8.Attenzioni

Si cresce, si cambia, si matura, ma si ha sempre bisogno di affetto, di carezze, di attenzioni.

Pranziamo tutti insieme, il tavolo apparecchiato come un campo di battaglia dove le parole sono le nostre armi. Discutiamo delle cose da fare, e mi sembra ancora strano dover chiedere il permesso ai genitori quando siamo ormai abbastanza grandi per cavarcela da soli.

Mia madre mi lancia occhiate fulminanti, come saette pronte a colpire, ogni volta che mia suocera propone qualcosa di troppo altezzoso. Stefano, con il suo annuire costante, sembra un metronomo che scandisce il tempo delle nostre conversazioni.

Restiamo a discutere per quasi due ore, ma le parole diventano un rumore di fondo, un mare di suoni in cui mi perdo. Mi limito ad annuire, come una marionetta tirata dai fili invisibili della convenzione, e continuo a sbadigliare, cercando di soffocare la noia che mi avvolge come una coperta pesante.

Sento il cellulare vibrare nella borsa, la luce del display segnala un numero sconosciuto. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Stefano è accanto a me e non voglio che legga un numero sconosciuto; non ricevo mai messaggi che non siano suoi.

**Numero sconosciuto:** Spero che stia passando un bel fine settimana. Se per caso ha bisogno di un autista, sono a sua completa disposizione.

Un sorriso mi spunta sulle labbra; so benissimo chi sia. Mi chiedo come abbia fatto ad avere il mio numero. Lascio passare qualche minuto prima di rispondergli. Dopo tante ore qui, solo lui è riuscito a strapparmi un sorriso con il suo messaggio. Lo ringrazio e gli scrivo che per lunedì la mia auto sarà pronta.

Un altro messaggio...

**Numero sconosciuto:** Cosa fa di bello ora? Spero di non averla disturbata.

"Sono immersa in un noiosissimo pranzo di famiglia, discutiamo del mio matrimonio," gli rispondo. Non so perché glielo stia dicendo, ma sento di farlo. In quel momento, rispondere a quei messaggi mi fa sentire di nuovo viva, come se un raggio di sole avesse squarciato le nuvole della monotonia.

«Numero sconosciuto: Se ha bisogno di qualcuno che la faccia scappare da quelle lagne, mi dia l'indirizzo e arrivo subito!!😜».

Scoppio a ridere, un ghigno mi sfugge. Ma davvero lo farebbe? Sì, credo proprio di sì.

«Naty, tutto ok? C'è il dolce a tavola». Sento la voce di Stefano chiamarmi dalla sala da pranzo. Esco dal bagno e corro a sedermi.

«Messaggio da sconosciuto: Signorina Preziosi, attendo una sua risposta. Non si faccia desiderare troppo, la posso sempre aspettare sotto al suo appartamento».

Non riesco a smettere di sorridere,ma allo stesso tempo ho paura che Duncan lo farebbe davvero, e sarebbe un vero problema se Stefano sapesse di ieri.

«Natalia, perché ridi? Che stai facendo col cellulare?»

Mi sento colta in flagrante, come una ladra sorpresa con le mani nel sacco. Mi affretto a posare il telefono nella borsa, senza più rispondere a Duncan.
Mia madre mi chiede del lavoro, salvandomi dalla domanda di Stefano, aiutandomi a cambiare discorso.

Dopo un'ora di programmi inutili su come vogliono organizzare il nostro matrimonio, il mio pensiero continua a tornare ai messaggi di Duncan. Cosa penserà del mio silenzio? Forse dovrei smetterla e dare più importanza ai preparativi... Non so perché gli abbia risposto; se fosse stato qualcun altro, lo avrei bloccato subito.

Duncan, con il suo modo prepotente e le sue piccole attenzioni, sta iniziando a occupare un posto nella mia mente, come un ospite inatteso che si fa strada senza invito.

Dopo circa un'ora, salutiamo i nostri genitori e torniamo a casa mia. Stefano mi tiene la porta aperta mentre salgo in macchina, e durante il viaggio, il silenzio tra noi è pesante come una coperta di piombo.

