𝟏.𝟑 "Chi è "Lui"?"
𝟏.𝟑
𝑳𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔 𝒃𝒚 𝒄𝒉𝒂𝒏𝒄𝒆
(Amanti per caso)
Jacob
Il fragore degli applausi invase il giardino che pullulava di invitati.
Lucas sembrava particolarmente a suo agio mentre si lasciava stringere e dare pacche sulle spalle.
Non avrei mai pensato che si sarebbe deciso a fare quel passo, considerando quanto fosse stato ostinato fino a quel momento. Intanto mia madre tra un sorso di champagne e l'altro spiava di sottecchi la coppia, senza perderli di vista. I miei pensieri furono interrotti dall'esclamazione di Glenna.
"Come ha perso peso?" chiese continuando ad occupare la bocca con uno spiedino di carne mentre osservava la castana. "Non stanno affatto bene insieme, insomma, guardate! Sono spaventosi. Cos'è una faccia affossata quella?! È brutta."
"Per me è molto bella." Risposi, senza starci a riflettere troppo.
"Cosa dici?" M'interrogò, guardandomi di sbieco. Mi voltai tendendo le mani verso l'alto. "Cosa hai detto?" Ripeté.
"Non è quello che volevo dire."
Deglutì il boccone e puntò l'indice verso la castana, avvicinandosi poi con il pugno chiuso al mio viso.
"Quindi tu chiami quel cocco bello, quel brutto anatroccolo, quella giraffa..."
"No, non è questo." tagliai corto, abbracciandola e guardando con la coda dell'occhio nell'altra direzione.
Si divincolò dalla mia presa.
"E cosa volevi dire, Jacob?"
"Cara Glenna, Jacob non voleva dire questo. Per favore, volete che tutti sparlino di noi." Ci rimproverò mia madre aspramente, poi spostò lo sguardo su di me. "Scusati con Glenna, tesoro."
"Oh, mamma." mormorai.
"Jacob, la nonna ti sta guardando."
Girai il collo e ridacchiai, alzando il calice.
"Perdonami, per favore, se ti ho offeso piccola mia, sei gelosa?" Alzai il tono, in modo da attirare l'attenzione, guardandomi automaticamente intorno. "Bene, guardati attorno, c'è qualcuna più bella di te?"
"È vero?" Ridacchiò, avvinghiandomi un braccio.
"Guarda se c'è qualcuno, guarda... no eh."
"Beh, congratuliamoci con i futuri sposi."
"Possiamo andare tra cinque minuti? Così mi ritocco i capelli e il trucco."
"Va bene, vai cara, ti aspettiamo."
E si allontanò in direzione dei bagni.
Sbuffai. "Mamma, papà, perché mi avete costretto a sposarla?" La donna mi fece segno di tacere con un dito sulle labbra. "Perché non c'era un'altra opzione?"
"Non potevamo fare diversamente. Se avessimo rotto il fidanzamento, ha detto che ci avrebbe distrutto la casa, ricordi? Non abbiano avuto scelta!"
"Ci brucerà vivi! Non avremo comunque scampo."
"Non ti lascerà sposare nessun'altra donna, tesoro. Non capisci?" strinse i denti. "Siamo costretti a volerle bene."
"Mamma, ha detto che se la lascio per un'altra, brucerà il mio bel viso con l'acido."
"Oh, Dio non voglia." esclamò accarezzandomi dolcemente il viso.
"Ammetto ch'è una donna particolare." s'intromise anche papà. "Ma se sorridiamo soltanto, non avremo problemi."
Distolsi il viso, sospirando frustrato.
"Tesoro stai zitto, non parlare." gli ordinò appoggiandogli una mano sulla sua. Poi si sporse verso il mio viso contrariato. "Siamo sicuri che quella ragazza darà loro un nipote...." diede un'altra occhiata alla ragazza castana vestita di nero. "Non credo."
"Perché non ti occupi della nostra di nuora invece?" gli consigliò papà.
Roteò gli occhi. "Già, è un grosso problema." Diede una gomitata a mio padre, che sghignazzava facendo un cenno con la testa.
"Sta arrivando." sussurrai, preparandomi a sfoggiare un falso sorriso.
"Ecco, la bella principessa è qui..." esclamò quando ci raggiunse, sollevando il mento. "Ho corretto il trucco, spero che non scoppi d'invidia."
"Speriamo di no, dai."
La presi sottobraccio e ci dirigemmo verso il padiglione per salutare mio cugino e la sua incantevole fidanzata. Naturalmente la prima fu mia madre, che si gettò nelle braccia di Lucas.
Poi fu il mio turno, quando mi disposi di fronte a lui mostrai la mia fede.
"Vedo che stai affrettando i tempi. Complimenti, mi raggiungerai molto presto." Ci stringemmo la mano, dandoci un abbraccio.
"Grazie, Jacob." Rispose, dandomi delle pacche sulle spalle.
