𝟒.𝟐 "Che lo spettacolo abbia inizio"
𝑳𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔 𝒃𝒚 𝒄𝒉𝒂𝒏𝒄𝒆
(Amanti per caso)
𝟒.𝟐
Jacob
"Comunque, devo sapere perché Jacob insiste con quest'assurda storia. L'ho già detto e lo ribadisco, dato che sono ancora una bambina, non ho intenzione di avere figli per i prossimi sei o sette anni. Sono ancora giovane."
"Rallenta." Sussurrai.
"Rallenta? Che cosa? Parla!" Urlò e mi girai nella sua direzione vedendola già con il pugno chiuso.
"Devi avermi frainteso come fai sempre, tesoro. Non ti sembra tanto sette anni? Forse potresti fare un piccolo passo avanti?"
"Certo, ragazzi. Come si può vivere senza un figlio? Un figlio è tutto, Glenna. Un bambino è la cosa più preziosa di una famiglia. Qual è la cosa che fa crescere un uomo?" C'interrogò e scuotemmo la testa. "Un figlio, tesoro, un figlio. Anche se questa ragazza è una fiorista, sarà sempre preziosa per Lucas. Oh, ragazzi... Scusate, sono molto sensibile." Tirò su con il naso e guardò suo marito. "Sapete quando ero incinta, Peter ha fatto di tutto per prendersi cura di me. Ero una donna molto felice. Perché? Perché sapevo che saremmo stati una vera famiglia."
"Mamma, è molto bello quello che hai detto." risposi fingendo di commuovermi.
"Spero anche tu possa provarlo molto presto e che sia felice come lo sono stata io con tuo padre." continuò stringendo la mano dell'uomo.
"Oh, Eliz, che bello." Commentò mia moglie agguantando la mia, tirandola fino a staccarmi il braccio. Mi guardò sognante e fece scorrere le dita sulla pelle. "Spero che sarà lo stesso con Jacob."
"Dovresti perdere un po' di peso, e la gravidanza te ne farà acquistare di più. Dovresti fare prima questo."
Scattò in piedi. "Scusatemi! Me ne vado, così non mangio più." Esclamò girando i tacchi per rientrare dentro.
"Glenna, aspetta!"
"Mi ha frainteso."
"Glenna, tesoro." Riprovò lei senza successo, e sventolai una mano.
"Lasciala andare."
"Bene, Jacob, una mossa geniale. Sto provando a seminare il seme dell'amore materno e tu invece di concimarlo, lo uccidi!" Mi ammonì severamente.
Sbuffai infastidito. "Ok, mamma."
"Non parlare! Vai a scusarti."
"Chiederle scusa?"
"Sì, chiedile scusa."
Posai il tovagliolo accanto al piatto e mi alzai. "Come vuoi tu."
Afferrai la giacca dalla sedia con sdegno e le lanciai un'occhiataccia comodamente seduta, prima di entrare in casa. Salii sopra e cominciai a bussare leggermente alla porta della nostra camera, presumendo che si fosse nascosta dentro per protesta.
"Tesoro, piccola mia... mi hai frainteso. Apri la porta, ti prego." Appoggiai la fronte contro essa e alzai la voce di un'ottava. "Non mi costringere a rompere la porta. Apri, su-" Le mie preghiere furono esaudite e il suo volto tirato si presentò dinanzi. Sorrisi. "Ecco la mia principessa."
Si appoggiò allo stipite e mi scrutò con gli occhi ridotti a due fessure. "Cos'avrei frainteso? Cos'altro significa 'perdere peso'?" Sbraitò. "Se ora mi tratti così, quando sarò incinta, non mi guarderai neppure in faccia. Magari in tre mesi..."
"Quali tre mesi? Così mi spezzi il cuore." Misi il broncio e lei continuò a guardarmi attorcigliandosi qualche ciocca sul dito. "Sto bruciando d'amore per te. Mi sono addirittura presentato alla tua porta, e così mi tratti? Ti amo con tutti i difetti. Anche se sei di 85kg."
Il sorriso le svanì totalmente.
"Jacob, peso 85kg?"
"Così tanto?" Esclamai meravigliato.
"Che cosa significa? Ti uccido, dico sul serio, guarda la tua faccia! Sembri uno spaventapasseri ammuffito!"
Mi agitò contro il pugno cercando di spaventarmi e quando si avvicinò alla mia faccia l'attirai sul mio petto. "Stavo solo scherzando. Non dicevo sul serio."
Si divincolò. "Cosa significa?" Insisté interrompendo le mie effusioni.
"Cara, dovresti perdere peso per stare bene con me, capito?"
"No. Non ho capito."
"Sì, tu sì." Mi osservò stranita, con la bocca spalancata. "No...tu-" Mi schiarii la voce. "Ok... Sto flirtando con te, cara, ma in un modo diverso."
Prese a ridacchiare strofinandosi il naso e mi diede un leggero schiaffetto parlando con voce sensuale. "Che cervello acuto sei, sei misterioso."
"E non aspettarti cose ordinarie da un marito sofisticato, cara." L'accolsi nelle mie braccia e lei ridacchiò. "Flirto così bene che nessuno capirebbe..."
"Beh, non l'avevo capito." Si scusò spostandosi la frangia.
"Va tutto bene." Risposi portando teatralmente la mano sul cuore. "Posso perdonarti.
