3. La colpa di Uriel
«Dormigliona, pensi di passare a letto tutto il giorno?».
Aprii gli occhi a fatica e scorsi Uriel con già addosso i pantaloni, accomodato su una sedia e intento a fissarmi da in fondo al letto. Mi stiracchiai e mi misi a sedere.
«Ero sicura di essermi coperta...», biascicai con la voce impastata.
«Infatti».
Inarcai le sopracciglia, ancora intontita dal sonno.
«Preferisco guardarti nuda, coperta non è altrettanto divertente», dichiarò sogghignando.
Mi accorsi che stava giocherellando col suo pugnale, con la stessa disinvoltura con cui una persona normale si rigirerebbe uno stuzzicadenti tra le dita. Scossi la testa, cercando di scacciare la sensazione di ansia che mi aveva assalita.
«Per cui mi hai volutamente scoperto? Non è carino!».
«Ti sembro un tipo carino?», replicò, protendendosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Dipende, carino lo sei anche...», sottolineai con un po' di malizia.
Scoppiò a ridere con quel suo fare particolare, un boato di ilarità e superbia che riusciva a riversarti addosso senza alcuna remora.
«Lo sai, vero, che gli Angeli dovrebbero essere i buoni?», gli feci notare per l'ennesima volta.
«Perché, non lo sono?», mi chiese ghignando.
«Il tuo concetto di bontà è alquanto opinabile».
«Ti sbagli, è il vostro a essere volutamente distorto», disse, risistemandosi sulla sedia. «Non avevamo già fatto questo discorso?».
«Sì, ma continua a non convincermi», chiarii, rannicchiandomi contro la testiera del letto.
Mi piantò gli occhi addosso e fu come essere trafitta da due frecce roventi. Trattenni il respiro un istante, costringendomi a deglutire per liberarmi del nodo in gola.
«Vieni qui».
Nonostante si sforzasse di essere gentile, cosa per me evidente, il risultato era un ordine dal sapore imperativo, ammorbidito da una nota sommessa e sensuale. Gattonai sul materasso verso di lui.
«Non sei ancora sazio?».
«Non ci contare».
Tuttavia, notai un cambio d'espressione repentino. Arrivai ai piedi del letto, ci separava meno di un metro ormai, e riuscii a decifrare il suo sguardo, leggendovi una sconfinata tristezza; ebbi l'impressione che un dolore a me sconosciuto lo stesse dilaniando nell'anima, tuttavia, fu soltanto un istante.
Scattò in piedi, voltandosi di spalle, e mi coprì la visuale.
L'aria venne risucchiata in un punto che non potevo vedere con un sibilo, impregnata di una carica elettrica che la portò a sfrigolare in modo insopportabile. Poi, vi fu un'esplosione priva di qualsiasi suono, fatta solo di una luce che mi avrebbe bruciato gli occhi, se Uriel non si fosse parato come scudo. Dovetti chiuderli ugualmente, accecata dalla sua intensità.
Udii in modo distinto una voce, calda e gentile, irrompere in quel silenzio irreale.
«Fratello».
«Haziel», rispose Uriel dopo un istante.
«Non sono più tuo fratello, forse?».
Riuscii a riaprire le palpebre, ancora tormentata da un forte bruciore che mi faceva lacrimare. Mi misi a sedere, cercando di capire cosa stesse succedendo; continuai a lottare una strenua battaglia con me stessa, rifiutandomi di accettare l'idea che non potesse esservi libertà per chi amavo e che la verità fosse ben lontana da ciò in cui avevo sempre creduto.
«Temo dipenda dal motivo della tua visita».
«Sono l'espressione della misericordia di nostro Padre e lui ti ama ancora», riprese Haziel, mantenendo un tono melodioso e fraterno.
«Lo amo anch'io, questo non è cambiato. Sono parte di Lui in fondo, come te».
«Abbraccia, dunque, l'infinita indulgenza che ti ha concesso. Ritorna da Lui e non sarai punito. Sei stato troppo a lungo immerso tra gli uomini, è comprensibile che tu abbia smarrito la retta via».
