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La tecnologia da sempre si prestò in tutto lo splendore possibile all'uomo: il fuoco, la ruota, l'elettricità e il cubo di Rubik, i computer, i televisori e i vaccini. Oh, c'è anche Kubrik, non scordiamoci di lui, sì lo so benissimo che non è tecnologia, però merita di essere nella lista delle cose buone.
La natura però non è sempre stata gentile con l'uomo, sì gli ha dato un cervello quasi sempre funzionante - tranne nel caso di quelli che non credono nei vaccini e a cui non piacciono i film di Kubrick - e anche un'andatura bipede che gli consente di fare cose importanti e di vitale importanza, come giocare a Pac-Man. Però la verità è che alla Matrigna non importa nulla della razza umana, preferisce plasmare ad hoc fiocchi di neve e donare fragranze celestiali ai fiori. Insomma, caro umano, guardati allo specchio un attimo, la natura poteva farti un po' più decente... e anche profumato. E invece no.
Umano carissimo, ci hai mai pensato alla libertà? Ti rispondo io, che di esperienza non ne ho ma che in questo momento vengo posto su uno scalino superiore in quanto onnisciente e onnipresente, no. Tu, bipede colorato di tonalità di dubbio gusto, non hai neanche per sbaglio assaggiato la libertà perché la confondi con assenza di schiavitù, di reclusione ebbene, non ti resta che dire amen. Non la conoscerai mai, non ti è dato, non è uno dei doni che ti è stato concesso e dunque non ho intenzione di sprecare parole che non capiresti. No, non mi sto dando delle arie, sei tu che ti sopravvalutati.
A quel punto Hayden decise di chiudere il libro, e che libro. Le era stato rifilato da quell'incapace di Jordan - un tizio tutto muscoli e niente cervello che da quando lei aveva sette anni e lui dieci si era imposto come suo "protettore" - che l'aveva trovato in un cassonetto. La copertina era logora, il titolo cancellato e dell'autore restava una sola lettera, la R. Okay, forse da parte sua era alquanto cattivo dare dell'incapace a quel ragazzo, il suo, semplicemente deficeva dei giusti neuroni. Eppure lui era sempre lì, con lei, anche quando gli faceva notare la sua ignoranza con i più meschini giri di parole. La parte peggiore di tutto ciò era che in realtà a lei piaceva la sua compagnia e, in quei rari casi in cui lui non sfoderava tutta la sua stupidità, si divertivano pure. E sì, ci teneva a lui. Restava un idiota fatto e finito, questo è ovvio, altrimenti le avrebbe portato i viveri che gli aveva chiesto e non un libro scritto da un autore esaltato.
Vivevano insieme da un po', infatti così riuscire a racimolare i soldi per quella sottospecie di appartamento e per tutto ciò che serviva a Liz era più facile, soprattutto se si considera che uno dei due aveva una fonte di reddito, non assicurata al 100% ma quasi. Vivevano in un quartiere povero, corrotto e malfamato; pochissimi i negozi aperti lì, a dire il vero ce n'erano tre che funzionavano sempre: una versione molto scadente di un mini-market, un negozio di vestiario dozzinale dai prezzi esuberanti e una tabaccheria. Ecco, se volevi rubare in quel quartiere forse avresti potuto provare lì, molte le persone che spendevano tutto in sigarette, un vero e proprio simbolo di agiatezza in quella zona fatiscente. C'è da dire che per lo più la gente ripagava con favori, commissioni e, se eri una ragazza, non era difficile che ti venissero chieste prestazioni sessuali. Già, la prostituzione non era poi così assente ed era largamente sfruttata come metodo di pagamento, ma non era l'unica piaga sociale. Oltre ad una quantità esagerata di criminali vari che si nascondevano c'erano una mole di bambini, prole di relazioni clandestine, stupri o semplicemente per una situazione economica alla deriva, abbandonati in quel posto dimenticato da tutto e tutti.
A Liz, una dolcissima bambina muta che ormai Hayden aveva in custodia come se fosse sua figlia o sua sorella minore, non era successo esattamente questo; non era stata abbandonata che ancora non distingueva bene le forme, ma era stata lasciata lì che aveva quattro anni. La consuetudine era lasciar perdere gli abbandonati e i senzatetto in generale, ma Hayden quando vide per la prima volta quella gracile bambina con i capelli appiccicati in fronte dalla pioggia non poté ignorare assolutamente la coscienza e mentre correva da lei e la portava dentro quel buco che era la sua casa si chiedeva quanto suo padre si sarebbe potuto arrabbiare con lei se fosse stato ancora vivo. Non devi mai fidarti di nessuno, eccetto che me. Lo sentiva chiaramente che dalla tomba gli urlava di lasciare quella creatura e chiudersi in casa. Non devi pensare a nessun altro che a te, se mi succede qualcosa tu ti volti e scappi. Hai capito?
Non aveva mai risposto al padre che aveva uno strano modo di dimostrarle il suo affetto. Lui, che odiava persino l'unico amico di Hayden, aveva fatto di tutto per crescerla come meglio poteva. Le aveva pagato, a suon di straordinari e prestiti da tizi loschi, un'istruzione primaria e poi, quando i soldi non c'erano più, iniziò lui ad insegnarle quello che sapeva. Le narrò dei grandi imperi dell'antichità, di uomini forti e intraprendenti come Alessandro Magno che arrivò ai confini del mondo conosciuto, di donne astute e audaci come Cleopatra che sedusse gli uomini più potenti del glorioso e agognato Impero Romano. Quelle che all'inizio le sembravano favolette, con il tempo presero ben forma nella sua mente e divennero fatti storici, lontani dal presente, lontani dalla memoria di molti.
