1.0. "Sarà soltanto una cena, niente di più."


𝟭.𝟬

𝑳𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔 𝒃𝒚 𝒄𝒉𝒂𝒏𝒄𝒆
(Amanti per caso)

"In qualità di avvocato del signor James Zumann, vi ho riuniti qui per conoscere le sue ultime volontà un mese dopo la sua morte. Ha infatti preparato un video per voi."

Si spostò affianco mentre mio nonno prendeva posto sulla sua poltrona di fronte ai nostri sguardi sbalorditi.

"Cos'è?" chiese mio zio, come se il cadavere avesse preso vita.

"Oh caro papà, caro papà..." continuava a ripetere mia madre con il fazzoletto contro la bocca, squadrando la cognata.

Come al solito, il teatrino degli orrori.

Strinsi le labbra mettendomi comodo, dal canto suo Jacob era seduto a pochi centimetri da me sul divano in attesa che il nonno parlasse.

"Cari figli, se state guardando questo video significa che non sono più tra voi." ciò provocò una nuova ondata di lacrime. "Congratulazioni."

Mia madre sobbalzò dalla poltrona. "Ma come papà?"

"Perché dici questo?" intervenne mia zia, fingendo di sistemare gli occhiali.

"Non osate dire queste parole o subirete la mia collera." mi portai la mano alle labbra per celare una risata. "Credete che non sapessi che morivate dalla voglia di liberarvi di me?" congiunse le mani e si avvicinò a un palmo dalla telecamera. "Avevo previsto ogni reazione. Speravate di poter utilizzare i miei soldi senza sforzi? Invece no, non userete un solo centesimo della mia fortuna."

"Come sarebbe a dire?" brontolò papà. Ma il nonno ignorò il suo commento e proseguì. "E ora i miei amati nipoti. Per iniziare, Jacob."

"Dimmi pure, caro nonno. Vedete che mi amava?" Si scambiò un'occhiata con la madre che gli sorrise di rimando, poi si girò verso di me. "Dopotutto sono il primo nipote."

"È vero, ti amavo."

"Grazie nonno. Anche io ti voglio bene."

"Ma soprattutto, amo mio nipote Lucas." mi drizzai. "Ha sempre ricordato me da giovane. Disciplina, perseveranza, onestà, buona gestione... Questo è ciò che serve. Per questo ho preso una decisione." fece una pausa. "Tutta la proprietà che ammonta a 600 milioni di dollari andrà al nipote che si sposerà e avrà un erede."

Cosa?

Restai di sasso, appiccicato al divano osservando il sorriso trionfale che gli curvava le labbra.

"Suvvia, avete l'età giusta per pensarci." mi girai di scatto incontrando l'espressione perplessa di mio cugino, dopo aver capito che da quel tranello non c'era via d'uscita.

"Scarlett, tesoro, sei lì?" chiamò, e dal corridoio giunse mia nonna, appoggiando la mano sul bordo del mobile.

"Sono qui."

"Controllali, come concordato."

"Non temere, lo farò."







Amybeth

"Amybeth! Kyla! È tardi, muovetevi!"

Appena udii la sua voce rimbombare per le stanze uscii dalla cucina munita di vassoio. "Buongiorno a te, mamma."

"Ah, ti sei svegliata tardi tesoro?"

"No. Sono uscita a comprare il pane e ho fatto tardi, per questo la tavola non è pronta. Ma rimedio subito."

"Non c'era il pane nella dispensa?" si avvicinò aiutandomi a distribuire tazze e posate sulla tavola.

"Ho comprato una pagnotta fresca."

"Uhm, lei non si siede a tavola se non ha il pane fresco."

Abbozzai un sorriso. "Kyla è a dieta."

"Oh, per favore..." si sporse verso il mio orecchio abbassando i toni. "E quando comincerebbe la dieta? Forse, dopo l'ultimo dessert."

Risi con lei. Ad un certo punto, la vidi scendere dalle scale assonnata e con i capelli scompigliati.