"Sono stanca di tutte queste maschere e costumi. Iniziamo la sessione per la perdita di peso." dichiarò prendendomi le mani per trascinarmi nella stanza, ma le mollai subito.
"Inizieremo, ma più tardi." Le mostrai l'orario sull'orologio e stirai le pieghe. "Ho una riunione e sono in ritardo. Inizieremo quando torno."
"Non fare tardi." Disse con voce sensuale.
"Mi conosci." Detto questo sfrecciai giù dalle scale per andare in azienda, prima che la piovra dai capelli castani mi catturasse con i suoi tentacoli.
Per fortuna, mi ero salvato in calcio d'angolo da una sua sfuriata.
Lucas
"Tua nonna sarà così felice." Esordí mia madre elettrizzata al pensiero di ciò che stavamo per fare, camminando a braccetto con papà per il sentiero alberato.
"Non hai ancora tolto l'anello, figliolo."
Effettivamente, era ancora infilato al mio anulare ed era la prova tangibile di quanto fossi... codardo.
"Sì toglilo o la nonna si arrabbierà. Dirà che non hai ancora tolto quest'anello e ne indosserai presto un altro."
"Mamma, non ho ancora parlato con Shannon."
"Hai ragione naturalmente, questa è un'altra cosa importante che devi fare al più presto. Ma è meglio che ti tolga quell'anello." Ribatté papà.
"Toglielo, caro. Dai." M'incalzò e lo sfilai delicatamente sentendo quel macigno alleggerirsi...
Tolsi gli occhiali da sole quando raggiungemmo il patío immerso nella natura e nella tranquillità, dove la nonna passava gran parte della giornata da quando era rimasta sola.
"Siamo qui!" Disse e la nonna alzò a malapena il volto dalle sue gambe.
"Benvenuti." Ci salutò fredda e mio padre si fiondò ad abbracciarla prima di accomodarsi sulla panca.
"Scarlett cara." Fece mia madre baciandole la mano e così anch'io, restando all'impiedi con le mani nelle tasche.
"C-Come stai mamma?" Chiese titubante papà e lei si strappò dal naso gli occhiali per la lettura.
"Non. chiamarmi. mamma." Lo incenerí con uno sguardo e lui guardò di rimando la mamma, seduta al suo fianco. "Dove ti sei cacciato in tutti questi giorni?"
"Non né abbiamo avuto la possibilità di venire mamma, perché-" Mi tirò in causa sollevando il braccio. "Stiamo organizzando il matrimonio di Lucas."
"Bene, questo è essere un vero uomo!"
"Grazie, mamma."
"Non mi riferisco a te." Smise di sorridere. "Parlavo di mio nipote. Grazie Lucas. Sapevo che mi avresti ascoltato. Hai fatto la cosa giusta."
"Grazie, nonna."
"Scarlett, con il tuo permesso, dobbiamo subito iniziare con i preparativi per il matrimonio." Gli riferí raggiante mia madre mentre l'altra si lasciava andare contro lo schienale.
"Certo. Certo... Devono farlo subito. Andremo a chiedere la mano di Amybeth, quando saranno disponibili."
"Scarlett, non per contraddirti... ma chiedere la sua mano? Viviamo in un'epoca preistorica?" Le fece notare mia madre sfoggiando un falso sorriso.
"Ai miei tempi si faceva così."
"Sì, mamma, non abbiamo bisogno di queste procedure."
"Volete che vostro figlio si sposi, giusto?" I due si guardarono in faccia inalberati e alzai gli occhi. "Tutto verrà fatto secondo la tradizione, è il minimo per quella povera ragazza! Prima andremo a chiedere la sua mano alla sua famiglia e poi faremo un bellissimo matrimonio."
"Scarlett, un matrimonio modesto sarà sufficiente. In fondo, la ragazza è incinta." Ridacchiò.
"E da quando sei diventata così umile, mia cara?" La punzecchiò la nonna, facendole scomparire l'espressione sarcastica dalla faccia.
"Naturalmente faremo a modo tuo, Scarlett."
"Parlerò con la signora Geraldine. Tutto dev'essere perfetto." Poi rivolse un'altra occhiata eloquente all'altra. "Capito, cara? Mio nipote sta per sposarsi." Alzò il mento con orgoglio e si toccò il petto. "Mio nipote si sposa."
"Certo, non preoccuparti Scarlett."
"Memorizza il numero." Continuò porgendomi il cellulare e annuii sotto gli sguardi soddisfatti dei miei genitori.
Amybeth
Stavo guardando da qualche secondo l'articolo e non riuscivo a credere che la mia faccia fosse stata stampata, in prima pagina, accanto allo scapolo d'oro di New York.
Guardai quell'immagine e sospirai. "Avresti dovuto posare solo tu."
Dalila fece spallucce divorando un biscotto con aria colpevole.
"L'ha fatto, con suo marito, non capisci?" La fulminò e passai il giornale alla biondina. "Cosa c'è che non va in te, eh? Perché sei venuta da noi? Vuoi essere famosa o qualcosa del genere?"
La mora deglutì e il viso le si illuminò all'istante. "Mamma, cosa c'entra questo, mi sono sentita strana quando ho visto i giornalisti."
"Si è sentita- oh, signore..." mormorò facendosi ricadere sullo schienale.
"Guarda quanto sei bella qui!" Esclamò Kyla passandole la rivista.
