47. L'inizio


Solo chi ha la forza di scrivere la parola fine, puo scrivere un nuovo inzio.

Il sole che filtra dalla finestra illumina tutta la stanza, Duncan e avvinghiato al mio corpo, abbiamo dormito stretti uno nel corpo dell'altro, e stata la notte più bella della mia vita.
Vederlo dormire con la testa poggiata sul mio petto, con un viso così rilassato, mi rende felice.
Duncan mi ha rubato il cuore ed è inutile che io provi a negarlo a me stessa, mi fa ancora un po' strano vederlo qui, ma sarebbe ancora più strano non averlo qui, dopo tutto quello che ci siamo detti..
Un nuovo giorno stava per sorgere e noi avremmo dovuto cercare di capire come affrontare questo nuovo inzio.
Domani ci sarà la cena a casa di  Marco, non capisco perché ci tiene così tanto che ci sia anch'io, chiederò a Duncan di venire con me.
Marco mi ha accennato, che ci sarà anche suo fratello, mi sentirò sicuramente fuori luogo.

<Buongiorno bisbetica.. >

<Ehiii!! io non sono bisbetica.. >

Duncan e a un millimetro dalle mie labbra.

<E come saresti allora? >

Mi guarda dritta negli occhi, accarezandomi il viso..

<Credo.... dolcissima! >

<Io direi, buonissima! >dandomi un morso sulla guancia.

<Ma sei impazzito? >

<Mi farò perdonare, che ne dici se restiamo qui tutto il giorno? >

<E il nostro primo giorno non voglio sprecarlo. >

<Giusto, bisbetica! >

<Signor Smith, ho tante cose che voglio sapere sul suo conto.. >

<Signorina Preziosi, deve sapere una cosa importante su di me, odio le persone che mi riempiono di domande, e prima di affrontare un discorso devo prima riempirmi lo stomaco. >

<Non si preoccupi signor Smith, la lista delle mie domande per lei è lunga, ma avremmo tutto il tempo, che le pare. >

Duncan, mi tiene ferma sotto di lui, tenendomi ferme le mani, mi guarda negli occhi, con quei due occhi neri come la pece.

<Non chiamarmi più così.. >

<Va bene, signor Smith! >

Le sue dita affondono nei mie fianchi, facendomi, morire dal ridere.

<Duncan, basta soffro troppo il solletico! >

<Ti arrendi? >

<Siii>

Le sue labbra morbide, torturano le mie, quasi quasi non voglio più uscire da questa casa.
Duncan ha un potere quello di riempire i giorni e la notte le ore e i minuti, semplicemente mi sento viva con lui.

<Allora principessa, che ne dici se prendo dei croissant al bar qui sotto? >

<Va bene, ho il frigo vuoto>

Duncan si stacca dalle mie labbra, e si  infila i boxer neri.

So che sarebbe meglio non dirglielo, ma potrebbe mettere qualcosa che ho qui di Stefano, ha con sé solo lo smoking.

< Duncan, se vuoi nell'armadio ho qualche indumento di Stefano.. >

Duncan, mi guarda con un sopracciglio alzato, volta lo sguardo dall'altra parte, lo vedo dirigersi al bagno.

Lo sapevo!!! Era meglio se stavo zitta.

Mi dirigo in cucina, prendo il cellulare e lo riaccendo, ho trenta chiamate perse da Flora,per fortuna nessuna di Stefano.
Provo a richiamarla....

<Ti odio! >

<Dai Flora, perdonami!!! >

<No! >

<Ti prego. >

<Dimmi solo come stai.. >

<Un casino,  Duncan è qui! >

<Cosa? Stai scherzando vero? >

<Non è uno scherzo e qui, è ieri era alla festa. >

Vedo Duncan venire in cucina, ha rimesso il pantalone nero dello smoking, mettendo sopra solo la camicia bianca.
Senza dirmi una parola, lo vedo aprire la porta e andare via.

<NATALIAAAA, PRONTO CI SEI? che sta succedendo? >

<Ho lasciato Stefano!! >

Sento Flora strozzare la voce, dall'altro lato..