"Buongiorno." Nostra madre lasciò il resto nelle mie mani e le lasciò un bacio sulla guancia.

"Hai dormito bene, principessa?"

Annuì, spostando poi lo sguardo sulla tavola. "Uhm, sorellina, perché la colazione non è pronta? Farò tardi!"

"Okay. Ti ho preparato la limonata." le porsi il bicchiere. "Bevila, e poi vieni ad aiutarmi con il bollitore."

Diedi le spalle ad entrambe e tornai in cucina per riempire il vassoio.

"Amybeth..." Mi sentii chiamare da mamma entrata in cucina per prendere il cestino del pane. "Devi capire che tua sorella lavora e non può fare tardi per delle sciocchezze, come le faccende di casa." Alzai brevemente gli occhi. "Ricorda che è grazie a lei se la nostra economia non è andata a picco." Mi sentii colpire nel punto debole. "I creditori vogliono essere pagati e con i soldi che ricaviamo dal negozio è impossibile rispettare le scadenze."

"Lo so, e mi piacerebbe aiutare. La settimana scorsa ho fatto molti colloqui e spero che mi chiamino." afferrai il vassoio e lo posai di fronte a mia sorella, comodamente seduta.

"Vorrei proprio vedere..." anche mamma si sedette, prendendo una fetta di pane. "È stato sempre un continuo fallimento, Amybeth. Per non parlare dell'ultimo lavoro..."

"Mamma, non cominciare." La bloccai, sedendomi. "Sai bene qual è stato il problema. Il capo non rispettava i diritti sociali dei lavoratori. Come potevo passarci sopra?"

"Mia sorella ha ragione." concordò Kyla, divorando la roba nel piatto.

"Andava tutto bene quando andavi all'università. Sei stata la prima della nostra famiglia, abbiamo perfino distribuito dolci!"

Sorrisi a quel ricordo. "Come dimenticare."

"Poi cos'è successo?" si fece di colpo seria.

"Uhm, era un insegnante di storia, mamma." intervenne Kyla prontamente.

"Non voglio essere crudele, ma perché? Sono passati molti anni, eppure nessun lavoro." inarcò un sopracciglio versandosi della limonata.

"Sto aspettando il momento giusto! Tutto qui. Fidati di me, andrà tutto bene."

Si sporse verso il mio viso con espressione sadica. "Non sarebbe meglio se impegnassi questo tempo per trovare un ragazzo bello e dolce che ti sposi?"

Conficccai la forchetta nel cetriolo distogliendo lo sguardo seccata. Non volevo più toccare quell'argomento.




Lucas

Nelle ultime settimane la convivenza in casa si stava rivelando uno strazio. L'impatto emotivo sul cervello di mia madre era stato devastante e aveva ridotto in polvere ogni neurone.

Il suo chiodo fisso era porre fine alla mia vita scapestrata, non faceva altro che parlarne e interrogarmi, lamentandosi sul fatto che la cognata avesse trovato degli ottimi partiti per suo figlio, grazie a informazioni strettamente personali.

Io e papà a stento le rivolgevamo l'attenzione quando tentava di aprire il discorso “matrimonio”, e quella mattina non mi sfuggirono le occhiate strane o i bisbigli.

"Lucas, caro." la guardai per un attimo. "Non hai una fidanzata? Oppure qualcuna che potrebbe diventarlo?"

Stessa domanda.

Mi pulii la bocca. "No. Non ce l'ho."

"Beh, e quella modella parigina?" insisté.

"No. Perché mi fai tutte queste domande?"

Fece spallucce e si sventolò con il giornale. "Solo curiosità, figlio. È forse un delitto?"

"Basta così, Cat." la rimproverò mio padre frenando la sua impazienza. "È Lucas che deve scegliere la donna giusta. Non dovresti intrometterti."

"Si, ma così..." gli rivolse un'altra occhiata e scosse la testa.