"Pensi che avrò una fila di corteggiatori, d'ora in poi?"
"Certo, soprattutto quando ti vedranno con tuo marito sui giornali." Sottolineò nostra madre piccata.
"Cos'ho fatto, mamma?" Si chiese mentre preferivo non aprire bocca, limitandomi a masticare con molti pensieri che mi ronzavano in testa.
"Solo ora lo capisce." Bofonchiò.
"E ora ovviamente Lucas penserà che ho chiamato io i giornalisti."
"E perché?" Domandò mia madre.
"Secondo te?" La interruppi innervosita. "Mia sorella è in prima pagina. E il suo caro marito annuncia anche che ci sposeremo!"
"La cosa mi sconvolge ancora di più!" Urlò mamma con la bocca piena, puntando l'indice contro Dalila mentre mangiavo un altro biscotto. "Quell'idiota... Ha detto di essere scappato da un esercito di giornalisti! Vorrei che si fosse affogato con tutto quel cibo quando è rimasto a cena, e fosse morto. Nemmeno un fiore gli avrei portato sulla lapide."
Ad un certo punto, il cellulare squillò e lo presi. "Pronto?"
"Amybeth?"
Deglutii il boccone. "Sì, sono io."
"Sono Scarlett. La nonna di Lucas."
Mi schiarii la voce, improvvisamente un groppo mi si era formato in gola.
"S-Signora Scarlett, quanto tempo... Come sta?"
"Sto molto bene, grazie. E tu?"
Guardai mia madre stranita mentre trascinava la sedia per sentire meglio, facendomi segno di avvicinarle il cellulare.
"I-Io... sto bene, grazie."
"Tua madre è con te?" Spostai il cellulare dall'altra parte e ci piazzò l'orecchio per origliare. "Se non è occupata, vorrei parlarle."
"Mia madre? È molto vicina, troppo vicina... ora gliela passo." Portai la mano sul microfono e le mimai di non fare altri guai. Per poco non si strozzò con il caffè e si allontanò di poco.
"Sto arrivando, tesoro!" Quasi urlò e le passai il cellulare. "Salve, come va? Grazie, anche noi stiamo bene... Oh, davvero. Per cosa?" Chiese sfoggiando un sorriso e alzando gli occhi al cielo. "Non so che dire... diciamo, sabato? Siamo disponibili. Gentilissima, grazie."
Chiuse la telefonata e si portò la mano al petto, iniziando con le solite danze. "Sabato verrano a chiedere la tua mano."
Presi un respiro riempendomi i polmoni di aria, mentre sostenevo il mento sul palmo e sbuffai.
"Grazie a Dio!" Esultò Dalila eccitata come non mai. "Mamma!"
"È incredibile, vero?" Ribatté quest'ultima sedendosi per non svenire.
"Che gioia!" Saltò in piedi esternando le sue emozioni in maniera fin troppo imbarazzante e desiderai di poter scomparire. "Dimentica tutto il resto... Stanno venendo per chiedere la mano della mia bellissima sorellina."
Mi schioccò un bacio sulla guancia e mi portai la mano sulla tempia.
"Perché. A me...? Non può essere."
Lucas
"Abbiamo pochissimo tempo, ma dovremo preparare un matrimonio degno del nostro cognome e dei nostri sposi, capito?"
"Naturalmente." Rispose mia madre scuotendo la testa.
"Lucas bisogna pensare agli anelli. Chiamerai Amybeth oggi stesso e andrai a sceglierli con lei, ok?"
"Potrebbe occuparsene mamma, sono un po' occupato in questi giorni."
"Ci vorrà solo un po' di tempo. L'anello è un simbolo speciale. Entrambi dovete sceglierlo, è personale." Piegai la testa e si sporse di più. "E forse ha bisogno di qualcosa, chiedile cosa preferisce, potrebbe essere timida."
"Okay, nonna."
Annuì soddisfatta e si appoggiò allo schienale. "Ok allora, chiamala ora."
"Nonna, la chiamerò quando avrò tempo."
"Ora." Affermò stizzita.
"Figliolo, qual è la differenza, non far arrabbiare tua nonna, chiamala!" S'intromise papà, non dandomi poi molte alternative.
Amybeth
"Mamma hai detto sabato, ma non abbiamo preparato nulla... bisogna pulire e non c'è tempo!" Piagnucolò Dalila andando in panico.
"Mi è sfuggito... Ora li richiamo e sposto a sabato prossimo."
Stava prenderlo, ma le allontanai la mano stringendogliela per calmare i suoi nervi.
"Mamma, non esagerare, per una volta. Chiederanno soltanto la mia mano. Non facciamone un dramma." Dissi alle ragazze, che però non erano d'accordo.
"AB, questo non succede ogni settimana." Mi rimbeccò la biondina.
"Ha ragione, la prima volta che un uomo ti viene a chiedere la mano... Sii emozionata, sii un po' felice." Scossi la testa. "È come se ti stessi sposando con un senzatetto, non sembri felice."
"Ok, mamma... Ok." Alzai i bordi delle labbra e inclinai il capo, sfoggiando una falsa e patetica espressione. "Contenta ora?"
"Basta. Non prendere in giro tua madre."
Il cellulare interruppe il mio patetico tentativo e lo presi, vedendo il mittente. "Si?"
