14. Amicizia vecchia e nuova

[N/A: prima di lasciarvi al capitolo, vi ringrazio per le mille visualizzazioni che ha raggiunto questa storia!
Mi fa molto piacere che, con solo 13 capitoli, abbia già così tante letture!

La mia autostima in negativo vi ringrazia perché le avete fatto guadagnare un po' di punti ed adesso é leggermente in meno negativo.

Detto questo, buona lettura!]

[...]
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.

Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
[...]
Basta che tu mi voglia come amico.
Poi ho capito che siamo veramente amici.
Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:
ho pregato e ho ringraziato Dio per te.
Grazie per essermi amico.

-da "Amicizia"
di Jorge Luis Borges





<Questa foto... Quando l'avevamo fatta?> chiese Izuku, sfiorando ancora la polaroid.
<Una mattina quando c'era... anche mia madre. Adorava le polaroid e aveva portato con sé quella che aveva perché voleva farti una foto con essa, anche per averti un po' sott'occhio, dopo tutte le mie descrizioni... Poi tu avevi insistito e ci ero finito di mezzo pure io.> spiegò Shoto, avvicinandosi al verdolino.

<<Tokkun! Vieni! Senza di te no!>> protestava un bimbo sui quattro anni, i capelli verdi che si muovevano con lui mentre afferrava la mano dell'altro bimbo, vicino la madre.

La donna ridacchiò mentre, con una piccola pacca fra le scapole, incoraggiava il figlio.
Il bambino più alto venne così trascinato dal lentigginoso per poi essere stretto in un forte abbraccio che timidamente ricambiò.

Si vergognava di mostrarsi affettivo davanti la madre; aveva anche avvertito l'amico due giorni prima, quando era venuto a conoscenza della futura venuta della madre.

Però il bimbo lentigginoso non si faceva troppi problemi e sorrise allegro mentre la donna scattava una foto, prendendo l'istantanea già bella che fatta.
<<É venuta benissimo, tesori! Siete bellissimi!>> si complimentò la donna.

<<Tokkun é fantastico! É sempre perfetto!>> asserì il verdolino, stringendo ancora l'altro bimbo, entrambi avvicinatisi alla donna.
Il più alto arrossì leggermente e sussurrò: <<Anche te sei fantastico, Icchan...>>, per poi essere stritolato da una morsa ferrea di affetto.

<<Ti voglio tanto bene Tokkun!>> esclamò il bimbo verdolino, per poi dare un piccolo e fugace bacio sulla guancia dell'altro, mettendosi in punta di piedi, mentre le guance dell'altro diventavano bordeaux.
<<Peccato che adesso non sia riuscita a fare una foto!>> si disse a voce alta la donna, ridacchiando.

Izuku arrossì a quel ricordo, ma sorrise contento.
<Ricordo, ricordo... Era stata una bella giornata, quella.> asserì ed il bicolore annuì, uno sguardo un po' mesto.
Izuku suppose c'entrasse con la madre, di cui aveva parlato al passato. Ma, non volendo tirare fuori la questione in quel momento, tralasciò il fatto.

<Già... Ed era anche da poco che ci conoscevamo... Avevamo avuto subito un'intesa grandissima. Eravamo inseparabili.> commentò Shoto, rivivendo nella testa le risate e le gioie di quei mesi caldi di anni prima.

<Ora ho anche spiegato nella mia testa perché mi eri familiare, una settimana fa, quando sei entrato in classe. A parte... quella...> ed Izuku indicò timidamente la zona di pelle bruciata <... sei giusto un po' cresciuto e i lineamenti sono un po' più... "spigolosi"...>

Shoto sorrise leggermente e commentò: <Lo stesso, quasi, vale anche per te. Quello sguardo verde così particolare ce l'hai solo tu. E poi... avevo avuto pure un senso di deja-vu su quando-> e si bloccò, pensando che stava rievocando atti di violenza su Izuku.

Midoriya sfiorò il braccio di Shoto, per poi prenderlo a metà braccio, continuando: <Quando eravamo sul tetto. Sì. L'ho avuto anch'io. Era in una situazione simile che ci eravamo incontrati, la prima volta.>

Tre bambini coi loro Quirk all'opera sghignazzavano, restando come famelici avvoltoi attorno ad un quarto bimbo dai capelli verdi a terra, sporco di polvere sui pantaloncini e sull'orlo inferiore della maglia.

Inoltre aveva entrambe le ginocchia sanguinanti, un gomito spelato ed il naso gli faceva male da una botta presa.
I tre bimbi sghignazzavano, ripetendo la parola <<Quirkless>>, aggiungendoci commenti come <<inutile>> o <<spreco>> e altro ancora.