"State ancora pensando a quella storia?" chiesi accompagnando il tutto con un'alzata di sopracciglia. "Mi dispiace, ma non ho nessuna intenzione di sposarmi. Neppure se la richiesta venisse dal cielo."

"Ma figlio!?" Sbottò la donna di casa.

"Non insistere, mamma. Non succederà."











Amybeth

"Sta tranquilla, mamma. Sarò io a trovare un marito bello e ricco. E salverò la nostra famiglia." continuò Kyla sollevando il mento.

"Vedi?! Prendi esempio, Amybeth." guardai mia sorella con odio e poi tornai a mangiare. "Lei si che pensa al futuro. Al nostro futuro!"

"Sai benissimo che a quest'ora sarei stata una donna sposata..." Marcai l'ultima parola con dolore, ripensando a quel momento così magico tramutato nel mio peggiore incubo.

"Ancora con questa storia!?" affermò. "Ascolta cara, gli uomini non sono tutti come quella merda..." poi si rabbuiò. "Anche tuo padre e tuo zio."

"Allora spiegami perché dovrei essere io a sposare un uomo come loro?" scosse la testa più volte. "No? Se è così dimmelo." Preferí restare zitta. "Ecco... per questo non mi sposerò mai."

"Ti prego sorellina, anche io ho paura del matrimonio." piagnucolò, rabbrividendo all'idea.

"Non ascoltarla!" le urlò contro, fulminandomi subito. "È solo disoccupata e depressa! Il matrimonio è il coronamento di ogni sogno d'amore!"

"Come te con papà." le ricordai.

"Taci, ingrata!" rispose serrando i denti.

"Uffa, perché sto mangiando tanto? Dovrei essere a dieta!" Stava per avere una crisi di nervi mentre lanciava le posate nel piatto. "E sono pure in ritardo!"

Si alzò repentinamente e corse al piano di sopra. Sentii lo sguardo di mamma bruciarmi la pelle per quanto era furiosa.

"Amybeth! Sei forse impazzita?" mi applaudì con aria sarcastica mentre alzavo gli occhi al cielo. "Guarda che pasticcio hai combinato?! Era davvero necessario?"

"Cosa avrei dovuto dirle? Mentire?" risposi. "Non mi sposerò punto e basta."

"E cosa vuoi fare allora? Essere zitella? Per favore." gesticolò con le mani. "Ti sposerai, avrai dei figli e un lavoro. E non discutere." Guardò la tavola. "Prendi le uova."

"Ci vado subito." Dissi alzandomi. "Ma non mi cercherò nessun marito."

"Beh, questo è da vedere." girai i tacchi ed entrai in cucina, senza degnarla di una risposta e ignorando il suo cervello diabolico.


















Lucas

"Con il vostro permesso, devo andare in ufficio. Ho molto lavoro." inventai una palese bugia per poter fuggire senza destare sospetti, e mi alzai in piedi sistemando la giacca. "Buona giornata."

"Anche a te, figliolo." rispose la donna, facendo un sorriso tirato. Anche mio padre mi salutò, ma era meno teso, e stava ancora bevendo il suo tè.

Probabilmente la questione non premeva allo stesso modo a entrambi.

"Va bene. Oggi non torno a pranzo." detto questo mi allontanai a grandi falcate, notando con la coda dell'occhio i due che discutevano guardando la rivista. Mi voltai e raggiunsi l'auto.

"Buona giornata, signor Zumann." mi salutò l'autista aprendo la portiera.

"Buongiorno a te, Williams." lo salutai a mia volta dandogli una pacca sulla spalla. Infilai gli occhiali scuri e presi posto sul sedile posteriore.

Afferrai il cellulare e controllai gli appuntamenti della giornata, mentre l'autista metteva in moto.





















Amybeth

Per tutto il tragitto, le sue lamentele non si erano placate continuando ad oltranza anche dopo essere scese dalla macchina.