Dall'altro capo, non c'era la voce dolce di Scarlett, ma la sua. Mimai alle tre che si trattava di Lucas.
"Ciao Amybeth, come stai?"
La solita frase di circostanza.
"Bene... e tu?" Mia madre si accostò come prima e si girò una ciocca dietro l'orecchio.
"Sono felice che tu stia bene, sto bene anch'io." Spostai di nuovo il cellulare. "Amybeth... Mia nonna vuole che scegliamo gli anelli entro il fine settimana. Ovviamente se per te va bene."
"Sì, mi va bene."
"Bene. Quando sei disponib...." Si fermò un secondo. "Sei libera oggi?"
"Lo sono. A che ora?"
"Dopo il lavoro-... Sei libera per le quattro?"
"Ok, bene. Ci vediamo."
"Allora ti vengo a prendere alle 4. Ciao."
"Ciao." Mia madre si rialzò rimettendosi composta e passandosi la mano fra i capelli trionfante. "Ascolta pure tutto, non fare caso alla violazione di privacy." La ripresi seccata e lei sventolò la mano riprendendo a bere il caffè.
Lucas
Mi rimisi in piedi. "Ok, nonna... se questo è tutto, devo andare in azienda per questioni importanti."
"No, tesoro, mi hai reso così felice oggi." Mi avvicinai, ritrovandomi fra le sue braccia come da bambino, e portò la mano sulla mia guancia. "Ho avuto paura... di non riuscire a vederti sposato, a vederti padre, e non avrei avuto pace nella tomba."
La circordai stringendola forte.
"Nonna, non dire così. Sei un pezzo fondamentale nella nostra famiglia."
"Oh, tesoro, ragazzo mio." Ricambiò dandomi delle pacche sulle spalle senza abbandonare il mio corpo.
Mi voltai verso i miei, comodamente seduti. "Ci vediamo."
"Buon lavoro." Mi salutò papà sventolando la mano e quando mi voltai per uscire, vidi due persone molto familiari venirmi incontro.
"Ciao!"
"Zia."
La baciai affettuosamente sulle guance.
"Dove stai andando? Che fretta c'è?"
"Ho molto lavoro" dissi sbrigativo.
Si rassegnò. "Va' bene, ciao."
"Buon lavoro." Mi salutò lo zio di poche parole, girandosi brevemente verso sua moglie.
"Grazie. Ci vediamo."
E mi allontanai prima che l'incontro fra i quattro cominciasse ad entrare nel vivo. Sapevo quanta discordia scorresse nelle vene delle due, e preferivo leggere una pila di documenti, piuttosto che partecipare ai loro litigi.
Amybeth
"AB, non accontentarti di due carati, ok?" Mi consigliò la biondina facendomi roteare gli occhi.
"No, dev'essere delle dimensioni di un dado." Replicò la mora guardandosi la mano, come se lo stesse immaginando.
"Un grande anello, spesso e pieno... niente d'inutile." Fantasticò mia madre mentre espiravo ed espiravo per non perdere la calma. "Ma se ne vogliono comprare un altro più costoso, non dire no, ok? Ti conosco, sei troppo modesta e non parli mai. No, non può. Dovrei venire anch'io. Sceglierei il migliore."
"No, mamma!"
"Cosa vuol dire no? Devi portare tua madre in quei posti. Non dimenticare la tradizione. E se loro l'hanno fatto, io devo ricordarglielo."
"Non osare." Le puntai il dito contro. "Non provarci neppure."
Spalancò la bocca per contraddirmi, ma si arrese. "Come vuoi, cara."
"Mamma, io comincio con le pulizie." Riprese la mora.
"Bene, vai pure. C'è molto da fare."
"Grazie."
"Mamma, vado anch'io." Disse la biondina prendendo la borsetta.
"Dove?" La interrogò.
"Vado a fare shopping per il fine settimana, posso? Dobbiamo essere eleganti." Iniziai a sventolarmi con la mano alzando gli occhi. Era una giornata afosa o erano gli ormoni, che facevano le bizze.
"Ed ecco la questione." Commentò mamma palesemente preoccupata.
"È la cosa più importante." Aggiunse la biondina.
"Dobbiamo prendere un bellissimo vestito per AB."
"Sia il vestito che le scarpe."
"Sei ossessionata da queste scarpe, come se fino ad ora fossi andata scalza." Borbottai irritata e Dalila rise. "Okay, Ky, se insisti cerca qualcosa anche per me."
"Non preoccuparti, AB. Appena ti vedrà, Lucas si innamorerà subito."
"Oh, per l'amor del cielo, sei come una mina vagante." La rimproverò nostra madre contando le banconote.
"Non esagerare, Kyla!"
Sbuffò. "Okay."
"Le persone che sono indebitate mi spareranno, non chiedetemi come pago i prestiti."
"Mamma non ti preoccupare, andrò in un negozio dove si paga anche a rate."
Glieli porse. "Prendili e compra ciò che serve. Basta che non esageri."
"No, no."
"Bene, mamma, andiamo. Ci vediamo." disse la mora alzandosi.
"Kyla, te lo dico per l'ultima, pensa prima di fare qualsiasi cosa. È il mio ultimo avvertimento, se esageri-" l'ammoní agitando il dito.
"Si, ok. Ciao, mamma." Rispose la biondina sventolando la mano e seguendo la maggiore.