Ora che la piccola Liz dormiva con la testa sulle sue gambe, erano passati già due anni, lo stesso ricordo del padre, uomo aspro nei modi ma che indubbiamente l'amava, era parte di quelle memorie che poteva catalogare come fatti storici.
In verità la mente di Hayden era tutta un casino, un po' come tutto quello scritto fino ad ora, tutti i suoi pensieri erano sempre in disordine, apriva troppi cassetti alla voltaa e si ritrovava sommersa da cose che nemmeno sapeva di conoscere o che mai avrebbe immaginato di ricordare. Le avevano detto che quel suo modo di fare, troppo ragionato e compelsso, non l'avrebbe salvata da quella situazione orribile che condivideva con i suoi vicini e proprio per questo la vita per lei non aveva questa bella prospettiva, non si vedeva come protagonista, non si credeva nemmeno un personaggio vero nella storia e mentre amorevolmente accarezzava i sottili capelli della bambina i ricordi e pensieri si accavallano come in una lotta corpo a corpo e poi prendevano a correre in parallelo, con direzioni opposte, un po' imitando i treni delle stazioni.
Ma lei era sempre lì. Non era mai uscita dal suo quartiere dopo i pochi anni di scuola, non conosceva nulla di effettivo del mondo e qualche volta aveva il timore che tutto ciò che le era stato impartito dal padre fosse finto. Tante storielle per rendere migliore la vita di una bambina povera, prima figlia di una nuova generazione, in un nuovo mondo, con un nuovo ordinamento, con nuove battaglie, con nuovi problemi e nuovi dilemmi.
Era una felicità mesta quella che provava quando alcuni genitori speranzosi mandavano da lei i propri pargoli perché apprendessero almeno la scrittura e la lettura, un po' di matematica per sopravvivere e qualche nozione sparsa di altre materie, era ancora più malinconicamente felice quando adulti o persone della sua età umilmente le chiedevano un po' di cultura. Provava gioia nel dare speranza a quella gente, certo, ma quando si rendeva conto che erano false speranze, anzi briciole di false speranze, stava male. Male perché quei bambini mai avrebbero avuto una vita dignitosa; male perché leggere e scrivere era inutile. Ricchezze di un vecchio mondo. Era una beffa continuare, un'ingiustizia non farlo e poi era il suo unico modo di ricavare soldi, ben pochi in realtà.
Le venne in mente all'improvviso il ricordo dell'inverno precedente, quando pensando di essere finalmente riuscita ad accumulare il giusto gruzzoletto di soldi era uscita per comprare una giacca per la bambina che cresceva a vista d'occhio. Entrò nell'unico negozio di abbigliamento, scelse una giacca - la più pesante - e andò a pagare. Alla cassa, quando il signor Brayshaw le disse il prezzo, mortificata si rese conto di non avere abbastanza denaro, infatti arrivava appena a metà. L'uomo, che se ne rese conto da subito, disse che non c'era problema, che avrebbe trovato un altro modo per pagare il restante e lei, un po' ingenuamente un po' giustamente, pensò che si riferisse ad una lezione per il figlio visto che qualche volta si era presentato per imparare a leggere. Quando poi si ritrovò trascinata nel magazzino al buio con lui capì che non c'erano nobili intenzioni, non riuscì ad opporsi in nessun modo alla forza dell'uomo; dopo l'umiliazione subita tornò a casa e quando vide Jordan non potè fare a meno di lasciarsi ad un pianto sconsolato. Altre volte le erano stati richiesti dei "favori", ma mai era stata carnalmente violata senza riguardo alcuno. Lui, che dallo sguardo ferito subito aveva capito, non potè far altro che abbracciarla teneramente sperando di donarle un po' di conforto. Nonostante l'insistenza di Jordan, Hayden implorò che lasciasse perdere, non voleva che lui si mettesse nei casini. Certo era che da allora nessuno di loro aveva rimesso piede in quel posto.
Le lacrime scesero calde alla riesumazione del ricordo, solchi sulla pelle arida. Quella era una ferita sempre aperta ed esposta alle infezioni e non voleva in alcun modo che la stessa sorte toccasse a quella piccola creatura. La prese in braccio e la portò a letto, le rimboccò le coperte, le diede la buonanotte con un debole bacio in fronte e chiuse la porta.
Alcuni flash del passato le tornarono chiaramente incontro come schiaffi sulla pelle bagnata, decise duqnue di chiudere quel cassetto degli orrori e di dedicarsi alla lettura del caotico libro del signor R abbandonandosi così a riflessioni fuori luogo che per una volta non erano di sua fattura.
Ci sto provando, lo ammetto. Non so cosa ne uscirà considerando che ho in mano roba scritta d'impulso. Una scaletta da rivedere e personaggi da definire gente, intanto la situazione è fin troppo leggera già dal prologo. Tanto lo sappiamo tutti che non riuscirò a continuare :')
Ovviamente se trovate errori plis ditemelo, ci vediamo non appena avrò un capitolo come dico io e non come gli obbrobri che ho scritto finora.
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