𝟑.𝟒 "L'accordo è l'inizio di qualcosa o della fine."

Grafica realizzata da me.

𝑳𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔 𝒃𝒚 𝒄𝒉𝒂𝒏𝒄𝒆
(Amanti per caso)

𝟑.𝟒

Lucas

C'erano tante stranezze che non riuscivo a spiegarmi.

Come faceva mio cugino a sapere che non avevo incontrato Shannon quella sera ma un'altra ragazza?

Non ricordo di averglielo detto. Mi diedi una controllata allo specchio del bagno, poi tornai in ufficio deciso ad indagare.

Appena udirono il rumore della porta smisero di bofonchiare a bassa voce e si girarono nella mia direzione.

"Caro Lucas, sono così desolata per prima."

"Non importa, zia. Non è successo nulla." Risposi raggiungendola vicino alla scrivania con le mani nelle tasche.

"È meglio che vada. Ero solo passata per una visitina. Avrai molto da fare e non voglio disturbarti.

"Per favore rimani zia. Ordino qualcosa? Caffè?" Proposi.

"No, no. Lascia stare, tesoro." Si sporse e mi diede due umidi baci sulle guance.

"Mamma, ti accompagno." Si offrì il castano con atteggiamento servile.

"Bene, andiamo. Riguardati Lucas."

"Ci vediamo, caro Lucas."

Mi salutò con un sorriso soddisfatto prima di seguire la madre fuori, lasciandomi interdetto. Cosa stava architettando? Qualsiasi cosa fosse, non avrei lasciato nulla al caso.

Appoggiai il palmo sulla scrivania e afferrai il cellulare, scorrendo nella rubrica dei miei contatti il suo nome e misi in chiamata.

Ero felice che le cose si stessero sistemando e avesse deciso che firmare il contratto conveniva ad entrambi.

Amybeth

Stavo completando una delle mie creazioni, aggiustando al suo interno dei piccoli conigli di plastica, quando lo squillo del cellulare mi fermò.

Lo presi e guardai lo schermo per un momento prendendo un respiro, prima di premere quel bottone. Immaginavo già di cosa avrebbe voluto discutere, qualche ora prima avevo detto di sì al suo contratto e naturalmente bisognava concludere in fretta.

"Pronto?"

"Ciao Amybeth. Sono libero per le sei, per te va bene?"

"Certo."

"Allora ci vediamo nello stesso posto?" Continuò.

"Va bene."

"Okay. A più tardi."

"A più tardi."

Staccai senza aggiungere altro e ripresi a lavorare, sentendo la coscienza suggerire che avrei dovuto valutare con più calma possibili conseguenze.

"Chi era, tesoro?" Chiese l'inconfondibile voce di mia madre.

Mi girai appoggiando il cellulare sul bancone, mentre lei e le mie sorelline attendevano una risposta.

"Lucas... Posso andare ad incontrarlo?"

"Certo che puoi. Dopotutto hai deciso di sposarti. Ma digli che dovrebbe venire a chiedere la tua mano al più presto. Dobbiamo fare le cose in maniera ufficiale." Affermò.

Tutti quei discorsi sul matrimonio mi stavano provocando una forte emicrania e mi piegai sul tavolo con la mano sulla fronte.

"Mamma, perché vuoi affrettare le cose? Ci vuole tempo. Non possiamo cambiare i mobili, ma dobbiamo pulire ogni angolo della casa. Poi puliremo le pareti, sfregheremo i tappeti e..."

"Santo cielo!" Urlò nostra madre.

"Ci vorrà minimo una settimana per fare tutto." Frignò la mora.

"No, non avremo bisogno di sette giorni. Possiamo farlo in due, siamo tre donne."

"Ma l'importante è sapere cosa indosseremo. Acquistare vestiti e scarpe nuovi per l'occasione." Intervenne la biondina incrinando la voce. "Soprattutto per AB."

"È così difficile sposarsi con uno ricco al giorno d'oggi. Dobbiamo organizzare tutto nei minimi dettagli. Pensare agli invitati, il luogo, il cibo..." Ruotò il busto con una smorfia. "Ah, mi sento male..." Portò le mani sul cinturino per togliersi i sandali e Dalila si accovacciò per darle un aiuto. Ne tolse uno e lo scaraventò lontano con il piede.

"Mamma, non devi preoccuparti." Dissi con fare premuroso.

