2. La pioggia
È quando diluvia che sono più contento di non aver mai usato ombrelli.
Da quando vivo da sola in questo appartamento, la mia casa è diventata il mio rifugio speciale, un posto tutto mio dove posso essere incondizionatamente me stessa, con i miei pregi e difetti.
Situato nel cuore di Roma, dove anche una sola stanza costa una fortuna, il mio appartamento è un piccolo gioiello di 65 mq, ottenuto grazie all'aiuto di alcuni agenti immobiliari, amici di Marco.
Vivo al quarto piano di un condominio che ospita anche alcuni colleghi di lavoro.
Un tempo c'è stata una vera e propria competizione per accaparrarsi questo piano, famoso per le sue vetrate enormi che offrono una luce e una vista mozzafiato. Sono abbastanza sicura che Stefano abbia avuto un ruolo determinante nell'ottenere questo alloggio, visto che ero la terza acquirente interessata. Mi risulta un po' strano che magicamente sono riuscita a ottenere l'appartamento. Stefano continua a dirmi che sono stata semplicemente fortunata, ma io sono abbastanza scettica nei confronti della dea bendata. Alla fine ho deciso che è meglio non pensarci troppo e vivere nel beneficio del dubbio.
Quest'estate ho liberato la mia vena artistica e ho dipinto le pareti, in modo alternato, di bianco e glicine. Questi colori, sebbene comuni, per me hanno un potere speciale, mi donano serenità. Il glicine è la mia tonalità preferita, oltre al nero. Mi ricorda i fiori di lavanda e dona all'ambiente un'aria romantica e ricca di positività.
Sulle pareti bianche poi, ho appeso foto che immortalano momenti di me e Stefano insieme, ricordi di qualche estate passata all'estero oppure del superamento di alcuni traguardi, creando una specie di bacheca che simboleggia un amore puro e pulito.
Con l'aiuto di Stefano, ho anche decorato il terrazzino con delle catene di led pendenti e arredato poi con dei divanetti in vimini, creando uno spazio tutto nostro per rilassarci mentre il sole tramonta sul panorama. Peccato che mi capita di passare spesso il mio tempo libero da sola; le serate in compagnia di Stefano sono poche, a causa dei suoi impegni lavorativi che lo vedono fuori città per molto tempo.
Lui cerca di invogliarmi a uscire con delle amiche, ma per me è impossibile, è un limite che mi sono posta da qualche anno. Ho deciso di non relazionarmi con nessuno al di fuori di lui, ho paura di ricevere altre delusioni. Dopo la scomparsa della mia migliore amica, il mondo per me non è stato più lo stesso. Con la sua morte ho sentito venire meno anche una parte di me e mi sono ritrovata a tagliare i ponti con amicizie finte e opportuniste, chiudendomi in me stessa ogni giorno di più, evitando a chiunque di avvicinarsi a me.
Comunque non mi pento.
Credo di aver preso poche decisioni giuste nella mia vita, e questa è una di quelle di cui vado fiera. Ho scelto di vivere da sola e iniziare una convivenza con me stessa, passare del tempo a conoscermi per bene, prima di affrontare il grande passo.
Sono convinta inoltre, che passare del tempo da sola, mi aiuterà ad affrontare e gestire le mie ansie e paure. Stefano è tutto ciò che mi è rimasto e sono certa che non mi deluderà mai, ma ho bisogno di imparare a contare sulle mie forze.
Io e Stefano ci siamo scelti otto anni fa e in questo frangente di tempo abbiamo affrontato anche momenti bui. Il nostro amore si è rafforzato giorno dopo giorno e sono certa che il nostro legame diventerà sempre più forte e indissolubile.
Spero soltanto di arrivare pronta a quel fatidico giorno e di non deludere nessuno. Dopotutto io mi sto impegnando a essere non dico perfetta, ma quantomeno all'altezza, ma reprimere quella che sono non è semplice.
Giro per casa e mi rendo conto che io amo questo spazio perché l'ho reso totalmente mio, incontaminato dalla perfezione che cerco di raggiungere. Tutto qui parla di me, partendo dal colore delle pareti, delle tende e dall'arredo. Le foto incorniciate, lo specchio del bagno sempre schizzato d'acqua, la cucina sempre in disordine e le lenzuola del letto troppo stropicciate.
Più guardo tutti questi dettagli e più mi convinco che questa casa mi rispecchia così tanto, che grida quella che sono: un emerito disastro.
Mentre sono a letto, mi giro dall'altra parte, sentendo la pioggia battere sulla vetrata. Cerco di avvicinarmi a Stefano per trattenerlo ancora un po' qui con me, ma la mia mano si scontra con il vuoto e percepisco che è già andato via.