"Lascia che ti dica una cosa." riprese aprendo il cofano posteriore per prendere gli ultimi prodotti del deposito. "Hai detto che non ti sposerai, giusto?" mi piegai per afferrare uno dei due cestini. "Ma non è detto che non ci sia un uomo buono e di sani principi... ma sei tu che non vuoi trovarlo."

"Sì. Non voglio, è chiaro?" Le dissi un'ultima volta, aprendo il cancello.

"Oh, tesoro, non essere così testarda! Il mondo è pieno di uomini disposti a conoscerti e apprezzarti." Trattenni uno sbuffo, scalino su scalino, avrei voluto che quello straziante monologo terminasse. "Anche la figlia della nostra vicina ha trovato un marito, mentre tu non ci riesci. Pensavo fosse impossibile. Ma sua madre continuava a vantarsi delle doti del suo amato genero..." sospirò e mi oltrepassò. "Mentre io? Mi sono sentita inferiore."

"Non sei inferiore in nessun modo!" replicai. "È una mia scelta."

"Lo so." rispose trascinando la porta a scrigno ed entrando nel negozio. "Il problema sei soltanto tu. Tu e il tuo cervello bacato Amybeth. Sei come tua sorella maggiore..." poggiò sul bancone il cestino. "Spero solo che Kyla avrà sale in zucca quando sceglierà qualcuno."

"Se ci tieni tanto perché non fai sposare lei?" gli dissi, posando il cestino accanto all'altro mentre sistemava i mazzi nei contenitori.

"Oh, no! Kayla è troppo piccola per queste cose." mi raggiunse, afferrando altri steli. "Mentre il tuo orologio biologico sta quasi per scadere."

"Ah, che gentile..." risposi sarcastica.

"Mi chiedo chi ti chiederà la mano." alzò gli occhi. "Potrebbe essere un regista di Hollywood o il proprietario di un'azienda." L'osservai stranita, probabilmente la sua fantasia stava correndo come il vento. "Pensavo anche ad un azero."

Mi sfuggí un sorriso divertito mentre continuavo a sistemare e lei a ondeggiare dolcemente al ritmo di danze tradizionali indiane.











Poco dopo...

"Solo un momento." dissi al primo cliente che si era presentato alla soglia. Mia madre l'adocchiò subito come il perfetto pretendente, cercando di catturare la sua attenzione mentre sistemava il cappellino di feltro.

Lo raggiunsi e gli sorrisi apertamente. "Salve, posso aiutarla?"

"Certo. Vorrei un bellissimo bouquet." rispose con un sorriso.

Ignorai le risatine di mia madre, mantenendo la mia professionalità.

"Per quale occasione, in particolare?" domandai ancora, concentrandomi a soddisfare le richieste del cliente.

"Una proposta di fidanzamento."

"È meraviglioso." cinguettò mia madre giungendo le mani a mo' di preghiera. "E chi è la fortunata?"

"Ehm, la mia ragazza?"

"In questo caso," Era alquanto delusa per la scoperta. "Congratulazioni."

La maledii mentalmente prima di riportare l'attenzione sul giovane.

"Per favore, da questa parte. Le mostro ciò che potrebbe fare al caso suo." Lo guidai vicino al bancone e mi schiarii piano la voce per superare il momento d'imbarazzo. "Lei a che tipo di fiore aveva pensato?" gliene indicai di diversi. "Per esempio, possiamo fare un mazzo di fiori rossi misti oppure andare sul classico con le rose..."

Intanto mia madre ci osservava con espressione delusa.

Oh, poveretta, non troverà mai un uomo che la sposi.

Se avessi avuto il potere di ucciderla con uno sguardo sarebbe stata morta e seppellita, in quel momento. Se ne tornò al proprio posto con la coda fra le gambe mentre sorridevo al ragazzo, ch'era visibilmente combattuto.

"Sono tutti belli. Non so cosa scegliere."

"Lo faccia con il cuore, no?" gli consigliai con tale facilità, che mi stupii di non aver agito allo stesso modo in altre situazioni.













Lucas

La macchina si fermò e scesi guardandomi attorno soddisfatto.