Però poi un bimbo dagli occhi eterocromi vide la scena, si avvicinò e chiese: <<Che state facendo?>> fissandoli.
Non gli piaceva affatto quella scena.
Specialmente perché il bimbo a terra, ferito, stava piangendo e pareva che di quelle stesse lacrime gli altri bimbi se ne stessero beando.

<<Quello lì é Quirkless!>> disse il bimbo al centro, indicando quello a terra.
<<E...?>> domandò Shoto, infastidito.
Cosa era, una giustifica? Pessima.

<<Deve sapere cosa é! É nulla!>> esclamò ancora quello al centro, seguito dal coro degli altri due, che ripetevano: <<Nulla, nulla, nulla!>>

Il bimbo a terra si mise seduto e si raggomitolò su sè stesso, piangendo un po' più forte. Gli altri tre sghignazzarono ancora, questa volta in modo più rumoroso.

Quello fece arrabbiare Shoto.
Già vedeva, anzi, intravedeva e sentiva flebilmente, picchia ed urla a casa sua tra i due genitori, con la madre che ne usciva ferita.

Non voleva che nessun altro facesse male come il padre e che nessuno dovesse soffrire come la madre.
<<Basta!>> strillò il bicolore, ghiaccio e fuoco a spuntargli dai rispettivi lati, fuori dal suo controllo.

I tre bulletti, a quello scoppio e veduta di forza dell'altro, se la diedero a gambe levate, lasciando il verdolino da solo, che fissava ad occhi sgranati l'altro.

Il mezzo fulvo si avvicinò, rititando il proprio Quirk, e chiese: <<Riesci ad alzarti?>> porgendo la mano all'altro, che la afferrò con un ritrovato e dolce sorriso in volto, facendo diventare un po' calde le gote del più alto.
Quello era stato l'inizio di una nuova amicizia.

<Già, un po' simile...> asserì Shoto, sospirando.
<Mi dispiace così tanto essermene andato... ti avevo promesso quando eravamo insieme di proteggerti sempre... E poi ti ho lasciato per quasi 10 anni nelle mani di dei mostri.> fece ancora Todoroki, con il rancore per sé stesso a montargli dentro.

<Ma non é stata colpa tua il trasferimento! Non l'hai voluto tu! Poi... uno contro un mondo? Impossibile. Ti sei evitato molte botte... E poi... É anche colpa mia... Ti avevo promesso di scriverti sempre e di rimanere in contatto... Ma mia madre all'inizio non si fidava ad usare Skype e poi... ho ignorato. Ho lasciato in un angolo tutto. Lasciando la nostra amicizia a qualcosa dell'infanzia che mai avrei potuto avere ancora una volta...> spiegò Izuku, sentendosi male.

<Non sei l'unico qua con la colpa, per quello. Anche io, con tutto quello successo, ho ignorato, pregando di incontrarti ancora ma senza fare materialmente nulla. Però... per tanto tempo ho rimpianto il trasloco.> fece Shoto, perdendosi ancora in ricordi.

Il mezzo già rombava, pronto a partire.
Il camion con la maggior parte dei mobili era già partito alla volta della casa nuova, ma ancora c'erano soprammobili e vestiti da trasportare, tutti caricati sul furgoncino affittato per quella giornata, dove già la famiglia era salita.

<<Shoto, é ora di andare!>> lo richiamò la madre.
<<Un attimo!>> esclamò il piccolo rivolto verso la donna, per poi ritornare con lo sguardo allo scricciolo dalla massa capelluta verde davanti a sé.

<<Mi manchi tanto, Tokkun...>> piagnucolò il più basso, stringendo i piccoli pugni dalla frustrazione.
L'altro gli prese le manine fra le proprie e, fissandolo serio, fece: <<Icchan. Tu sai dove abito e io so di te. Possiamo parlarci ancora, ma... con lettere. O altro.>>

<<Non é la stessa cosa...>> piagnucolò il bimbo verdolino, fissando a sua volta l'altro nelle iridi scoordinate.
<<Lo so...>>

Il più basso strinse con forza l'altro a quelle parole sospirate. <<Ci vediamo ancora.>> asserì serio.
<<Certo. E presto.>> promise il più alto.

Il bimbo verdolino si staccò e, con un enorme sorriso in volto, fece: <<Ti voglio tanto tanto bene, Tokkun!>>
<<Anch'io ti voglio tanto tanto bene, Icchan.>> e i due si abbracciarono ancora, stretti, come a non lasciarsi mai.