<Cosa? Sei felice ora? >

<Flora, io non so se Duncan e quello giusto per me, ma mi fa bene all'anima. >

<Dobbiamo vederci, subito!! >

<Si, ho molte cose da raccontarti. >

Chiudo la telefonata con Flora, nell'attesa che Duncan ritorni,
perché ritornerà vero?, mi faccio una doccia.
Sarà un bel casino sistemare il tutto, dovrò dire ai miei genitori che non ci sarà più nessun matrimonio, e spero che Stefano si riprenda e stia bene, e che possa trovare una persona che lo ami,che lo faccia sentire bene come io lo sono con Duncan.
So che stiamo correndo, ma il nostro è stato un colpo di fulmine, neanch'io ci credevo, ma ora che lo sto vivendo e tutto così bello.
Anche se litighiamo spesso...

Non posso rinnegare l'amore che ho provato per Stefano, ma l'arrivo di Duncan ha stravolto tutto,da quando lo conosco il tempo non scorre più allo stesso modo,i momenti belli si alternano alle tante litigate, ma e questo che rende questo rapporto speciale, diverso.
Spero che tra noi ci sia più dialogo, non voglio rifare gli stessi errori.
Lo sento dentro, dal primo giorno che lo visto, sentivo che fosse speciale,sin da subito.
Non so cosa di preciso abbia scattato in me, non so quale tasti abbia toccato Duncan, ma ci è riuscito..

Apro l'armadio e indosso uno shorts di jeans e una maglia bianca, prendo le mie adorate Adidas.
Non indossavo un outfit così da tempo, con Stefano ho sempre dovuto indossare abiti formali, le nostre serate erano basate su cene in posti eleganti, convegni di lavoro, e feste lussuose.
Con Duncan mi sento me stessa.
Sistemo la mia chioma ribelle, cercando di tenerli più lisci possibile.

Sento il rumore della porta d'ingresso aprirsi, è tornato.

Mi dirigo in cucina, e noto sul tavolo, due cornetti, che buon odore.
Duncan e affacciato alla vetrata, e sta fumando una sigaretta.

<Ehi! ci hai messo tempo. >gli dico, avvicinandomi per dargli  un bacio.

<No Natalia!. Dobbiamo parlare. >

Duncan si allontana da me, non lasciandosi baciare.
Dal suo tono capisco che è serio, e arrabbiato.

<Mi dispiace per prima... >

Spegne la sigaretta ed entra dentro, si siede sul divano e mi guarda dritta negli occhi.

<So benissimo che lui farà sempre parte di te, ma quando sei con me non voglio che tu lo nomini. E non posso indossare i suoi abiti, Natalia! >

<Duncan, mi dispiace volevo solo essere gentile. >

Il suo sguardo rimane impassibile, a stendo trattengo le lacrime, mi sta facendo sentire cosi sbagliata, in questo momento.
Odio l'effetto che ha su di me, sembra che riesca a controllare tutte le mie emozioni.
Viene verso di me accarezzandomi le labbra con le dita..

<Mi dispiace, non volevo esagerare! >

<E solo che per me e così strano, averti qui. >

< Vuoi davvero che io sia qui con te? >

<Si! . >

Le sue labbra si posano sulle mie e io mi sento di nuovo sua.

<Voglio portarti in un posto. >

<Devo cambiarmi? >

Duncan mi scruta per bene, e mi ammicca un mezzo sorriso.

<No, sei perfetta così! >
 

Il viaggio in macchina sembra abbastanza lungo, gli ho  già chiesto mille volte, dove mi sta portando,ma Duncan non fa altro che cantare a squarciagola le canzoni dei Linkin Park.

La strada sembra tortuosa, non siamo più in città,ci sono solo alberi intorno, oggi fa davvero caldo.

<Vuoi abbandonarmi qui per caso? >

<Che scema che sei, come farei senza di te. >

Le mie guance vanno a fuoco, il mio cuore batte così forte che anche lui, penso sia riuscito a sentirlo battere così forte.
Duncan ferma la macchina, davanti ad un viale, c'è una siepe molto alta, da lontano riesco a vedere una vecchia casa abbandonata.
Mi apre la portiera, facendomi scendere, stringe la mia  mano alla sua, e ci dirigiamo verso la casa, resto in silenzio non voglio fargli troppe domande, ma dal suo silenzio e dai suoi occhi luminosi, credo che questo posto sia importante per lui.
Duncan estrae dalla tasca dei pantaloni, un mazzo di chiavi.
Non riesco a trattenere la lingua a freno.