"Non guardarmi cosí. Stavo scherzando. Non abbiamo debiti. Piccola mia, non preoccuparti, era uno scherzo" Rise e mi lasciai circondare dalle sue braccia e accarezzare dolcemente la schiena. "Mia cara, andrà tutto bene."
Jacob
"Signor Jacob?" Mi sentii chiamare nel corridoio e alzai gli occhi dal giornale fermandomi.
"Christine quanto sei bella oggi. Lucas non c'è?"
"Non è ancora arrivato, signor Jacob."
"Si vergogna troppo a farsi vedere in pubblico forse?" Chiesi abbassando gli occhi, sfogliando altre pagine.
"Non capisco."
"Cosa non capisci?" Si sporse e incrociai il suo viso confuso. "Immagino che tu non abbia letto i giornali."
"Non ho avuto tempo."
"Ti stai perdendo molto, guarda qui." Sentenziai passandole la rivista, mentre mi dondolavo sui talloni.
"N-Non può essere. Il signor Lucas è fidanzato con Shannon, come possono aver pubblicato una notizia del genere?"
"Possono farlo Christine, se c'è un fondo di verità. Dopotutto è il loro lavoro."
"Ed è vero?" continuò mettendo a fuoco la foto davanti ai suoi occhi sgranati.
"Naturalmente, se flirti con un'altra ragazza prima di rompere il fidanzamento... Crei uno scandalo."
Scosse la testa incredula. "Non è possibile. Come ha potuto il signor Lucas fare una cosa del genere? Non me lo sarei mai aspettata."
"Come non te l'aspettavi? Nessuno si aspetta niente da lui... E tu te lo aspettavi da me? Perché nessuno se l'aspettava? È perfetto? Era su tutti i notiziari."
"Jacob." Qualcuno mi chiamò e mi voltai, trovandomi davanti il diretto interessato che si avvicinò a noi con le mani nelle tasche. "Hai letto i giornali? Christine me l'ha appena mostrato. Sono scioccato. Hanno scritto di tutto. La stampa non ha vergogna." Lo guardai dritto negli occhi e lui s'imbronciò. "Dovevano prima indagare. Dicono che un ragazzo come te stia frequentando una sempliciotta... dopo una come Shannon. Non c'è nemmeno un briciolo di verità. Se è così, mi dispiace per te."
"Non dispiacerti e stai fuori dalla mia vita, Jacob."
"Ora-"
Sorrisi con fare innocente e mi sequestrò la rivista.
"Non hai niente d'importante da fare oltre questo?" Mi rimproverò, gettandola a terra con noncuranza e mi superò per andare nel suo ufficio.
"Certo che sì, non leggo tutto il giorno... Il guaio l'hai causato tu. Perché dovrebbe interessarmi Zumann?"
Mi guardai brevemente intorno e sfrecciai nella direzione opposta.
Lucas
Spalancai la porta talmente forte che avrei potuto distruggerla e la richiusi appoggiandovi il palmo, ritrovando un minimo di controllo; le sue insinuazioni mi davano ai nervi tutte le volte, dava fiato alla bocca solo per sputarmi addosso la sua invidia.
"Guarda in cosa mi sono cacciato. E tutto per colpa di Amybeth... E devo pure comprarle un anello, grandioso!"
Non poteva andare peggio di così...
Jacob
"Interessante... bella fioraia." Dissi sorridendo mentre davo un'occhiata alle immagini, comodamente seduto alla scrivania. Poi sgranai gli occhi. "Quell'uomo?" Piegai la rivista avvicinandola. "Lo conosco!"
Schioccai le dita riflettendo per comporne i pezzi, e improvvisamente una situazione mi attraversò il cervello e a poco a poco diventò tutto chiaro.
"Buongiorno... Cerca qualcuno?"
"Sto cercando un indirizzo."
Quell'uomo un po' svampito e spavaldo che avevo incontrato nei pressi di quel ristorante e mi aveva indicato la strada.
Era lui.
Fantastico...
Ora sí che potevo considerarmi spacciato o dovrei dire.. seppellito.
Scrutai la scritta con espressione terrorizzata. "Il nome della fioraia è... Amybeth. Sua sorella Dalila e il cognato Aymeric... Lui è un suo parente!-" mi bloccai. "Mi riconoscerà quando andremo lì... No, no. Mia madre mi ucciderà se rovinerò i nostri piani." Afferrai di nuovo la rivista. "Aymeric, suo cognato, sua sorella Dalila." Sbuffai, coprendomi le labbra.
Questa non ci voleva!
Dalila
"Ky, non dimenticare di vedere qualcosa anche per me." Le ricordai mentre salivamo la scarpata e lei sembrava immersa nei suoi pensieri. "Cos'é quel sorriso stupido?"
"Niente" Minimizzò sognante.
"Niente? Cosa mi stai nascondendo?" Ci fermammo e le puntai un dito contro. "Hai un appuntamento con quell'uomo, vero?"
"Sì." rispose e riprendemmo a camminare mentre non riusciva a nascondere il sorriso raggiante che le andava da un orecchio all'altro, tipico di chi si è preso una bella cotta.
"Vergognati!" La rimproverai afferrandola per un braccio e costringendola a guardarmi negli occhi mentre un leggero velo di rossore le aleggiava sulle guance. "Se non te l'avessi chiesto, dubito che l'avresti confessato piccola mia. Com'è? È alto... Ricco? ... Affascinante?"