"Congratulazioni. Come stai cara Shannon?" Chiese mia moglie con una nota di fastidio nella voce e le braccia incrociate. La donna la fissò, squadrandola dall'alto verso il basso confusa. "Non mi riconosci? Oh, hai perso la memoria?" Girò lo sguardo interrogativa verso la madre. "Glenna, sono Glenna. Andavamo nella stessa scuola. Beh, non posso dire che eravamo compagni di banco, perché hai sempre studiato da sola. Nessuno poteva sedersi con te."
Ridacchiai portandomi una mano alla bocca, mentre la castana era sul punto di avere un attacco di panico.
Poi sembrò tornare in sé, accostandosi al petto di mio cugino e sorrise facendo finta di nulla.
"Glenna, mi dispiace, non ti ho riconosciuto, perché come sembri ora non avrei potuto farlo..."
Mia moglie la incenerí con un'occhiata, attaccandosi al mio braccio con il sangue che le ribolliva nelle vene.
"Presto ci sarà un matrimonio e subito dopo un figlio." spiegò mia zia raggiante, come se stessimo disputando una gara.
"Beh, anche Jacob e Glenna proveranno." intervenne mia madre. "Sono ormai passati tre mesi dal matrimonio." Poi si rivolse alla nonna. "Per te sono sufficienti tre mesi?"
"Beh, se i ragazzi si decidessero..."
"Jacob?" mi chiamò mia madre, voltandosi nella mia direzione ed esortandomi a parlare.
"Certo, siamo sposati da tre mesi e non vedevamo l'ora di farlo. La prima volta che ho visto Glenna, mi sono detto..." La guardai stringendola poi nelle mie braccia. "Sarà la madre dei miei figli."
"In questo caso, se Dio vorrà, presto avrò un nipotino da coccolare."
"Se Dio vorrà..." sussurrò mia madre, sbattendo le mani.
"Sicuramente Lucas e Shannon non aspetteranno molto."
I diretti interessati si guardarono per un istante prima di sorridere.
"Esatto." dissero all'unisono.
"Se vostro nonno fosse qui per godersi questo momento."
Sospirò la nonna, scuotendo leggermente la testa e alzai la testa verso il cielo.
"Se il caro James fosse ancora vivo, non avrebbe voluto vedere questo momento."
Lucas piegò la testa, ma quando la rialzò per incontrare gli occhi della giovane con cui si era legato ufficialmente quel pomeriggio cambiò completamente espressione.
Amybeth
Era un sogno, doveva esserlo per forza. Cercavo di pizzicarmi per far svanire questa gravidanza indesiderata e il bambino che portavo in grembo.
Tre mesi? Come avevo potuto ignorare i segnali per tutto questo tempo!
Uscii dallo studio medico dopo aver ritirato la cartella e ricevuto istruzioni sulle analisi da fare e le pillole da assumere. Mia madre aveva i nervi a fior di pelle da quando si era ripresa. Continuava a borbottare sottovoce mentre camminava nel corridoio.
Le correvo dietro per evitare che facesse una pazzia nello stato instabile in cui si trovava dopo lo svenimento.
"In quale situazione siamo, è vergognoso! Siamo disonorati!"
"Mamma, giuro che non ho frequentato nessuno!" Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che ripeterlo, ma lei non sembrava convinta. Le afferrai un braccio ma slegò bruscamente la presa.
"Quindi questo bambino è venuto dal cielo?"
"Non l'ho voluto. È successo e basta!"
Si fermò di scatto e mi squadrò, sul punto di esplodere per la collera.
"Mi stai prendendo in giro? Chi è il padre di questo bambino? Chi!?"
"Giuro che non sono stata con nessuno!"
Mi agitò un dito contro. "Pensaci... Pensaci."
All'improvviso un barlume di consapevolezza mi attraversò il cervello, e ricordai il suo viso spigoloso, il mento privo di peluria e gli occhi chiari rischiarati dalla luce notturna. Poi, il risveglio brusco in quella camera e il fatto che non ricordassi niente. Strinsi le labbra contrita.
Non era stato sincero su niente!
Mi ridestai bruscamente quando mi sentii scuotere forzatamente il braccio.
Improvvisamente le si accese una lampadina e spalancò la bocca continuando a scuotermi.
"Lo so, quella notte con il dottore."
Oh, no.
La implorai di stare calma. "Mi avevi giurato che non c'era stato niente!"
Sbuffai ripetutamente. "Non è successo niente, per l'amor di Dio."
"Ringrazia che la gente ci stia guardando, o ti uccidevo." mi minacciò velatamente facendomi rabbrividire. Mi sventolai la mano contro il viso, sempre più disperata. "Ora sposerai il dottore."
Cosa?
"Non dire sciocchezze! Io non sposerò uno sconosciuto."
"Cosa non ti è chiaro, Amybeth? Sei incinta di lui." Non c'era bisogno che me lo ricordasse. La guardai di scatto. "Ora cerco l'indirizzo e tu ci parlerai."
"Non intendo farlo!"
"Cosa sentono le mie orecchie? Avrai un bambino tra qualche mese!" puntò lo sguardo sul mio addome piatto. "Vacci a parlare subito! Non vorrai crescerlo da solo ed essere una ragazza madre?" Mi prese il braccio con violenza, incitandomi a camminare. "Avanti, cammina! Dai!"
