3. Abusi sul tetto
[...]
Essi sempre umili
Essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo.
[...]
-da "Profezia" in "Alì dagli occhi azzurri"
di P. P. Pasolini
Deku, seduto su una panchina sul tetto, pensava di essersela cavata almeno per quella ricreazione; così da potersi godere giusto 15 minuti all'aria aperta senza avere preoccupazioni. Purtroppo per lui... non fu così.
Il trio di bulletti, che ce l'avevano legata al dito perché la loro vittima quella mattina era stata "graziata" da Bakugou, era uscito poco dopo il Quirkless; cercandolo per il loro piano per poterlo tormentare un altro pochino in bagno, lontano dai professori.
Non trovandolo in giro per quel piano, arrovellarono le rotelline dei loro cervelli quanto bastava per poter supporre e credere con convinzione che fosse sul tetto.
E la loro idea risultò veritiera.
Il ragazzo solitario non si era accorto del loro arrivo, troppo impegnato a sfogliare le ultime pagine scritte del suo quaderno; appuntandosi ai lati delle informazioni su Kamui dei boschi certe questioni su cui si sarebbe di sicuro arrovellato un'altra volta.
Il suo momento di pace nel suo mondo privato a cui solo lui aveva accesso venne interrotto in un battibaleno.
Una mano estranea gli prese il quaderno, mentre un'altra lo prese per il colletto della divisa e lo buttò in avanti; contro il terreno. Izuku si ritrovò a carponi, coi palmi scorticati ma non sanguinanti, confuso e spaventato nel giro di mezzo secondo.
Alzò lo sguardo e vide il suo personale trio del tormento ghignargli dall' "alto".
<Oh, ora sei il nostro cagnolino, Deku? Manca solo una coda e sei un perfetto cane randagio.> commentò il capo del trio, che aveva in mano il suo quaderno.
<Più che un cane, è una cagna: è una perfetta puttana. Secondo me sarebbe buono solo a succhiarci il cazzo.> ribatté crudele quello a destra. Il terzo, tanto per dar manforte, mise il proprio piede sopra la schiena di Izuku, che si ritrovò inaspettatamente schiacciato a terra, mentre tratteneva gemiti di dolore.
<Nah, più che un cane o una puttana è un semplice verme che deve esserci grato per permettergli di strisciare ai nostri piedi.> fece quello che l'aveva costretto in quella posizione e gli altri due risero.
Izuku sentì le lacrime premere per uscire per una seconda volta in quella giornata. Non alzò il viso dal pavimento, anche se stava pensando all'incolumità del quaderno, solo per non far vedere a quei tre la sua espressione sofferente. Non ne poteva più.
Forse era davvero un verme. Un invertebrato che non si faceva valere.
<Ehi, cagnolino, che c'è? Ti sei arreso? Non c'è gusto se non ci fai vedere che stai piangendo come una femminuccia o che stai provando a riprenderti il tuo stupido quaderno che, beh, potrei pure decidere di lanciare giù dal tetto, lontano da qua; sai?> commentò il capo e allora Midoriya alzò gli occhi, disperato.
In quei quaderni c'era tutto quello che rimaneva della sua sanità mentale, della sua calma interiore, della felicità che aveva perso da tempo. Aver danneggiato da qualcuno uno di quei quaderni avrebbe significato per lui aver danneggiato seriamente un altro po' del suo animo. E paragonare il suo spirito ad un vaso rotto più e più volte, e tutte le volte incollato di nuovo insieme sempre più malamente, era riduttivo.
Quei quaderni li preservava con tutto sé stesso.
Izuku fece leva sulle braccia per mettersi almeno seduto sulle ginocchia. Stava per rialzarsi in piedi che una mano, quella del secondo in carica del trio, gli fu appoggiata con forza sulla testa; a tenerla giù.
<Non si fa così, Merdoriya. I cani (e le cagne) veri non sono capaci di alzarsi in piedi; lo sai? Dovresti saperle cose del genere; no?>
Izuku provò comunque ad alzarsi ma un pugno sulla testa, forte ed improvviso, lo fecero desistere. Ritornò seduto sulle ginocchia, mani doloranti sulla testa e sguardo basso. Vide perfettamente la prima lacrima cadere sul pavimento.
Un singhiozzo gli uscì dalle labbra prima che fosse possibile fermarsi.
"Basta, basta, basta! Cosa ho fatto di male, cosa ho fatto?! NON NE POSSO PIÙ DI TUTTO QUESTO!" pensò Izuku, sull'orlo di una crisi.
Quello che gli stava tenendo la testa, gliela fece alzare tirandolo per delle ciocche di capelli.
