19. Suggestione
L'espressione preoccupata di Marta angoscia anche me, mentre i quattro ragazzi camminano spediti nella nostra direzione, dirottando poi al tavolo del buffet.
Lei mi si avvicina e io mi metto in piedi, poi prende la mia mano nella sua, non capisco il motivo del suo gesto, ma la stringo istintivamente.
Tutti i presenti si ammutoliscono al loro passaggio, spaventati.
"Resta accanto a me per ora, ok?" dice, in tono serio.
Annuisco.
"Creeranno il solito scompiglio e poi se ne andranno, fanno sempre così".
Intanto anche Christian ed Ettore ci raggiungono.
"Se Mirko fa qualche cazzata chiamo la polizia" la minaccia Christian.
"Fai come vuoi, ma non te lo consiglio, lasciali fare, se si annoiano andranno a rompere le scatole da qualche altra parte" risponde lei, sempre più inquieta.
"Chi sono gli altri tre che lo accompagnano?" domando, senza distogliere lo sguardo da loro.
"Quello basso e tarchiato si chiama Antonio, ma tutti lo chiamano Tony, frequenta il secondo anno di giurisprudenza, il ragazzo al suo fianco è Francesco, conosciuto come Frank, lui è uno dei peggiori, è molto violento e non frequenta la nostra università, viene da una famiglia disagiata, quello con la faccia tatuata, invece, si chiama Lollo, soprannome di Lorenzo, ha il vizio di drogare le ragazze per portarsele a letto".
Sgrano gli occhi allibita.
"Mio Dio" sussurro, spaventata.
"Sono dei teppisti, spacciano droga per un boss locale e il loro hobby preferito è quello di imbucarsi a qualsiasi festa della Roma Bene e seminare terrore".
"Che sfigati!".
"Shhh" bisbiglia Marta.
"Poi c'è lui, mio fratello. È il peggiore di tutti, ha la faccia da bravo ragazzo, ma è un diavolo. Il suo passatempo preferito sono le risse, pesta a sangue chiunque per motivi banali e beve molto, lui è il loro leader".
Marta ha ragione, suo fratello è diverso dagli altri tre, non sembra affatto un delinquente.
Ha un viso angelico, incorniciato da una folta capigliatura chiara e riccioluta, sistemata alla buona con della cera per capelli, e due occhi grandi e molto chiari, quasi trasparenti.
Il suo sguardo angelico contrasta fortemente con la mascella virile e gli zigomi levigati che si stringono attorno alla bocca carnosa e ad un nasino alla francese.
Sembra un puttino in versione adulta.
Ha un corpo atletico ed è alto, quasi un metro e novanta.
Uno dei suoi amici gli passa una birra dal tavolo del buffet e lui la stappa con un accendino che ha appena sfilato dalla tasca della tuta.
Quando mi sorprende a fissarlo inclina la testa e punta lo sguardo su di me.
Cazzo!
Sposto immediatamente lo sguardo altrove, sperando di non aver attirato la sua attenzione e mi risiedo.
Marta e i ragazzi sono sempre accanto a me.
Mancano pochi minuti al discorso di Carlo, subito dopo me ne andrò con una scusa qualsiasi.
Osservo il soffitto coperto da ragnatele e punteggiato di lucette azzurre e sospiro.
Ancora adesso il mio cuore spera di vedere Kevin entrare dalla porta, prendermi tra le braccia e portarmi in qualche stanza a fare letture sconce.
La rabbia che sentivo per lui è ormai sfumata, cedendo il posto ad un'enorme delusione.
A lui non importa niente di me.
Non gli è mai importato niente.
Sto quasi per piangere quando il fragore di un applauso inonda l'aula Magna.
Carlo è arrivato e tutti gli studenti tolgono la maschera, lasciando il volto scoperto.
Il rettore raggiunge il palchetto del dj, prende il microfono in mano e da inizio al suo discorso.
