27. Contrattempi

[…]
"Your eyes, they shine so bright
I want to save that light"
[…]

Traduzione (alla buona):
"I tuoi occhi, brillano così luminosi
Io voglio salvare quella luce".

-da "Demons"
degli Imagine Dragons


Shoto, più i secondi passavano, più la tentazione di mandare a quel paese il docente avanti a sé cresceva.

Quell'uomo leccaculo e puntiglioso già gli bruciava facilmente la sua pazienza e compostezza, permettendo alla sua acidità di fuoriuscire a gocce, tutte quante corrosive.

Figurarsi se gli stava bloccando l'accesso alle scale e, perciò, gli stava impedendo di correre da Izuku e salvare l'irreparabile!

Il docente di scienze partì col spiegare come mai, secondo lui, il bicolore avrebbe dovuto applicarsi ad una scuola superiore piuttosto che a un'altra. Intanto il ragazzo si perse nei propri pensieri.

La mente prese a lavorare veloce, proiettata in avanti ed in modo fatalista.
Immaginò di arrivare sul tetto col fiatone e di veder cadere come al rallentatore il verdolino. Quest'ultimo, con sguardo assente, si lasciava andare all'indietro a braccia aperte, concedendosi di piangere un'ultima volta, mentre lui era arrivato troppo tardi.

Oppure prese ad ipotizzare che qualcuno dalle classi vicine e del piano di sotto iniziasse a fare gran baccano perché avevano visto qualcosa di strano passare accanto alla finestra e allora tutti si sporgevano urlando dalle finestre.

A quel punto lui sarebbe sfrecciato al piano terra e sarebbe uscito di corsa, dirigendosi verso dove il vociare si faceva forte, data la folla di studenti ancora accalcati dentro o già usciti fuori.

E, in quel momento, avrebbe visto il corpo d'Izuku, col cranio spappolato, la schiena in una posizione strana e così pure una gamba od un braccio.
Si immaginava di barcollare fino al cadavere dell'amico e lì crollare in ginocchio, piangendo, trovando ingiusto quel mondo ed osservando per l'ultima volta il volto d'Izuku, dove avrebbe potuto vedere, nonostante tutto, un flebile ma vero sorriso.

Scosse leggermente la testa, a scacciare quegli orribili scenari e a darsi speranza.
Ritornò alla realtà, proprio quando la campanella di inizio lezioni suonò. Allora il docente di scienze si interruppe, "consigliò" a Shoto di ritornare in classe, andando poi giù per le scale.

Todoroki, ripreso un minimo di animo, scattò verso le scale. Ma sfortuna volle che un bidello lo vedesse e gli rimproverrasse: <Che fai qua? Vai in classe!>, alzandosi dalla propria postazione e dirigendosi verso il bicolore.

Shoto prese a maledire la sua immensa sfortuna, che si stava impegnando con tutta sé stessa a impedirgli di raggiungere il verdolino.

Intanto, sul tetto, il tempo parve fermarsi per qualche istante, mentre i due ragazzi rimanevano immobili e muti.

Il momento fu rotto da Katsuki, che prese a sbraitare <NO, IZUKU, NO!> con evidente inflessione di preoccupazione nella voce.

Izuku volse totalmente lo sguardo verso il biondo dietro di sé.
<Kacchan?> chiese atonale, come se stesse elaborando che, fra tutte le persone esistenti, fosse lì sopra con lui proprio il biondo.

Katsuli notò come gli occhi verdi del lentigginoso parevano spenti, privi di qualsiasi voglia di vivere. Quello sguardo fu una constatazione che colpì con forza dentro il biondo.

Il ragazzo sul bordo del tetto, realizzando che quello che vedeva era la verità, scoprì di essere in parte stupito dalla presenza dell'amico d'infanzia lì, come se l'avesse pedinato, e dal suo atteggiamento. L'aveva chiamato Izuku, non Deku, e lo aveva richiamato con ansia, non rabbia.

<Non ti buttare! Ti prego, Izuku, non farlo!> lo pregò il biondo, avvicinandosi di qualche passo.
<FERMO!> gli gridò l'altro, sporgendosi poco di più, le braccia tese al loro massimo.

Sapeva cosa Kacchan voleva.
Farlo desistere perché altrimenti era certo che sarebbe stato incolpato di istigazione al suicidio, bullismo, violenza fisica e verbale e, con la fedina penale macchiata, non avrebbe mai potuto essere un hero (e la sua vita sarebbe stata irrimediabilmente rovinata).

