12. Pranzo e non solo da Todoroki

N/A: io, in teoria, questa storia dovrei aggiornarla sabato, ma... finché l'Inferno non ricomincia, cioè fra troppo poco, continuerò ad aggiornare venerdì perché mi va.
Inoltre, vi sarei eternamente grata se leggeste il P.S. dopo il nota autrice in fondo al capitolo. Ma prima... buona lettura!

[...]
Festa è nell'aria, festa in ogni via.
Se per poco, che importa?
[...]

-da "Tre momenti" in "Il canzoniere, parole"
di Umberto Saba

Suonata l'ultima campanella, gli studenti uscirono dalla classe; chi con più flemma e chi con più agitazione, voglioso di non vedere più quelle orribili pareti scolastiche per due giorni.
E poi c'era Izuku, schizzato via dalla classe, che si era appoggiato ad un albero all'angolo della facciata frontale della scuola.

Scrisse a Shoto, sperando lo vedesse subito "Sono fuori da scuola, dietro un albero; quello un po' storto sull'angolo."
Non voleva farsi vedere insieme al bicolore perché non voleva che gli altri fraintendessero e pensassero fossero amici.
No, non voleva condannare il bicolore alla sua stessa croce; come più volte si era detto.

Nell'attesa, si perse nei suoi pensieri e primo fra tutti spuntò la questione dell'abbraccio avuto nei bagni a ricreazione.
Era confuso, perché gli era piaciuto; ed anche tanto.
Ma l'abbraccio non era stato come uno di quelli della madre.
Eppure sapeva che c'era affetto.
Lo sentiva sempre, se c'era, e lo aveva percepito.

E l'agghiacciante idea che stesse diventando, inevitabilmente, amico di Todoroki lo travolse e lo spaventò.
Non poteva fare l'egoista, non poteva.
Non era giusto nei confronti dell'altro.

Però una parte di lui gli ricordò che, comunque, Shoto per primo aveva detto di volerlo come amico, di tenerci a lui e che gli altri gli facevano abbastanza schifo.
Però il mantra della promessa fatta a sé stesso per il bene altrui gli martellava la mente, sovrastando l'egoistico pensiero di avvicinarsi a Todoroki e fregarsene delle "conseguenze".

Shoto, che aveva letto il messaggio appena uscito di classe, attraversò i corridoi, diretto all'uscita e al ora-importante-albero, stupendosi ancora una volta del verdolino.

Un angolino della sua testa gli diceva di arrendersi, ma subito ripensò all'abbraccio avuto nel bagno e, oltre a rievocare un piacevole calore interno, si ricordò la sensazione di protezione che sapeva che Izuku avesse provato.
Aveva sentito come una sorta di calma provenire da Midoriya e percorrerlo a sua volta, data dalla loro vicinanza.

Uscì all'aria aperta.

Era solo maggio, ma già il caldo dell'imminente estate si faceva sentire e ciò non gli dispiaceva.
Vide l'albero storto e qualche ciuffo verde spuntare da dietro il tronco, come una piccola parte della divisa nera della scuola.

Izuku non era molto bravo a nascondino.

Raggiunse il più basso e, poggiandogli una mano sulla spalla, lo ridestò dai suoi pensieri.
Izuku si gira un attimo spaventato, prima di sorridere dolcemente e fare: <Ciao, Todoroki.>
<Ciao, Midoriya-kun.>

Izuku arrossì e balbettò: <A-ah, g-g-già, i-il ku-u-un...>
Shoto gli poggiò una mano sulla spalla in modo rassicurante e specificò: <Se non vuoi, puoi anche solo chiamarmi per cognome.>
Izuku scosse forte la testa e rispose: <É che... é da tanto che non chiamo una persona che non mi odia  con un onorifico, Todoroki-kun>

Shoto, sentendo quella voce chiamarlo così, sentì risvegliarsi dentro sé sensazioni che credeva perdute e che, per ancora, doveva tenere sommerse.
Scosse la testa con vigore, come a scacciare quel pensiero, ed Izuku pigolò: <Andiamo a casa tua, pranziamo e poi mettiamoci al lavoro: prima si inizia, prima si finisce.>

Shoto annuì, andando verso i cancelli della scuola, seguito al fianco dal verdolino, visibilmente più basso di lui. Gli arrivava al mento: gli fece tenerezza constatare nella sua testa ancora una volta ciò.