"Certo, te lo faccio vedere." Tirò fuori il cellulare e mi affiancai. "È sicuramente ricco, guarda, questo è l'ultimo modello di auto! Chissà quanto costa una cena qui?" Si chiese mentre ingrandivo la foto del profilo.
"Ed è anche bello."
"Guarda, qui è in azienda!"
"Sono molto ricchi."
"Guarda la piscina, hanno una piscina!" Esclamò euforica mostrandomi un'altra.
"Speriamo che succeda, ma stai comunque attenta... Avrà uno stuolo di ragazze che gli corrono dietro."
"Non preoccuparti, sorellina. Sai che ho aspettato a lungo questo momento. S'innamorerà di me." rispose alzando il mento con superiorità.
"Lo spero." La guardai seria puntandole il dito contro. "Mi dirai tutto, okay?"
"Okay."
"Okay, piccola. Ci vediamo."
La salutai mandandole un bacio volante e proseguii, continuando a fantasticare sul futuro delle mie due sorelline, felice che stessero per realizzare i loro sogni.
Lucas
Sentii qualcuno fiondarsi dentro mentre ero impegnato su alcuni documenti e alzando lo sguardo vidi il mio autista affacciarsi dallo spigolo e fissarmi con espressione indecifrabile. Direi che gli stava frullando qualcosa in testa, ma non sapevo ancora cosa...
"Signor Lucas, posso entrare?"
"Entra." Risposi e lo vidi saltellare fino alla mia scrivania. Posai la tazza per non rovesciarla. "Cos'è quel sorrisone, Paul?"
"Ho ricevuto la tanto attesa chiamata." disse strizzando l'occhio.
"Oh, congratulazioni. Sarai contento ora."
"Sì, grazie." Poi assunse un'espressione seria e sistemò il nodo della cravatta. "Signor Lucas, ha ancora intenzione di uscire?"
"Sì, devo andare con Amybeth a scegliere le fedi nuziali. Perché?"
"Davvero?" domandò con aria sognante. "Wow, gli anelli..." Arcuai un sopracciglio e lui sussurrò. "È meglio che vada da solo, è una questione privata. Paul non può seguirla dappertutto."
"È questo il motivo?" Roteò gli occhi. "O hai qualcosa da fare?"
"Posso dire la verità?"
"Parla."
"La ragazza non può uscire di sera e ora è libera per qualche ora. Se per lei va bene, posso andare via? Vuole davvero vedermi." Quasi implorò. "Sta soffrendo..."
Ci pensai su e alla fine gli sorrisi.
"Okay, puoi andare. Andrò da solo."
"Eccellente! Ho detto ai ragazzi di lavare la sua auto. L'aspetta di sotto."
"Ok, grazie."
"Signor Lucas, forse prima d'incontrarla dovrei ritoccare capelli, barba e baffi...."
"Vai ora, Paul."
Sorrise. "Lei è un grande capo." si avvicinò e fece l'atto di abbracciarmi colto dall'euforia, ma tornò subito in sé quando lo guardai. Aggiustò la giacca e tossí. "Buona giornata."
Mi lanciò un ultimo sorriso prima di uscire e raddrizzai lo schienale, concedendomi del caffè prima di tornare a lavoro.
Dalila
"Ciao Miranda, come stai?" Chiesi alla mia vecchia compagna del college, giocando con una ciocca di capelli mentre camminavo. Era una giornata così meravigliosa e non mi andava di chiudermi fra quelle pareti a sgobbare. "Sto molto bene, e tu? Non sai ancora le ultime novità. Sabato vengono a chiedere la mano di AB. Sí, sì, hai capito bene, sposerà Lucas Jade Zumann! Si faranno cose di alta classe..." Mi fermai. "Okay, ci vediamo domani mattina per un caffè... riattacca." Quando mi voltai mi scontrai con la faccia detestabile del castano, venuto a rompere le uova nel paniere. Lo fissai disgustata e sbuffai. "Volevo chiederti se avessi di meglio da fare che inseguirmi tutto il giorno sperando di avere la millionesima possibilità." Lo squadrai con una piccola smorfia. "Trovatene un'altra."
"No, no... Non m'importa di nessuna se non te, Dali. Mi manchi davvero tanto, non lo capisci? Mi manchi tu, nostra figlia, la nostra casa, la mia vita!" Quasi urlò. "Non ti rendi conto che sto per suicidarmi! Sulla mia lapide scriveranno: 'e' morto per essere stata separato dalla sua Dali." Mi saltò davanti, a un palmo dalla mia faccia sconvolta. "È così facile per te porre fine a tutto questo? Abbiamo ancora una trama per altre cinque stagioni!" Tentai di parlare, ma m'interruppe. "Vedi! Neanche tu puoi vivere senza di me, ammettilo." Mi afferrò per il braccio accostandomi al suo corpo e piagnucolò. "Dali... Noi siamo fatti l'uno per l'altra, come due metà di una mela, non possiamo separarci. Sono a pezzi, guardami."
Stavo per arrendermi di fronte alle grida disperate, poi pensai alle sue azioni ignobili... e slegai la presa.
"Ora solo una cosa mi attira, Aymeric."
"Cosa, Dali?" Sussurrò.
