22. Incidente
"E caddi come corpo morto cadde"
-da "Inferno V" in "Commedia"
di Dante Alighieri
<Che c'é, Nerd, sorpreso di vedermi?> ghignò il ragazzo biondo cenere.
<Ma… non doveva venire tua madre…?> chiese Izuku, confuso, spaventato e teso.
Era triste per Shoto, era in piena auto-distruzione emotiva/psicologica e la presenza di Katsuki, letteralmente una miccia sul punto di esplodere, e abilissimo nel ferirlo, non aiutava.
"Quindi lui é il figlio di quella signora di due domeniche fa? Si assomigliano molto fisicamente, a pensarci bene…" pensó Shoto, fissando truce il biondino.
<E allora? Quella vecchia mi ha costretto a venire fin qua a darti i soldi! E sapevo che fossi deficiente, ma non fino a questo punto!> commentò Katsuki, mentre Izuku subì l'insulto senza dire alcunché, stringendo un po' di più la mano a Shoto.
Una tacita supplica di non intervenire, accettata controvoglia.
<Ma che dico? Sei MerDeku, da te non ci si può aspettare nulla di troppo furbo: un Quirkless che ancora a 14 anni sogna di diventare un eroe->
<Che ne sai che non ho cambiato idea?> domandò retorico Izuku, lasciando trasparire nel tono rabbia.
Si morse poi il labbro inferiore, maledicendosi. Non doveva dirlo a nessuno, se lo era promesso. Dirlo aveva ammettere di perso una sfida con Kacchan e gli altri bulli: non cambiare i propri sogni.
E lui aveva rinunciato al suo desiderio, aveva deciso di cambiare, e stava adocchiando con crescente curiosità un istituto delle scienze umane in città, per poi diventare psicologo, specializzandosi nell'ambito pedagogico.
Il biondino, a quelle parole del verdolino, sgranò un attimo gli occhi, prima di ritornare alla sua solita espressione.
<Va beh, non sono qui per quello. Tieni i soldi che mia madre vi doveva e la finiamo qua!> sbottò poi un po' seccato, sporgendo di scatto il braccio verso Izuku.
Izuku tentennò un attimo, prima di provare ad alzare il braccio, che si fermò a mezz'aria quando l'altro disse: <Ohi, sei tardo? Prendi questi soldi o no?>
Ad Izuku il labbro inferiore tremò, mentre gli occhi si appannarono, e fu costretto a sbattere le palpebre velocemente per impedirsi di piangere.
"Devo essere forte, devo farcela" si ripeté come un mantra in testa.
<Kacchan> pigolò Izuku disperato, praticamente non udito.
Stava cedendo, nonostante ciò che si ripeteva in testa, non ce la poteva fare. Non era forte.
Era empatico, suscettibile emotivamente e piagnucolone.
Erano sue caratteristiche fondamentali e nonostante provasse da anni a cambiarle, non riusciva a fare granché.
Il bicolore notò i comportamenti di Izuku e, non riuscendo più a stare immobile e muto come una statua, "ringhiò" minacciosamente e sottovoce <Bakugou…> trattenendosi molto.
Era pronto a spaccare il volto a quel coglione appena Izuku avrebbe smesso di stringergli con così forza e disperazione la mano.
Katsuki però continuò imperterrito, senza neanche guardare in volto il verdolino, fissando oltre la sua spalla: <Sei così demente o almeno un neurone ce l'hai!? Avendoti attorno da 10 anni ormai so che voi Quirkless siete deboli e stupidi, ma, dai, oggi mi stai facendo ricredere!>
Izuku allungò il braccio, cercando di afferrare i soldi, affinché poi potesse chiudere la porta in faccia al biondino e riprendesse il controllo su se stesso.
Riuscì nella titanica impresa e Bakugou, apparentemente non stanco di insultarlo, continuò: <Oh, una cosa sei riuscita a farla! Miracolo! Ti ci vuole anche tutto questo tempo per formare una frase base? O ci metti->
<Bakugou, smettila. Ora.> impose Shoto, la voce carica di ira gelida, pronta per essere scaricata sul biondino.
Quello stronzo doveva anche solo osare a dire altra mezza parola e nessun Dio lo avrebbe trattenuto dal picchiarlo.
<Sh-Shoto…> balbettò il verdolino, stringendo forte la mano all'amico, pregandolo di stare fermo.
Se Todoroki avesse iniziato a ferire l'altro, sarebbe passato lui dalla parte del torto. E darsi pugni come in una lotta di strada non era una buona soluzione.
