29. Gelosia
"E dopo tutto cos'é una bugia? Solo la verità in maschera."
-aforisma di Luigi Pirandello
Era una rarità che la signora Masai si trovasse in in piano che non fosse quello terra. Ma alcune volte la vita è strana e, notando Shoto e la bidella, si avvicinò.
<Che succede qui?> chiese dolcemente, anche se con le sopracciglia leggermente aggrottate, pronta a a tirar fuori una mezza bugia.
Anche se sapeva di non dilungarsi per le lungue, perché aveva un brutto presentimento non del tutto infondato.
<Il ragazzo stava tentando di salire all'ultimo piano senza permesso… e poi a lei che concerne ciò?> chiese la bidella, cercando di mantenere un tono cortese con la gestrice dell'infermeria scolastica.
<Perché l'ho mandato io qui.> asserì la donna, stupendo la bidella e anche Shoto, che però rimase al gioco dell'infermiera, ringraziando gli dei di quella loro benedizione.
<Ero riuscita a farmi dare il permesso da alcuni docenti di scienze a poter sottrarre ai loro laboratori l'acqua ossigenata, perché scarseggia e mi arriveranno i nuovi flaconi solo fra una settimana. E diversa gente si fa male in questi giorni, vero?> fece infine la donna, rivolgendo una mezza occhiata a Shoto.
Questi intuì che era una domanda un po' implicita rivolta a lui e lui annuì leggermente in risposta, piuttosto che urlare tutte le ansie che gli passavano per la mente.
<Però in questi giorni faccio fatica a salire le scale e proprio mentre pensavo a come risolvere questo problema, fuori dall'infermeria, passò il giovane Todoroki. Allora gli ho chiesto di farmi questa cortesia. Ma sono salita anch'io nonostante gli acciacchi perché non ritornava più giù e mi stavo preoccupando!> concluse la donna.
La bidella si scusò, bevendosi la scusa e ritenendola veritiera, e se ne andò.
<Grazie, grazie, grazie mille signora Masai! E la storia che ha inventato era così vera che ci sarei cascato anch'io se non ne fossi stato coinvolto.> si profuse in ringraziamenti il giovane ragazzo, quasi dimenticandosi per un attimo il problema imminente.
La signora Masai, allora, mostrò realmente il suo stato d'animo, mostrando tutta l'ansia e preoccupazione che aveva in corpo da una decina di minuti a quella parte.
<Non era tutta invenzione. La storia dell'acqua ossigenata é vera, degli acciacchi no.> parlò frettolosamente, quasi fra sé e sé.
<E al posto tuo ho visto Izuku stamattina, che però non mi ha calcolato e sembrava… spento. Che succede? Non dirmi...!> si interrulle la signora Masai, timorosa che i suoi dubbi fossero veri.
D'altronde, se una cosa diventa popolare fra gli studenti, anche una diceria, non ci mette troppo ad arrivare agli adulti presenti nell'istituto.
E la donna sapeva come era fragile l'animo di Izuku.
Shoto ritornò alla realtà totale e, in ritrovato "terrore", le porse il post-it stropicciato che aveva in mano. La donna, appena lesse il messaggio, venne colta dallo sconforto più puro e, alzando di scatto la testa con gli occhi lucidi, fece: <Va', va' subito! Non perdere tempo!>
Shoto annuì e scattò su per le scale, il cuore che batteva troppo forte nel petto.
La signora Masai congiunse le mani e pregò sottovoce: <Vi prego, déi, non prendetevi il piccolo Izuku. Ha ancora il diritto di avere tanta vita davanti e più che radiosa, non triste come quella che gli avete dato.>
Intanto Katsuki prese ad elaborare la domanda che Izuku gli aveva esposto, anche se non aveva molto da pensarci su.
Sapeva benissimo perché odiava il bicolore, ma doveva trovare un modo per dirlo senza toccare i tasti sbagliati dell'animo di Izuku.
Perché un solo errore poteva essere fatale.
E non l'avrebbe sopportato.
Pensava di aver già sofferto abbastanza quell'anno, a causa del bicolore.
Fin dal principio, gli aveva dato sui nervi.
Si era presentato col suo faccino apatico, la cicatrice attorno l'occhio sinistro e complessivamente un aspetto più che fuori dal normale.
E pensarlo seriamente in una società dove le stranezze erano la normalità era tutto dire.
Anche il potere non abbassava le aspettative sulla persona del bicolore: aveva un'unicità potente, e anche tanto, alla pari di quella del biondo.
O forse anche migliore.
Per questo Katsuki ipotizzò fra le prime cose che poteva essere una mina per il suo indiscusso status sociale che aveva a scuola.
