16. Un vero amico... finalmente?
[...]
Ma ho scoperto che la tua volontà
non conosce fine per me.
E quando le vecchie parole sono morte,
nuove melodie sgorgano dal cuore;
dove i vecchi sentieri son perduti,
appare un nuovo paese meraviglioso.
-da "La fine del viaggio" in "Gitanjiali"
di Rabindranath Tagore
La mattina del giorno dopo Izuku si alzò e, dopo aver fatto colazione e aver ri-ottenuto tutte le sue facoltà mentali, si sedette alla scrivania.
Frugò nello zaino di scuola lì accanto, tirando fuori il taccuino su cui disegnava e su cui aveva iniziato un bozzetto lunedì, ad educazione fisica.
Sfogliò i diversi disegni fatti (colorati o meno) nel corso dell'anno passato, e si notavano visibilmente i miglioramenti, arrivando poi all'ultimo.
Prese una matita e, andando a sola memoria, fece definiti i contorni del bozzetto di quello che era un Katsuki Bakugou durante la lezione di motoria.
Era raffigurato mentre saltava, volto serio mentre un luccichio splendeva in fondo agli occhi, determinato a vincere.
Oh, beh... almeno era come la pensava lui; si lasciava almeno la "licenza poetica" di interpretare le cose a modo suo.
Ringraziò ancora una volta gli dei che gli ebbero permesso di disegnare diverse volte il burbero biondino senza essere scoperto da qualche ficcanaso.
Poteva venir scambiato per un semplice innamorato un po' ossessivo con la propria cotta fino ad arrivare per essere definito un maniaco in piena regola.
Ma non era nulla del genere.
Si stava allenando a disegnare in modo realistico, e quando si è agli inizi, si è soliti usare come riferimenti persone con proporzioni più simili alle perfette, alle canoniche, per poi sempre più allontanarsi dalla perfezione e disegnare anche personaggi volutamente pieni di imperfezioni ma con un loro "carisma".
E, per sua fortuna (almeno se si considerava il suo lato artistico in sviluppo), Katsuki era il miglior modello che avesse spesso sott'occhio.
Mentre stava tranquillamente disegnando, rifinendo la linea tagliente degli occhi, iniziò a risuonare a tutto volume l'inizio di "Freaks" di Jordan Clarke.
"I've been locked in the locker
I was picked last in soccer"
Era l'inizio della canzone usata come suoneria.
Izuku si alzò dal letto e si diresse verso il cellulare, abbandonato sul letto, canticchiando: <"And they say that it's all fun / But their fun, it ain't fun, man, I'm done / And I know we're all different / Our beliefs and religions">
Cliccò per sbaglio subito l'ok alla telefonata, senza vedere chi fosse, canticchiando ancora: <"But I don't see the difference / In me, you / Your, tu /Or moi, vous-">
Una risatina proruppe dall'altro capo del telefono, seguito dal commento: <Dai sfogo alle tue doti canore?>
<T-Todoroki-kun!> esclamò Izuku, arrossendo nel giro di qualche frazione di secondo, realizzando la enorme gaffe fatta.
Provò a scusarsi, continuando con: <Scusami tanto per la stonata che hai sentito! Non mi sono accorto di aver premuto ok alla telefonata! Neppure ho visto che fossi tu! Pensavo ci fosse ancora su la suoneria e->
<Non c'è problema, Midoriya-kun.> lo interruppe Shoto ed Izuku ebbe quasi l'impressione che stesse sorridendo, non potendo esser visto.
<E poi non hai fatto una "stonata"... non hai un'ugola d'oro, beh, non che io posso giudicare, ma non sei una campana rotta. Hai una voce nella norma... E poi, che canzone era? Una d'amore?>
Izuku sorrise, sollevato, e ridacchiò.
<D'amore? Ti sembro il tipo?>
<Mi sembri, nonostante tutto, un po' il tipo da canzoni allegre od amorose, ma... amori da favola.> rispose Shoto.
Izuku proruppe in una risata un po' più forte, mentre si sedeva di nuovo alla scrivania e metteva in viva voce la chiamata. Tanto sapeva che la mamma era andata con Mitsuki, la madre di Katsuki, ad un caffè a conversare, come molte domeniche facevano (anche una a casa dell'altra, a volte).
<Allora mi dispiace rompere totalmente tutte le tue supposizioni. Non sono tantissimo il tizio da quel tipo di canzoni. Sono più il tipo di persona che, appena partite, inizierebbe a cantare a squarciagola canzoni come "Wolf in a sheep's clothing" o "Monster" o "Feel Invincible"...> spiegò Izuku, prendendo in mano la matita.