Gli occhi lucenti dalle lacrime e verdi di Izuku si ritrovarono a guardare quelli neri del capo dei bulletti.
<Rivuoi il tuo quaderno, eh cagnolino?> lo sbeffeggiò.
Izuku, non potendo fare null'altro, semplicemente annuì.
<Allora prega. Gemi e prega come farebbe una puttana per un suo cliente.> gli impartì, tenendo il quaderno col braccio già carico, come monito.
<C-cosa?> balbettò Izuku, confuso. Come si faceva a pregare proprio come facevano delle prostitute? "Le prostitute pregano?" si chiese pure in un angolino del proprio cervello.
<Oh, andiamo. Supplica gemente di avere ciò che vuoi. E fallo con convinzione, che altrimenti non sei una brava puttanella, cagnolino.> commentò il terzo, come se fosse la cosa più ovvia del pianeta.
Izuku rifletté un secondo, dicendosi che aveva ancora una minima dignità per dirsi che non avrebbe supplicato in quel modo.
<No! Ve lo scordate che io possa far-!> Izuku venne interrotto nel suo discorso da una ginocchiata in pieno volto. Sentì un piccolo rumore provenire dal suo naso. Il ragazzo andò nel panico, appoggiandovi la mano sopra. Si preoccupò ancora di più quando avvertì qualcosa fuoriuscire dal naso. Allontanò un attimo la mano e il sangue iniziò a macchiare pure il pavimento; oltre che il proprio palmo.
Andò nel panico. Gli avevano rotto il naso o cosa, quei pazzi?! Alzò lo sguardo sui tre. Il capo lo guardò disgustato, commentato: <Ew, non pensavo di aver fatto così forte. O forse sei tu così debole, cagnoli->
<Ridammi il quaderno.> "impose" Izuku. Non ce la faceva più. Si sentiva come sul punto di esplodere. E non sapeva cosa comportasse una sua esplosione totale, cosa sarebbe successo se il suo subconscio avesse preso i comandi della sua mente.
Una mano gli tirò i capelli e Izuku gemette rumorosamente dal dolore.
<Non sei tu a dare ordini, cagna. E ora prega come una puttana farebbe, così forse ri-avrai il tuo quadernetto.> gli impose il ragazzo, abbassandosi al suo livello per fiatargli quelle parole in faccia.
La porta del tetto si aprì, rompendo l'atto tragico in corso. Quattro paia di occhi si girarono verso il nuovo arrivato; il quale li fissò col suo paio di occhi eterocromatici.
Todoroki si ritrovò a sbattere le palpebre in rapida successione per qualche secondo, giusto per accertarsi di star vedendo bene.
Un ragazzo gracile era inginocchiato a terra, sanguinante, mentre altri tre fisicamente più robusti di lui lo stavano malmenando.
Riconobbe il ragazzo dalle iridi verdi con cui aveva avuto un contatto visivo prolungato in classe e classificava come "già visti" i volti degli altri tre. Arrivò alla conclusione che fossero tutti e quattro suoi compagni di classe e che quei tre erano coalizzati al fine di bullizzare il quarto.
Una immagine, vecchia di quando era infante, si sovrappose alla realtà per un singolo istante che neanche quasi percepì.
Intanto, se possibile, il suo sguardo divenne ancora più sottile e gelido.
Che cosa aveva fatto quel ragazzo per meritarsi di essere lì, piangente e sanguinante, mentre tre aguzzini lo stavano pestando a sangue?
Se c'era una cosa che Todoroki sapeva con certezza, era che stava ribollendo dentro di sé a quella scena. Sarà stato col mondo un essere apatico; ma sulla sua pelle e su quella dei familiari più stretti e cari, erano capitati fin troppi abusi per poterne rimanere sempre indifferente.
Ed infatti provò una grande voglia di ibernare (od uccidere per sbalzo termico) quei tre bulli.
Fece un passo avanti, stando per porre a voce alta un quesito abbastanza futile, che avvenne l'entrata sul tetto di un ulteriore ragazzo (con cui Todoroki aveva "piacevolmente discusso" pochi minuti prima).
<Siete qua, razza di coglioni che -?> la domanda morì in gola a Bakugou, vedendo la scena che gli si parava davanti. Non fece neanche caso, all'inizio, al bicolore.
Tutta la sua concentrazione (e non solo quella) era fissata sui tre compagni di classe, ghignanti, che stavano malmenando Izuku fino a pochi istanti prima.
N/A: e anche terzo capitolo fatto!
E, un po' con mio interno dispiacere, farò soffrire il mio amore Izuku per mooooolto tempo
-tanto poi avrà il suo aitante principe canadese a salvarlo, in teoria =)-
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top