Poi però il clacson del camioncino suonò con forza, i due si staccarono di fretta a malincuore e Shoto si diresse a bordo del mezzo.
Il più basso salutò l'amico, sportosi dal finestrino, finché non divenne un puntino.
Entrambi si erano allontanati con la tristezza nel petto.

<Beh... ora ci siamo ri-incontrati.> fece però Izuku, leggermente sorridente, per poi oscurarsi in volto.
<Che c'è?> chiese leggermente preoccupato Shoto.

<Tu vuoi essere amico con me solo per riscattarti degli errori fatti in passato, mh? Tu sei legato al ricordo che hai di me, nevvero? Qualsiasi persona sia adesso a te non frega, no? Vedi solo il piccolo "Icchan" di quando avevamo quattro an->

<Non dire cavolate.> lo interruppe Shoto.
Davanti la perplessità del più basso, il bicolore continuò: <Quando ti ho visto in classe, non ricordavo. Neanche quando eravamo sul tetto. Avevo solo sensazione di deja-vu. Appunto, sentivo qualcosa ma nulla di preciso. A casa ho capito. Ma lì, in infermeria, ero incuriosito dalla persona che avevo davanti, affascinato dal ragazzo così fantasticamente particolare che avevo conosciuto, in qualche modo.>

Izuku sentì le guance rosse.
Non era abituato a commenti positivi, e quel "fantasticamente particolare" l'aveva fatto sentire bene, come se per un attimo ci avesse creduto pure lui stesso in quelle parole.

Shoto continuò, però notando il rossore di Izuku e trovandolo estremamente da bambino, eppure comunque così... dolce.
Dolce come l'Izuku che ricordava.

<Arrivato a casa, e ricordato tutto, quella voglia di esserti amico era aumentata. E non solo perché sentivo di nuovo, dopo anni, la mancanza del mio amico d'infanzia "Icchan", ma anche perché volevo conoscere Izuku Midoriya a sé stante, per quel che é ora.>

<No-non capisco...> fece Izuku, confuso.
Infondo, sapeva cosa intendeva, ne era certo. Il suo pessimismo gli diceva di non illudersi, ma lui si aggrappava a quella speranza e voleva sentire quelle parole chiare e tonde.

<Io voglio conoscerti. Ricominanciamo da zero. Possiamo ignorare quel che abbiamo avuto da piccoli, perché troppo tempo é passato e troppe cose sono accadute nel mentre. Possiamo anche non essere più "Icchan" e "Tokkun", per ora. Possiamo arrivare a qualcosa di simile, ma non adesso. Continuiamo con quel che abbiamo iniziato. Con i "Midoriya-kun" ed i "Todoroki" non seguiti per forza da un "kun". Con questa caccia tra gatto e topo, con io che voglio essere tuo amico e tu che mi respingi, con io che voglio mostrare e tu nascondere.>

Shoto prese le mani di Izuku in un gesto un bel po' osato, preso dal brio del momento.
<Continuiamo con questo casino che siamo, che stiamo costruendo come rapporto fra noi due. A me andrebbe più che bene così. E a te...? Vuoi continuare così? Vuoi ritornare a quando eravamo bimbi? Vuoi... dimenticarmi per sempre?>

Izuku si sentì dilaniato internamente, indeciso sul da farsi. La sua parte arresa alla vita gli consigliava mogio di abbandonarlo, facendo così il bene di entrambi.
La parte più stupida voleva far finta di essere ancor bimbi e vivere in una fragile teca di illusioni.

Però una parte piccola, piccola ma forte, gli cantava dolcemente la risposta. Shoto avrebbe ribaltato il mondo pur di averlo amico, lo dimostrava, accondiscendendolo pure nel suo tener "segreto" tutto.

E poi... lui voleva bene a quel ragazzo, freddo con tutti quelli che ferivano e ridevano del suo dolore, schierandosi dal suo lato, quello dei deboli.

E quindi prese una decisione, scalfendo quella muraglia di suoi dubbi, timori, perplessità e pessimismi.

<Voglio esserti amico... Todoroki-kun.>
E, attraverso quelle semplici parole di Izuku, Shoto capì la scelta dell'altro e lo abbracciò stretto in uno slancio di gioia.

Ad Izuku andava bene tutto quello.

Aveva guaddagnato totalmente un amico già conosciuto ma che era tutta una incognita.




N/A: yee, nonostante la deficienza che devo dare al mio husbando in questa storia, ha fatto la cosa giusta!
Da questo momento in poi, le cose andranno meglio...




... o almeno così sembrerà.
MAI sottovalutarmi.
Muhahahahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahah "ψ(`∇')ψ

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