Le sue parole riempiono l'ambiente, amplificate dal microfono e catturano tutta l'attenzione dei presenti.
"Un nuovo anno accademico ha inizio..." dice, soddisfatto, quando all'improvviso, la voce di Minnie, mi ronza nelle orecchie.
Mi volto e trovo Azzurra a pochi centimetri dal mio viso.
"Hai visto Kevin?" chiede, sottovoce.
La guardo come se fosse una formica da schiacciare.
"No" rispondo, in tono freddo.
"Oggi non è venuto alle lezioni" continua lei, sommessamente.
"Volevo ringraziare..." continua Carlo e, subito dopo, vedo Christian avviarsi verso il palco.
In che senso Kevin non era andato a lezione?
Perché?
La fisso interdetta e preoccupata.
Comincio a pensare che forse dovrei chiamarlo al telefono, oppure andare a cercarlo da qualche parte, se non è in camera sua, sicuramente sarà in palestra, oppure in biblioteca.
Guardo la sorella di Christian che si è rimessa in posizione eretta e applaude suo fratello che brinda sul palco insieme a Carlo, osservo Marta ed Ettore, tutte le persone intorno a me e un senso di panico comincia a montarmi dentro.
Scatto in piedi e fisso l'uscita.
Devo andarmene immediatamente da qui.
Mi avvio verso la porta, nessuno si accorge di me, sono tutti concentrati sul Rettore e, quando finalmente esco all'aria aperta, ricomincio a respirare.
Mi appoggio alla parete esterna e cerco di rilassarmi fino a quando il battito del mio cuore non si regolarizza.
"Ciao" una voce maschile, molto profonda, mi coglie di sorpresa.
Mi volto e incontro due occhi azzurrissimi.
Il fratello di Marta è appoggiato al muro, con una sigaretta in una mano e una birra nell'altra.
Che cavolo ci fa questo tizio qui fuori?
Era dentro solo pochi minuti prima.
Lo ignoro e decido di rientrare, lui per fortuna non mi segue, forse perché quando è arrivato mi ha visto insieme a sua sorella.
Raggiungo nuovamente Marta, in compagnia di Ettore, Christian, Azzurra e Carlo.
"Selene, ti stavamo cercando, dov'eri andata?" mi domanda lei, allarmata.
"Sono uscita un attimo fuori".
Carlo mi lancia un'occhiata gentile, che mi mette a disagio, mentre Christian mi porge un bicchiere di spumante.
Brindiamo all'inizio di questo nuovo anno, poi il Rettore ci saluta tutti con la solita cordialità che lo contraddistingue e se ne va, lasciando definitivamente la festa.
Dentro di me, un turbine di emozioni contrastanti mi assale.
Vorrei andare a cercare Kevin, ma al contempo, il mio orgoglio me lo impedisce.
Prego il Signore che stia bene, che non abbia avuto un altro dei suoi incubi o, peggio ancora, dei suoi attacchi.
Un senso di disperazione mi logora il petto.
Non posso stare qui.
E se si fosse sentito male?
Fanculo tutto!
Io vado da lui.
Mi avvicino a Marta per avvertirla che sto per andarmene, quando una figura sull'ingresso attrae tutta la mia attenzione.
È alto, imponente, misterioso e non indossa nessun costume.
La solita giacca di pelle ricopre le sue spalle possenti, sotto cui spicca una semplice camicia bianca impreziosita da una cravatta nera, come i pantaloni che inguainano le sue gambe muscolose e la mascherina che gli copre parte del volto, lasciando libere le sue inconfondibili iridi viola.
Kevin.
Si guarda intorno alla ricerca di qualcuno e i nostri sguardi si agganciano l'uno all'altro.
Mi strazia e mi spacca il cuore con una lunga occhiata, poi si incammina nella mia direzione.
Sembra una creatura pronta ad assorbire tutta la notte dentro la sua anima oscura, un predatore nero con il solo scopo di fare a brandelli la sua vittima.
Di fare a brandelli...
Me.
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