«Amore, ce l'abbiamo fatta a superare questa giornata, hai visto?» mi dice Stefano, mentre parcheggia l'auto davanti a casa.

«In realtà è andata bene solo perché abbiamo detto sempre di sì a ogni cosa che proponeva tua madre...» gli rispondo, sentendo un leggero fastidio crescere dentro di me. Scendo dall'auto e mi avvio verso la porta, le chiavi tintinnano nella mia mano.

«Naty, l'importante è che ci sposiamo e tu sarai mia per sempre.» Stefano mi abbraccia da dietro, le sue braccia avvolgono la mia vita come una catena.

All'udire quelle parole, un brivido mi percorre la schiena. Inizio a realizzare cosa significhi davvero appartenere a qualcuno. Non mi piace il termine che ha usato; avrei preferito mi dicesse che non vedeva l'ora di condividere con me la quotidianità. Quel "essere mia" mi spaventa. Ho paura che Stefano mi parcheggi, che mi trascuri ancora di più una volta che avrò una fede al dito, come un oggetto prezioso ma dimenticato su uno scaffale polveroso.

Tutti questi pensieri mi rendono oppressa. Mi sento tormentata e stranamente insicura.
Stefano pare notarlo, ma non si preoccupa di parlarne, semplicemente devia la mia attenzione su di lui, spostando i miei capelli da un lato, baciandomi il collo mentre inizia a spogliarmi.
«Mh... Che buon profumo che  hai,»dice ammaliatore, spingendomi sul letto e tirandomi a cavalcioni su di lui. Stefano usa sempre questo diversivo per annullare le distanze tra noi, e devo dire che funziona.

Alcune ore dopo... Guardo l'ora dalla piccola sveglia sul mio comodino: sono le tre di notte. Mi alzo silenziosamente, cercando di non fare rumore, come un'ombra che scivola nella notte. Prima di dirigermi in cucina, do un'occhiata a Stefano. Sta dormendo beatamente, e c'è qualcosa di rassicurante nel vederlo così, spogliato delle sue responsabilità, come un guerriero che ha deposto le armi.

Ma il pensiero di non aver controllato il cellulare non mi fa chiudere occhio. Prendo il telefono dalla borsa e trovo delle chiamate da un numero sconosciuto. È Duncan, lo stesso numero dei messaggi. Come ha osato chiamarmi? E se Stefano avesse preso il mio cellulare? Avrebbe potuto rispondere lui.

Inizio a farmi mille paranoie. "Sta calma, Natalia!" mi dico. Dopotutto, è il mio assistente, non ci sarebbe niente di male. Ma cosa penserebbe Stefano se vedesse queste chiamate a quest'ora della notte? E se leggesse i messaggi che ci siamo scambiati, che non parlano affatto di lavoro?

Controllo l'ora delle chiamate: una è stata fatta circa mezz'ora fa. Strano, perché avrebbe dovuto chiamarmi nel cuore della notte? Forse gli è successo qualcosa di grave. Se penso a quando mi ha riaccompagnato a casa, a quando mi ha salvato la faccia con Marco, mi sento in debito con lui. E se ora ha bisogno di me? Devo chiamarlo, anche se è tarda notte.

Ritorno in camera da letto e controllo se Stefano dorme. Fortunatamente, non si è accorto di nulla. Esco sul terrazzino, l'aria fresca della notte mi avvolge come un manto, e provo a chiamarlo. Dopo alcuni minuti, sento un caos di sottofondo; credo sia in qualche bar. Il cuore mi batte forte mentre aspetto che risponda, ogni secondo che passa sembra un'eternità. Finalmente, una voce roca e familiare risponde dall'altro capo della linea.

« Che vuoi signorina so tutto io? Ti sei ricordata di me ora? Dovrei sentirmi onorato?»dice biascicando. «Emani sprazzi di perfezione ovunque, ti mostri schizzinosa e con la puzza sotto al naso, ma io ho capito davvero come sei fatta,»continua, la voce che non sembra appartenergli davvero.« Preferisci nascondere la tua vera personalità per appagare l'ego smisurato di quel coglione del tuo futuro marito, cercando di plasmarti a sua immagine e somiglianza, manco se fosse un Dio,» dice, la voce tremante e alticcia.

