21.La Scelta

La cosa più importante nella vita è scegliere una direzione e dimenticare le altre.

La sveglia ha iniziato a suonare già da un pezzo, ho passato la serata tra pratiche, file, grafiche e lacrime.
Non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte, ripensavo alle sue parole.
Lui non ha nessun diritto di giudicarmi, non sa niente di me.
Devo distrarmi, devo trovare qualcosa da fare, devo smetterla di rimurginare su tutto quello che è successo tra noi.
Vorrei avere un interruttore per spegnere tutti i mie pensieri e provare a fregarmene come fanno gli altri.
Ma purtroppo sono fatta così, sono fatta male..
Oggi devo consegnare le grafiche a Marco, prendo dall'armadio un tailleur blu,pettino la mia chioma ribelle e mi dirigo a lavoro, non mi va di colorire il mio viso oggi voglio rimanere spenta.

Appena metto piede in azienda, mi dirigo nel mio ufficio per ricontrollare le grafiche.
Non posso ancora credere che qualcuno abbia cancellato la cartella con i miei lavori,che rabbia!. 
La postazione di Duncan è ancora vuota, prego il computer di accendersi in fretta, voglio andare via da questo ufficio prima che arrivi Duncan.
Appena la schermata del computer compare davanti ai miei occhi, trovo la cartella sul desktop, tiro un sospiro di sollievo.
Passo tutti i file sulla pen drive, è mi dirigo in fretta da Marco.
Apro la porta del mio ufficio in fretta non guardando la figura davanti a me, sbatto con la faccia sul suo petto.

<Ehi perché scappi?. >. mi dice.

Inziamo bene, vorrei dirgli lontano da te.
Cerco di uscire ignorando la sua domanda, ma Duncan non me lo permette bloccandomi l'uscita.
Appena alzo gli occhi sulla sua figura noto che indossa un completo grigio  con una camicia bianca aperta sul davanti da mostrare il suo petto scolpito alla perfezione.
La sua voce mi richiama da quella visuale.

<Dobbiamo parlare!. >mi dice sistemandosi il ciuffo.

<No!Non abbiamo niente da dirci. >gli dico.

Il suo sguardo è cupo, non insiste,non aggiunge più una parola, si sposta e mi lascia passare.
Passando per il lungo corridoio riesco a intravedere Daniela seduta nell'ufficio di Claudio, cerco di accelerare il passo non voglio che mi veda.

<Natalia!. >. Cazzo lo sapevo!

Fingo di non sentirla e proseguo il mio cammino.

<Spero che hai passato una bella serata ieri!. >. L'arpia colpisce dritta al centro del mio cuore, le sue parole mi fanno bloccare sull'istante.

Daniela si sta prendendo gioco di me,Duncan gli avrà sicuramente detto     del inconveniente di ieri sera, che stupida che sono stata mi sono fidata troppo in fretta di quell'uomo.
Preferisco non dargli una risposta e mi dirigo nell'ufficio di Marco.
Appena arrivo fuori alla sua porta mi fa accomodare, non voglio rivelargli dei file cancellati dal mio computer, non voglio incolpare nessuno al momento.

<Complimenti Natalia, sono perfetti.
Invio subito i tuoi lavori è ti farò sapere se accetteranno la tua proposta. >

Gli sorrido e lo saluto, chiudo la porta alle mie spalle e incrocio le dita nella speranza che i miei lavori vengano presi in considerazione dai pezzi grossi.

Ripercorro il lungo corridoio sperando che l'arpia abbia la porta chiusa del suo ufficio.

Arrivo davanti alla porta del mio ufficio sana e salva, appena entro noto Duncan poggiato con i gomiti alla finestra, sta fumando.
Sono furiosa quante volte devo dirgli che nel mio ufficio non si fuma, incrocio le braccia al petto  e sbatto un piede per terra per attirare la sua attenzione. 

<Non solo fumi nel mio ufficio,ti permetti anche di raccontare le mie sventure ad altre persone. >

Non si gira, rimane fermo lì e continua a fumare.

<Non so quale tipo di rapporto tu abbia con Daniela, ma sei pregato di tenere la bocca chiusa con lei su questioni che mi riguardano. >  irrompe in una risata sarcastica.

