Capitolo 12:

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Cit. Antoine Lavoiser


- La seconda domanda è: cos'ha contro i democristiani? -.
- Nulla -.

"Perché tutto questo a me? Le goccie nel Mare son tante, perché pescare la mia? Cos'ho fatto? Dove ho sbagliato?" rimbombava dentro gli occhi di Amanda. E gentili le dita correvano sulla tastiera. Sulla tastiera...
"Tasti bianchi. Tasti neri. I primi sono le dolci perfezioni. I secondi le fredde punture. Ma non c'è una melodia, senza che ambedue siano premuti. Tasti neri. Tasti bianchi". D'un tratto si fece di ossiadiana l'aria, soffocante, asfissiante, logorante. Le parole si radicavano sulle corde vocali. Lei provava a strapparle, ma niente.
Niente.

Si svegliò.
Era completamente sudata e ansimava. La madre adottiva la accarezzava e la tranquillizzava, dicendole:
- Tranquilla, hai solo un po' di febbre -.


Il giorno seguente, Andrea si presentò alle dieci di mattina al cancello della casa di Zambonin.
- Non mi convince -.
- Ma come, non eri tu quello che lo definiva un tipo sveglio? -.
- Ma va' Zambonin! Mi sono sbagliato -.
- Neanche a me convince molto... -.
- La segretaria, saprà qualcosa su di lui! -.
- Quindi? -.
- Quindi mi faccio dire il possibile... -.
- Intendi...? -.
- Sì, intendo provarci con lei. Dopotutto ho il mio fascino, no? -.
- Se lo dici tu -.
A casa pianificò il giorno successivo. Dopo essere stato da Bossu, avrebbe fatto un salto da Clark. Il tutto senza la compagnia del collega.
Come la volta precedente, all'uscio stanziava la donna. Squadrato da capo a piedi, lei chiese: - Come posso aiutarla? -.
Andrea la guardò negli occhi. Le sorrise fievolmente. - Mi dica, quali giorni posso trovarla? -.
- È importante? Perché vuole incontrare me? -.
- Devo averla già vista prima dell'altro giorno, sa? -.
- Difficile, credo -.
- Perché? Non è del veneziano? -.
- Non mi sembra il caso di dirle dove abito -.
- Ma... In ogni caso sono sicuro di averla già incontrata in passato. Ha frequentato le zone di Marghera? -.
- No, non le ho frequentate -.
Era il momento di giocare la sua carta vincente. Gli tornò in mente quanto detto dal collega:
- Ricordi la scrivania dietro la porta? Ecco, lì c'erano parecchi volumi di Marco Bruni. È un attore poco conosciuto dalle persone comuni... -.
- Aspe', tu come lo conosci? -.
- La mia ex, ma lasciamo perdere. Comunque, se a lei piace 'sto tizio, ti basta procurarti i biglietti del prossimo spettacolo e far finta di essere un fan. Ricorda che lui fa drammi. Facile, no? Usala come ultima opportunità -.
- Ma se mi fa domande su di lui? -.
- Confondila con le parole. Sii te stesso, insomma! -.
- Molto divertente, sì... -.
Il biglietto lo aveva comprato ad un teatro in zona la mattina, poco prima di recarsi al Capoluogo veneto.
- Allora signorina, io toglierei il disturbo... -. Nessuna risposta, come si aspettava. Fece cadere dalla tasca il biglietto. In seguito, sbraitò: - Cavoli, il mio biglietto per lo spettacolo di Bruni! -. L'altra lo guardò stupita. Andrea raccolse il cartoncino.
- Scusi... Ma anche a lei piace Marco Bruni? - con stupore fece la segretaria.
- Ma certo! Come non apprezzare i suoi lavori? -. La donna arrossì.
Aveva colpito.

Elisa, senza indugi, volle andare a confortare Amanda. La febbre era ostinata: non scendeva sotto i 38°. La madre adottiva era fuori dalla porta. "Non è giusto, ma voglio sapere come sta e cosa le sta succedendo. Con me non parla più".
- Amanda, come stai? -.
- Bene, tranquilla. Tu? -.
- Io sto bene, ma tu no. Sai che sono preoccupata... -.
- Ma stai tranquilla. Passa, è solo febbre -.
- Certo. Quando vuoi, chiamami che non esiterò a venire perché, Amanda, io ti amo - le accarezzò i palmi.
- Anch'io, Elisa -.
Da oltre la porta, rabbrividì la donna. Aveva sentito bene. "Forse è normale, non intende proprio amare" consolò sé stessa. Aprì. Vide le due ragazze intente a baciarsi. Urlò.

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