«Cosa stai dicendo? Sei forse ubriaco? Dimmi dove sei?»

«Signorina Preziosi e a lei che cazzo gliene frega di uno come me?»

Senza darmi il tempo di rispondergli, Duncan interrompe la chiamata. Riprovo a richiamarlo, anche se non dovrei dopo quello che mi ha appena detto. Perché ce l'ha così tanto con me? Non so cosa abbia capito Duncan, non lo capisco. Cancello tutti i messaggi dal cellulare e lo spengo, come se potessi cancellare anche i miei pensieri.

**Il mattino seguente...**

«Buongiorno, dormigliona.»

Stefano mi ha portato la colazione a letto, un vassoio di delizie che profuma di caffè e dolcezza. Mi incita ad alzarmi per uscire, visto che oggi è domenica e siamo liberi entrambi. Passeremo questa domenica fuori a pranzo. Stefano questa notte non resta qui; domani lavoriamo entrambi e ha bisogno delle sue cose per tornare in banca.

Mi affretto a infilarmi in doccia, l'acqua calda che scorre sulla mia pelle come una cascata di sollievo. Da quando mi sono alzata, Stefano non fa che chiedermi perché ho quella faccia preoccupata. Cerco di dirgli che è per il pranzo che abbiamo fatto ieri a casa dei suoi genitori, che quando mi programmano la vita mi agito.

Prendo un abito nero con le maniche corte e con un po' di volant, metto una cinturina in vita e indosso degli stivali. Piastro i capelli, che cadono lisci come seta sulle spalle, e infine metto un filo di trucco. Usciamo, il sole del mattino che ci accoglie con un abbraccio caldo.

Dopo aver fatto una passeggiata per la città, camminando mano nella mano, più guardo Stefano e più mi sento innamorata persa. È la mia ancora, la mia certezza. Quando siamo insieme, tutto il resto scompare, come se il mondo si dissolvesse lasciando solo noi due. Abbiamo un rapporto maturo e tra di noi non ci sono mai state scenate futili. Nonostante il tempo e le sue poche attenzioni, penso davvero che lui sia insostituibile per me. Ne abbiamo passate tante e quando ritorniamo insieme a parlare dei vecchi ricordi, le lacrime scendono ad entrambi. Abbiamo vissuto momenti indimenticabili.

Quando Stefano mi ha presentato ai suoi amici, Marissa e Federico si erano appena fidanzati. Legai quasi subito con Marissa. Federico e Stefano per un periodo hanno anche lavorato insieme, poi hanno preso strade diverse. Con gli anni siamo diventati un bellissimo quartetto, inseparabili per molti anni. Progettavamo tante cose insieme, abbiamo viaggiato molto e fatto molte esperienze insieme. Finché la magia non è svanita quando Marissa è morta.

«Amore, cosa vuoi ordinare?» mi chiede Stefano, con un sorriso che cerca di nascondere la sua preoccupazione.

Siamo nel nostro ristorante preferito, un piccolo angolo di paradiso con pareti color ocra e tavoli in legno scuro. Le luci soffuse creano un'atmosfera intima, mentre il profumo di piatti italiani appena preparati riempie l'aria. Prendo sempre il solito: la carbonara, e Stefano mi segue.

«Amore mio, mi dispiace davvero tanto che la mia famiglia ti obblighi a fare delle scelte che non ti appartengono. Io voglio solo che tu sia felice con me. Per favore, resta con me oggi e non pensarci più.»

Le parole di Stefano mi colpiscono profondamente. In realtà, oggi sono veramente sulle nuvole. Non faccio altro che pensare a Duncan e alle parole che mi ha detto ieri sera, e per questo mi sento anche in colpa. Sto togliendo del tempo a Stefano per una persona che a malapena conosco.