Shoto era come un possibile suo usurpatore che, appena avrebbe voluto, l'avrebhe spodestato dal trono con una facilità assurda.
E ciò aveva allertato Katsuki, che adorava avere l'attenzione di tutti su di sé, anche se specialmente dell'oggetto del suo amore.
Però il bicolore, invece di compiere il suo timore, si era concentrato su qualcos'altro, facendo al biondo un torto ancor peggiore di quello ipotizzato: si era interessato ad Izuku e questi contraccambiava l'interesse.
Già quando, il giorno d'arrivo del bicolore, l'aveva lasciato sul tetto col verdolino, Katsuki lo aveva fissato con circospezione, dubbioso su cosa sarebbe potuto accadere in sua assenza.
Ma non poteva andare fuori dal personaggio che si era così abilmente costruito e perciò aveva dovuto lasciare lì i due ragazzi.
Mai l'avesse fatto, si disse quando li vide insieme in un'altra occasione, ma che gli aveva fatto ribollire ben di più il sangue nelle vene.
Si era stupito quando aveva visto il bicolore accompagnare il verdolino a casa, tenendolo a proprio agio e facendolo ridere.
Una capacità che Katsuki aveva perso tanto tempo prima e da quella medesima quantità di tempo mai aveva più sentito Izuku ridacchiare sinceramente divertito.
E vederlo lì, sorridente, a proprio agio con quel bastoncino di zucchero umano, lo aveva mandato ai pazzi.
Specialmente quando gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, per confortarlo dalla strana sensazione di essere osservato che aveva (cosa veritiera, dato che lo stalkerava).
Oh, quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso di gelosia e possessività di Bakugou: quello lì non aveva nessun diritto di toccare il suo Deku (che suo, tra l'altro, non era).
[N/A: perché, come dico sempre: NESSUNO É DI NESSUNO! OGNUNO É DI SÉ STESSO!
*coff coff*
Scusate...]
E perciò aveva calciato la lattina accanto a sé, creando un gran fracasso, e andandosene in fretta verso casa, poco più in là, cercando di non crollare.
Peccato che da lì la cosa era solo che peggiorata, almeno per quanto riguardava il biondo e il proprio autocontrollo sulla gelosia.
Quel bastardo mezzo e mezzo poco dopo quella camminata aveva deciso di prendere le parti di Izuku e di difenderlo, come un eroe.
Perciò Bakugou, nel corso dei mesi, sentì di star perdendo quella poca presa sul suo amato, perché qualcun altro gli aveva preso il posto da eroe, mentre lui era relegato definitivamente a villain.
Probabilmente, il maggior momento di gelosia di Katsuki si era verificato durante le vacanze estive, quando vide lo stato Whatsapp di Izuku.
Dalla "tendina", era rimasto piacevolmente sorpreso di vedere che il verdolino aveva messo qualcosa. E, dopo due minuti passati ad interrogarsi se fosse uno sbaglio o meno vederlo, lo aprì e basta.
E si ritrovò a "rimpiangere" la sua scelta, in un certo senso.
Perché, anche se c'era il suo Izuku sorridente e sereno (come mai lo aveva visto negli ultimi 10 anni), nella foto c'era anche il bastardo, accanto a Izuku, con un abbozzo di sorriso.
Più altre due comparse che, tirando ad indovinare, erano parenti stretti del bicolore.
Per poco non lanciava il telefono contro il muro dalla rabbia. Per sbollentirsi, dovette cambiarsi in abiti sportivi e mettersi a fare una corsetta, così da buttare fuori tutta la frustrazione in un modo diverso.
Quel momento, con ogni probabilità, era stato quello in cui era più in procinto di piangere: stava perdendo irrimediabilmente Izuku ed il primo che aveva permesso ciò era stato lui, con le sue mani.
Perciò, con le sue mani, doveva trovare un modo per ri-avvicinarsi ad Izuku.
La scusa di portare i soldi a casa di Izuku era la chance perfetta. Già si immaginava di dargli i soldi e lasciare un piccolo granello di pace, che avrebbe incuriosito sicuramente Izuku.
Cosa che l'avrebbe portato ad avvicinarsi a lui, permettendo al biondo di poter costruire ancora qualcosa con Izuku, spazzando le macerie che prima c'erano. Avrebbe trovato il metodo, in un modo o nell'altro, di ritornare al centro del mondo di Izuku e conquistarsi il suo amore.
Ma, appena aperta porta di casa Midoriya, ogni suo progetto andò in frantumi nel giro di un singolo secondo, per via di un gesto. La mano di Izuku era intrecciata con quella del bicolore, il quale pareva "aggrapparsi" al verdolino.