Si riscosse dai suoi pensieri, strani, e si concentrò sulla strada, totalmente diversa da quella fatta con Izuku lunedì.
<Qua io non ci vengo spesso... c'é qualcosa di particolare?> chiese Izuku, tanto per ammazzare il silenzio.

<Beh, c'é una piccola sala giochi... se vuoi ci possiamo andare qualche volta.> propose subito Shoto, con Izuku che già stava per bocciare la sua idea.
<Non in tantissimi la conoscono. É piccolina, d'altronde. E, ne sono certo, nessuno dei nostri compani ne sa l'esistenza.> specificò il bicolore, facendo annuire sovrappensiero l'altro.

<Quindi ci possiamo andare insieme tranquillamente.> decretò Shoto, ricevendo dall'altro un mugugno incerto.
Beh, sempre meglio di un <<no>> chiaro e tondo.

Camminarono poi in pace fino alla casa di Todoroki, molto grande ed in stile tradizionale giapponese già dall'esterno.
Shoto aprì la porta senza bisogno di chiavi, dato che era già aperta, e si ritrovarono in un piccolo ingresso pavimentato con parquet scuro.

<Ti chiedo di toglierti le scarpe...> e Shoto si chinò, tirando fuori un paio di ciabattine bianche da un piccolo mobiletto, porgendole al verdolino <... e di metterti su queste.>

Izuku annuì e, mentre prendeva le ciabatte di sola stoffa, una giovane voce maschile ma a lui sconosciuta fece: <Shoto, ora parli da solo?>
Il bicolore sbuffò, mentre un ragazzo diciottenne dai capelli bianchi e gli occhi grigi spuntò nell'ingresso.

<Ah, non sei solo. Ciao, ehm... Izuku, giusto? Beh, piacere Izuku-kun> fece il ragazzo dai capelli bianchi ed Izuku annuì, sorpreso.
Il ragazzo sorrise e fece: <Beh, io mi chiamo Natsuo e so il tuo nome perché Shoto ci ha un po' parlato di te.>

Izuku guardò arrossito e confuso Shoto, mentre quest'ultimo voleva fulminare il fratello maggiore: perché doveva dire i cazzi suoi così apertamente senza il suo permesso?!

Natsuo sorrise ancora, un po' furbetto, prima di dire: <Io vado ad avvisare quella là che siete già qua, ok? A fra poco!> salutò l'albino.

Shoto sospirò e fece: <Scusalo. Non sa quando deve farsi i fatti suoi.>
Izuku sorrise dolce e commentò: <Beh, suppongo che comunque tu non abbia detto alla tua famiglia che sono un ragazzo "problematico".>

<Tu non sei problematico.>
<É da anni che non sento un complimento del genere da un non-consanguineo.>
<Devo prenderlo con ironia?>
<Scegli te.>
<Purtroppo, suppongo sia la verità. Il che é preoccupante.>

Izuku non ebbe modo di replicare ancora che una ragazza, sui 16-17 anni, spuntò nell'ingresso; sorridendo timidamente.
Era alta pressapoco quanto Shoto ed aveva i capelli bianchi con qualche ciocca rossa, ma troppo diversa comunque dal perfetto bicolore del fratello.
Anche i suoi occhi erano grigi, ma di un grigio freddo, tendente leggermente al blu.

<Ecco qua allora il tanto parlato Izuku Midoriya!> iniziò la ragazza, avvicinandosi al verdolino; stupito da quelle attenzioni positive.
La ragazza porse la mano e si presentò: <Ciao, io sono Fuyumi, sorella maggiore di questo qua, il "piccolo" di famiglia.>

<Sono alto quanto te, praticamente.>
<Ed io ho più anni.>
<Sei vecchia.>
<Grazie per mostrarti sempre così dolce nei miei confronti.>
<Siamo fratelli, dopotutto.>

Izuku ridacchiò piano, senza volerlo, dicendo: <Suppongo che tutto ciò sia all'ordine del giorno, mh?>
<Ovvio. Non ti é mai capitato?> chiese Fuyumi ed Izuku scosse la testa.