"Certo che mi preoccupo! Quante volte ti sposerai o qualcuno verrà a chiedere la tua mano?" Dalila mi squadrò torva e sbatté le braccia per farle aria. "Farò tutto ciò che posso, e se non ti sta bene, chiuso il discorso."

"Vai mamma! Che leonessa abbiamo qui!" Squittí Kyla e l'altra reagì di conseguenza.

Agguantò l'altra scarpa stringendola nelle mani mentre era sul punto di tirargliela addosso a mo' di fionda.

"Prova a ripetere questa stupida frase e te la faccio ingoiare!" La biondina si drizzò di colpo di fronte a quella minaccia. "Leonessa..." Ripeté con un verso di fastidio, facendo cadere l'arma a terra.

"Mamma... calmati o ti salirà la pressione." Consigliò Dalila accerchiando le sue spalle e accarezzandogliele con fare materno.

Sospirai pesantemente, estromettendomi ancora una volta da quei ridicoli discorsi sulla mia futura vita da "moglie".

Jacob

"Bisogna assolutamente scoprire l'indirizzo di quella ragazza." Mi comunicò mia madre, smettendo di sventolare il foglietto, con su scritto il numero sgraffignato dal cellulare del ricciolo. Il piano stava filando liscio.

"Mamma, non ti conosce affatto, come pensi che possa dartelo? È povera, non stupida!" Le feci notare spostando di tanto in tanto lo sguardo dalla strada.

"Perché pensi questo? Non preoccuparti, Jacob. Troverò un modo efficace e userò il mio bellissimo intelletto naturalmente."

La fissai ancora scettico.

"Già. Che la fortuna ti assista..."

Sorrise e aprì la borsetta.








Amybeth


"Mamma, ma cos'è?" Domandò la mora incuriosita, mentre nostra madre si rigirava nelle mani un sacchetto di velluto rosso. L'unico oggetto pregiato che possedevamo.

"Aspettate, ragazze. Tan! Tan! Tan!" Esclamò, infilando le mani all'interno e mostrandoci due bracciali luccicanti. Dovevano essere i suoi gioielli più cari, quelli di nonna, e i miei occhi si inumidirono mentre mi sventolavo con una mano.

Mi sentivo in colpa.

Avrei potuto ribellarmi a quell'appuntamento, così questa gravidanza non sarebbe capitata e non avrei avuto a che fare con quel tizio. Avrei potuto innamorarmi di nuovo magari e non sposarmi per solo sei mesi. Invece era tutto finito in malora, e per colpa mia, ci saremmo disfatte di quegli oggetti.

"È tutto. Scambiali con soldi e mi raccomando ottieni un buon prezzo. Dí loro che faremo lì gli acquisti per le nozze. E non farti imbrogliare." Lo porse alla biondina insieme alle sue raccomandazioni e misi il broncio.

"Tranquilla, mamma." Rispose Kyla infilandolo nella borsa.

"Mamma?" La chiamò Dalila, girando gli occhi in silenzio. Mia madre la fissò piegata sulle ginocchia, poi incrociò il mio volto con faccia scocciata.

"Quando gira gli occhi come una civetta sta per dire qualcosa di brutto..."

"Mamma, hai detto ch'era abbastanza, ma..." Si bloccò e m'indicò con un cenno della testa. "Dobbiamo comprare qualcosa per la dote..."

"Lo faremo. Non chiederemo aiuto a nessuno."

Dalila le mandò un bacio volante.

"Ma di che dote parlate? Si sposerà con l'erede della famiglia Zumann." Commentò Kyla, facendomi piegare le labbra in una smorfia e alzare gli occhi al cielo. Dalila dal suo canto la spintonò sul braccio.

Sai quanto può interessarmi se navighi nell'oro o meno. È talmente antipatico e menefreghista che nessuno potrebbe mai pensare che sia l'uomo giusto per una come me. Ma ai loro occhi è un partito che nessuno si farebbe scappare.

"Va bene, ma dobbiamo comprare qualcosa. Non devono sparlare di noi."

"Non c'è n'è bisogno, mamma." Obiettai.

"Ma che stai dicendo, Amybeth?" Domandò mentre le mie sorelle puntavano le loro espressioni esterefatte sulla mia figura.

"Voglio dire... è successo così velocemente. Non ho avuto il tempo di metabolizzare tutte queste notizie."

"Mamma, non credo che utilizzerà quelle cose." Puntualizzò la biondina facendo le virgolette con le dita.

"E perché no? Ci sono grandi offerte sul mercato. Sono importanti le posate. Se acquistiamo un set completo, penso che basti."

