi dalle lacrime versate, desiderosi di conoscere la verità che poteva ferirla ma indispensabile per guarire il figlio.

Izuku rimase muto, colpevole, cercando di sviare lo sguardo da quello della madre, senza successo.
<Izuku...> sussurrò Shoto, avvicinandosi di un passo al verdolino. Questi spalancò gli occhi e iniziò a piangere, percependo alla perfezione il dolore intriso nella voce del bicolore. Tale e diverso rispetto a quello nella voce della madre.

Evitò che la donna lo soffocasse in un nuovo abbraccio solo perché mise preventivamente le mani avanti a sé, prendendo fiato per parlare.
<M-Mi dispiace ta-ta-a-anto.> esalò fra i singhiozzi, sfregando i pugni chiusi sugli occhi, sperando di fermare le lacrime. Ovviamente, senza successo.

Shoto si sedette sul bordo corto del letto, poggiando una mano sul ginocchio del verdolino, dato che la madre ancora lo teneva vicino a sé, anche se non troppo per via delle mani del figlio.

Izuku poggiò la mano sopra quella di Shoto, sentendo quanto fosse calda. "Sicuramente é quella sinistra..." si disse, stringendola di più di riflesso. Il bicolore lo lasciò fare, iniziando a muovere il pollice sul ginocchio dell'amico (se ancora così poteva chiamarlo nella propria testa), a ricordargli che era lì.

Izuku prese il poco coraggio che aveva a due mani e prese a raccontare: <Mamma, è da tanto che va avanti questa situazione... Cioè, che non mi sento realmente bene. O, almeno, finché non ho ritrovato Shoto...> e sorrise leggermente all'amico, il quale divenne un po' rosso sulle gote.

<E mi ero sentito così felice, mi sembrava che la vita fosse ritornata ad avere uno scopo... Poi, neanche due settimane fa, è successo un casino e a scuola hanno diffuso a scuola una diceria cattiva su Shoto... Cioè, non è cattiva in sé, ma è cattiva la maniera in cui è stata presa e->

<Che tipo di diceria?> chiese Inko, per interrompere il farneticare del figlio.
<Che Shoto è omosessuale. Peccato che qua, a quanto pare, c'è una tolleranza molto bassa in diversi ambiti...> spiegò la signora Masai, avvicinatasi al letto, alludendo anche ad un'altra cosa.

Inko subito non capì e allora la donna attivò il suo Quirk, poggiando una mano sulla spalla della signora Midoriya. Le fece vedere, come un ricordo, il proprio ricordo di una delle prime volte in cui Izuku era venuto ferito e, dopo sue insistenze, aveva ammesso che erano stati dei bulli.

Inko evitò di inspirare bruscamente perché, la prima cosa che vide, fu il volto distrutto del figlio.
Si morse il labbro inferiore per qualche istante, riprendendo il controllo sul proprio istinto materno.
Doveva controllarsi ed essere forte per il proprio figlio, che si stava aprendo a lei dopo anni di silenzio dati dalla vergogna.

Aveva letto bene quel sentimento pure sul volto del figlio nel ricordo della infermiera. Era la vergogna più pura, data dal fatto di ritenersi uno schifo perché era in quella situazione senza apparente speranza di uscita.

Izuku, notando che la madre era "ritornata in sé", riprese a parlare: <E quindi presero ad insultarlo e isolarlo proprio come facevano con me prima che arrivasse lui. Shoto era riuscito a tirarmi quasi del tutto fuori da un baratro da cui ritenevo fosse impossibile uscire... Per poi ricaderci dentro e farci finire pure lui, per causa mia. Perché è sicuramente stata causa mia. Se non fosse stato mio amico...>

<Te l'ho detto anche la prima volta che ci siamo ri-incontrati, Izuku, ma lo ripeto. Io preferisco mille e mille volte stare con te, onesto e semplicemente te stesso, che, piuttosto, stare con gente bulla e falsa come i nostri altri coetanei.> asserì Shoto con serietà invidiabile.

<S-Shoto... Io... io avevo pure pensato che non volessi essere mio amico perché alla fine quello che avevo predetto si era avverato: saresti stato trascinato negli insulti con me. E, piuttosto di vederti in quello stato per sempre, avrei preferito mille volte uccidermi nella speranza di risolvere tutto. Sia con te, Shoto, sia con te, mamma...> e guardò negli occhi Inko, scioccata da tale rivelazione.

<Pensavo che ti avrei fatta stare anche economicamente meglio con un peso come me in meno...> sussurrò il ragazzo.
Inko lo riabbracciò forte e asserì nel suo orecchio: <Non credere mai di essere un peso, perché sei il dono più grande che la vita mi ha mai dato. Sei il mio tutto e ti darei la luna, se potessi.>

Izuku sentì dentro di sé qualcosa vacillare a quelle parole.
Inko, rimanendogli vicino, continuò: <E mi dispiace se in passato ti ho deluso, se non mi sono schierata dalla tua parte o non sono stata così attenta alle tue ferite emotive o fisiche come avrei dovuto... Mi sono troppo concentrata sui soldi per darti tutto ciò di cui, economicamente, avevi bisogno, sperando che bastasse, piuttosto che darti tutto l'affetto che meriti ed oltre.>

Quel qualcosa dentro il ragazzino si stava incrinando e frantumandosi, ma ancora ostentava con fierezza la sua falsa integrità.

<Tu vieni prima di tutto e tutti e giuro che, cascasse il mondo, farò l'inimmaginabile pur di non deluderti ancora, tesoro, perché la tua fiducia merita di essere ben riposta. Tu meriti di stare bene.> concluse Inko.

E a quelle parole, quel qualcosa dentro Izuku si ruppe definitivamente. Qualsiasi barriera che lo divideva dalla madre si era rotta, perché aveva capito i suoi sbagli.

Aveva finalmente appreso di aver sbagliato e gli aveva promesso di voler ricominciare col piede giusto. E per Izuku non poteva esserci di meglio a quelle parole dalla madre.

Izuku voleva bene alla madre, sempre gliene aveva voluto, ma non era genuino e puro in assoluto, perché il sentimento era leggermente opacizzato dal risentimento, perché lei aveva infranto i sogni di un ingenuo bimbo di 4 anni ed era sempre stata cieca davanti la sua sofferenza.

Però quei gesti e quelle parole sincere avevano tolto quella patina e, perciò, Izuku poteva dirsi che amava la madre senza "se" e senza "ma".

L'abbracciò fortissimo, piangendo senza pudore o freni, prosciugandosi di qualsiasi residuo nocivo per l'affetto che provava per la madre.

Quando riuscì a calmarsi un poco, però, non poté neppure staccarsi dalla donna che la stanchezza lo sommerse.
Fra il corpo ancora debole, il grande sfogo in lacrime e gli sbalzi d'umore, qualsiasi energia acquisita era sparita.

Perciò chiuse gli occhi e prese a riposare sulla spalla della madre, conscio che ora l'affetto che li legava era più forte che mai.


N/A: ed ecco il mio amore per Inko, una povera donna che ha tanto errato anche se in buona fede.
Ovviamente, i problemi mica sono finiti qui!
Pft, ce ne sono ancora delle belle da vedere, gentaglia! Ciao ciao e alla prossima!

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