Izuku sorrise macabramente a quel pensiero: che perfetta vendetta sarebbe stata, quella.
<Ah sì? E come mai Kacchan non dovrei farlo? Così tu hai ancora la fedina penale pulita? Beh,-> iniziò Izuku, venendo fermato dal biondo.

<Non me ne fotte un cazzo di me, ok?! Mi importa di te e basta! Quindi, Izuku, non farlo! Non farlo, non farlo, non farlo!> rispose Bakugou in un crescendo di disperazione, con gli occhi che si facevano mano a mano più lucidi.

<Ah davvero? Non mi é parso così negli ultimi 10 anni...> commentò Izuku, rigirando il volto verso il terreno sottostante.
Perché stava ancora parlando?
Perché, appena visto Bakugou dalla porta, non aveva detto qualcosa del tipo «Come volevi te, Kacchan» e non si era buttato subito dopo?
Perché?

<Lo so cosa ho fatto in questi ultimi fottutissimi 10 anni! Lo so benissimo e la merda di realtà dei fatti mi colpisce ogni stracazzo di giorno, ok?!> replicò Katsuki, le lacrime che premevano per uscire.
<E quale sarebbe questa "realtà dei fatti"?> domandò quasi per sfida Izuku, mascherando il suo enorme stupore.

Katsuki sull'orlo delle lacrime?
Perché si stava per suicidare?
Era davvero possibile?

<Farti soffrire. Ogni cazzo di giorno. Mi fa male dentro, ok? Mi fa FOTTUTAMENTE male dentro. Ricordarsi ogni mattina che ti dovrò ferire perché ormai la costante é quella... Constatare ogni volta che ti vedo che tu sei la vittima e io l'aguzzino... Addormentarsi ogni sera sapendo che il giorno dopo sarà sempre lo stesso... MI FA MALE E NON SO COSA FARE PER USCIRNE CON QUELLO CHE VOGLIO!> urlò, la voce rotta e le lacrime pronte ad uscire.

Izuku alzò le sopracciglia in stupore, ridendo di una risata priva di gioia.
Era semplicemente un'orribile risata.
Si può definire una risata "vuota"?
Beh, comunque ecco come era la sua risata: vuota.
Una risata vuota come lui stesso dentro si sentiva.

<Soffri nel farmi soffrire e nonostante ciò continui? Andiamo, Kacchan! Non mi sembri proprio un masochista, piuttosto un sadico; tu che mi ridi sempre in faccia quando mi fai male in qualsivoglia modo.> replicò Izuku.

<Tutti a questo mondo sappiamo mentire su come realmente stiamo, Izuku. Come so che te puoi fingere e che lo fai da una vita con tua madre, perché altrimenti non penso rivolgerebbe la parola a me o mia madre, io posso fingere e lo faccio davanti a te, a quegli altri tre idioti, alla classe, perfino davanti al mondo! Ma non posso mentire a me stesso! Non posso ed infondo non voglio!>

<E allora su cosa "non puoi e non vuoi" mentire a te stesso?> gli fece il verso Izuku, sedendosi però sulla ringhiera. La sua curiosità (che fosse dannata, almeno a detta sua in quel momento) stava avendo la meglio.

Però Katsuki non ci fece troppo caso mentre raccoglieva tutta la sua forza mentale per parlare, fissando dietro il ragazzo.
Poi guardò dritto negli occhi Izuku.

"Eccola! La luce! C'é una luce nei suoi occhi, é ancora piccola: é così bella... proprio come-".
Si morse un attimo il labbro.

"Ora o mai più." si disse. Non poteva lasciare andare via quell'unica opportunità per dirlo. E non poteva lasciare andare via così Izuku dal mondo dei vivi, poco ma sicuro.

<Non posso e non voglio mentire sui miei sentimenti per te.> iniziò Katsuki, espirando. Izuku lo continuava a fissare, gli occhi brillanti di curiosità.

"Voglio salvare quella luce, é unica…" si disse, per poi parlare a voce alta: <Io provo qualcosa per te, Izuku. Penso sia amore... ma che dico "penso"? Io ti amo Izuku. E da talmente tanto tempo che non saprei neppure dargli una quantità.>

A quelle parole, Izuku spalancò gli occhi.
Aveva sentito bene?
Kacchan… lo amava?



N/A: zan zan zaaaaan! Colpo di scena!
O almeno spero, dato che so voi che voi siete dei lettori complottisti, ma spero che vi sia piaciuto il capitolo e noi ci vediamo la prossima settimana!

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