Katsuki ghignò malefico, gli occhi brillanti di una luce sconosciuta perfino ad Izuku (che si riteneva abilissimo nel leggere i sentimenti sul volto del biondino).
<Che c'é, MerDeku? Non vuoi che il tuo fidanzatino intervenga?> domandò il biondino.
<"Fidanzatino"…?> chiese il verdolino, non capendo.
<Sei proprio tardo… non é che essere frocio peggiora la situazione? Mah, potrebbe pure essere, per quanto ne so!> proseguì il biondino.
Le guance di Izuku diventarono rosse, stanco di quegli insulti, ora perfino rivolti a Shoto, che non c'entrava nulla. Questi si stava pure trattenendo dal saltare addosso al biondino perché non ce la faceva più a vedere insultato così il verdolino.
A costo di andare in prigione, avrebbe preso a pugni quello stronzo se avesse osato dire una sola sillaba in più contro Izuku.
<K-Kacc-chan…> balbettò Izuku, le lacrime di ira e tristezza che premevano di uscire, il corpo scosso da profondi tremolii.
Katsuki parve ignorare tutto quello e continuò: <Sì, sono io MerDeku, "Kacchan". Che vuoi? Il tuo fidanzato non ti basta? Oh, ho capito!>
E fissando dritto Shoto, evitando accuratamente lo sguardo sempre più distrutto del verdolino, che stava cercando conforto, disse: <É solo un cliente, mh? Beh, da puttana quale sei non mi sorprende che ti ronzi intorno solo perché fai bene il tuo lavoro da cagna.>
Shoto sentì come un orologio interno fare un veloce conto alla rovescia, mentre, accanto a lui, Izuku inziava a singhiozzare senza riuscire a trattenersi.
<E allora, per essere sicuro che ritorni, fai tutto il dolce e gli tieni la manina come si fa tra i bimbi dell'asilo perché sai che, se trova una puttana migliore, ti lascerà indietro e solo come sempre é stato, cagna.> concluse il discorso Katsuki, le labbra piegate in una strana smorfia.
Allora Izuku scoppiò totalmente.
Le lacrime fuoriuscirono come un fiume in piena e lasciò che scorressero sul suo volto, mentre le labbra singhiozzanti diventavano salate.
Midoriya lasciò andare la mano a Shoto, aggrappandosi con entrambe alla divisa da scuola del bicolore, affondando il viso nel petto dell'altro.
Shoto, furente di rabbia per il biondino, avvolse un braccio intorno ad Izuku, a metà schiena, stringendolo a sé.
Non era ancora addosso al biondino solo perché il verdolino gli stava chiedendo conforto, che mai gli avrebbe negato.
<Oh, la cagna si fa consolare dal suo cliente. Merdoriya, ti costerà un altro round con il bastardo mezzo e mezzo per ripagare questo!> commentò Katsuki, apparentemente insofferente alla scena.
Shoto allora perse le staffe.
<Ora basta.> proclamò gelido Todoroki, staccando delicatamente Izuku da sé e spostandolo più indietro, giusto il necessario per essere fuori portata da eventuali calci o pugni.
E, prima ancora che Katsuki potesse comprendere che stesse accadendo, Shoto mollò un cazzotto sullo zigomo al biondino.
Questi indietreggiò un attimo, confuso, prima di infuriarsi e, a pugni chiusi, ringhiare: <Come hai osato, bastardo?!>
Katsuki tentò un colpo, che però non andò a segno, e allora fece di nuovo un passo indietro. Shoto provò a dargli un altro cazzotto, accecato come era dalla rabbia, mentre Izuku pregava loro, immobilizzato nella paura, di smetterla.
Bakugou riuscì a reagire all'offesa altrui, bloccandogli il colpo e spingendolo indietro, mentre protendevauna gamba dietro la caviglia di Todoroki per fargli uno sgambetto.
Shoto inciampò nella gamba altrui, peccato che né frenò la caduta, né cadde a terra, almeno non all'istante.
Appunto perché era inciampato, si era sbilanciato all'indietro ed era arretrato di un passo, prima di cadere all'indietro e sbattere la nuca contro lo spigolo di un mobile all'ingresso.
<Shoto!> urlò Izuku, disperato, piangente senza freni, mentre si chinava accanto al ragazzo a terra. Questi non rispondeva e il verdolino notò, con crescente paura, che il bicolore stava sanguinando dalla nuca.
<Shoto! Shoto! Rispondimi!> strillò Izuku, disperato.
Il ragazzo non rispose.