<Conosci i "Set it Off" e gli "Skillet"?!> chiese stupito Shoto.
<Certo che sì! Ed anche gli "Imagine Dragons" e i "Three Days Grace"...> aggiunse Izuku, un piccolo sorriso di qualcosa rassomigliante all'orgoglio spuntato in volto.
<Sono felice che tu abbia stravolto completamente tutte le mie idee.> commentò il bicolore.
Izuku ridacchiò e continuò con quella lieve ironia: <Sarò lieto di rifarlo, allora.>
I due passarono qualche secondo in silenzio, immersi nei loro affari.
<Che fai?> chiese il verdolino.
<Ah, mi stavo annoiando davanti il pc e ho pensato di chiamarti... Tu?>
<Oh. Bel pensiero. Beh... comunque, io disegno.>
<E cosa?>
<Una persona.>
<Posso sapere chi?>
<Mh... Suppongo di no.>
<Perché?> chiese, un po' inquisitore, il mezzo fulvo.
<Tanto credo che cambierò soggetto.> sviò il verdolino.
<Perché?>
<Voglio provarne un altro soggetto, un po' più difficile da realizzare>
<E sarebbe, se posso sapere...?>
<Tu.>
<Io?>
<Ho detto "tu", Todoroki-kun. Per caso esiste qualcuno che ha "tu" come nome proprio?>
<Suppongo di no... Ma perché me? E come fai? Non puoi ricordarti alla perfezione il volto di qualcuno.>
<Punto uno, sei un soggetto un po' più difficile del mio altro modello, chiamiamolo così, e di sicuro sarà una sfida colorarti. Punto 2, ti ho fatto una foto a tradimento venuta bene ieri mattina, in giro.>
<Mh... E se io non volessi essere disegnato?>
<Non puoi farci nulla, io sono qui e tu a casa tua...>
<Almeno domani mi farei vedere il disegno, a qualsiasi punto tu sia arrivato nel realizzarlo?>
Izuku non rispose subito; un fulmine a ciel sereno piombato come pensiero nella sua mente, facendogli cadere di riflesso la matita di mano.
<Midoriya-kun...?> chiese Shoto, un po' preoccupato.
<È che...> Izuku sospirò, afferrando di nuovo la matita e continuando lo schizzo del volto di Shoto, ma con meno felicità.
<Cosa?>
<È che... domani, a scuola, sarà tutto come sempre. Avrò come aguzzini Kacchan, Kaeko, Roki e Kyuno... e intanto ti eviterò per non crearti problemi...> spiegò Izuku, un po' in trance.
Il verdolino sentì un nodo crearsi in gola dal dispiacere.
<Pensi davvero che, dopo tutto quello che ci siamo detti, ti lascerò solo come un cane?> domandò Shoto, quasi oltraggiato dall'idea dell'altro.
<Ti devo ricordare che, venerdì, hai detto qualcosa sulla linea del continuare il rapporto strano che c'era tra noi e che io ho voluto che così fosse?>
<Ma io->
<Quel che è stato deciso, è stato deciso. Quindi, arrenditi: domani si ritorna alla nostra solita acchiapparella.>
Shoto si lasciò sfuggire un verso che pareva una risata molto mal trattenuta.
<L'hai chiamato cosi quello che c'è fra noi? Una giocata ad acchiapparella?> chiese, l'ironia nella voce dell'albino.
<E dai, fa finta che sia una metafora!>
<Me la spiegherai meglio sulla via di ritorno per andare a casa tua.> asserì Shoto con nonchalance.
<Eh?!> Izuku per poco non si strozzò con l'aria.
<Ti ricordi che lunedì avevamo pattuito che almeno questo me lo concedevi, dato che nessuno ci vedeva~?> c'era una sorta di strafottenza da vincente nella domanda retorica di Todoroki.
Izuku si ritrovò ad ammettere che aveva ragione e sospirò un: <Ricordo, ricordo.>
<Bene, tanto anche se non ricordavi ti avrei convinto per sfinimento.>
<Pensi di potermi battere in una vera gara di testardaggine? Sei messo moooolto male.> commentò il verdolino, ridacchiando leggermente come l'amico all'altro capo del telefono.
<Certo che po->
<Shoto! Vieni a stendere!> fece una voce in sottofondo, dopo un rumore di porta sbattuta.