Mi spinse in quella direzione, non volendo sentire altre lamentele.
Lucas
Stavo salutando una giovane coppia che mi stava stringendo la mano, quando notai Paul palesarsi alle loro spalle.
"Signor Lucas, congratulazioni." Mi strinse la mano e mi abbracciò calorosamente, mentre gli davo un'amichevole pacca sulla spalla.
"Grazie, Paul."
"Non riesco a credere che si sia fidanzato." Disse muovendo le sopracciglia su e giù.
Appoggiai le mani sul tavolo. "Perché?"
Osservò la castana che parlava amabilmente con due donne.
"Credevo che Shannon non fosse la donna giusta per lei, ma se è innamorato, non lo so."
Sorrisi, scuotendo la testa. "Sai che ho chiuso quel capitolo quattro anni fa." Lei mi guardò sorridendomi e ricambiai. Tornai poi a parlare. "Ci capiamo bene, abbiamo molti punti in comune. Ora però è meglio che scelga la ragione piuttosto che le emozioni."
"Ma lei la ama questa ragazza?"
"Lucas." mi sentii chiamare dall'altra parte, interrompendo la conversazione.
"Mamma."
Ci raggiunse al tavolo.
"Gli amici della stampa vogliono scattare qualche foto. Vieni, tesoro." Poi si voltò facendo un cenno alla mia ragazza. "Shannon, vieni qui."
Le presi delicatamente una mano e mi misi in posa, con le macchine puntate addosso.
"Faremo delle foto al signor Lucas con la sua fidanzata e famiglia."
"Certamente." Rispose mia madre, disponendosi su un lato.
Intrecciai le mani spingendola al mio corpo mentre scattavano foto, dandoci poi istruzioni su come posizionarci. Sorrisi all'obiettivo e fissai il suo volto a un palmo di distanza dal mio mentre ci catturavamo.
Amybeth
Entrai nell'atrio dell'ospedale, dove lavorava quell'uomo.
Mi guardai attorno, ero circondata da donne gravide e strinsi la cartella mentre mia madre mi affiancava.
"Bene, che colpo di fortuna, è un ginecologo." Si coprì la bocca con una mano mentre sospiravo. "Paghi molti soldi per una visita."
"Ci stai pensando?" La interrogai.
"Si, tesoro, ci penso." Distolsi lo sguardo. "Ascolta bene quello che dico. Nessuno sa cosa può succedere. Se solo vedessi nella posizione, dove siamo ora."
"Mamma, ti prego, non farlo."
Non mi diede una risposta, portandosi una mano sotto il mento.
"Qui ci sono due seduti e i due che sono arrivati," Annuì in risposta. "300 per dieci, ch'è 10 al giorno è 3.000." Aggrottai la fronte e mi sfiorò i capelli, poi gioí. "Sono molti soldi, guadagna molto."
Scossi la testa. "Non ci posso credere."
"Cosa?" chiese di rimando ruotandomi il volto con il dito. "Se non stai bene, sarà un male per il bambino. Sorridi e stai calma." Disse, sfiorandomi appena l'addome.
Improvvisamente la donna dietro al bancone ci interruppe bruscamente.
"Avete un appuntamento?"
"Scusi?" domandò mia madre avvicinandosi.
"Le ho chiesto se ha un appuntamento."
"Oh no, non abbiamo alcun appuntamento. Vogliamo vedere Lucas Andrew."
La seguii vicino al bancone con le braccia incrociate al petto.
"Per cosa?"
"Cose molto personali." sottolineò mia madre sorridendole.
"Dovrete aspettare."
"Non possiamo, dobbiamo vederlo con urgenza." insisté.
"Non è possibile."
"Le ho già detto ch'è urgente, non possiamo aspettare." Tentai di aprire bocca, ma senza alcun risultato.
"Se mi dice di cosa si tratta, lo informerò." Parlò ancora la segretaria infastidita.
Mia madre si girò nella mia direzione. "Beh, visto che insiste tanto..." Mi portai la mano alla fronte con una smorfia. "Mia figlia è incinta."
"Tutte le donne che vengono qui lo sono. Perché il dottore è un ginecologo-ostetrico." rispose, indicandoci la sala d'attesa.
"Allora non capisce?!" sbottò battendo la mano sulla scrivania sporgendosi verso il volto stralunato della castana. "Mia figlia è incinta del dottore."
Mi squadrò dall'alto in basso. "Va bene, informo subito il dottor Lucas."
"Sì, diglielo."
Le mimai con la bocca di non peggiorare una situazione già compromessa e seguimmo la donna, mentre mia madre continuava a saltellare.
"È molto scioccata!"
Sbuffai affiancandola e prendendole il braccio. "Mamma, mi hai tradito!"
"Tu mi hai ingannato per tre mesi." Continuò, voltandosi a guardarmi e fece spallucce. "Beh, avrai un figlio, non c'è niente che si possa fare."
Alzai gli occhi mentre mi dava una sistemata ai capelli. Sbuffai sonoramente mentre ci fermammo davanti a quella porta chiusa.