Midoriya tirò su col naso mentre poggiava la testa di Shoto sulle propria ginocchia, incurante di sporcarsi.
Era inerte, non riusciva a fare nulla, mentre nella sua testa si ripeteva che la colpa era solo sua.
"Se solo non fossi un peso e basta…" si disse, borbottandolo pure.
Katsuki, rendendosi conto di ciò fatto, si chinò accanto al bicolore e, riluttante, prese il polso al ragazzo. Rimase in silenzio qualche secondo, ascoltando le pulsazioni con accanto Izuku che tirava su col naso e piangeva.
<Tranquillo, Nerd. É solo svenuto. Respira ancora.> dichiarò Katsuki, calmando leggermente il verdolino. Questi alzò lo sguardo e lo incatenò con quello del biondino. E per una volta quelle iridi smeraldine non erano intrise di dolore e supplica, ma fiammeggiavano nella rabbia e nella frustrazione.
<Va via.> impose Izuku.
<Eh?> fece Bakugou, sorpreso dall'altro.
<Va.via. Va via prima che io chiami l'ambulanza. Va via e non ritornare. Vattene a casa tua e fa finta che questo non sia accaduto. O giuro sugli dei che ti denuncio e che la tua carriera da hero la puoi salutare con la manina anche adesso.> rispose Izuku, gelido.
Katsuki sbatté le palpebre in rapida successione.
Si stupì di vedere Izuku rispondergli con un minimo di palle e, allo stesso tempo, essere il solito Deku e comunque capace di perdonargli tutto.
Ma sapeva che quel perdono poteva essere velocemente revocato, perciò non tirò troppo la corda.
Si alzò e, lentamente, si avviò verso la porta, mentre Izuku afferrava il telefono ed iniziava a comporre il numero del pronto soccorso.
Katsuki rimase sulla soglia qualche attimo, fissando la scena avanti a sé con una faccia di difficile interpretazione, date quante emozioni gli vorticavano dentro.
Izuku lo fissò ancora una volta, una rabbia soppressa instillata negli occhi.
<Perché?> domandò il biondino.
<Perché cosa?> chiese il verdolino, la voce decisa, così in contrasto con gli occhi liquidi, il dito a pochi centimetri dall'inviare la chiamata.
<Perché…> e Bakugou si fermò, mordendosi un attimo il labbro, prima di continuare la domanda <… perché lo hai fatto? Ancora mi perdoni?>
<Non farmi pentire della mia scelta.> disse lapidale Midoriya.
Katsuki si voltò e se ne andò, lasciando la porta socchiusa.
Izuku fissò la propria porta prendere lo spazio del suo bullo più longevo, non sapendo che si sarebbe terribilmente pentito di quella scelta.
Distolse in fretta lo sguardo e schiacciò la conferma per la chiamata. Una donna del centralino gli rispose e lui, con la voce un po' balbettante, diede le risposte alle domande della donna, che lo aiutò a spiegarsi.
L'ambulanza arrivò dopo poco più di una ventina di minuti, nei quali Izuku rimase fermo, come l'operatrice gli aveva consigliato di fare (<<Dato che non sappiamo l'entità del trauma, meglio non muoverlo troppo>>).
Inoltre, aveva passato il tempo ad accarezzare i capelli del ragazzo svenuto, passandosi fra le dita ciocche nivee e ciocche fulve.
Quel gesto lo calmò, un minimo, ma le voci dentro di sé non si fermarono, sovrastandolo e sussurrandogli delle "verità".
Quando l'ambulanza arrivò, non a sirene spiegate, comunque destando la curiosità dei vicini, gli infermieri scesero e chiesero ad Izuku come fosse accaduto.
Il verdolinò accusò che era scivolato sul parquet molto lucido e aveva sbattuto la testa, svenendo e senza più rispondergli.
I paramedici annuirono e lo caricarono su una barella, per trasportarlo sull'ambulanza. Izuku pregò i paramedici di poter salire con loro, per andare all'ospedale subito, insieme all'amico.
Uno dei due paramedici notò i suoi occhi visibilmente rossi, le guance ancora umide, i pantaloni sporchi di sangue dell'altro che si stava rapprendendo. Inoltre si ricordò che, quando erano arrivati, l'avevano trovato "accoccolato" allo svenuto.
Perciò non ebbe cuore di negarglielo e lo caricarono con l'amico nel retro dell'ambulanza che, silenziosa, si diresse all'ospedale.
N/A: sì, sono stronza.
E nel prossimo capitolo aspettatevi ben di peggio.
Ciao ciao~
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