"Compreremo anche piatti di porcellana." Propose la mora.

"Giusto." Si aggreggò l'altra.

"24 pezzi saranno sufficienti."

Il cellulare squillò e mi segnalava un numero sconosciuto. Ignorai le loro chiacchiere e mi portai il cellulare all'orecchio.

"Pronto?"

"Ciao, buongiorno!" Squittí una voce femminile dalla parte opposta.

"Si?"

"Signorina, la chiamo dal negozio Bride Lovers." Annuii. "Congratulazioni, lei fa vinto un set completo di 61 pezzi da cucina."

Sgranai gli occhi e agitai la mano per catturare l'attenzione delle tre, che nel frattempo avevano smesso di parlare.

"Io ho vinto... un set completo da cucina?" Ripetei incredula.

"Cosa?" Sussurrò mia madre, poi si coprì la bocca e si sedette sulla poltrona. "Com'è possibile?"

"Senta, c'è stato un errore. Non ho mai comprato nel vostro negozio."

"No?" Poi riprese con il solito tono. "Va bene, d'ora in poi venga pure a conoscere i nostri prodotti. Ci troviamo a Avenue Street. Non se ne pentirà! E ancora congratulazioni!"

"Forse non capisce. Non voglio nessun set da cucina." Esclamai drizzandomi. "E inoltre non so chi sia."

"Non lo vuole? Chi non vorrebbe un regalo gratis? Se gentilmente ci fornisce il suo indirizzo, glielo recapiteremo. Non è necessario alcun pagamento per la spedizione."

"Assolutamente no! Non ho ordinato nulla! Perché dovrei darle il mio indirizzo?" Insistei, sempre più nervosa.

"Cosa sta dicendo? Chi è?" Chiese mia madre.

Mi allontanai leggermente dalla cornetta. "Chiamano dal negozio Bride Lovers, insistono nel voler spedire un..." Tentai di spiegarle.

"Dammi il telefono. Ci parlo io."
Senza troppi preamboli, me lo strappò dalle mani e rispose. "Buongiorno. Lei chi è? Cosa vuole?" Si spostò con la sedia e accavallò le gambe. Restò ad ascoltare per qualche secondo, poi continuò, con una mano fra i capelli. "Bene, ma prima vorrei chiederle una cosa. Siete truffatori? Perché se è così, riattacco e vi denuncio." Poi alzò la voce di un'ottava. "E perché vuoi inviarci regali, carina? Facciamo così. Tu mi porti questo benedetto pacco e lo lasci fuori dalla porta, ma se chiedi anche un solo centesimo chiamo immediatamente la polizia. Vedrai di cosa sono capace..." Girai lo sguardo sospirando. "Certo. Scrivilo pure." Protestai in silenzio, ma se ne fregò altamente e dettò a quella sconosciuta il nostro indirizzo.














Jacob


"Sì, grazie mille. Ancora una volta, congratulazioni." La guardai mentre era intenta a scrivere, poi staccò grugnendo. "Stavo quasi morendo per ottenere questo stupido indirizzo."

"Non posso crederci. Sei una professionista." Dissi staccando il palmo dal volante mentre sogghignava avendo raggiunto il suo obiettivo.

"Era il mio vecchio lavoro."

"Che lavoro? Eri una truffatrice in incognito?" Chiesi sarcastico.

"Non essere ridicolo Jacob. Lavoravo in un'agenzia matrimoniale." Spiegò.

Mi voltai, di scatto. "Agenzia matrimoniale?"

"Sì. Dove pensi che abbia sedotto tuo padre?"

"Mamma, cosa sentono le mie orecchie? Hai flirtato con mio padre in un'agenzia matrimoniale?"

Lei ridacchiò. "Certo. Tuo padre e tua nonna vennero al negozio per un grosso acquisto. Quella è stata la prima volta che l'ho notato e subito mi sono sentita attratta dal suo charme... Purtroppo stava per sposare un'altra."

"Un'altra? Rallenta!"

La fissai ancora e strabuzzò gli occhi. "Ti ho raccontato tutti i segreti del mio passato." Mi tappai automaticamente la bocca con una mano. "Jacob! Guardami negli occhi." Ubbidii prontamente. "Dimenticalo e guarda la strada. Portami a casa e vai a quest'indirizzo, okay?" Ordinò porgendomi il biglietto.

Abbozzai una smorfia.

"Mamma, perché devo andare lì, a un indirizzo che non conosco?"