<ma non voglio che si sappia quello che succede nel mio ufficio, dopo tutta la fatica di ieri sera vi prendete anche gioco di me. >continuo.

Duncan si gira di scatto verso di me<Io non gli ho detto niente!>

Sembra sincero, ma non mi fido. Duncan è la stessa persona che il giorno prima è premuroso, l'altro ti sputa addosso tutto il veleno che ha in corpo.
Lo guardo delusa, e mi risiedo al mio posto.

Le ore scorrono in fretta ed è già l'ora della pausa, Duncan si dirige fuori ad attendenderlo c'è già Daniela.
Prima di dirigermi al bar chiamo Stefano.

<Amore stasera non staremo insieme,ho delle cose da sbrigare. >

<Ma è venerdì potresti rimandare! >

<Lo sai che non posso, cerca di riposarti stasera, domani saremo insieme tutto il giorno. >

Chiudo la chiamata senza salutarlo, sono davvero delusa, mi lascia sempre da sola.
Da quando ha intrapreso questa carriera è assente da tutto,e io sono stanca del suo atteggiamento.
Mi è passato anche la fame, prenderò qualcosa da bere ho bisogno di uscire da questo ufficio e prendere un po' d'aria.
Mo dirigo fuori dall'edificio e accendo una sigaretta, il cellulare inzia a vibrare leggo il nome di Flora comparire sullo schermo.

<Natalia come stai?. >

Gli racconto della cartella sparita dal mio computer.

<È davvero strano non ci posso credere che hai dovuto rifare tutto da capo. E con Duncan come va?. >

<Flora, basta parlare di lui!>sono infastidita che me lo chieda.

<Non volevo turbarti, perdonami. >

<È solo che sono già confusa di mio, tra lavoro, Stefano,il matrimonio, Duncan che sta sempre lì a sputarmi veleno addosso. >

<Hai ragione, ma devi iniziare a fare ordine dentro di te, di questo passo finirai per impazzire. >

Flora ha perfettamente ragione, la saluto e chiudo la telefonata.
Spengo la sigarette e mi dirigo in ufficio.
Percorro il lungo corridoio e sento dei schiamazzi provenire dall'ufficio di Claudio.
Questa è la voce di Daniela!Non mi soffermo e continuo a camminare verso il mio ufficio.
<Sei così anche con lei?>la sento dire. Faccio qualche passo indietro e mi avvicino alla porta che è socchiusa. Cerco di non farmi vedere, c'è anche lui <Sta zitta!. > gli dice, riesco a vedere Daniela seduta sulla scrivania con le gambe divaricate mentre Duncan è inarcato su di lei con le mani nella sua camicetta, mi viene da vomitare. <Credi che non mi sia accorta di come la guardi?.>gli dice Daniela.
Duncan si sposta da lei e la guarda in cagensco, riconosco quello sguardo, si stacca subito da lei lasciandola mezza nuda,non la degna più di uno sguardo.
Si sistema la giacca e viene verso la porta, ho il cuore in gola mi affretto ad andare subito nel mio ufficio.

Tremo dalla paura che mi abbia potuto vedere, conoscendolo penserebbe che lo stessi spiando, e non avrebbe tutti i torti.
Non posso negarlo, vederli così affiatati mi fa stare davvero male, sento un vuoto dentro.
Sento dei passi dietro di me mi dirigo subito in bagno, fingendomi indifferente.
Aspetto alcuni minuti prima di uscire,sarà già rientrato in ufficio. Apro la porta del bagno < Cazzo! >per poco non mi viene un colpo Duncan è qui.

<Mi stavi spiando?.>

Merda! Mi ha vista.

<No! >

<Allora perché stavi scappando? >

<Lasciami passare devo tornare in ufficio. >

<No!. >

<Che cazzo vuoi Duncan? Vuoi che ti dica la verità, di quanto tu mi faccia schifo?. >

Duncan mi guarda con un sopracciglio inarcato, stupito dalle mie parole.
Sono una cogliona gli ho completamente fatto capire che li ho visti e che abbia turbato vederli fare effusioni.
Non sarà la prima volta che stanno insieme ma vederli mi ha scatenato qualcosa dentro che non riesco a definire.

<Che programmi hai per stasera?. >

Duncan è sempre fuori luogo..