<Fuyumi...> brontolò il ragazzo.
<Ih, smettila di fare il deficiente davanti il pc e renditi utile! Io ho già messo in lavatrice l'altra macchinata e devo pulire il soggiorno, quindi...>
<Ok, ok. Vengo. Fammi almeno salutare Midoriya-kun.>
<S-sei in chiamata con lui?>
<Sì, ed in viva voce. Midoriya-kun, vuoi salutare mia sorella?>
<Ehm... ciao Fuyumi-chan.> ridacchiò il verdolino.
<Oh, scusami! Non volevo che sentissi certi bisticci...>
<Non c'è problema, anche se credo che mai capirò questa situazione: da figlio unico, non posso delegare tutto ad altri. Comunque, ora vi lascio ai vostri doveri. Ciao, Todoroki-kun> e chiuse la chiamata, divertito.
Quella mezza-urlata dalla così dolce e pacata all'apparenza Fuyumi era stata come una botta di allegria; cosa di cui necessitava molto nella sua vita.
•~-~•
La mattina dopo, Shoto non vide Izuku né vicino ai cancelli, né nella parte anteriore del giardino della scuola. Decise perciò di camminare ed andare verso il retro dell'edificio, dove avrebbero fatto motoria pure quel giorno, trovando però Izuku.
Era appoggiato al muro della scuola, sull'angolo tra il lato ed il retro dell'edificio, la musica nelle cuffiette; canticchiando a fior di labbra il testo della canzone che gli rimbombava nelle orecchie.
<Ciao.> lo salutò Shoto, poggiando una mano sulla spalla del più basso. Questi sussultò sorpreso prima di girarsi e, capito che era il bicolore, spedire il cuore giù per la gola, fino al petto.
<'Giorno Todoroki-kun.> salutò, un sorriso mezzo abbozzato, il verdolino, togliendosi una cuffietta per sentire meglio l'altro.
<Ti ricordi che giorno è oggi, mh?> gli chiese con sfida il bicolore.
Izuku sbuffò, mentre si chinava a terra, poggiava lo zaino e frugava lì in mezzo.
<Certo che me lo ricordo. E scommetto che sei tutto gongolante, nonostante sia solo una camminata di 10 minuti finite le lezioni.> borbottò il verdolino.
<Ammettilo, sei un po' felice anche te di ciò.>
<Mh... Forse.> lo stuzzicò Izuku, ottenendo la reazione voluta.
Shoto inarcò le sopracciglia ripetendo: <"Forse"? Mi ritengo offeso.>
Izuku prese un taccuino dallo zaino, ne strappò una pagina, rimise il taccuino dentro mentre teneva il cartiglio appiccicato al petto.
<E ritieniti pure offeso, se vuoi. Comunque... eccolo. Dato che me lo avevi chiesto ieri...> e gli sbatté sul petto il foglio, prima di dare un piccolo sprint e sfuggire da Shoto, sentendo il cuore fargli male.
La campanella suonò ed Izuku si affrettò ad entrare.
"É per il bene di entrambi fare così, Izuku. Il bene di entrambi. D'altronde... noi saremo ancora capaci di fidarci fino in fondo di una persona? Saremo ancora capaci di essere noi stessi, al 100%, senza sentirci stanchi?"
Scosse la testa, borbottando un disperato: <Non lo so.> mentre attraversava il corridoio e cercava la propria classe.
Intanto Shoto era ancora vicino il retro della scuola, il foglio tenuto contro il petto e leggermente stropicciato.
Il bicolore lentamente tolse la mano dal petto, guardando cosa c'era sul foglio che il verdolino gli aveva dato di getto per poi scappare via da lui.
Si stupì quando vide che c'era disegnato sopra un suo ritratto, almeno del suo volto, nella sua espressione più comune: quella seria; ma più che freddamente astio pareva stesse riflettendo. Il tratto era pulito, si notava a malapena la grafite e solo in certi tratti; ciò voleva dire che quello era il disegno inchiostrato con qualche tratto-pen sottile.
Era pressoché totalmente bianco; solamente gli occhi erano colorati con una precisione assurda, fedelissimo alla realtà, e con una cura quasi maniacale.
"Izuku è davvero bravo a disegnare, potrebbe diventare un qualcuno di rinomato, in futuro, se frequentasse la scuola giusta..." e la sua mente vagò per la tangente, immaginandosi un Izuku all'ultimo anno del liceo artistico, che era intento con una tavolozza a disegnare qualche paesaggio in qualche particolare parco, mentre gli parlava a raffica con un bellissimo brillo negli occhi.