"Soldi." Portai un dito sulla sua bocca per chiuderla. "Trova i soldi e poi ne riparliamo. Sono stanca di essere povera, basta. Ci vediamo." Mi girai e lo piantai lì, al centro della strada.
"Vorrei... Ma non posso! Dove li potrei trovare eh!" Strillò e continuai ad allontanarmi senza dargli retta, lasciandolo annaspare nelle sue pene.
Amybeth
Stavo aggiustando l'ultimo fiorellino della mia creazione, quando il cellulare squillò sul tavolo e guardai l'orario sullo schermo.
"Guarda com'è tardi... E lui chissà che vorrà?" Misi da parte quei pensieri e risposi. "...Sí?"
"Ciao, Amybeth. Sto venendo, tu sei pronta?"
"Sí."
"Ok, dove ti passo a prendere?"
"Ho ancora del lavoro da fare in negozio. Puoi venirmi a prendere qui?" Chiesi con molta difficoltà.
"Ok, puoi mandarmi la posizione?"
"Lo farò" strinsi imbarazzata un lembo della maglietta. "Ci vediamo."
E riattaccai inviandogliela per poi posare il cellulare e controllare la borsa, ma nel farlo urtai la boccia con un braccio e scivolò frantumandosi.
Mi sfuggí un urlo e strinsi i pugni, osservando arrabbiata i cocci.
"Cos'ho fatto! Si è rotto! Questo mi succede perché ho la testa fra le nuvole! Accidenti!"
"Cosa succede!?"
"Mamma..." Indicai il disastro con le lacrime agli occhi.
"Ok, lascia stare. È solo un pezzo di vetro." Sospirai e mi chinai per aiutarla a raccogliere. "Tesoro, non toccare, potresti tagliarti!" Si portò una mano al petto e respirò con calma. "Non fa nulla... Avevo paura che ti fosse successo qualcosa."
Spostai i capelli dietro le orecchie sul punto di scoppiare a piangere.
"Ecco... io distruggo sempre ciò che tocco!"
"Vado, mamma..."
"Vai, tesoro." Mi baciò le guance. "E non dimenticarlo, okay?" Mi ricordò comprensiva. Lo era diventata soprattutto per via della gravidanza ed era impossibile convincerla che non ci fosse alcun pericolo per il bambino.
"Va bene, mamma."
"Bambina mia, te lo dico perché nessuno l'ha mai detto a me. Credimi, ero come te. Guarda cosa mi ha fatto la vita, non voglio che tu faccia la mia stessa fine." Disse prendendomi le mani.
"Mamma, cosa dici?" Chiesi spazientita. "Non dipendi da nessuno, tutti intorno ti amano, ti rispettano. Chi non vorrebbe essere come te? Sono molto fiera di assomigliarti!" Raccolsi le mani sul ventre. "E sono sicura che anche lui lo sarebbe."
Si portò la mano alla bocca e scoppiò a ridere.
"Quindi stai dicendo-" Le gettai le braccia al collo commossa e mi abbracciò. "Piccola mia... sei meravigliosa. Anch'io sono orgogliosa di te, sai? Sono felice di averti messo al mondo." Si staccò accarezzandomi il viso e poi scese sull'addome. "Questo bambino ha vinto il primo premio. Quando ti vedrà saprà già che grande donna avrà per madre."
Questo mi fece versare più le lacrime di quanto non avessi fatto prima e mi coprii la bocca.
"Mi sento così male ora." Piansi.
"Oh, questi ormoni..." Mi prese per mano come da bambina tirandomi. "Andiamo a lavarti la faccia." Mi prese a braccetto mentre tiravo su con il naso e m'immobilizzai nel vedere il riccio che varcava la soglia.
"Lucas..." Sussurrai.
"Salve."
"Stavamo parlando di un film e lei è così sensibile." iniziò mia madre e annuì.
"Beh, tu da quanto eri qui?"
"Ero per strada per aspettare Amybeth e visto che non venivi, ho deciso di entrare."
"Hai fatto bene, caro." Gli allungò una mano che lui strinse cordialmente. "Benvenuto."
"Mi fa piacere rivederla, come sta?"
"Molto bene, grazie mille. E tu?"
"Bene, grazie."
"Mi dispiace che tu abbia dovuto aspettare." M'intromisi asciugandomi gli occhi con il dito.
"No, non importa. Andiamo?"
"Ok." Mi girai automaticamente verso mia madre per salutarla e mi diede altri baci sulle guance.
"Ciao, cara... non dimenticare quello che ti ho detto."
Lo sorpassai uscendo e lui si trattenne per salutare mia madre.
Sicuramente la cortesia era il suo biglietto da visita per conquistare il cuore delle persone, ne ero certa. Mi seguí nel giardino scortandomi fuori.
Appena scesi le scale vidi un auto tirata a lucido parcheggiata lí e mi sentii trascinare in una spirale di ricordi.
Ricordai qualche pezzo di quella notte; ballai, cantai, al di fuori del tettuccio ed ero ubriaca fino al midollo.
"New York, sei ai miei piedi!" Mi tornò in mente, l'avevo strillato a tutti.
"Amybeth...?" Mi chiamò lui e l'osservai di sfuggita. "Stai bene?"
"Sì...Questa macchina è di quella notte? Ricordo bene?" Chiesi indicandola.
"Beh, te lo ricordi."
"Non ricordo tutto... solo frammenti."