In quelle parole colme di amore, sentii emergere la stessa superbia che dominava nel mio Angelo e fu strano, oltre che una triste conferma che per loro, noi, eravamo solo un compito, esseri inferiori che dovevano essere controllati. Scivolai fino al bordo destro del letto, così potei ammirare l'algida bellezza di quella creatura, che andava oltre la manifestazione con cui si era palesato: lunghi capelli biondi incorniciavano l'ovale perfetto del viso, in cui erano incastonati due zaffiri scintillanti. che rapivano in uno sguardo impenetrabile, e con le labbra carnose restituivano degna chiusura a una figura androgina e regale.
«Avrei smarrito la via?», replicò atono Uriel.
Haziel portò le lunghe dita affusolate al collo e sfiorò il laccio di cuoio, uguale a quello abbandonato sul pavimento.
«E la donna?», gli chiese con voce più cupa.
«Si prenderà cura di lei Melahel. Non potrebbe esservi un atto più magnanimo, considerato ciò che ha fatto».
«Cosa avrei fatto?», sbottai senza pensare.
L'Angelo posò su di me lo sguardo, ma non vi lessi alcuna misericordia, bensì disprezzo. Non mi degnò di una sola parola.
«Un Trono scomodato solo per lei, quale onore, non c'è che dire. Peccato che non mi piaccia il modo in cui verrà liberata da ogni male, per cui...».
Haziel riportò l'attenzione su Uriel che, potrei giurarci, doveva aver accompagnato il tono tagliente a un ghigno di sfida strafottente. Lui era così.
«Vorresti dire che rifiuti?».
«Sì, rifiuto», sentenziò, serrando la presa sul pugnale divino. «Sara, vattene!», aggiunse deciso.
«Non posso permetterlo», fu la replica immediata del Cherubino.
L'aria divenne pesante, il loro potere si espandeva rendendo la stanza sempre più piccola, bruciando l'ossigeno e alzando la temperatura. Gocce di sudore cominciarono a imperlarmi la fronte, mentre mi sforzavo di controllare il respiro; per fortuna, Uriel mi aveva spiegato alcune cose sulla sua natura e come reagire in determinate situazioni. Tuttavia, la paura mi impietriva, fissa sui muscoli contratti degli Angeli, pronti a scattare.
Cosa sarebbe accaduto se Uriel non fosse stato abbastanza forte o veloce nel corpo di Sebastiano? E cosa sarebbe successo se, invece, avesse battuto il suo avversario, suo fratello? Una stretta al cuore, dolente, si accompagnò allo scatto di Uriel. Mi colse di sorpresa e, forse, fu così anche per Haziel, molto più loquace dell'Arcangelo. Ciononostante, riuscì a schivare l'affondo, senza cogliere però alla sprovvista Uriel, che bilanciò il peso bloccandosi al suo fianco.
«Manifestazione che ti si addice», ghignò Uriel, guardando il fratello con aria di sfida, «ma del tutto inadatta a me».
Non riuscii a seguire con esattezza gli eventi. Haziel si allontanò da Uriel con una tale velocità, che ebbi l'impressione si fosse materializzato di fronte a me, dandomi le spalle. Subito dopo avanzò cercando di colpire il mio Angelo e un lampo illuminò la stanza, costringendomi a serrare le palpebre. Quando le riaprii, Haziel era nella stessa posizione di poc'anzi, come non si fosse mai mosso. Un brivido mi scosse e dai pugnali di entrambi si levò una luce crescente, via via più intensa e vibrante, che assunse colori sanguigni, tra il rosso e l'arancio, mentre ormai grondavo per il caldo soffocante. La pelle nuda bruciava, il mio stesso sudore pareva scaldarsi e acuire la sensazione, per evaporare qualche istante più tardi. Lasciai cadere il lenzuolo con cui mi ero coperta per evitare di ustionarmi, mi alzai e arretrai tremante. Sbattei la schiena contro la porta, riuscendo a spostare lo sguardo su Uriel. I suoi occhi erano roventi, il suo braccio avvolto da fiamme che si intensificarono nel momento in cui produsse un movimento orizzontale e, soltanto in quel momento, vidi la sua famosa spada. Il fuoco parve irradiarsi dalla lama in una miriade di serpi, pronte a mordere qualsiasi cosa incontrassero nel loro cammino.