Scosse la testa, dicendosi che stava pensando stupidaggini, prima di dirigersi verso i portoni dell'istituto, il foglio accuratamente piegato in quattro e riposto attentamente nella tasca della divisa nera.
"Questo va dritto sulla bacheca" si disse, ringraziando ancora una volta la sorella per quell'aggiunta alla sua camera.
Difatti, quella bacheca, era un'aggiunta dell'ultimo anno, fatta quando aveva sentito il padre discutere con Fuyumi riguardo quella bacheca "acchiappa-polvere piena di cianfrusaglie" che la figlia aveva installato in camera propria.
Ovviamente la ragazza aveva fatto tutta la santarellina ma non l'aveva rimossa e aveva proposto l'idea anche agli altri due fratelli.
Non serve dire che sia Natsuo che Shoto approvarono e il bicolore decise di riempirla con tutti quei "ninnoli da femminuccia" (come li definiva il padre), che aveva tenuto sino ad allora in una vecchia scatola di biscotti di metallo, nascosta nel guardaroba.
Quando Shoto entrò in classe, si ritrovò davanti una scena più che fastidiosa: Izuku assediato da quei tre deficienti che parevano avere come unico scopo nell'intera vita di tormentare il verdolino.
Midoriya, infatti, quando era entrato e aveva appoggiato lo zaino sul suo banco, si era ritrovato circondato da quei tre tormenti abitudinari, iniziando a spintonarlo ed insultarlo per chissà quale futile motivo.
Oramai aveva perso la speranza di ribattere, perciò lasciava che scaricassero su di lui tutta quella dolorante perfidia, simulando però una sorta di calma sofferenza: non se la sentiva di dar loro ogni volta la soddisfazione di vederlo piangere.
Peccato che quel modo di fare li istigava a far peggio, ma era altresì vero che qualsiasi modo di fare del Quirkless li avrebbe spinti a far peggio, per il semplice fatto che Midoriya era a loro disposizione come punchingball/giocattolino contro cui sfogare chissà quali complessi o problemi.
Ma Shoto, quella volta, non resistette a vedere e basta; mentre andavano giù con parole più pesanti del solito, insinuando fatti o "realtà" che erano 100% di loro frutto, senza basi di verità.
Cose tra cui che fosse un disabile, un paraplegico, un accattone poveraccio, un figlio indesiderato, una nullità, un frocio, una puttana (e Izuku tristemente ironico notò fra sé e sé che quell'ultima parola era ormai all'ordine del giorno) e così a seguire.
Todoroki non si capacitava di come Izuku potesse sopportare tutto quello senza crollare, senza scoppiare ogni dannato giorno.
E quello lo portò a pensare per l'ennesima volta, ma con più attenzione: "Ma da realmente quanto tempo per Izuku è così la sua vita? Passare quasi ogni giorno a ricevere insulti?".
Izuku, in infermeria, gli aveva raccontato del biondino esplosivo e di come con lui quella situazione andasse avanti fin da quando avevano quattro anni (ancora stentava a credere che un bimbo a quell'età potesse contenere e dimostrare certa cattiveria).
Ma altresì vero che, quelle volte che Bakugou era intervenuto, era stato più un tipo manesco, piuttosto che da "molte paroline". Questo voleva dire che l'arrivo degli insulti verbali, quelli seri, quelli pesanti, quelli continui come se fossero mantra, erano arrivati dopo; in prima media, ma poteva pure essere alle elementari.
Allora dentro Shoto montò una rabbia immensa, immaginandosi che Izuku riceveva quella ripetuta dose di insulti da, minimo, tre anni. E di come Izuku fosse ancora lì, capace di vivere, capace di alzarsi la mattina, capace di camminare, capace ancora di sorridere e ancora capace di dimostrare nel suo piccolo che persona stupenda fosse, con tutte le sue qualità.
E si rifiutò di stare in un angolino e far finta che fra di loro non ci fosse alcunché tipo di relazione, e solo perché l'altro voleva così, solo perché Midoriya non voleva che qualcun altro soffrisse come lui.
Quel modo di fare non sarebbe stato giusto nei confronti di quel fantastico ma così sfortunato ragazzo e, non intervenendo, non avrebbe veramente dimostrato quel che proclamava di essere per Izuku: un amico.