"Devi vedere dove si trova esattamente la casa di quella ragazza. Raccogliere informazioni su di lei e la sua famiglia e farlo in modo discreto, okay?" Aggiunse.

"Va bene, diventerò una specie di detective grazie a te." Dissi con tono basso, come fossimo nel bel mezzo di una missione segreta.

"Ti dirò in seguito quale sarà il prossimo passo. Non voglia sovraccaricare la tua testa di troppe informazioni."

Osservai il rettilineo con espressione vacua e ruotai il viso nella sua direzione, come un robot.












Amybeth

"AB, pensa un po'..." Cominciò Kyla appoggiando il gomito sul bordo del divano. "La mamma ti dice di sposarti e tu... magicamente rimani incinta." Ruotai gli occhi. "Stavamo parlando di posate e scopri di aver vinto un set completo da cucina. Tu questo come lo chiami?"

Dalila le diede un colpetto sul braccio. "Devi ringraziarla."

"Oh, ma certo. Ti do un bacio." Scattò in piedi e tentò di avvicinarsi

"No! Siediti." Strillò nostra madre fermandola, prima che provasse a sfiorarmi e mosse il braccio, come per scacciare una mosca e la biondina tornò seduta accanto a Dalila. "Non osare toccare tua sorella. Una incinta è già abbastanza in questa casa."

"Sì, che benedizione, è meraviglioso... Ma tutto è semplice visto da fuori." Sentenziai slittando lo sguardo su entrambi i loro visi.

"Ora vai e non vendere i bracciali a poco prezzo, mi raccomando."

"Okay, mamma. Me ne vado, ciao!" Ci salutò la biondina recuperando la sua borsa e imboccando l'uscita.

"Sta attenta." Le gridò alle spalle.

"Okay." Rispose sbrigativa, mentre la mora continuò a sventolare la mano, spaparanzata sul divanetto.

"Tu, smettila di stare seduta!" La richiamò nostra madre posando la tazza sul tavolo. "Cominciamo subito i preparativi. Occupiamoci degli ordini e poi andremo a casa per fare le pulizie. Abbiamo molte cose da fare."

Spostai gli occhi su entrambe.

"Non preoccuparti, mamma. Se penso ad Aymeric e alla sua bella faccia tosta farò brillare tutto come uno specchio!" Disse gesticolando e strappandomi una risata.

"Speriamo." Rispose allacciando i sandali.

"Andrà tutto per il meglio." Fece Dalila abbandonandosi placidamente allo schienale con la testa all'indietro.













Aymeric

"Brutto ronzino!" Esclamai seccato vagando sulle righe per poi alzare la testa e puntare lo sguardo sulle due giovani che stavano oltrepassando il marciapiede. Mi affacciai e fischiai per catturare la loro attenzione. "Ragazze!" Ma improvvisamente il mio sguardo si spostò su un'auto grigio metallizzato tirata a lucido, che aveva da poco accostato di fronte al locale.

Mi sedetti e ripresi in mano la penna mordicchiandola, mentre un uomo in abiti d'ufficio, dall'aria aristocratica, era sceso dalla vettura e si era tolto gli occhiali, osservando un pezzo di carta. Poi mentre si stava dirigendo a passo spedito verso l'entrata, intercettò un uomo e gli chiese indicazioni, ma quello scosse la testa desolato.

"Non lo conosce?" Sentii bofonchiare mentre lo raggiungevo alle spalle.

"Ciao. Cerchi qualcuno?" Chiesi.

"In effetti, cerco un indirizzo."

Ridacchiai. "Conosco questo quartiere... come le mie tasche."

"Ah, sì?" Dichiarò sorpreso gettando poi uno sguardo al foglietto. "Ehm... Hell's Kitchen, sa dov'è?"

"Questa è Hell's Kitchen."

"Davvero? Dov'è il numero 14?" Chiese ancora con un sorriso.

"Numero 14?" Alzai il braccio per indicarglielo, poi corrugai la fronte stranito. "E per quale motivo lo stai cercando?"

"Per una buona ragione, mi creda." Lo squadrai dal basso verso l'alto. "Hanno vinto un set da cucina e mi hanno dato l'indirizzo per consegnarlo."

Non sembrava un corriere... con quell'atteggiamento elegante.

"Con quell'auto?" Chiesi indicandola con l'indice.

"Fa' parte della nostra politica aziendale, essere impeccabili nell'immagine."