"Le auguro buona giornata, signor Zumann." mi salutò l'autista.

"Sarò in ufficio tutto il giorno." lo informai.

"Va bene, signor Zumann."

Entrai nell'edificio a grandi falcate, con portamento sicuro, mentre infilavo gli occhiali nella tasca della giacca.

Superai la receptionist e la segretaria dai lunghi capelli castani, fisico asciutto e tubino nero mi camminò affianco, con tra le mani un depliant.

"Le ricordo che ha una riunione tra meno di mezz'ora." I suoi tacchi mi rimbombavano nelle orecchie e sul pavimento.

"Hai fatto quello che ti ho chiesto?"

"Sì." rispose sbrigativa, standomi alle costole.

"Eccellente." dichiarai.














Amybeth

Conclusi il mio prezioso capolavoro floreale con un nastrino rosso e sorrisi pienamente soddisfatta del risultato.

"Ecco, è pronto." glielo porsi. "Le piace?"

"Molto. La scelta si è rivelata meravigliosa! E tutto grazie ai suoi consigli."

"Grazie. Sono felice per lei."

"Anche quelli sono belli." Mi indicò una delle decorazioni sul tavolo.

"Oh sì, sono su ordinazioni. I clienti dicono che tipo di tema vogliono, e io li creo." spiegai.

Sembrava piacevolmente colpito.

"E lo fa da sola?"

"Sí. È la mia grande passione." risposi con un ampio sorriso.

"Non ci posso credere, ha molto talento." mi spostai i capelli dal viso lusingata da quei complimenti. "Ne voglio una."

"Certo. In tal caso, gliela personalizzo." Afferrai prontamente una forbice e mi misi all'opera.

"Prendo anche il tuo biglietto da visita così potrò consigliarti ai miei amici."

Lo guardai, ero senza parole.
"Grazie mille. Davvero, grazie..." e inserii un piccolo consiglio nel foro dell'uovo, mentre lui osservava rapito il mio operato. Quando mi voltai verso la postazione di mia madre, lei non c'era.
Mi sporsi a controllare e vidi che stava parlando amabilmente al cellulare.

Non so perché, ma mi si attivò il campanello d'allarme nella testa e sperai con tutte le mie forze che stesse facendo qualcosa d'innocente.

Da quella donna, mi sarei aspettata di tutto.


















Lucas

"Il signor Jacob è arrivato?" chiesi alla segretaria in piedi vicino alla scrivania.

"No, signore."

"No?" restò in silenzio. "Ti ho detto che volevo incontrarlo prima della riunione?" Scosse la testa in segno affermativo. "Bene. Contattalo subito!"

"L'ho informato prima che voleva incontrarlo prima della riunione." Annuii. Poi continuò. "Ha detto che aveva cose più importanti da fare, che partecipare alla riunione."

Distolsi lo sguardo e strinsi le labbra, non riuscendo a comprendere il suo comportamento. "Non verrà." mi dissi, prima di puntare lo sguardo sulla donna. "Oh, bene..."

Presi il cellulare e aspettai che rispondesse. Squillò a vuoto per un po', poi si degnò di rispondere.

"Cosa c'è Lucas?"

Ed ebbe anche il coraggio di chiedermelo con un'aria così spensierata, tale da farmi perdere la pazienza in mezzo secondo.

"Jacob, non vieni a lavoro oggi? Riesci certamente a capire l'importanza dell'incontro? Oggi dobbiamo incontrarci con i nostri soci giapponesi, e non abbiamo ancora deciso..."

"Niente panico! Saremo pronti a qualsiasi imprevisto."

"Come posso stare tranquillo? Affinché il progetto venga accettato, dovresti partecipare anche tu. Giusto?" non rispondeva, sembrava impegnato in altro. "Come può questa cosa importante che devi fare oggi essere più importante del nostro progetto? È essenziale che lo finanziamo noi."

"Va bene. Appena avrò concluso ti raggiungo. Non ti preoccupare."