Lui voleva davvero essere amico di Izuku e nel senso pratico del termine: ci voleva essere per il verdolino e non nelle retrovie, nel privato; ma lì, in prima linea, affianco a Midoriya ad affrontare i problemi. Perché era quello essere un vero amico: affrontare le cose insieme, affianco, sostenendosi, combattendo contro il mondo a viso scoperto.
E perciò che andasse a fanculo quella volontà, perché Shoto voleva essere un vero amico per Midoriya, che quest'ultimo approvasse o meno.
Perciò si avvicinò silenziosamente dietro a Kaeko e gli afferrò il polso con la mano destra, chiedendo con voce ferma: <Che sta accadendo qui?>
Il ragazzo riuscì a compiere un mezzo giro su se stesso, mentre il polso era ancora tenuto nella morsa dell'altro, con tutta la classe stupita; primo fra tutti Izuku.
"Che diamine sta facendo?!"
<Ehm... non si nota? Il solito. Che c'è? Non è la prima volta che capita che lo vedi, pensavo ti fossi abituato a questa routine anche tu.> rispose Kaeko con una strafottenza disarmante. D'altronde l'unico di cui quel ragazzo aveva un minimo di timore era Katsuki Bakugou, che con quella rabbia pronta sempre ad esplodere come il suo Quirk era una mina totalmente instabile.
Ed ancora non sapeva che avrebbe dovuto aver ben più paura di Todoroki, perché quella che mostrava era una facciata e anche lui poteva avere un bel po' di rabbia da mostrare e sfogare.
Ed anche con la sua unicità era meglio non scherzare: doppio potere, doppio pericolo.
<Volevo capire che cosa c'era dietro tutto questo. E ho capito che c'è il niente. Che siete solo tre tizi che non sanno fare niente di meglio che tormentare chi non può difendersi. Siete penosi.> replicò Shoto, mentre attivava leggermente il suo potere di ghiaccio, mandando giù per la schiena di Kaeko brividi di freddo.
<Eh? Perché tutta questa voglia di difendere la fighettina Quirkless?> domandò Roki, alzando un sopracciglio. Shoto lo fulminò con lo sguardo, dicendo: <Perché penso che non sia giusto tormentare una persona. A maggior ragione se non ha fatto nulla.>
<In realtà una cosa la fa, esiste.> ribatté un'altra voce dalle spalle di Shoto, il quale si girò, ritrovandosi faccia a faccia con Bakugou Katsuki.
Izuku, come la maggioranza dei presenti, trattenne il fiato, mentre l'aria fra il biondo ed il mezzo albino parve farsi elettrostatica. Midoriya ebbe il serio timore che sarebbe potuto scoppiare un casino al pari di una guerra civile, se solo uno dei due l'avesse voluto.
<Esistere è uno sbaglio?> domandò cortese Shoto, le mani lungo i fianchi, già pronto ad attivare il ghiaccio ("od anche il fuoco, poco importa se è di mio padre il potere, voglio arrostire questo stronzo") caso mai si fosse presentato il momento propizio.
<MerDeku è uno sbaglio unico, è anche un errore che semplicemente esista e viva.> replicò piccato Katsuki, un piccolo sorriso sulle labbra, pronto a fare a botte con Mr. FaccinoImpassibile.
Izuku stava già per pigolare, e supplicare, Bakugou di prendersela col suo reale obiettivo, lui, piuttosto che con un esterno alla faccenda come Shoto. Ma non ebbe tempo di agire che il bicolore rispose, lasciando di stucco tutta la classe: <Da dove le hai sentite queste parole? Da tua madre da piccolo mentre si riferiva a te?>
Seguirono secondi di silenzio teso, dove tutti i presenti rimasero con il fiato sospeso. Shoto aveva sganciato una bomba ed una vivente bomba si sarebbe scagliata su di lui di lì a pochi istanti, poco ma sicuro.
Ma un'esplosione, e qualcos'altro di ben peggio, fu evitato dall'arrivo del docente in classe e dal successivo suono della seconda campanella, a segnalare l'inizio delle lezioni.
<Forza, ai vostri banchi ragazzi. E poi è questo il rispetto che si dimostra ad un vostro docente? Neanche un saluto?> rimproverò il professore e tutto parve dissolversi in un attimo mentre tutti, quasi di comune accordo, fecero finta che nulla di particolare fosse accaduto.
Izuku cadde come un peso morto sulla propria sedia, sul volto ancora dipinto lo shock mentre seguiva con la coda dell'occhio Todoroki che andava al suo posto con flemma, come sempre, come se davvero nulla fosse davvero accaduto.