A quello, il suo cervello era andato sul pilota automatico, una modalità che usava così spesso ormai, insultando senza ritegno Izuku; sparando sentenze che mai e poi mai avrebbe sentito dentro di sé veritiere.
Eppure la sua farsa era sempre cosí convincente e il verdolino era scoppiato in lacrime, facendo intervenire "finalmente" in sua difesa Shoto.
Katsuki aveva, sì, tanta rabbia repressa, ma di sicuro non voleva ucciderlo o ferirlo gravemente! Quando il ragazzo aveva preso la seria botta alla nuca ed era svenuto si era leggermente spaventato.
E il ripudio che Izuku gli sputò contro lo ferì come nessun pugno avrebbe mai potuto fare.
Perciò aveva lasciato la casa, anche se non sarebbe stato grato ad Izuku come quest'ultimo voleva. Nel senso, ovvio che lo era, Katsuki ancora non si capacitava di fin dove arrivava il buon cuore del Quirkless con lui, ma non avrebbe mollato.
No.
Quel gesto, quell'incontro pomeridiano, l'aveva solo che spronato a continuare e trovare metodi per allontanare i due e, di nuovo, avere campo libero.
Perciò ecco perché aveva diffuso quelle dicerie nella loro scuola piena di razzismo, supportando gli insulti che gli altri dicevano, quando lui in primis non ci credeva.
Amava un altro ragazzo da quando aveva 4 anni circa, dannazione, come poteva veramente supportarli!?
Ma l'aveva fatto perché la sua mente contorta gli aveva suggerito che se mai quelle dicerie sarebbero state diffuse, Izuku avrebbe capito all'istante che era colpa del biondino. Allora si sarebbe colpevolizzato perché il bicolore era preso in giro solo perché era vicino a lui.
Perciò si sarebbe allontanato dal bastoncino di zucchero natalizio, ritornando solo, cosa che avrebbe permesso Katsuki, in un modo o nell'altro, di conquistarsi Izuku.
La possibilità che, in quel caso, Izuku lo potesse odiare a morte non gli era passata per il cervello, troppo impegnato a mettere in moto il piano fin da subito.
E poi, sperava nel perdono di Izuku, già ricevuto altre mille e mille volte.
E mai il biondino si sarebbe aspettato quell'evento, quella decisione.
Il suicidio.
L'unica via di fuga trovava da quella realtà orribile che Izuku viveva.
E tutto per colpa sua.
Tutti questi ricordi, tutti questi sentimenti confusi, erano passati nella mente e nel cuore di Katsuki in pochi istanti, scombussolandolo e facendogli uscire parole con quel filtro orribile che non era dal vero lui, ma con cui era così avvezzo all'uso che quasi lo era.
<Sono geloso del bastardo a metà, ok? Io... io lo invidio. L'ho invidiato da quando é arrivato e ti è rimasto accanto, diventando tuo amico. Ho avuto così paura di perderti ancora più definitivamente e non lo potevo sopportare. Così ho diffuso la voce, sperando che vi allontanaste, sperando che tu rimuovessi quello lì dalla tua vita e io potessi avere ancora una chance, perché sono un ipocrita, un idiota e un possessivo del cazzo!> fece il biondo, buttando fuori quelle parole che erano un fiume in piena, che si andò ad abbattere sul verdolino, che sgranò gli occhi.
<Capisco…> commentò in un mezzo sussurro Izuku, sospirando.
<É tutta colpa mia. Sono il seme della discordia, del dolore di Shoto…> continuò col ragionamento, ritornando con lo sguardo a dietro di sé, gli occhi sempre più lucidi.
"Se significa darti una nuova libertà, Shoto, sono ancora più disposto a morire…" pensò Midorya, girandosi a sedere sulla ringhiera, dando le spalle a Katsuki, il quale era rimasto pietrificato sul posto.
Così vicino eppure così lontano da Izuku, mentre si dannava per aver distrutto tutto ancora una volta.
E, in quel momento, irreparabilmente.
E, proprio quando tutto sembrava perduto, deciso, scritto, un altro imprevisto per Izuku comparve sul tetto.
<IZUKU!> praticamente urlò il bicolore, spalancando la porta con violenza, un leggero fiatone dall'ansia e la paura.
Il verdolino voltò solamente il capo a quel richiamo. Fissò il ragazzo bicolore e spalancò gli occhi. Quest'ultimi, da leggermente lucidi, presero a sgorgare lacrime senza freni, lasciando che le gocce salate di mischiate sensazioni scorressero indisturbate sulle gote lentigginose di Midoriya.
<Shoto…> esalò Izuku, la voce tremante e traboccante di emozioni diverse.
N/A: zan zan zaaaaan!
Finalmente anche Shoto é sul tetto.
Che succederà?
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