Non solo ho cercato di essere carina nei suoi confronti, ma Duncan ha anche mancato di rispetto al mio fidanzato, e come una sciocca l'ho pure richiamato perché ero in pensiero per lui. Ero in ansia per lui, avevo paura che gli fosse accaduto qualcosa visto che era ubriaco fradicio.
Si permette di esprimere giudizi su di me anche senza avermi conosciuta a fondo. Forse sono stata troppo gentile e permissiva, gli ho lasciato fare quello che voleva. Provo a capire il suo atteggiamento, ma proprio non ci riesco.

Dopo aver pranzato, sono quasi le quattro del pomeriggio. Prima di ritornare a casa, come nostro solito, ci avviamo verso Piazza di Spagna. La piazza è un gioiello di Roma, con la sua scalinata maestosa che sembra un fiume di marmo bianco, e la fontana della Barcaccia che gorgoglia dolcemente al centro. Stefano prende due gelati e ci sediamo sui gradini più alti. Il gelato è freddo e cremoso, un'esplosione di dolcezza che si scioglie lentamente sulla lingua, portando un momento di pura felicità.

«So che ti do poche attenzioni, Natalia. Sono davvero molto impegnato. Spero di diventare presto direttore e poter comprare una casa tutta per noi. Ti amo davvero tanto.»

Mi stringo forte a lui e le nuvole sembrano sparire. In questo momento non servono altre parole; sono davvero felice di questi attimi, dove si è felici con poco. Stefano sa che amo le piccole cose. Non ho bisogno di gioielli, di macchine di lusso e di diamanti; ho bisogno del suo tempo. Gli stringo le braccia attorno al collo, lo avvicino a me e lo bacio con passione.

Dopo alcuni minuti si stacca da me.

«Amore, ma quello non è il tuo assistente?» mi dice indicandomi Duncan.

Appena mi volto, lo vedo seduto sui gradini poco distanti da noi. Credo che ci stesse guardando... Il mio cuore inizia a battere più forte, come se avesse visto un fantasma. La sua presenza mi turba, come un'ombra che si allunga sul mio momento di felicità.

«Amore, hai notato che ha un nome straniero? Ho parlato con Marco, mi ha detto che è in Italia da un paio d'anni e che è molto in gamba nel suo lavoro,» mi dice.

È vero, ci avevo pensato anch'io ma non gliel'ho mai chiesto. Chiedo a Stefano perché ha chiesto a Marco di Duncan.

«Tesoro, volevo assicurarmi che fosse una persona per bene. Passi molte ore insieme a lui e volevo essere certo di poter rimanere tranquillo. Io mi fido di te, sono gli altri di cui non mi fido.»

Sento dei piccoli sensi di colpa. Se sapesse del passaggio a casa, dei messaggi che mi manda Duncan, delle attenzioni che mi presta a lavoro, cosa penserebbe di me? Mi sento tremendamente in colpa, nonostante non sia successo niente.

Cerco di non guardare troppo nella direzione di Duncan. Ho paura che potrebbe avvicinarsi, dopo la sparata che ha fatto ieri sera al telefono. Quindi dico a Stefano che sono stanca e vorrei andare a casa. Ci avviamo insieme verso l'auto e, scendendo i gradini, mi volto dietro per vedere se è ancora lì. Lo vedo guardare nella mia direzione; riesco a vedere la sua faccia, ha l'aria turbata. Stefano mi tira con la mano e ritorno subito a guardare lui.

Una volta tornati a casa, Stefano mi dice che non può salire perché si farebbe troppo tardi e ha del lavoro da sbrigare per domani. Mi bacia dolcemente e mi dice che farà il possibile per venire a pranzo domani con me. Lo saluto e salgo su nel mio appartamento. Una volta dentro casa, accendo il cellulare ma nessuna chiamata da parte di Duncan. Ammetto che lo sto pensando e sto pensando a quella espressione che aveva sul volto, che non va via dai miei occhi. Chissà se gli è successo davvero qualcosa ieri sera. Vorrei sapere se davvero pensa questo di me.

Sono le sette in punto e questa giornata sembra non voler proprio terminare. Provo a leggere un libro. Dopo aver letto tre pagine di "Cime tempestose", non riesco più a concentrarmi sulla lettura, quindi provo a sistemare qualche cartella per domani. Mi annoio e non faccio altro che pensare a Duncan. Ho deciso: ora lo chiamo.