Resto in silenzio, abbasso lo sguardo.

<Stasera ti aspetto a piazza di Spagna, voglio parlarti. >

<No non abbiamo niente da dirci. >

<Tu verrai!>

<No Duncan, ti sbagli di grosso!. >

<È invece tu verrai. >

Esce dal bagno mentre io rimango immobile a guardare la mia immagine allo specchio, che mi stai facendo Duncan...

Alcuni minuti dopo decido di rientrare in ufficio, Duncan non mi degna di uno sguardo e nemmeno di una parola, meglio così.

Le ore scorrono in fretta solo le 19:00 in punto, Duncan esce dall'ufficio senza nemmeno salutarmi,mi fa imbestialire il suo comportamento crede di poter avere il controllo sulle persone ma con me si sbaglia di grosso.

Appena entro nel mio appartamento tolgo via le scarpe dai piedi, provo a chiamare Stefano, ma non risponde.
Strano, inzio a preoccuparmi e chiamo sua madre.

<Tesoro a cosa devo questa chiamata?. >

<Stefano è a casa?. >

<È appena uscito con un amico, dovevano parlare di lavoro >.

Avrebbe potuto almeno avvisarmi,continua ad ignorare le mie chiamate, saluto sua madre e spengo il cellulare, sono furiosa.
Perché devo essere tratta sempre come una stupida, Stefano è davvero troppo sicuro di me, pensa che lui possa fare sempre ciò che gli pare, mentre io devo chiedergli il permesso anche per respirare.
In questo momento l'unica cosa che mi viene voglia di fare è  andare da Duncan e sentire cosa ha da dirmi, ma sono una codarda, non ho il coraggio.

Il mio cellulare inzia a vibrare.

<Natalia come va? Mi sento in colpa per stamattina. >mi dice Flora.

<Non devi sentirti in colpa per me, devi aiutarmi. Duncan mi ha chiesto di incontrarci perché vuole parlarmi. >

<Cosa aspetti, corri, vai a sentire cosa ha da dirti! >

<Non voglio dargliela vinta. >

<Natalia io proprio non ti capisco, ti arrabbi perché Duncan apre bocca solo per punzechiarti, è ora che vuole aprirsi con te, tu ti rifiuti di ascoltarlo.. >

<Non posso! >

<Allora smettila di tormentati e cancellalo dalla tua mente.>

<Non ci riesco. >

<Allora va e togliti tutti i dubbi! >

Chiudo la telefonata, e guardo l'ora sono le 21:00 in punto, non sono così convinta di andarci ma davvero fremo dalla voglia di sapere cosa ha da dirmi.
Mi cambio in fretta, metto un jeans e un top bianco, prendo una giacca di pelle ed esco dal mio appartamento.
Il mio appartamento non dista molto dal centro, farò quattro passi a piedi. Ci impiegherò molto più tempo ad arrivare, sono già in ritardo ma non mi importa più di tanto. 

L'orologio sul mio polso segna già le dieci, appena arrivo in piazza c'è un caos di gente, cerco di salire qualche gradino, ma di Duncan nemmeno l'ombra.
Sarà sicuramente già andato via.
Ne approfitto per prendere un gelato in una gelateria nei dintorni, mi faccio spazio tra la folla cercando un posto dove sedermi.
Il fatto che sia andato via prima che io arrivassi mi consola,forse è stato il destino a scegliere pe me questa volta.

Duncan non saprà mai che sono venuta, non gli dirò che l'ho cercato,e che speravo fosse qui ad aspettarmi.

<Lo sapevo! >. Sento la sua voce dietro alle mie spalle.

Porca miseriaccia,la mia faccia finisce sul gelato.
Con un'aria sicuro di sé si siede accanto a me, ha un sorriso di vittoria stampato sulle labbra.

<É in ritardo signorina Preziosi, si lascia sempre attendere?. >

<Signor Smith lei è sempre così stronzo?. >

<Solo con lei!. >

<Cosa vuoi da me Duncan! >

Duncan ha una faccia da schiaffi, continua a guardarmi dalla testa ai piedi facendomi sentire in imbarazzo.