Dopo qualche secondo, la segreteria uscì.
"Il dottore vi attende."
"Bene, ha accettato di vederci." squittí entusiasta entrando per prima.
Sorrisi alla donna prima di spostarmi il ciuffo sugli occhi e chinare la testa.
"Salve." Lo salutò mia madre mentre l'uomo si alzava a sua volta dalla sedia.
"Benvenute, accomodatevi." Si tolse gli occhiali appoggiandoli sulla scrivania, indicando con la mano la poltrona. Camminai tenendo la testa incollata al pavimento e i lunghi capelli che mi nascondevano il viso.
"La mia segretaria ha detto che era qualcosa di serio, ma non ha detto cosa fosse. Per favore, ditemelo." iniziò tornando a sedersi mentre mia madre lasciò scivolare la borsa dalla spalla.
Prese fiato. "Beh, volevo mostrarti questo, ma ovviamente visto che sei un esperto non ti sarà difficile capirlo." Trassi un respiro e mangiucchiai un'unghia. "Bene, per favore guardi questa." Sfilò la foto dell'ecografia e gliela porse.
Mi sventolai con una mano sentendomi improvvisamente accaldata. L'aria era diventata irrespirabile o ero io che stavo per avere un attacco di panico.
"Cos'è?" domandò l'uomo dopo un tempo infinito. "Non capisco."
"Come non capisci?" ripeté telegrafica. Trattenni il respiro, sentivo il cuore sul punto di esplodere. Sbatté la mano sulla scrivania avvicinando la foto al suo naso. "Cosa hai fatto a mia figlia?"
Ero così imbarazzata che evitai di guardarlo per tutto il tempo per non sprofondare nella vergogna.
"Con tua figlia?"
"Sì, con mia figlia!" Scattò in piedi. "Non era mai stata toccata. Poi la tocchi e scappi via!"
"Di cosa stai parlando, non ho nemmeno visto tua figlia."
Mi voltai di scatto, furiosa per le sue risposte.
"Guardami!" E restai immobile di fronte al suo aspetto. Gli occhi chiari e i capelli biondo scuro, leggermente mossi.
Si sporse aguzzando la vista.
"Bugiardo! Ti dovrebbero radiare dall'albo dei medici!" lo minacciò mia madre mentre avevo la bocca spalancata.
"Un momento, un momento! Questo è un malinteso!"
Lo fissai senza muovere un muscolo facciale.
"Quale malinteso, sei tu quello che non capisce! Sposerai mia figlia!" Cercai disperatamente di interromperla o sarebbe successo un disastro.
"Mio Dio, perché devo sposare una sconosciuta?" ribatté balzando in piedi.
"Cosa?!" strillò mia madre, ormai fuori controllo.
"Mamma?!"
"In quale altro modo volevi conoscerla?!" continuò a sbraitare agitandogli le mani contro. Le appoggiai una mano sulla spalla e si girò.
"Mamma, ehm... No." Lo indicai muovendo la mano e sussurrando. "Non è lui."
Restò immobile con gli occhi sgranati poi sventolò la mano.
"Non mi disturbare! Non vuole ammetterlo, ma lo farà! Confesserà!"
"Anche tua figlia dice che non sono io."
Gli puntò il dito contro facendo un respiro. "Aspetta un minuto. Sei Lucas Andrew?"
"Sì, sono io."
"Tre mesi fa, hai incontrato mia figlia in un ristorante. L'incontro l'ha organizzato..." Si girò verso di me. "Come si chiamava quella donna?"
"Elsa."
"Elsa, giusto. Lei è la tipa che vi ha fatti incontrare."
"È vero, la signora Elsa ha organizzato l'incontro, ma non sono riuscito ad arrivare in tempo." Rilassai le spalle. "A dir la verità stavo andando, ma ho avuto un incidente e sono arrivato tardi, capisci? Ripeto è la prima volta che vedo sua figlia."
Si zittí improvvisamente. Rivolse uno sguardo stralunato nella mia direzione piegandosi mentre ruotavo gli occhi.
"Sta dicendo la verità?"
"Beh, sì." Sussurrai.
Nella stanza improvvisamente scese un mutismo imbarazzante.
"Amybeth... Con chi eri?" chiese con fatica, stringendo i denti.
Feci spallucce e scossi la testa. "Non saprei."
Fece una smorfia, sentendosi un'idiota e mi diede una forte gomitata voltandomi in direzione della porta.
Si portò la mano contro la bocca guardando l'uomo.
"Ehm... Ci dispiace di averla disturbata, continui pure con le sue visite. Togliamo il disturbo." Fece con un sorriso raccogliendo la borsa mentre traevo lunghi sospiri. "È proprio uno bello studio, ha molti pazienti." Gli strinse la mano. "Lo consiglierò a tutti i miei amici. Buon lavoro."
Lo salutò, mi catapultai fuori da quella stanza mentre mia madre tentava di rimediare sulla pessima figura.
Sembrò che un macigno mi fosse appena scivolato dal petto.