Lui sorrise.
"Se bevi troppo è quello che succede."
"Infatti ordinai un cocktail analcolico alla frutta, perché so quello che mi avrebbe provocato."
"Quindi se lo sapevi, avresti potuto evitarlo..."
Lo fissai. "Anche tu, se per questo..."
"Hai ragione." Tagliò corto. "Chiudiamo qui l'argomento. Non voglio litigare."
"Esattamente." Concordai.
"Sali". Aprì la portiera e mi sedetti, fissando il tettuccio apribile sulle nostre teste.
Prese posto dall'altro lato e mi allacciai la cintura, aspettando nervosa che mettesse il piede sull'acceleratore.
Lucas
"Buongiorno, signor Zumann." Mi salutò l'uomo dietro il bancone appena entrammo nel negozio.
"È un piacere vederti." dissi stringendogli la mano.
"Anche per me. E benvenuta anche lei." Si rivolse alla rossa, ripetendo il gesto.
"Buongiorno." rispose timida.
"Come va?"
"Bene, grazie. E a lei?"
"Sto bene, grazie." minimizzai gettando un'occhiata alla ragazza al mio fianco.
"Come posso aiutarvi?" Chiese subito fissandoci entrambi.
"Vorremmo vedere gli anelli." Annunciai e l'uomo slittò da un viso all'altro interrogativo.
"Vi faccio vedere."
"Per favore." Si spostò dal bancone e sparì per qualche istante. "Guarda e scegli quello che vuoi, lascio a te la scelta."
"Non né ho davvero bisogno ma, è solo una procedura."
"Esatto." Concordai.
La sentii sospirare pesantemente mentre giravo il volto nella direzione opposta. L'uomo fece ritorno con una custodia e l'appoggiò sul bancone.
"Ecco i nostri modelli."
"Una fede nuziale semplice senza pietre, dritta, la prego." Propose Amybeth e tenni lo sguardo su di lei per decifrarla.
"Uno dei più semplici, è molto popolare." Osservò l'uomo porgendoceli. "Provateli." Facemmo ciò che ci era stato detto, quasi per noia, infilandoci gli anelli che avrebbero dovuto simboleggiare la nostra unione. "Vi stanno bene."
Ci guardammo all'unisono.
"Va bene?" Domandai sorpreso sul fatto che si fosse già accontentata. Scosse la testa. "È tutto?"
"Sì."
Mi girai verso l'altro facendogli un sorriso. "Ok, prendiamo questi."
"Volete vedere un anello con una pietra? Abbiamo bei modelli."
"Davvero? Oh, guardiamoli."
"No." m'interruppe lei. "Non è necessario. "Solo un semplice anello... perché le pietre lucide lo oscurano."
"Dici sul serio? Possiamo guardarli, se vuoi."
"Davvero, non voglio."
"In realtà, la signorina ha ragione. Quasi tutte le donne apprezzano l'anello con la pietra, ma credo che a lei piaccia la semplicità."
"Sì." Confermò.
"A proposito, devo dire ch'è da più di venti anni che sto in questo settore. Ma è davvero la prima volta che vedo una donna scegliere la semplicità." Sorrise. "La signorina renderà le cose più facile, signor Lucas. È un uomo molto fortunato."
"Grazie."
"Ora lo incarto." Disse sparendo di nuovo.
"Grazie mille, signor Faith."
"Di niente, signor Lucas."
Fissai ancora una volta quella misteriosa e intrigante ragazza dai capelli rossi, ma lei distolse il viso per guardarsi intorno.
Buonasera ragazzi!
I'm back! Le long Fanfiction tornano con gli aggiornamenti... Vi sono mancata? Mi ha fatto bene staccare un po' la spina e scrivere qualcosa di short... Ma ora concentriamoci su questo nuovo capitolo luuuuungo.
Dovevo farmi comunque perdonare!
Allora la nonnina sprint Scarlett è decisa a farli sposare ad ogni costo e grazie a questi momenti il nostro ricciolo potrebbe convincersi che Amybeth è una ragazza meravigliosa.
Visto ch'è convinto ancora della sua colpevolezza. Spero di non aver fatto confusione con i vari pov, ma rispetto a "Signor Sbagliato" questa storia ha vari filoni narrativi e coppie... Al primo posto sempre loro: I Lucamy. A seguire Aymeric e Dalila e terzo... Paul con la misteriosa Kyla.
E beh, si.. Jacob con Glenna...
Purtroppo dovremmo digerire la cavalla, eh... Lei sì che non mollerà la presa dai prossimi capitoli, quindi FATE MOLTA ATTENZIONE.
Cosa succederà durante questi preparativi? Sabato Lucas chiederà ufficialmente la mano di Amybeth.
Tutto andrà per il meglio... oppure ci sarà il solito elemento fastidio?
Gli antagonisti potrebbero combinare qualche bel pasticcio.
Per chi non lo sa, ho anche iniziato a pubblicare i capitoli di "Your Home Is Your Destiny" proprio a gennaio.
Presto lavoro ai nuovi capitoli di "Signor Sbagliato" e anche "Strawberry Scent". Nel frattempo fatemi sapere se vi piace, mettete una stellina e condividete le ipotesi riguardo questo capitolo.
È un po' lunghetto, sorry.
Ah... Stanotte arriva anche la Befana.
ADORO.
*Love
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top