Sospirai. "Inizieremo tra mezz'ora, non fare tardi."

"Sarò lì per quell'ora, intanto potresti anche iniziare la riunione senza di me. Questo progetto comunque è tuo."

Roteai gli occhi. "Ok, Jacob. Ok! Sei pretenzioso."

"Esperto!" ribatté.

Staccai la chiamata, poggiando il telefono sulla scrivania.

Alzai gli occhi al cielo strofinandomi la mano sulla faccia. "Deficiente."

Cosa sarà più importante della nostra attività di famiglia?
























Amybeth

"Amybeth!" mi chiamò mia madre mentre correva a perdifiato. Non avevo la più pallida idea di cosa le fosse capitato, ma aveva l'aria di una bambina che aveva comprato un giocattolo nuovo. "Lascia quell'albero!" mi si gettò addosso, avvolgendomi le braccia attorno al corpo mentre la fissavo stranita. "Ho finalmente trovato il tuo destino!"

Strabuzzai gli occhi mentre il presentimento di poco prima mi tagliava il respiro.

Cosa poteva aver combinato stavolta?
Tutta quella felicità dipinta sul viso non mi faceva presagire nulla di buono.

"Destino?" slegai quella presa e gettai le mani all'aria. "Oh no, che cosa hai fatto mamma?"

"C'è questa donna che conosco e che si è sposata con il figlio di un matchmaker. Le ho parlato, e mi ha detto cose interessanti!" continuò ad accarezzarmi le spalle, mentre potavo la pianta e me ne prendevo cura. "Tra l'altro ha sposato circa 47 coppie..." sogghignò accarezzandomi i capelli. "E tu sarai una di quelle. La 48esima."

Era impazzita sul serio? Quella storia le stava dando alla testa.

"C-cosa? No! Ti ho detto di no! Togliti questa stupida idea dalla testa."

"Amybeth! Amybeth!" mi seguí e mi afferrò il polso. "Per l'amor del cielo, dí solo di sí. Cosa ti costerebbe in fondo?" Imprecai ancora, mentre era sul punto di mettersi in ginocchio per pregarmi. "Quel ragazzo non si è mai sposato, ha 32 anni..." fece le virgolette con le dita. "Ed è un dottore. Segno zodiacale: vergine." distolsi lo sguardo, puntellando le mani ai fianchi. Si avvicinò al mio orecchio. "E domani... uscirete a cena."

Il sorriso svanì improvvisamente e girai gli occhi di scatto verso di lei.

"Stai scherzando? Uscirò a cena con un perfetto sconosciuto?!"

Annuì come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre pensavo che sarebbe stata soltanto una follia. Alzai gli occhi al cielo e respirai profondamente.

In che guai mi sarei cacciata?













Lucas

"Che cena, mamma? Di cosa stai parlando?" domandai inarcando un sopracciglio mentre davo un'occhiata ai fogli. "Devo andare con questa ragazza a cena?" ripetei.

"È cambiata, tesoro, e lo vedrai con i tuoi occhi!" esclamò quella donna diabolica dall'altro capo della linea. "Potrei mai mentirti? Questa ragazza è ormai cinquanta chili, è dimagrita! Non è più la stessa del college!" Roteai gli occhi continuando a leggere i documenti. "Abbiamo fissato l'appuntamento. Vi incontrerete domani alle otto, non fare brutte figure. Per favore, tesoro." mi supplicò.

Mi portai una mano alla fronte piegandomi sulla scrivania. "Mamma, sai la mia opinione in merito."

"Cosa vuoi che faccia figliolo?" insisté alzando i toni. "Tuo cugino ha trovato una ragazza e sicuramente si fidanzerà a breve." Sollevai il viso dalle carte con espressione sorpresa. "Gli lascerai l'intera eredità? Questo è il nostro futuro Lucas caro... dobbiamo impedire che finisca in altre mani."

Presi il documento e me lo portai a un palmo dal naso.