Mentre ci stavamo allontanando da quell'ufficio, ripresi fiato portandomi la mano sul petto mentre mia madre compose il numero di Dalila.
"Dalila, come stai cara?" Le sussurrai in silenzio di non rivelarle la mia scomoda situazione, ma mi ignorò. "Peccato, terribile, imbarazzante. Un autentico disastro." Restò un secondo in silenzio, poi mi guardò e mormorò. "Amybeth è incinta." Si coprí le labbra. "Incinta! Raggiungici a casa, ti spiegherò tutto."
Sbuffai rumorosamente.
Aveva appena infranto la promessa.
Dalila
In casa era scoppiato un ordigno nucleare di proporzioni epiche.
Mia madre era in condizione disperate, con la testa rivolta all'indietro e un panno umido sulla fronte per farle passare l'emicrania.
Lulù le accarezzava il palmo per darle sollievo, ma sembrava inconsolabile.
"Mamma, come ti senti? Mamma, per favore non spaventarmi." Le porsi un bicchiere d'acqua, stringendole una mano affettuosamente.
"Ah, Dalila... questa ragazza mi porterà presto nella tomba! Ti prego, abbracciami." Allargò le braccia e l'accolsi, strofinandole la mano sulla schiena.
"Mamma, non riesco a vederti così, cos'è successo?" Ci staccammo e le accarezzai il viso con dolcezza. "Se vuoi posso restare qui per qualche giorno, mi prenderò cura di te e delle ragazze."
Continuò a singhiozzare. "Ma non puoi, tesoro. Hai una famiglia da accudire... e un marito senza carattere." Scosse la testa. "Non pensare a questa povera donna, riuscirò a gestire la situazione."
Cercò di alzarsi, ma la bloccai.
"No, cara mamma, come posso lasciarti? Cosa c'è di più importante di te?" Le accarezzai le guance, tentando di calmarla. "Ci penso io, non devi preoccuparti."
"Hai litigato di nuovo con Aymeric?"
Deglutii un groppo in gola, guardandola attentamente. "No, mamma. Cosa te lo fa pensare?"
"Hanno litigato e abbiamo lasciato la casa." S'intromise mia figlia mentre le intimavo di tacere con un dito alle labbra. Si girò di scatto e feci finta di nulla sorridendole.
"Cos'è successo Dalila? Cos'è successo?" chiese, alzando la voce.
"Mamma, devi stare calma. Non è successo nulla."
"Nonna, sai, abbiamo scoperto mio padre." Presi la pantafola e tentai di colpirla. "Stai zitta!"
Mia madre me la strappò dalle mani. "Meriti tu un colpo in testa!" Mi colpì sulla schiena leggermente, poi la lanciò sul mio addome.
"Mamma, perché mi attacchi?"
"Perché sei una stupida. Quante volte quell'uomo ti ha ferito! Ti avevo detto che non sarebbe cambiato!"
"Ehm.. me l'hai detto."
"E tu cosa mi dici sempre?" Alzò gli occhi fingendo un'espressione addolorata. "No, mamma, gli do un'altra possibilità. Mi ama moltissimo, mamma. Lo amo moltissimo, mamma." Strillò improvvisamente facendomi sussultare. "È così che ti ama!?"
"Mamma, giuro, te lo giuro, questa volta l'ho lasciato! Davvero... È finita!"
Tese le mani nella mia direzione.
"Per niente, non fidarti di me e non divorziare. Non mi ascolti perché non sei ancora cresciuta! Sei nata, tornata, educata, lasciata e tornata come un boomerang! Non fidarti più di me! Basta!" Afferrò il bicchiere e bevve.
Spostai il viso dall'altra parte accavallando le gambe, sentendomi colpevole. Una credulona.
"Ma mamma, perché mi rimproveri? Io non lo faccio apposta." Mi voltai di scatto. "Invece di urlare contro di me, è meglio occuparci di Amybeth." le consigliai, rivolgendo lo sguardo al piano di sopra.
"Amybeth." Mormorò scuotendo la testa mentre tirava su con il naso. Annuii in risposta. "Ora anche lei... Dio, credo che impazzirò." Roteò gli occhi gonfi e rossi. "Amybeth è incinta e non sa nemmeno di chi." Spalancò le labbra, riflettendoci. "Chiamala!"
"La chiamo?" ripetei.
Prese un respiro. "Chiamala. Dobbiamo parlare."
Le dissi di sì e mi alzai dal divano, salendo al piano di sopra.
Amybeth
Ero immobile, seduta sul ciglio del letto, continuando a chiedermi cosa ne sarebbe stato di me e dei miei progetti per tenermi lontano dai guai.
Sospirai pesantemente.
"Kyla, non so cosa fare." Appoggiò la mano sulla mia gamba massaggiandola per confortarmi. "Sono incinta e non ho idea di chi sia il padre."
"Cosa hai intenzione di fare? Lo darai alla luce?"
La guardai di sbieco. "Non essere sciocca, non posso essere madre. Non mi sento pronta per quel passo."
"Beh, è complicato e sarà anche difficile trovare un marito."