Le ore passarono anche troppo in fretta e in modo sfocato.
Infatti, in men che non si dica, Izuku si ritrovò a sentire suonare l'ultima campanella della giornata, quella che segnalava agli studenti che l'inferno, anche per quel giorno, era finito.
In quel momento, da solo, nella palestra, a guardare Instagram sul telefono mentre aspettava che tutti se ne andassero, parve disincantarsi e realmente svegliarsi; proprio quando dei passi si fecero udibili al di fuori della porta, che si aprì, rivelando Shoto Todoroki in tutta la sua compostezza.
Izuku scattò a sedere, mettendosi lo zaino sulle spalle e la sacca a penzolargli dal braccio, e fissò torvo il bicolore.
<Che ti è saltato in mente, stamattina, prima delle lezioni? Perché sei intervenuto?! Non era nulla troppo fuori dall'ordinario! Cosa ti ho ripetuto mille volte?! Di.non.intervenire. E tu cosa fai? Intervieni! Non capisci che adesso-?!> ma a Midoriya non fu concesso di finire la sua "sfuriata" che il bicolore lo abbracciò stretto, un po' impacciati entrambi dalle diverse cose che trasportavano.
<So cosa forse mi accadrà, ma me ne importa relativamente poco. Sono tuo amico e per davvero, Izuku Midoriya, capiscilo. E questo significa che ti starò vicino, caschi il mondo se facessi il contrario. Non ti lascerò affrontare faccia a faccia quelli lì da solo mai più. Sono tuo amico e questo significa che risolveremo la situazione, o almeno la combatteremo, insieme.> spiegò Shoto, staccandosi da Izuku.
Il cuore del verdolino parve riempirsi di gioia, speranza e fiducia a quelle parole, mentre sentiva gli occhi lucidi. Sorrise leggermente, mentre pensava: "Non posso comandarlo, è una persona. Non posso reprimere la sua volontà; è totalmente fuori dal mio controllo. Lui ha deciso da sé di aiutarmi, di starmi accanto, di essermi amico...".
Abbracciò forte Shoto, sussurrando <<Grazie>> contro la sua spalla, al settimo cielo, anzi, all'ottavo o al nono.
"È tutto così strano, così... fuori dai miei schemi. Dalle mie convinzioni. Tutto questo... è nuovo..."
Izuku si staccò da Todoroki, sorridendo come da tempo non faceva, sentendo quasi male alle guance dopo anni di non "allenamento".
Ma andava benissimo così, voleva dire che era sincero e che si sentiva realmente sé stesso.
"O, per meglio dire, è da così tanto che non mi capita una cosa simile che non ricordo più come funziona qualsiasi cosa a riguardo."
<Riguardo al disegno di stamattina... è fantastico. Sei un portento! Hai davvero molto talento, Midoriya-kun... me lo regaleresti?>
<Certo! Altrimenti perché te lo avrei dato stamattina?> chiese retorico Izuku, arrossato in volto per il complimento riguardo le sue abilità artistiche.
Intanto uscirono dallo spogliatoio maschile, si incamminarono verso l'uscita della palestra posteriore, non chiusa, e si diressero in "fretta" verso i cancelli della scuola, prima che i bidelli li chiudessero.
"Tutto questo è confusionario, bellissimo, strano... incredibile!"
<Comunque, Midoriya-kun...>
<Mh-h?>
<Dovresti sorridere come hai appena fatto in palestra più spesso: hai un sorriso ancor più fantastico del solito.> asserì Shoto, forse con un po' troppa fretta per essere una sentenza detta in modo casuale, le guance leggermente più rosee del normale.
Izuku arrossì come un peperone, iniziando a balbettare, andato nel pallone al complimento, mentre accanto a lui Shoto ridacchiava di sincero gusto, divertito dal modo impacciato dell'altro.
"E forse, in fondo, mi va ben così come è."
N/A: e dopo l'angst e ParanoiaIzuku, finalmente fluff ed il primo obiettivo raggiunto!
Sono veri amichetti, yeee!
-anche se lo so che tutte voi vorreste che fossero ben altro, ma per ora dovete prendere ciò che passa il convento-
Dal prossimo capitolo ci sarà un bel po' di fluff con cui sclerare, ragazze, sappiatelo già.
Un mio modo di fare la dolce prima di ritornare la persona per cui associare "Arylovebooks" come autrice ad una storia significa che si piangerà sangue durante la lettura.
Ciao ciao e alla prossima! :3
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