"Mamma, te l'ho detto stamattina. Non mi sposerò solo per ottenere l'eredità. Il nonno è partito da zero ed ha costruito un impero, e voglio seguire il suo esempio ed essere una persona migliore."

"Figlio mio, come potrebbe funzionare? Sarebbe troppo faticoso." obiettò.

"Il matrimonio non è una decisione semplice, mamma. Innanzitutto è un legame e come tale va onorato."

"Okay..." la sentii trarre un sospiro. "Non ti spingerò a sposarti. Ma per favore presentati almeno alla cena." fece una pausa. "Sono sicura che sarà una serata interessante. Per favore, Lucas. Ti chiedo solo questo. Se non dovesse piacerti non insisterò oltre."

Sembrava sincera, anche se non potevo constatarlo di persona.

"Va bene, mamma." restò in silenzio. "Ma l'hai promesso." le ricordai. "Se a lei non piaccio, e a me non piace lei..." scossi la testa. "Non continuerai con questa follia. Soltanto una cena. È la mia ultima parola."

























Amybeth

Questa era una follia! Non avrei mai potuto farlo, spingermi oltre al limite non era la mia indole.

"Amybeth, mia bellissima figlia, per favore, va' a quella cena. È soltanto una cena, tesoro." insisteva accarezzandomi i capelli mentre intrecciava le nostre dita.

Sospirai pesantemente, portandomi la mano contro la fronte.

"Mamma, ti prego smettila. Per l'amor del cielo! Cosa devo andare a fare? Non lo conosco nemmeno, non so niente di questo tizio..." ribattei prontamente.

"Beh, allora conoscilo! Apriti a nuove conoscenze, non chiudere il tuo cuore per sempre. Quel ragazzo è un dottore molto simpatico e carino. Ha una bella casa, una macchina... Cosa vuoi di più?"

Sbuffai. "Non posso! Per favore!"

Mi fissò immobile, portandosi improvvisamente la mano sul petto facendo una smorfia.

"Mamma! Mamm-!" mi stava per scivolare fra le braccia e il mio cuore per poco non si schiantò contro la cassa toracica.

Alla fine aprì di colpo gli occhi e mi guardò. "Immagina questa scena! Vorrei avere un genero medico per curarmi..." mi prese una mano lasciandomi delle carezze, con la faccia di un povero cucciolo abbandonato. "Non sarebbe fantastico?"

Benedetta donna!

"Mamma, ti rendi conto della stupidaggine che stai dicendo! Ma come ti salta in mente?!"

Distolse lo sguardo, facendo i capricci come una bambina troppo cresciuta. "Non voglio un dottore qualunque... Io vorrei un dottore come genero."

"No, mamma. Non se ne parla proprio."

"Guardami!" Si alzò in piedi. "Tu andrai a questa cena! Prova solo a non farlo." sbatté la mano sul tavolo, facendomi sussultare. "Ti spezzo le gambe e le darò in pasto a qualche iena assassina!"

La squadrai dal basso con una smorfia. "Va bene... ma sarà soltanto una cena."

"Così mi piaci, tesoro." rispose serafica, incrociando le braccia al petto avendo raggiunto pienamente il suo obiettivo.












Si lo sapevo che finalmente sarebbe arrivato il momento giusto per presentarvi il nuovo capitolo di "Amanti per caso."

Con protagonisti la nostra splendida Amybeth e l'affascinante Lucas.

I nostri ragazzi dovranno andare a un appuntamento al buio organizzato dalle rispettive madri, e naturalmente quel "sarà soltanto una cena?" sarà davvero così?

Come avete ben capito, l'uomo in questione che incontrerà Amybeth è appunto un dottore, ma chi sarà l'attore che lo impersonerà?

Apro le scommesse e vi ringrazio anticipatamente per l'affetto dimostrato ancor prima di cominciare a pubblicare. Vi do appuntamento al prossimo capitolo per conoscere le dinamiche della famigerata cena.

Avete qualche ideuzza in merito? Scrivetelo nei commenti, e vedremo se avrete ragione!

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