"Kayla, per l'amor di Dio, la smetti di parlare di mariti!" La rimproverai, chinando lo sguardo e giocando con i miei capelli. "Non perderò altro tempo, domani fisserò un appuntamento e abortirò. E mi lascerò alle spalle questa storia."
"Santo cielo, come puoi fare qualcosa di così brutto? Sarebbe un vero peccato sbarazzarsi di una creatura innocente!" Dalila spalancò la porta, facendomi sollevare lo sguardo di scatto. Poi si sedette con un tonfo. "Cosa può esserci di più meraviglioso in questo mondo di un bambino? Generare una nuova vita?" Si piegò verso di me e mi toccò l'addome. "Ti guardo e penso che saresti una madre perfetta."
Sentii le sue parole e abbozzai un sorriso.
"Ti sembra così facile?" obiettò la biondina. "Se non fosse per Lulù, avresti già divorziato." La mora distolse il viso e sollevò il mento. "Con i bambini, diventa tutto complicato persino il rapporto più solido. Ecco perché devi prima sposarti e dopo avere un bambino."
"E' vero. Se fossi stata più intelligente, non sarei in questa situazione ora."
La guardammo comprensive, come se sapessimo già il problema che l'attanagliava.
"In quale situazione l'hai trovato?" domandai.
Roteò gli occhi. "Al diavolo!" Io e Kyla ci scambiammo uno sguardo d'intesa. "Ricordi Samantha che viveva nel nostro quartiere?" Annuii in silenzio. "L'ho trovato con lei."
Mi coprii la bocca, sorpresa.
"Dici davvero?" intervenne Kyla.
"E cos'hai fatto?"
"L'ho colpita in testa con uno modellino d'auto che stava sulla mensola." spiegò, gesticolando con le mani mentre ci mostrava quella scena esilarante.
"Non ci credo. L'hai davvero colpita?"
"Sì. E a vostro cognato, poi..."
"Cosa gli hai fatto?" dicemmo all'unisono sbalordite.
"Niente. Una ceretta nell'inguine." sventolò una mano in aria.
Non potevamo credere alle nostre orecchie.
"Come hai fatto?" La interrogò Kayla, non riuscendo a soffocare le risate.
"L'ho fatto, già, così non dimenticheranno mai la loro disonestà."
Nel giro di poco scoppiammo a ridere, ad immaginare la faccia del nostro povero cognato e della sua spocchiosa amante nelle grinfie di mia sorella che li faceva rimpiangere di essere nati. Improvvisamente i miei problemi erano esplosi come bolle di sapone.
Smisi di sghignazzare, tornando seria.
"Menomale che sei qui Dalila. Avevo bisogno di distrarmi."
L'abbracciai e lei ricambiò con affetto.
"Oh, cara. Io ti voglio bene." mi sussurrò ad un orecchio.
"E allora io?" protestò la biondina, fingendosi offesa perché la stavamo ignorando. Dalila le fece segno di aggiungersi e restammo strette in quell'abbraccio per non so quanto tempo, venendo poi raggiunte anche dalla mia nipotina che si gettò addosso a noi.
Dalila fu la prima a sciogliere quell'abbraccio.
"Accidenti, la mamma ci aspetta di sotto. Vuole parlare con noi."
"Aspetta, Dalila." La bloccai tendendo le mani verso il suo corpo. "La mamma ha già fatto abbastanza storie a causa di questa situazione. Non voglio più pressione. In tal caso, lascerò questa casa."
Mi puntò un dito sul petto, facendomi un occhiolino. "Dille che non le parlerai più, è più credibile."
Sorrisi. "Buona idea." Siglammo l'accordo, battendo un cinque.
"E' bello avere delle sorelle esperte." commentò la biondina. Dalila le toccò il mento con un dito e infilato le ciabatte scendemmo al piano di sotto.
***
Quando scesi al piano di sotto, mi ero promessa di stare tranquilla e non agitarmi, ma appena superai la soglia fui fulminata da mia madre, che stava intrattenendo un discorso con le mie sorelle, l'una spaparanzata sul divano con una rivista fra le mani e l'altra accanto a lei.
Feci il mio ingresso, comandandomi di non fare nessuna scenata anche se con gli ormoni alterati a causa della gravidanza mi riusciva difficile lasciarmi scivolare di dosso ogni rimprovero.
Riuscii ad afferrare solo una frase. "Non seguire l'esempio di quella ch'è appena entrata."
"Mamma, per favore." La supplicò Dalila.
Mi lasciai andare sulla poltrona, fissando attentamente mia madre, che lanciava strane occhiate alla mora come a incitarla a parlare.
"Sorellina, mi piacerebbe sapere questa cosa." cominciò. "Come hai confuso il dottore con un altro uomo? Non hai chiesto chi fosse o cosa ci facesse lì... O apparentemente, entrambi si chiamavano Lucas."
"Quando chiesi del signor Lucas, mi portarono a quel tavolo."
"Quindi si chiamava Lucas." fece Dalila, guardando per un'attimo nostra madre che aveva deciso di non aprire bocca. Forse per evitare di mozzarsi un dito.