Il suo essere impeccabile ha avuto la meglio anche oggi. La sua costante mania del controllo lo porta a programmare la sveglia due ore prima che suoni la mia. Se non lo conoscessi bene, direi che ha qualche problema nel gestire le sue priorità e non nego che più volte mi sono convinta che soffrisse di insonnia. Insomma, il suo turno in banca comincia alle otto e trenta del mattino, quale persona sana di mente lascerebbe un comodo e caldo letto con tutto questo anticipo? È da pazzi!
Ieri sera, Stefano mi ha annunciato che starà via per l'intero weekend a causa di alcuni impegni di lavoro molto importanti. Questo significa che ci vedremo giovedì prima della sua partenza e poi direttamente la prossima settimana. Un lieve magone mi si piazza sullo stomaco.
Mi sforzo di alzarmi dal mio adorato letto, pronta a raggiungere la sveglia prima dello scattare delle sette. Devo farmi dei complimenti per essermi svegliata cinque minuti prima e non dopo, questi sono progressi.
Mi stiracchio sbadigliando e mi do una rapida guardata allo specchio. I miei capelli la dicono lunga, sono praticamente aggrovigliati per la notte movimentata passata. Un leggero sorriso mi sfugge al ricordo, bisognerebbe passare più serate così, ma purtroppo il lavoro ci reclama e bisogna essere responsabili.
Ammetto che alcune volte mi sento trascurata, ma secondo Stefano è proprio questo a tenere saldo il nostro rapporto. Le poche ore insieme diventano più intense e rimane accesa una forte scintilla appena ci vediamo.
Accendo la piastra affinché si riscaldi, ringraziando mentalmente chi l'ha inventata. Non so come farei senza questo aggeggio miracoloso, solo così riesco a domare la mia chioma ribelle.
Ciocca dopo ciocca, i miei capelli diventano lisci e lucenti.
Levigo la pelle del viso con un velo di fondotinta, aggiungo un po' di blush sugli zigomi e completo con del mascara e un rossetto.
Scelgo un vestito nero dall'armadio, un modello che fascia abbastanza bene le mie forme.
Nonostante mi riempia lo stomaco di cibo spazzatura, continuo ad avere un un fisco asciutto, fatta eccezione per il mio sedere grosso. Questa è una qualità che ho ereditato da mia madre.
Esco di casa e mi maledico per non aver preso l'ombrello. La pioggerella di stamattina era un avvertimento della tempesta che sta per stagliarsi sulla città. Devo sbrigarmi, se il cielo dovesse scatenarsi proprio ora rovinerà i miei capelli e tutto il resto della giornata.
Mi affretto a entrare nel negozio di Mario, che prevedendo il mio arrivo, mi fa trovare sul bancone, avvolto della carta, un mazzolino di lavanda.
«È in arrivo una tempesta signorina Natalia, le conviene sbrigarsi»dice mentre un'altro tuono rimbomba nel cielo grigio.
Mario è un uomo sulla sessantina, originario di Roma e fa di mestiere il fioraio. La sua attività è stata tramandata da diverse generazioni. Penso sia un lavoro stupendo stare a contatto con i fiori e dare sfogo alla creatività con essi, regalando gioie ed emozioni per chi li riceve.
È una vera fortuna averlo sotto casa, io amo i fiori e il profumo che sprigionano mi aiuta contro l'ansia; è stata la mia vecchia terapista a darmi questo consiglio.
Un tuono mi fa sussultare dallo spavento, richiamando la mia attenzione dai pensieri; ammetto che amo i temporali soprattutto in pieno inverno mentre sono avvolta nel piumone caldo, ma siamo quasi alla fine di aprile e su sette giorni, cinque sono nuvolosi, non è il massimo visto che la bella stagione si avvicina.
Arrivata in azienda, saluto in fretta Flora e mi dirigo dritta in ufficio. A causa del forte temporale la strada principale si è allagata e ho dovuto allungare il tragitto, quei cari minuti di anticipo di stamani mi sono serviti a fare più tardi del solito.
Sono davvero un cattivo esempio da seguire sulla puntualità e per mia fortuna Marco non mi ha mai richiamata per questo e credo che anche qui ci sia lo zampino di Stefano.
Appena metto piede in ufficio noto le tende aperte, ma nonostante ciò, la stanza è cupa, il cielo grigio non riflette alcuna luce.
Duncan è seduto sul bordo della scrivania, il suo abbigliamento sembra coordinato con questa giornata e se non ci fosse il neon acceso, non mi sarei manco accorta della sua presenza tanto che si mimetizza.