<Perché mi stavi spiando? >

<Non vi spiavo! Ora puoi dirmi perché mi hai fatta venire qui?. >

<Volevo metterti alla prova. >

<Vaffanculo Duncan! >

Mi alzo e vado via, si è preso gioco di me ancora una volta, scendo in fretta le scale facendo attenzione a non cadere.

Sento tirarmi la giacca.

<Fermati, ti riaccompagno io! >

<Lasciami in pace! >

Mi libero dalla sua stretta e continuo a camminare, mi volto un paio di volte ma grazie ai molti turisti che invadono Roma credo che mi abbia persa di vista.
Sono stata un'idiota, alla mia età le donne sono già sposate, hanno dei figli, una carriera perfetta, mentre io sto ancora facendo l'ennesima cazzata.
Col fiatone sono finalmente arrivata a casa, prendo le chiavi dalla borsa.
Quel Audi nera la riconosco, cosa diavolo ci fa qui.
Mi affretto a risalire subito per le scale ho paura che Duncan mi possa seguire.
Dannazione!
È appoggiato alla porta del mio appartamento com un'aria da vero stronzo.

<Che brutta cera signorina Preziosi. >

<Sul serio Duncan vattene! >

<Devo parlarti! >

<Non voglio più ascoltarti. >

<Ti  arrendi sempre così in fretta vero?. >.

Cerco di spostarlo per aprire la porta, ma Duncan non mi permette di entrare.

<Se non mi lasci entrare mi metto a urlare. >gli dico

Scoppia a ridere.

<Mi arrendo! >alza le mani in modo di resa, e mi lascia entrare, intrufolandosi dentro anche lui.

<Non puoi state qui!. >

<Dov'è il coglione?. >

<Non parlare così di lui!! >. Alzo la voce

<Mi ha pure ringraziato, ignaro che ti avrei inchiodata a quella scrivania senza pensarci un minuto in più, se solo non fossi scappata via, codarda! >

Davvero l'ha detto? Avvampo dall'imbarazzo .
<Cosa vuoi da me?,sono stanca dei tuoi giochetti. >gli dico.

<Eh tu invece?, Io non so a che tipo di uomini sei abituata, ma io ottengo sempre ciò che voglio! >.

Il suo sguardo si posa su tutto il mio corpo, Duncan si avvicina sempre di più, sono in pericolo, quando mi guarda così perdo il controllo.
Sento il cuore uscire fuori dal petto dalla troppa agitazione.
Sento un mix di rabbia ed eccitazione pervadermi dentro.
Duncan si avvicina sempre di più, le sue labbra sono ha un millimetro dalle mie.

<Dov'è Daniela? Perché non sei con lei ora?.>gli dico sfidandolo con gki occhi.

I suoi occhi neri sfidano l'azzurro dei nei occhi, <È Stefano?. >. Mi dice.

Siamo così vicini, è sbagliato perdo il controllo e unisco le mie labbra alle sue.
Le sue mani accarezzano il mio viso, mi tiene stretta a sé mentre il nostro bacio diventa sempre più intenso, sento il suo corpo premere contro il mio, le mie mani hanno voglia di toccare quel corpo più di ogni altra cosa al mondo, lo desidero tremendamente.
La mia mano risale sui suoi capelli da stringerli con forza, per attirarlo sempre di più a me, Duncan è come una droga, ti consuma dentro.










So che ora sarà diverso, nessuno due è pronto a fermarsi.
Duncan continua a baciarmi, sento i suoi gemiti nella mia bocca, le sue carezze mandano il mio corpo in fiamme.
Mi solleva su di lui,le mie braccia si aggrappano alle sue spalle, le mie mani toccano quei maledetti capelli che ogni giorno desidero di tirare mentre lo bacio, le nostre labbra non smettono di assaporarsi come un frutto del peccato.
Duncan non mi porta nella mia camera da letto, si dirige verso il divano.
Mi lascia scendere dalle sue braccia, si siede mentre io resto davanti a lui. Mille dubbi mi frullano in testa, mille sono le paure che mi spaventato, mille sono le  domande che vorrei pormi, ma l'unica cosa che riesco a pensare ora in questo momento, che ora Duncan e ciò che voglio è desidero.
Tutto questo sarà un segreto da custodire per sempre dentro di me.
In questo momento non riesco più a vedere il mio futuro, a quello che mi aspetta domani, ai preparativi, al mio matrimonio, non riesco a vedere nient'altro che Duncan.
Voglio liberarmi di questo peso che mi tormenta da mesi, dal primo giorno che ha messo piede nel mio ufficio sapevo che sarebbe stato la mia rovina.
Mi sforzo di pensare a Stefano,per  provarmi a staccarmi da lui, ma non ci riesco, Duncan é già dentro di me.