<Sei figlio unico? Neppure nessun cugino o cugina?> chiese la ragazza.
Il ragazzo verdolino annuì, aggiungendo: <Siamo solo io e mia madre. Mio padre sarà da quasi un decennio che non lo vedo, dato che é in America per lavoro. E poi... mia madre e mio padre non hanno sorelle o fratelli, quindi nessun cuginetto.>

<Oh, mi dispiace.> fece accorta Fuyumi.
Izuku liquidò la questione con un gesto della mano, commentando: <Non c'è problema. Dopo anni ci fai l'abitudine a stare per i fatti tuoi. Non riuscirei neanche ad immaginare una vita con perfino due fratelli! Credo impazzirei!>

Shoto sorrise leggermente, evitando di precisare, commentando: <Io sono già pazzo.>
<Allora, pazzoide, smettiamo di importunare il tuo amico ed andiamo a mangiare tutti! Ho fatto la soba, spero non ti dispiaccia, Izuku-kun.>

<Per nulla. Mi piace molto.>
Izuku seguì i due Todoroki un cucina, dove già c'era l'altro ragazzo, Natsuo, che fissava la soba con l'acquolina in bocca.

<Ora puoi mangiare, maiale...> sospirò Fuyumi mentre si sedeva. L'altro non se lo fece dire altra mezza volta ed iniziò ad ingozzarsi coi noodles.
Fuyumi roteò gli occhi, mentre mangiava la pietanza con più calma, gustandosela.

Shoto iniziò a mangiare, facendo rumorosi "slurp", che fecero ridacchiare il verdolino.
Shoto lo guardò confuso e Izuku, imbarazzato, rispose: <É che... boh, non lo so! Semplicemente, mi fa sorridere quel suono! T-tutto qui! S-scusa!?>

<E di che ti scusi? Almeno anche te lo apprezzi!> esclamò Fuyumi. Izuku la guardò confuso per via delle sue parole, ma lei, scuotendo la testa, commentò: <Lascia perdere, cose "nostre".>

<Ok, ok. Però tu non mi avevi detto nulla dei tuoi fratelli, mentre loro sanno tanto di me...> fece Izuku, girandosi verso il bicolore, rivolgendogli una finta accusa implicita.

Se Shoto aveva fatto intendere che erano amici, voleva rimanere al "gioco".
E poi, non gli dispiaceva quell'ipotesi, quella amicizia che poteva sbocciare totalmente col bicolore, ma che lui stesso frenava per paura di ghettizzare Todoroki.

<Si vergogna di noi, ma é normale. Nessuno parla dei propri fratelli, se non per sminuirli o scherzarci su. Però scommetto che Shoto non ti abbia mai detto nulla di male su di sé, no? Beh, rimedio io!> esclamò Natsuo.

E sia lui, che successivamente Fuyumi, iniziarono a raccontare aneddotti di Shoto un po' imbarazzanti e divertenti, facendo ridere di gusto il verdolino, mentre il bicolore moriva di imbarazzo dentro.

Ma, in fondo, sentire Izuku ridere lo faceva stare bene a sua volta. E quindi, che venisse sputtanato a vita se serviva a strappare anche solo una piccola risata ad Izuku.

•~-~•

Finirono di mangiare e, solo dopo mille insistenze, Izuku fu portato via dalla cucina e dai piatti sporchi, che più che volenteroso avrebbe pulito in aiuto a Fuyumi.

<Beh, io mi vado a fare un giro.> disse Natsuo, dirigendosi verso il piccolo ingresso.
<A che ora torni?> chiese Shoto, non alzando di mezza tacca la voce, ma venendo comunque sentito.
<Che sei, adesso? Il Dittatore Fiammella? Oppure Fuyumi?> domandò retorico Natsuo.

"Dittatore Fiammella?"

