27. Ti va di leggere?
2 mesi prima...
Kevin era sfinito, era stato dimesso il mese scorso, e, da allora, si era rinchiuso in palestra.
Il suo unico scopo era quello di recuperare la forza perduta e la forma fisica che possedeva prima di quel fottuto incidente.
Il coma aveva cambiato il suo corpo, era dimagrito molto, i suoi muscoli avevano perso la tonicità che li caratterizzava, ma, soprattutto, si sentiva debole, spossato.
Dopo il risveglio aveva trascorso le prime tre settimane in rianimazione e poi era stato trasferito nel reparto apposito per la riabilitazione.
C'era rimasto per mesi, i più difficili e duri della sua vita, perché, oltre alla sofferenza fisica e allo stress psicologico, c'era un dolore ancor più forte da sopportare.
Aveva allontanato Selene.
L'aveva lasciata.
La visita di Lilith l'aveva scosso, temeva che lei potesse raccontare a Selene della loro relazione, ma ciò che lo spaventata di più era che lei potesse farle del male a causa sua.
Non conosceva le ragioni dell'interesse di Lilith verso di lei, non sapeva perché proprio Selene fosse caduta nel suo mirino, ma non poteva permettere che le accadesse qualcosa e, se tenerla lontana serviva a proteggerla, allora le sarebbe stato alla larga, proprio come Lilith gli aveva imposto di fare.
Ormai non la guardava neanche più, la rifuggiva se le tentava qualche avvicinamento e la ignorava quando cercava di parlargli, ma quando quegli occhi di ghiaccio lo trafiggevano feriti la sua anima si accartocciava, moriva dentro giorno dopo giorno.
Le cose non erano migliorate dopo le sue dimissioni.
Stava cercando in tutti i modi di dimenticarla, ma era tutto inutile.
La tentazione di andare da Lilith e costringerla a rivelare la verità era forte, ma aveva paura delle conseguenze e così continuava la sua vita in un limbo oscuro, fatto solo di ombre.
Aveva ripreso a frequentare altre ragazze, se le portava a letto, ma non sentiva più niente, anche il piacere sembrava essersi dissociato dal suo corpo.
La maggior parte delle volte non raggiungeva neanche l'orgasmo e, quando, per miracolo, accadeva, era grazie a Selene.
Ai suoi capelli, che immaginava di stringere in pugno mentre scopava la mora di turno.
Al suo viso, che lampeggiava nella sua mente ad ogni spinta.
Ma la frustrazione si radicava sempre più nel suo petto, attorcigliando i suoi rami di spine intorno al suo cuore.
Era disperato.
Era un drogato in astinenza.
Un demone scacciato a forza dall'inferno.
E tutto per colpa di quella donna senza pietà.
Una donna a cui ancora si sentiva legato.
Lilith non gli era indifferente, ogni volta che la vedeva o la pensava nel suo corpo si scatenava una reazione chimica che portava ad un solo effetto, una vistosa erezione.
Anche se non sentiva niente per lei a livello emotivo, il suo corpo continuava a ricercare il piacere scatenato dal dolore, che solo lei era riuscita a donargli fino a quel momento.
La odiava e al tempo stesso la desiderava, ecco perché non aveva mai smesso di frequentare il suo club letterario dopo la fine della loro relazione.
Era un masochista, lo era nell'anima e nei piccoli gesti, ma non voleva che Selene scoprisse questo lato perverso della sua psiche e, men che mai, doveva venire a conoscenza del suo trascorso con Lilith perché l'avrebbe persa.
L'avrebbe persa nel modo peggiore.
Il disprezzo.
Era sicuro che lei l'avrebbe disprezzato e compatito a vita.
Quella sera era rientrato a casa dopo cinque ore di palestra.
Era stanco, ma doveva studiare per superare l'Esame di Stato.
La sua scuola, a causa di quello che gli era successo, gli aveva concesso, mediante l'apposita procedura, di poter sostenere l'esame in una sessione straordinaria che si sarebbe tenuta tra un paio di settimane.
Lasciò il borsone della palestra in bagno, più tardi l'avrebbe svuotato e messo a lavare i vestiti che aveva utilizzato per allenarsi, poi si diresse in camera sua.
Carola non era ancora rientrata dal lavoro, quindi era da solo in casa.
Avrebbe voluto andare da Sofia, ma poi avrebbe incontrato Selene e ogni volta la sua mente doveva fare i salti mortali per mantenere la giusta distanza, così optò per un paio d'ore buone di studio.
Aprì la porta e trasalì, poi sbatté le palpebre confuso e indietreggiò di qualche passo.
"Kevin...".
Ecco perché la luce della sua camera era accesa, c'era lei.