<È casa tua questa? >

<Vieni! >

Appena mettiamo piede dentro, l'odore di muffa mi arriva al naso, questa casa sarà stata lasciata chiusa per molti anni, ce la muffa alle pareti e tanta polvere.
Duncan apre le tende, spalancando le finestre, ci sono dei mobili in stile  rustico, non e grande come ambiente, ma e molto intima.
E perfetta per scappare dalla città, forse Duncan portava qui Daniela...
Al solo pensiero di loro due insieme, mi viene la nausea.

<Guarda Natalia, questo sono io da piccolo. >

Duncan e davanti al camino, dove sopra ci sono delle foto. 

<Che bel sorriso!.Vivevi qui da piccolo? >

<Questa casa era di mio nonno materno,amava l'Italia e decise di prendere una casa qui,lontano dalla città.
Quando morì lasciò la casa a mia madre, in eredità. Venivamo in Italia solo per le vacanze estive tutti gli anni. >

<Grazie per avermi portato qui, e davvero importante per me. >

Duncan riposa la foto, e mi prende le mani, portandole alla sua bocca, baciandole.

<Tengo molto a te Natalia,non voglio perderti.. >

Sembra così sincero, Duncan si sta aprendo, so che non è molto ma per come è fatto lui, è davvero tanto.

<Ho cambiato tutti i mie piani per te, andando contro me stessa, perché voglio provarci,perché so che tu sei speciale. Ma in cambio vorrei solo che tu ti apra con me. >

<Ci sto provando.. >

Prendo un ritratto posato sul camino, soffio via la polvere, c'è lui piccolino in braccio a sua madre, Duncan e stato adottato quando aveva pochi giorni. E per sua madre lui è suo figlio a tutti gli effetti, perché a concepire figli ne siamo capaci tutti,ma un vero genitore e chi ti cresce e ti protegge finché la vita te lo permette.
Che viso dolce ha in questa foto, che strano ha un viso a me familiare, ma non ricordo a chi potrebbe somigliare.

<I tuoi sono americani? >

<Si entrambi. Guarda questa foto di mia madre >

<È davvero molto bella!! >

<Era di animo buono, la persona più gentile che io abbia mai conosciuto. Mi amava con tutta se stessa, e io, molto spesso lo delusa... >

Duncan si blocca, si è commosso nel parlare di sua madre, leggo nei suoi occhi che venendo qui, gli siano riaffiorati nella mente dei ricordi.
Lo stringo nelle mie braccia.

<Sono qui, con te. >gli dico.

Duncan sembra scosso da quei ricordi, ha qualcosa che lo blocca.
Mi obbliga a guardalo, prende le mie mani e le stringe alle sue.

<Promettimi, che qualsiasi cosa accada tu non vada mai via da me! >

<Duncan, io non ho scelto tra te e Stefano. Siamo noi che ci siamo scelti. >

Le sue labbra si uniscono alle mie, mi tiene stretta a lui, portandomi su quel vecchio divano, mi fa sedere a cavalcioni su di lui.
Con un gesto rapido mi sfila la maglietta, lasciandomi con addosso solo il reggiseno bianco di pizzo, le sue dita esperte, aprono in fretta il gancetto del reggiseno, lasciando i miei seni scoperti.
Passiamo così tutto il pomeriggio ad assaporarci, stretti l'uno nell'altra ad appagare le nostre voglie, diventando una cosa sola.

Dopo esserci addormentati,il rumore del cellulare di Duncan ci richiama dai nostri sogni.
Duncan prende subito il cellulare, e appena guarda lo schermo illuminarsi si allonatana per rispondere, ne approfitto per rivestirmi.

Riesco a intravedere dalla finestra, il suo viso di nuovo preoccupato, chi l'avrà chiamato?.

Dopo un po' lo vedo rientrare, mi sposto dalla finestra facendo finta di nulla, Duncan si avvicina e mi lascia un bacio sulle labbra.