<Non paragonarmi a lui!> lo rimproverò la ragazza dal cucinotto, per ricevere delle scuse un po' urlate mezzo secondo dopo dall'albino.
<Chiedevo per curiosità. E per capire se ti dovrò aiutare ad evitare Dittatore Fiammella, appunto.> rispose Shoto.
<Non avrò problemi!> assicurò il ragazzo ed uscì.

Shoto sospirò un attimo, come un po' arreso, per poi fare un gesto ad Izuku per farsi seguire. Raggiunsero una stanza con un'enorme finestra all'opposto della porta e le pareti color panna.

Il pavimento scuro era coperto da un enorme tappeto, dove due scrivanie messe di dirimpetto una davanti all'altra troneggiavano nel centro della stanza.

Poi, contro una parete, c'erano diversi scaffali; molti di questi tenevano libri di testo, alcuni che Izuku riconosceva come quelli del loro anno, mentre i ripiani più in alto sfoggiavano voluminose enciclopedie dall'aspetto molto più vecchio dei due ragazzini.

Infine, contro la parete opposta ai tomi, c'era un'intera "impalcatura" di ferro fatta a scaffali, dove risiedeva praticamente una mini cartoleria, con tutti gli articoli di cancelleria utili (e alcuni lì quasi solo a gusto estetico) ad un qualsiasi studente.

Shoto gli chiese di aspettare un attimo e ritornò dopo dopo nella stanza con un portatile, il caricatore apposito ed un mouse wireless. Poggiò l'apparecchio su una scrivania, quella che dava la schiena alla finestra, collegando il portatile al caricabatterie, già attaccato alla corrente.

<Possiamo iniziare. Te la senti o sei in abbiocco e preferisci stare un attimo tranquillo?> chiese Shoto, prendendo il libro di letteratura da uno scaffale.
<Sono ancora abbastanza attivo. Forse sarò stanco più tardi e-> ma non finì la frase che una figura dai passi pesanti aprì la porta.

Si palesò un uomo alto, massiccio, occhi azzurri e capelli rossi proprio come la metà sinistra di Shoto, sguardo più tagliente che indifferente come il ragazzo, con una barba fatta di fiamme e con indosso un costume da hero.

Era Endeavor, eroe delle fiamme.
Il secondo hero più forte al mondo.
'Nemesi giurata dei pompieri e BFF coi piromani.'  come scherzavano diverse page in giro su Instagram.

Intanto, il cuore di Izuku aveva preso a battere all'impazzata dallo spavento e dallo stupore mescolati insieme, il cervello partito per altro mondo.
Cosa diamine ci faceva Endeavor lì?!

Gli occhi freddi di Endeavor scrutarono attentamente i due ragazzi nella stanza, facendo sentire il verdolino in tremenda soggezione.
<Shoto, ti devo parlare. Usciamo un attimo.> ordinò l'hero.

Shoto ruotò gli occhi e fece: <Scusami, Midoriya. Ok, Fiammetta, parliamo.>
Poi avanzò verso l'uomo, che tuonò: <Mostra più rispetto per tuo padre!>

Shoto non replicò, ma uscì dalla stanza, seguito dal padre, mentre il cervello di Izuku metabolizzava il concetto e faceva 2+2 nella sua testa.

Enji Todoroki era il nome vero di Endeavor... come mai non ci aveva pensato prima?!
Quindi Shoto era il figlio del secondo hero più forte del Giappone?!
E non l'aveva mai detto? Perché?!

Quella vagonata di pensieri non ebbe risposta subito, perché Izuku fu distratto dalla frase che sentì dire all'uomo fuori dalla porta dello studio.


N/A: ed ora entra in scena anche il padre migliore dell'anno che, ovviamente, si farà odiare come giusto che sia.

P.S. Ma, distaccandoci da tutto questo... diciamo che potrei aver aperto una page Instagram un po' particolare... ma non dico nulla, perché è tutto spiegato lì! 
Guardate tra gli annunci nella mia bacheca, se mai vi fregasse, e cliccate il link dell'ultimo annuncio fatto!

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