2.
"Vedrai che tanto lo riconosci appena lo vedi, Adele" mi ha gridato mio zio prima che mi richiudessi alle spalle il cancello della cascina e che, già tutta trafelata, riprendessi a correre verso il porto.
Ho i miei dubbi al riguardo. Sono al porto da dieci minuti, la gente a piedi è già sbarcata dal traghetto, ma io non ho riconosciuto proprio nessuno. Continuo a guardarmi intorno, aguzzando la vista.
Cerco un ragazzo, stessa mia età, da solo. A quello che Milena ha raccontato di lui dovrebbe essere moro, occhi scuri, non molto alto. Tipo pratico, quindi dovrebbe viaggiare leggero. Ok, Adele, mi dico, vedi un ragazzo di sedici anni, moro, che viaggia da solo e magari con uno zaino in spalla?
No.
O meglio, sì. Ma il tipo che vedo avrà almeno vent'anni e non è da solo. È sceso dal traghetto insieme a una biondina e adesso si stanno baciando appassionatamente sulla banchina del porto. Come se nient'altro conti intorno a loro. Devono amarsi alla follia, penso, in uno slancio di romantica invidia.
Cerco di non guardarli, perché mi imbarazza e poi non sono fatti miei. Ma più che non voglio, più che i miei occhi cadono su di loro. Quando finalmente si staccano, vedo che si scambiano i numeri di telefono. Poi si salutano. E il tipo rimane da solo.
Strano, penso. Ma non erano insieme? Osservo la ragazza allontanarsi. Poco oltre, sedute al bar, tre ragazze l'accolgono tra loro e si allontanano insieme ridacchiando. Turiste, è il mio identikit. E allora il tipo? Anche lui avrà il suo gruppetto di amici che lo aspetta.
Lo osservo attentamente. Be', certo che è proprio un fico... Non ho mai visto un ragazzo tanto bello prima d'ora, eppure di qui ce ne passano parecchi ogni estate. I muscoli delle braccia sembrano quasi esplodere e da sotto la sua maglietta attillata si intuisce un fisico asciutto e perfetto.
Lo sto fissando come si fissano le opere d'arte in un museo quando lui decide di voltarsi e fissare il suo sguardo su di me.
Arrossisco fino alla punta delle orecchie.
E adesso?
Distolgo lo sguardo da lui, riprendendo a guardarmi intorno, fingendo indifferenza.
"Oddio ma che fa?", mi chiedo angosciata appena con la coda dell'occhio mi accorgo che sta venendo verso di me.
Mantieni la calma, mantieni la calma, vorrà solo qualche indicazione. D'istinto inizio a sistemarmi i capelli, sarò sicuramente un mostro dopo la corsa che ho fatto per venire ad accogliere quel deficiente che deve aver perso anche il traghetto...
«Adele?» mi domanda lui e le sue labbra bellissime si articolano in un irresistibile sorrisetto irriverente.
Mi immobilizzo, sconvolta.
Annuisco.
«Bene» fa lui, «allora qualcuno si è ricordato di me» dice, squadrandomi da capo a piedi.
Deglutisco a fatica.
«Be', che c'è?» mi domanda. «Non ti hanno insegnato a parlare?»
Ehi, aspetta un attimo, come sarebbe a dire? Ma tu guarda questo! Adesso ci penso io a rimetterlo a posto!
«Senti, guarda, tanto per cominciare io so parlare benissimo. E poi, ma ti pare questo il modo di presentarti? Sono qui da venti minuti ad aspettare te, che non sapevo neanche che faccia avessi. Poi vieni qui, dopo esserti fatto altamente i cavoli tuoi con la biondina lì presente per tutto il tempo, e neanche mi dici, che so, "ciao Adele, sono io Francesco, scusa se ti ho fatto aspettare". Non ti hanno insegnato le buone maniere a Milano?»
Lui sorride ma non risponde. Oddio, certo che è irritante...
«Potevi chiamarmi se avevi fretta.»
«Ma se ti ho detto che non sapevo che faccia avessi, come facevo a chiamarti? E poi avevo capito che viaggiavi da solo, non con la tua ragazza.»
Francesco si mette a ridere, si accende una sigaretta. «Non è la mia ragazza, l'ho conosciuta sul traghetto.»
Sul traghetto? «La traversata dalla costa a qui dura mezz'ora. Fammi capire... Tu sei solito baciarti in quel modo con una persona che conosci sì e no da mezz'ora?»
In risposta, lui ride ancora continuando a fumare la sua sigaretta. «Non sapevi che faccia avessi ma mi hai osservato bene!»
Ammutolisco.
«Be', non sono fatti miei questi comunque» riprendo molto irritata, cercando di reprimere la tentazione di rispondergli a tono. Il monito di mia madre riecheggia chiaramente nella mia testa. Adele, non fare la solita. Resisti, devi solo portarlo a casa, poi, potrai anche fregartene.
«Infatti» conferma lui, con distacco. «Allora? Andiamo o restiamo qui tutto il giorno, Adele?»
Il modo strafottente con cui pronuncia il mio nome mi fa andare il sangue al cervello. Sarà anche un fico da paura, ma è odioso. E ha una faccia che proprio li chiama, gli schiaffi! Proprio adesso gliene mollerei uno colossale.
"Ma chi ti conosce?! Datti una calmata, ok?" vorrei gridargli. Invece mi limito a sospirare a fondo, ripetendomi il mio nuovo mantra zen: devi stare calma, Adele, devi stare calma, molto calma, calmissima...
Lo guardo un'ultima volta prima di incamminarmi verso casa. Lui ricambia il mio sguardo acido con uno freddo e stracolmo di indifferenza.
Sarà un'estate lunghissima, me lo sento...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top