<Che ne dici di andarci a mangiare una pizza? >

Annuisco, e saliamo in macchina.
Avrei voluto che mi avesse detto chi fosse al cellulare, non voglio essere invadente, ma il suo viso era turbato.

<Potremmo tornare qui qualche volta, che ne pensi? >

<Si, ha bisogno di una sistema, e diventerà perfetta, sarà il nostro rifugio. >

<Tengo molto a quella casa, ho trascorso momenti belli della mia infanzia, ho molti ricordi legati al passato.
Devi sapere che sei la prima che porto, qui. >

<Ah quindi Daniela non è mai stata qui? >

<Che c'entra Daniela ora? >

<Ti rinfresco la memoria, te la stavi per scopare nel mio ufficio, ricordi? Quindi non credo che ti faresti dei problemi a portarla qui. >

Duncan frena la macchina, facendomi sbattere con la testa vicino al finestrino.

Forse ho esagerato, lo leggo dai suoi occhi..

<Ora mi dici che cazzo hai in quella testa? >

<E lei che ti ha chiamato prima? >

<No! Ma perché stai pensando a lei ora? >

<Non lo so, chiedevo... Ti ho visto cambiare espressione appena hai sentito il cellulare suonare.  >

<Parlare del mio passato e davvero difficile per me. Oggi ho deciso di aprirmi con te, perché sei importante per me, e tu pensi che io mi sia scopato Daniela in quella casa? Ma ti ascolti quando parli? >

<Non voglio che ci siano segreti tra noi, so che non vuoi che parli di Stefano, ma non voglio commettere gli stessi errori, non voglio segreti tra noi. >

Duncan resta in silenzio, e rimette in moto.
Senza darmi una riposata.
Dopo mezz'ora ci fermiamo in una pizzeria al centro di Roma, non sono molto convinta di espormi così tanto, non ho ancora detto a Stefano di Duncan, potrebbe vederci e fare una scenata.

Entriamo nel ristorante, ci sono già stata qui con Stefano, mi guardo attorno e noto il  tavolo riservato che Stefano prenotava apposta per me, accanto alla finestra.

<Che hai? Sei strana.. >

<Niente... >

<Dimmelo!!>

<Io dovrei dirti cosa sto pensando mentre tu non vuoi dirmi chi era al telefono... >

<Ci sei già stata qui con lui? >

Perché svia alle mie domande.

CAZZO!! Duncan ha fatto centro.

<Che importa... >

<Stai pensando a lui? >

<Duncan smettila!! >

<Prevedibile... >

<Duncan,tu non capisci, Stefano ha dei problemi, e ha sempre avuto bisogno di me. >

Il cameriere ci interrompe, chiedendoci l'ordinazione.
Ordiniamo da mangiare, anche se mi è passata la fame.

Appena il ragazzo va via con l'ordinazione, Duncan posa di nuovo quello sguardo interrogativo su di me.

<Lo sentivo, che saremo stati un disastro.. > gli dico, con le lacrime già agli occhi.

<Ho dei problemi a Firenze, devo ritornare lì. >

Cosa.? La voce mi trema..

<Che problemi? Possiamo chiedere a Marco di farti assumere di nuovo a Roma. >

<Non ora..  >

<Dimmi il perché? Come posso fidarmi di te se non mi dici, che succede! >

<Ora non mi va.. >

Passiamo il resto della serata in silenzio senza degnarci più di uno sguardo, solo tante le domande che mi pongo, mille le domande che vorrei fargli, ma con Duncan non è semplice.

Rientrati a casa, Duncan mi ha detto che passerà l'ultima notte qui, domani ritornerà a Firenze per delle cose da risolvere, e io non ho la più pallida idea di cosa nasconde lì.
Non ho più insistito,non voglio obbligarlo ad aprirsi, voglio che se lo senta.
Vorrei che fosse diverso, tra noi, infondo lo é già.
Ci sto mettendo l'anima, e lui mi ha promesso che mi spiegherà tutto, devo dargli tempo.

Le sue braccia, mi stringono da dietro, le sue labbra baciano la mia schiena nuda, la mia testa sempre svuotarsi da tutti quei pensieri.

<Duncan mi sto fidando di te... >

< Ti devi fidare di me, perché tu sei la cosa più bella che mi potesse capitare. >

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