Non avevo mai assistito a nulla di simile, i racconti dell'Arcangelo non mi avevano preparato a questo. La paura si stava trasformando in terrore, il cuore era impazzito, il fiato corto e la gola arsa.
Sarei morta anch'io lì dentro, in quel modo?
Il pugnale di Haziel era divenuto una spada lucente, con cui si oppose all'attacco, recidendo alcune delle teste infuocate che gli si erano scagliate contro. Un movimento di Uriel attirò la mia attenzione e mi accorsi che stringeva di nuovo il pugnale; aveva già rinfoderato la sua tremenda arma e mi osservava, dall'oro dei suoi occhi stillava disperazione e cercava in me perdono. Nessun altro glielo avrebbe mai concesso, lo sapevo bene.
Un grido improvviso mi fece trasalire.
Guardai Haziel, stretto in spire cremisi che sembravano affondagli nella carne per farsi largo nel suo corpo, che non avevo compreso se fosse umano o meno. Si contorceva, le serpi strisciavano su di lui accompagnate dal suo dolore; io e Uriel, immobili ai lati opposti della stanza, assistevamo al suo supplizio.
Perché tanta crudeltà nel suo attacco?
Schiusi le labbra, ormai secche e screpolate, ma emisi solo un rantolio roco e impastato, incrociando lo sguardo di Uriel.
Haziel lasciò cadere il suo pugnale, un tintinnio insolito si propagò, simile al suono di campanelli immersi in un eco irreale. Feci per riportare l'attenzione sul Cherubino, ma mi ritrovai schiacciata addosso alla porta da una forza invisibile; la pressione aumentava e pensai avrebbe finito con lo sbriciolarmi le ossa, mentre mi impediva di respirare. Chiusi gli occhi, senza avere la minima di idea di cosa stesse accadendo, eppure, l'ultimo pensiero che ricordo fu lui, Uriel, e il suo nome a riecheggiare dolce nella mente anche di fronte alla morte.
***
"Andrà tutto bene".
"Sono morta?", chiesi al nulla, al vuoto in cui mi ritrovai immersa.
"No, non ancora, ma dipende da te".
"Cosa?", domandai piuttosto confusa.
"Vuoi vivere?".
"Sì".
"Perché?", mi incalzò la voce, calda e dolce, simile a un abbraccio in cui mi sentivo sicura.
Mi presi del tempo per riflettere. Avevo risposto di getto, però non sapevo motivare la mia scelta. Poi ripensai a ciò che Uriel aveva fatto per me, ai suoi gesti, ai suoi sforzi, alle sue rinunce. Inspirai a fondo.
"Non posso lasciarlo adesso", dissi, rivedendo con chiarezza quello sguardo supplice che mi aveva rivolto.
"Allora combatti per lui, come lui".
"Ma io non so lottare, non so fare niente, non so maneggiare armi", ammisi sconsolata e abbattuta, chinando il capo.
"Comincia a combattere per la tua vita, esci da questo buio e torna da lui".
Terzo capitolo della storia e primo scontro, che avviene sotto gli occhi della povera Sara. Non deve essere facile seguire una lotta tra Angeli per un essere umano, voi che ne dite? A parte ciò, spero che vi sia piaciuto. Aspetto un vostro riscontro 💖.
Le musiche per questa storia saranno particolari, penso punterò principalmente al symphonic black metal, con puntate sul doom-gothic, per le sonorità, ma anche per i temi stessi di molte canzoni. Provate ad ascoltare leggendo, magari vi piacerà il connubio 😉.
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