"Ha anche un tatuaggio con quel nome." Le informò Kayla, mentre le lanciavo il cuscino in faccia, che avevo dietro la schiena. Dalila le lanciò un'occhiataccia.
"Come? Che tatuaggio?" domandò di getto nostra madre.
"Un personaggio indiano, mamma, un personaggio indiano." Risposi, alzando le mani in alto.
"E perché non sapevo niente di questa tua nuova passione?" fece le virgolette con le dita, mentre distoglievo il viso.
"Mamma, ricordi? L'hai promesso." Le ricordò Dalila.
"Oh, va bene, guardo la televisione."
"Bene, e di cosa avete parlato a cena?" Continuò l'interrogatorio.
Giunsi le mani sotto il mento. "Onestamente non so di cosa abbiamo parlato."
"Irresponsabile! Sei un'irresponsabile!" sbottò improvvisamente mia madre, gettandomi addosso un pezzo di mela.
Tesi le mani in avanti per proteggermi. "Smettila, mamma!" protestai, gettando le mani all'aria.
"Non farlo, mamma, hai promesso che non ti saresti agitata."
"Cosa ti avevo promesso? Non hanno mangiato un bel niente, sono solo finiti a letto insieme!" strillò. "E' già troppo insolente per me!"
"Mamma, hai promesso di non farlo." La riprese nuovamente mia sorella. Alzò le mani in segno di resa.
Mi mossi convulsamente sulla poltrona guardandola dritto negli occhi.
"Mamma! Non tormentarmi o giuro..." feci una pausa, immobilizzando tutti i presenti. "Che non ti rivolgerò mai più la parola." Dalila mi fece un occhiolino, congratulandosi silenziosamente.
"Oh, beh, il programma è molto più interessante dei vostri discorsi."
Sollevò le mani e riprese a mangiare, mentre un sorriso di sadica soddisfazione mi riempiva le labbra.
"Bene, cos'è successo dopo?" Riprendemmo il discorso precedente.
"Beh, era... nella mia stessa situazione." Nostra madre sogghignò con la bocca piena.
"Avevano qualcosa in comune. Si direbbe una strana coincidenza."
Inarcai un sopracciglio.
"Mamma!" La riprese Dalila.
"Era lì perché sua madre l'aveva costretto, proprio come tu con me."
Si portò una mano al viso, girandosi verso Dalila. "Uhm, anche se dopo hanno fatto..."
"Certo. Forse era venuto per incontrare un'altra persona."
"Probabile." Feci spallucce.
"Anche se non sappiamo cosa fa o chi sia." Distolsi il viso con un sospiro.
In effetti, cercarlo per tutta la città era pressoché impossibile. Sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio.
"Beh, che scarpe aveva?" S'intromise Kayla, rimettendosi composta sul divano.
Alzai gli occhi. "Scarpe?" Sbuffai. "Non gli ho guardato i piedi."
"Ho letto da qualche parte che per conoscere lo status economico di un uomo bisogna guardare prima le scarpe e poi tutto il resto." Sventolai una mano con espressione sarcastica nella sua direzione.
"Diglielo. Vediamo se il loro cervello funziona un po'." Concordò nostra madre, spostando lo sguardo prima su Dalila e poi su di me.
"E la sua macchina?" Continuò, interessata.
"Come posso saperlo? Non so niente... di macchine." Chinai lo sguardo. "Sembrava costosa. E si apriva il tettuccio."
"Va bene." Esclamò Dalila.
"Sicuramente." concordò l'altra.
"E dimmi, come fai a sapere che non è sposato?" Ci interrogò nostra madre. "Io so benissimo riconoscere se un uomo ha determinate qualità." Si girò verso Dalila. "E l'ho capito anche quando ho conosciuto Aymeric per la prima volta."
"Ma mamma!" fece Dalila, sbuffando.
"Ok, guardo la televisione." tagliò corto, indicandole quell'aggeggio con il dito.
"Se lo vedi, lo riconosceresti?" mi domandò Dalila. "Ricordi il suo aspetto? Era bello?"
"Sì, ovviamente."
Sarebbe il colmo il contrario. Ma ricordo perfettamente i suoi tratti somatici, è l'unico dettaglio che conservo di quella notte.
Sospirai, sentendo lo stomaco brontolare, e mi alzai per prendere una ciotola di pop corn dal tavolo.
Presi a sgranocchiarle, rimettendomi seduta a gambe accavallate.
"Prendi un giornale per non sporcarti. Oggi ho fatto le pulizie." mi ordinò la donna con tono arrabbiato.
Afferrai una rivista. "Come se non l'avessi fatto." bofonchiai, mettendomi nuovamente comoda.
"A New York ci sono la bellezza di 346.857 di nome Lucas." Disse Kayla, smanettando un po' sul suo cellulare.
"Oh, santo cielo..." sospirò nostra madre, lanciando il coltello nel piatto con un tonfo sordo. "Amybeth, non potevi prenderti il numero del ragazzo con cui hai passato la notte?"
Continuai a mangiare. "Te l'ho spiegato 50 volte, ma vedo che devo ripetertelo. Non ricordo nulla di quella notte, l'ho rimossa completamente dal cervello."