"Un regalo... subito prima del matrimonio?"

"Così la fortunata coppia sta per sposarsi. Quindi deduco che lei la conosca."

Feci una risatina. "Conoscerla? Sono il capo del quartiere e conosco tutti i vicini."

"Certo." Dichiarò guardandomi dall'alto, come se stentasse a crederci.

"Certo..." Ripetei, abbassando la testa mentre traevo un sospiro. Poi alzai il braccio. "La loro casa è laggiù. Alla fine della strada."

"Grazie mille." Mi diede le spalle e cominciò a camminare in quella direzione.

"Ma non sono in casa."

"E dove sono?" Chiese, tornando indietro.

"Dovrebbero essere al negozio a quest'ora."

"Hanno un negozio?"

"Sì, un negozio di fiori."

Si portò la mano sulla bocca per soffocare le risate sguaiate.

"Un negozio di fiori? È di loro proprietà?"

"Cosa c'è? Cosa trova così divertente?" Chiesi infastidito dalla sua mancanza di tatto e lui si fece serio.

"No, niente. Ho litigato con mia moglie." Lo fissai con la bocca spalancata e la mano appoggiata a una casella postale. "Tu sei un uomo e probabilmente mi capirai. Ho visto un negozio di fiori sulla strada e ho pensato che fosse una spiritosa coincidenza. Vero?"

"Probabile."

"Beh, capisco. Congratulazioni. Domani porterò i loro regali alla porta." Cercai di stringergli la mano, ma lui indietreggiò e mi salutò con il palmo aperto. "Grazie mille. Se le vede, dica per favore che sono passato."

"Okay. Ciao..." Risposi, vedendolo allontanarsi a grandi falcate verso la vettura e poi mettere in moto. "C'è qualcosa che puzza e scoprirò cosa..." Pensai fra me, con le mani sui fianchi mentre mi oltrepassava.













Jacob

"Jacob, l'hai trovato? Hai delle novità?" Domandò mia madre impaziente mentre picchiettavo le dita sullo sterzo.

"Affermativo. Ho trovato la loro casa e il loro negozio." Comunicai con un sorriso sornione stampato in faccia.

"Negozio? Quale negozio?" Chiese.

"Tieniti forte." Feci una pausa per creare della suspence. "Sono dei fioristi." Dall'altro capo della linea un silenzio, probabilmente dovuto allo shock, mentre mi sfuggiva una risata.

"Cosa? Ho capito bene? Un... negozio di fiori?" Balbettò incredula. "E loro mi avevano detto di avere una ditta che organizzava eventi. Catherine, sei finita." Dichiarò con tono orgoglioso, mentre sogghignava.

"Ok, ok. Riderai più tardi. E ora? Qual è il prossimo passo?"

"Per ora niente. Puoi tornare a casa, tesoro." Mi ordinò contenta.

"Ok, sto arrivando mamma."

La salutai, sfilando gli articolari dalle orecchie per gettarli sul sedile del passeggero assieme al cellulare. Niente ora mi avrebbe impedito di prendermi la tanto sospirata rivincita su Lucas.














Lucas

Feci un cenno con la testa a Paul per ringraziarlo mentre chiudevo la portiera e gli appoggiai cordialmente la mano sulla spalla.

Scesi quegli scalini con il cuore in gola sapendo che stavo per firmare qualcosa che avrebbe condizionato il mio futuro. Percorsi il ponte stringendo saldamente quella cartella e mi diressi a uno dei tavoli sistemati sulla piscina.

Lei non c'era ancora, così ne approfittai per sedermi e presi un lungo respiro, alzando gli occhi contro il cielo.

"Ciao... Scusa del ritardo..."

Mi alzai e mi disposi di fronte, allungandole la mano.

"Ciao, benvenuta. E non scusarti, sono arrivato da poco anch'io." Me la strinse e mi guardò con molta ingenuità. "Siediti." Annuì e ci accomodammo entrambi al tavolo. "Come stai?" Sorrisi.

L'ultima volta che eravamo stati in questo posto non era in ottima forma.

"Bene, grazie. E tu?"

"Bene. Grazie." Risposi e distolse prontamente lo sguardo per spostarlo su un soggetto diverso dal mio volto. Sapevo che quella scelta era una costrizione per entrambi.

"Non ti gira la testa, vero? Hai avuto altri svenimenti?" La interrogai, mostrandomi preoccupato per le sue condizioni e per il bambino.

"No. Sto bene."