«Natalia, sei tu?» lo sento dire.

Sono stata una codarda! Ho provato a chiamarlo con il numero privato, ho sentito la sua voce e subito ho riattaccato. Spengo il cellulare e mi tolgo il vestito che indosso. Infilo una camicetta da notte nera e cerco di mettermi a letto. Sono un disastro, Duncan ha capito che ero io! Sono le otto e già sono a letto. Di solito non dormo mai a quest'ora, ma è meglio dormire prima che faccia altri guai. Provo a dormire, domani ho la sveglia che suona presto, ma mi giro e mi rigiro nel letto per quasi un'ora finché non sento suonare alla porta. Mi affretto a vedere che ora siano; sono le nove passate. Sarà sicuramente Stefano che avrà dimenticato qualcosa. Come mio solito fare, apro direttamente la porta senza guardare dallo spioncino, e quando mi ritrovo Duncan davanti ai miei occhi rimango di stucco.

«Natalia, posso entrare?»

Non riesco a dire una parola, lo sto guardando insistentemente. Vedo il suo viso molto sconvolto, gli faccio cenno di entrare. Ma non riesco a dire una parola.

«Natalia, mi dispiace per ieri sera. Io non penso questo di te, sono stato uno stupido egoista, non dovevo mandarti quei messaggi!»

«Scuse accettate. Se hai bisogno del mio aiuto puoi farlo tranquillamente.» Che diavolo sto dicendo? Dovrei essere arrabbiata con lui, non così comprensiva...

«No, sto bene! Mi dispiace, spero di non averti causato nessun tipo di problema col tuo fidanzato. È solo che sto attraversando un brutto periodo, ho delle decisioni difficili da prendere e sei l'unica persona che avevo voglia di sentire.»

Quelle sue parole mi colpiscono direttamente al cuore. Aveva davvero bisogno di me? Aveva davvero voglia di vedere solo me? Quali decisioni deve prendere?

«Ho visto andare via Stefano, per questo ora sono qui. Non ti avrei causato altri problemi. Sono qui per scusarmi di tutto quello che ti ho detto.»

Le sue parole sembrano così sincere. Duncan nemmeno immagina che l'ho pensato spesso. Se fosse stata un'altra persona a presentarsi stasera alla mia porta, avrei avuto paura in questo momento. Ma qualcosa mi dice che Duncan ha qualcosa di simile a me, e a tratti sembra come se lo conoscessi da tempo, nonostante ci conosciamo da poco. Ha qualcosa dentro che mi attrae come un magnete. Lo faccio accomodare su uno sgabello della cucina e gli preparo un caffè. Sento i suoi occhi da dietro guardarmi, e solo ora mi rendo conto di essere in vestaglia. Mi volto a guardarlo imbarazzata, lui mi guarda negli occhi e riconosce il mio imbarazzo ma non dice nulla. Mentre gli preparo il caffè, sento suonare il cellulare. Noto il nome di Stefano lampeggiare sul display. Gli faccio segno di non parlare, ma lui, prima che possa rispondere alla chiamata, mi ringrazia e mi dà un bacio sulla guancia, dicendo che mi aspetta domani al lavoro. Non vuole mettermi in difficoltà, ma in realtà l'ha già fatto. Lo accompagno alla porta e va via. Prendo il cellulare e rispondo a Stefano.

«Amore, tutto bene? Sei ancora sveglia?» mi dice.

«Stavo leggendo un libro, ma tra poco vado a letto. Perché mi hai chiamata?»

«Oggi eri strana e avevo paura che stessi pensando a qualcosa del passato. So che quando lo fai stai male. Ti lascio ai tuoi sogni, amore. A domani.»

Sono veramente in difficoltà. Se solo Stefano sapesse che Duncan è stato qui, non oso immaginare la sua reazione. Mi rimetto a letto e imposto la sveglia per domani. Mi giro e mi rigiro nel letto e non faccio altro che pensare a Duncan e alle parole che mi ha appena detto. Non posso credere che sia venuto fin qui per scusarsi.

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