<Vuoi che me ne vada?. >mi guarda dritta negli occhi.
I suoi occhi non sono mai stati sinceri come in questo momento.

Preferisco non dargli una risposta, se dovessi scegliere, dovrei dirgli di andarsene per sempre.
L'unica cosa che mi permette di non farlo e pensare che Duncan sarà solo una notte di passione, uno sfizio da togliere come mi ripete spesso Flora.
Domani ritorneremo ad essere due estranei.
Lo prendo per la camicia avvicinandolo alle mie labbra, come risposta lo bacio, come per  dargli il via.
In questo momento può fare di me ciò che vuole. Le sue mani si fanno strada sotto la mia maglia, con un gesto veloce me la sfila, Duncan si passa la lingua sulle labbra guardando il mio piccolo seno, la sua mano stringe la coppa del mio reggiseno bianco con le dite accarezza il pizzo sulla parte scoperta.

Le mie guance stanno andando a fuoco mai nessun uomo al di fuori di Stefano mi ha toccata.
Stefano è stato il primo in tutto, è ora per me sembra rivivere la mia prima volta.
Duncan riconosce il mio imbarazzo  prende la mia mano e la poggia sul suo petto scoperto da qualche bottone, riesco a sentire il suo cuore battere forte quanto il mio.
Mi tiene ferma mentre con un gesto veloce inzia a sbottonare i miei pantaloni, senza togliere lo sguardo fisso nei miei occhi.
Resto solo con addosso l'intimo nero di pizzo, i suoi sguardi sembrano venerare il mio esile corpo.
Duncan inzia a lasciarmi una scia di baci dalla vita in giù, fino a sfiorare con le sue labbra morbide le mie parti intime.

<Cazzo! Quanto sei bella Natalia. >

Duncan non si spoglie del tutto, non toglie la camicia, sbottona solo i pantaloni, mi fa sdraiare sul divano tenendomi inchiodata sotto di lui, senza darmi la possibilità di muovermi, riesco a vedere nei suoi occhi la paura che io possa scappare via da lui da un momento all'altro. Con lo sguardo fisso nei miei occhi estrae un pacchetto dai pantaloni, con ritmo veloce e doloroso entra in me, la sensazione che sento è cosi diversa, sento un vuoto dentro.
Duncan non distoglie lo sguardo dal mio, come se stesse aspettando che mi sciolga sotto ai suoi movimenti.
Inzio a pensare che forse Duncan abbia calcolato tutto.
Dopo alcuni minuti si stacca da me,vedendo la mia reazione fredda,solo ora inzio a realizzare di quello che ho fatto.
Prendo la maglia lasciata sul pavimento e  la infilo in fetta coprendo il mio corpo nudo, corro a chiudermi in bagno,mentre le lacrime rigano il mio volto.

<Natalia apri questa cazzo di porta! >

Duncan è dietro alla porta sembra furioso,mi guardo allo specchio e vedo una Natalia diversa, mi sento sporca,non mi riconosco.
Il dolore mi lacera dentro, mai avrei immaginato di fare una cosa del genere a Stefano.

<Apri questa cazzo di porta prima che la butti giù! >grida

Perché gli importa così tanto, ha già ottenuto ciò che voleva da me. Duncan continua a battere i pugni sulla porta e io non riesco a smettere di piangere.
Dopo alcuni minuti si calma...

<Ti prego apri! >Duncan ha cambiato tono e più calmo e sembra quasi sfinito.

Apro la porta con le lacrime agli occhi ripensando a cosa ho fatto solo alcuni minuti fa.
Duncan mi guarda negli occhi, sembra deluso nel vedermi in quello stato, è senza dire una parola,si avvia alla porta d'ingresso, sbatte la porta alle sue spalle e va via lasciandomi da sola nel mio dolore.

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