"Sono felice." Nuovamente, abbassò gli occhi, imbarazzata. "Se ti senti male o hai bisogno di qualcosa, sono disponibile a tutte le ore."

"Va bene."

Abbassai lo sguardo e increspai un sorriso. "Questo è così strano, vero?"

Anche lei ne accennò uno, a malapena pronunciato che le fece affiorare una fossetta ai lati della bocca. "Sì."

Aprii la cartella e gliela passai.

"Da' un'occhiata. Potresti voler aggiungere qualcosa o cambiarla."

Chinò gli occhi sul documento e afferrò la penna, poi iniziò a girare le pagine e mi lasciai andare contro lo schienale.
Continuò ad apportare tutte le firme che servivano, poi me lo ripassò. Le feci segno con la mano se aveva terminato e scosse semplicemente la testa.
Girai la pagina notando un particolare che mi lasciò sorpreso e alzai gli occhi.

"Hai lasciato vuota la parte del compenso, ti ho detto che puoi richiedere qualsiasi cifra. Non ho problemi."

"Non voglio niente da te, Zumann." Dichiarò senza ombra di dubbio, poi sospirò. "Tutto quello che ti chiedo è di non far sapere nulla alla mia famiglia di questo contratto, per favore."

Annuii. "Va bene, come vuoi."

Scosse la testa e respirò più forte.

"Comunque, se la questione è risolta, dovrei andarmene."

Si alzò e fece l'atto di andarsene, ma io scattai in piedi, lasciando il contratto sul tavolo, e l'afferrai per un braccio.

"Amybeth." Alzò piano il volto come a disagio, mentre lasciavo scivolare la mano dal suo corpo. "Mi dispiace di averti spezzato il cuore. Ti ho giudicata male. Non né avevo il diritto."

"Non importa." Rispose.

Ma come non importa? Perché non inveiva contro di me, accusandomi di ogni genere di scelleratezza che le avevo fatto. Mi ero sbagliato così tanto sul suo conto e solo adesso ne prendevo coscienza.

"Devo andare anch'io. Andiamo insieme?" Proposi indicandole il ponte.

Mi fissò per una manciata di secondi. "Va bene."

Presi il documento e lei sistemò la borsa sulla spalla oltrepassando insieme il ponte mentre le appoggiavo una mano sulla schiena e mi guardò di sfuggita. Mentre stavamo salendo le scalinate, una folla di giornalisti ci sorprese e la rossa sobbalzò.

"Signor Zumann!" Urlò uno di quelli munito di microfono.

"Signor Zumann!" Aggiunse un altro, e in breve ci accerchiarono facendoci un mucchio di domande.

"C'è una nuova relazione nell'aria?" Mi domandò uno.

"Ha rotto con la signorina Shannon, signor Zumann?" Decretò un altro, mentre il mio sguardo si posò automaticamente sulla ragazza al mio fianco ch'era rimasta pietrificata.

"Volete fare una dichiarazione?" Spostarono i microfoni come degli avvoltoi sulla ragazza e poi su di me, ma i miei occhi erano puntati sulla sua faccia sconvolta. "Chi è questa donna? Ha intenzione di rispondere?"

Restammo immobili, senza aprire bocca.

Il nostro tentativo di tenere segreta la cosa era stato appena smantellato.

E sicuramente... lei c'entrava qualcosa.

Fine terzo capitolo

Siamo alla fine del terzo capitolo!
E udite, udite... Amybeth ha firmato! È probabile che molto presto, salvo imprevisti o persone di "troppo" dovremmo poter celebrare questo emozionante e tanto atteso matrimonio.

Avete visto quanto sono diabolici Jacob e sua madre? Cosa non si farebbe per soldi... Ora molto probabilmente le cose si complicheranno... oppure finalmente la stampa sarà una manna santa per comunicare alla cavalla che Lucas è adesso impegnato con AB...

COSA ACCADRÀ nel prossimo emozionante capitolo? Riusciranno i nostri due ragazzi ad avere almeno un po' di pace fino alla nascita di Baby Dio almeno. Beh, naturalmente i prossimi capitoli saranno decisivi.

Non smettete di seguire "Amanti per Caso" e di passare anche in Strawberry Scent. Naturalmente non vedo l'ora di poter leggere i vostri scleri e scusate tanto per l'abominevole ritardo.

Spero che vi piaccia l'aggiornamento.

Secondo voi,
Shannon scoprirà la verità prima o poi?

Tutto nel prossimo
capitolo!

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