Spalancò la bocca, come se una soluzione le fosse piovuta dal cielo.
Si portò le mani fra i capelli, stringendoli tra le dita. "E' come se tu fossi..." Corrugai la fronte confusa. "Fossi stata drogata. Mio Dio, quel tipo è pazzo!" Mi battei una mano sulla fronte. "Ti avrà dato delle pillole per stordirti." Allargò le braccia verso l'alto. "Che Dio abbia misericordia di noi."
"No, lui non ha fatto nulla."
"Come puoi esserne sicura? Potrebbe essere stato un assassino? Un narcotrafficante? Non lo so!" Esclamò. "Non mi dai nessun indizio!" Dalila l'afferrò per le spalle tentando di calmarla, quando improvvisamente chinando lo sguardo notai un articolo. "Amybeth, smettila di guardare quel giornale! Cosa stai facendo?!"
Ma la voce di mia madre diventò un ronzio fastidioso nella mia mente, sgranai le palpebre e il mio cuore per poco non si schiantò contro lo sterno. Restai immobile e smisi di respirare mentre guardavo quelle foto.
"Oh Mio Dio, hai spaventato quella povera ragazza! Guarda cos'hai combinato?!"
Scattai in piedi come una molla, afferrando il giornale e portandomelo davanti agli occhi.
"E' lui. Lucas!" dissi.
Kyla si accostò, strappandomi il giornale dalle mani.
Spalancò la bocca all'inverosimile mentre le emozioni mi vorticavano nello stomaco come su una giostra.
"E' Lucas Jade Zumann." Scossi la testa più volte. "Sei incinta di Lucas Jade Zumann?!"
Alzai gli occhi, puntellando le mani ai fianchi.
"Mamma! Dio, siamo salvi!" Mostrò ad entrambe l'articolo che lo ritraeva insieme a una donna che non conoscevo.
"Cosa? Di chi stai parlando?" Chiese mia madre, mentre la biondina leggeva uno stralcio dell'articolo che era stato pubblicato.
"Proprietario di una delle aziende più importanti di tutta New York."
"Cosa?" domandò nostra madre.
"Vuol dire che sono ricchi?" S'intromise Dalila.
Mi portai la mano contro la fronte e chiusi gli occhi per la terribile emicrania che mi era venuta.
Santo cielo, in che razza di pasticcio mi ero infilata grazie a quello stupido appuntamento al buio!
"Ricchi è un eufemismo! Sono tra le cento persone più ricche della città."
"Cento." ripeté Dalila sul punto di svenire.
"Oh, sorellina. Mi hai salvato la vita!" Esclamò Kayla su di giri. "Il sogno della mia vita!"
"Kayla, ti prego torna con i piedi per terra. Quest'uomo è fidanzato, non vedi!" Le feci notare.
"E' ancora fidanzato?" Commentò nostra madre, facendosi passare la rivista. "Forse hanno rotto l'impegno."
"Siamo felici." squittì Dalila, continuando a ballare per la stanza. "E naturalmente adoriamo l'erede. L'erede di tutta la fortuna di una delle famiglie più ricche di New York o del globo." Aggiunse, toccandomi nuovamente la pancia.
"Smettetela!" Tagliai corto. "Pensate davvero che avrò il figlio di quell'uomo? Con un uomo ch'è quasi sposato... o forse lo è già."
"Cosa intendi fare?" M'interruppe nostra madre, puntandomi il dito contro. "Sei ormai di quasi quattro mesi, Amybeth. Non puoi interrompere la gravidanza, deve nascere."
"Cosa farò?" Mi chiesi disperata, poi trassi un sospiro. "Non lo so proprio."
Avrò davvero il bambino di quel ragazzo. No... Questa è pura follia.
Eccomi, puntuale per aggiornare "Amanti per caso" con un nuovo scoppiettante capitolo!
Abbiamo quindi la conferma che per una serie di "coincidenze" è Lucas ad essere il padre del bambino...
Ma colpo di scena, il ragazzo si è appena impegnato con Shannon e sicuramente la gravidanza della rossa potrebbe portare tanto scompiglio.
Inoltre, negli scorsi capitoli, oltre che nel cast vi avevo detto che sarebbe stato a scatola chiusa, ma per chi non l'ha capito Andrew non fa riferimento a Billy Andrews di Anne with an E... Ma a un attore che avete avuto per tutto il tempo sotto il naso.
Non so se la vostra teoria era corretta, ma è Cory ad essere il dottore in questione e forse a mettersi in mezzo fra o nostri Lucamy?
Cosa pensate accadrà, Amybeth deciderà di comunicare a un ignaro Lucas il suo stato interessante? E anche Shannon lo saprà?
Ovviamente mi aspetto delle teorie per i prossimi capitoli e grazie per il vostro affetto come sempre. Sono pronta ai vostri SCLERI e ai commenti a caldo.
Non vedo l'ora di sbizzarrirmi un po'.
Noi intanto ci vediamo nel prossimo capitolo di "Amanti per caso" naturalmente solo ed esclusivamente su Wattpad.
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