Kevin la fulminò con un'occhiata, ma una saetta lo spaccò in due.
"Sparisci, Selene".
"No!".
Kevin vide le lacrime inumidirle le ciglia lunghe e scure e tentennò un istante.
"Perché?" domandò lei, con voce tremante.
La fissò per un lungo istante, non sapeva cosa risponderle.
Doveva mentire.
"Perché ti comporti così?".
Lui fissò lo sguardo su un punto imprecisato.
Vitreo e immobile.
"È stato solo un gioco" affermò, atono, e gli occhi di lei si assottigliarono, inondati dalle lacrime.
Avrebbe voluto annegarci dentro in quelle lacrime, scivolare sul suo viso e perdersi nelle sue labbra insieme a quell'acqua salata, ma si limitò al silenzio.
Un silenzio terribile.
"Avevi detto di amarmi, Kevin!".
"Mentivo, quando sei ingenua, piccola Sailor Moon".
Ed eccolo il crack.
La crepa.
"Hai davvero pensato che fossi innamorato di te, sorellina?" aveva aggiunto, con più enfasi.
"Vaffanculo, Kevin, vaffanculo!" aveva urlato lei prima di fuggire via, e la crepa era diventata una faglia, poi le lacrime cominciarono a scendere incontrollate.
***
Kevin era nella sua stanza, Carola era andata a prendere lui e Selene alla fine delle lezioni per passare il week end a casa.
Sofia li aveva accolti con una torta e un abbraccio, dolce e premurosa come al solito e, dopo una mezz'ora trascorsa a chiacchierare sulla loro vita universitaria, lui e sua madre si erano congedati.
Kevin per riposare, Carola, invece, doveva rientrare a lavoro, il suo team di architetti ed ingegneri la attendeva per una riunione sulla nuova edilizia architettonica, avrebbe presenziato all'incontro anche un noto ingegnere di zona che avrebbe dovuto occuparsi delle questioni tecniche inerenti al nuovo progetto che stavano esaminando.
Rimasto solo Kevin si sdraiò sul letto pensieroso.
Aveva intenzione di andare da Lilith, doveva parlarle e scoprire il motivo delle sue minacce.
Non aveva mai avuto problemi nell'affrontarla, nonostante il loro trascorso e la carica erotica che esercitava su di lui, era sempre riuscito a controllare le pulsioni che, anche solo attraverso la sua voce sensuale, accendeva il piacere nel suo ventre, tuttavia adesso era nervoso.
Era agitato perché c'era di mezzo Selene e la sua incolumità, ma, proprio per proteggerla doveva conoscere la verità, doveva sapere cosa nascondeva Lilith.
Sicuramente lei avrebbe taciuto o, al massimo, lo avrebbe liquidato senza tanti preamboli, ma lui non si sarebbe arreso.
Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, poi sfilò una sigaretta dal pacchetto che aveva nella tasca dei jeans.
Il solo pensiero che Selene fosse in pericolo lo faceva incazzare come una bestia, se le fosse accaduto qualcosa avrebbe incendiato l'intero universo.
Aspirò una lunga boccata e sputò via il fumo.
Fumare lo rilassava, placando, per pochi minuti, l'inquietudine e l'angoscia.
Aspirò un'altra boccata e un fulmine spaccò il cielo grigio in due.
Stava per piovere.
Osservò la strada, a quell'ora poco trafficata, mentre la luce dei lampioni annunciava l'arrivo della sera, mentre un venticello fresco gli accarezzava il viso tiepido, poi il tonfo del portone attirò la sua attenzione.
Carola non era di certo, sicuramente si sarebbe attardata in ufficio come al solito, sicuramente era Sofia.
Solitamente, quando lo sapeva da solo in casa, andava a chiamarlo per cenare da loro e passare del tempo insieme.
Sofia ci teneva molto a queste cose, era una donna buona, genuina e amorevole, era stato semplice volerle bene, lei stessa era una conca d'affetto e dolcezza impossibile da ignorare.
Sofia era una delle poche persone che aveva conquistato il suo cuore, per questo non le diceva mai un no.
Un rumore di passi leggeri percorse l'ingresso e si fermò a metà corridoio.
"Kevin...".
Selene?
Kevin uscì dalla stanza e si diresse verso di lei.
"Non eri andata a riposare?".
Sorrise e lei ricambiò il suo sorriso.
"Beh...".
Aveva le mani nascoste dietro la schiena.
"Cosa c'è?" domandò, curioso.
Lei arrossì e abbassò lo sguardo imbarazzata, poi gli mostrò quello che nascondeva tra le mani.
Era un libro.
"Ti va di leggere?".
Un lampo di lussuria attraversò gli occhi di lui, poi la trascinò in camera e chiuse a chiave la porta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top