L'odore del caffè mi arriva dritta alle narici e ho il voltastomaco solo a sentirne l'aroma. Invece lui lo beve come se fosse la bevanda più buona al mondo.
Mi chiedo come faccia la gente la mattina a bere quell' intruglio di acqua sporca... che schifo!
Impegnato a gustare il suo caffè ha lo sguardo verso la finestra. Chiudo la porta alle mie spalle cercando di non fare troppo rumore; se potessi mi nasconderei sotto la scrivania per evitare un'altra giornata insieme a lui.
Cerco di prendere posto evitando di salutarlo.
«Buongiorno anche a lei signorina Preziosi »dice voltandosi nella mia direzione, mentre mi sento come un ladro che è stato scoperto mentre scappa con la refurtiva.
I suoi occhi si soffermano sui miei piedi fino a risalire sulle gambe mezze nude lasciate scoperte dal mio tubino. Continuando a salire sulla piccola scollatura a cuore, esaminandomi sfacciatamente, come se fosse uno scienziato con la sua cavia.
«Ehm.. buongiorno»dico schiarendomi la voce.
«Signorina Preziosi non l'ho sentita entrare.»
Con nonchalance, come se non mi fossi accorta dei suoi sguardi indiscreti, passa da un atteggiamento all'altro.
Si volta verso la finestra «Non pensa, che oggi sia una splendida giornata?.»
«Bhe non si direbbe.»rispondo, visto che ho impiegato più di mezz'ora a sistemarmi i capelli e sono bastate solo due gocce di pioggia per farli ritornare gonfi e increspati.
«Dipende dai punti di vista, basti pensare che anche una giornata di sole può trasformarsi in men che non si dica in una brutta giornata e viceversa, lei è più una persona che preferisce aspettare che il temporale cessi o ci ballerebbe sotto quella pioggia?»
Ora vuole mettersi a parlare del tempo e della pioggia? Ma perché la gente a quest'ora del mattino ha tutta questa voglia di parlare?
Si rigira quasi di scatto e mi fissa, cerca prepotentemente il mio sguardo per combaciare i suoi occhi con u miei e attende quasi con ansia una mia risposta. Ammetto che è proprio un tipo strano.
« La trovo una domanda alquanto personale.»dico irritata dalla sua insistenza.
Di certo la sua presenza qui ha peggiorato la mia ansia e quindi anche il mio umore, ma questo preferisco non dirglielo.
«Oh mi scusi. Di certo non era mia intenzione metterla in difficoltà ,la mia era solo curiosità.»
Offeso, prende posto nella sua postazione mentre io riesco a tirare un sospiro di sollievo per aver lasciato perdere.
È solo il secondo giorno che siamo insieme in questo ufficio e lo trovo arrogante e presuntuoso, non credo che riuscirò a passare un intero anno così.
Prima di prendere posto, ho bisogno di lasciare l'ufficio e andare a parlare con Marco.
Busso alla sua porta e sento la sua voce da dietro che mi dice di entrare.
Resto appoggiata allo stipite con le braccia incrociate al petto.
«Perchè quella faccia?»chiede preoccupato.
«Grazie per aver scelto con cura la mia splendida assistente!» dico, il mio tono è sarcastico.
«Dai Natalia non dirmi che ho scelto il peggiore assistente di tutta Roma?»
«Non è questo il punto, ma mi sarei aspettata da te una Flora2.0.» dico ironica.
Gli sorrido sarcastica, vista la sua espressione alla mia ultima frase.
«Sai benissimo che come Flora non ci sono in giro è perlopiù Smith non è da meno, anzi, se fossi in te non lo sottovaluterei è davvero preparto.»dice soddisfatto della sua selezione per l'assistente spocchioso che mi ha rifilato.
Anche se devo ammettere che sono solo due gironi dal suo arrivo ha già iniziato a lavorare sulla nuova campagna senza alcuna ombra di dubbi o difficoltà.
«Conosci bene Stefano, prova ad immaginare la sua faccia appena lo saprà!»
In realtà ieri avrei potuto accennargli dell' assistente stronzo ma non ho voluto sprecare il fiato per un estraneo. Ho preferito godermi ogni minuto del suo tempo.
«Stefano invidierà un assistente come Smith fidati è l'unico che ha superato tutti i test d'ingresso!»
Non credo proprio che Smith possa suscitare l'invidia di Stefano,ma preferisco non dirglielo.
«Natalia!»mi richiama Marco facendomi voltare nella sua direzione prima che ritorni in ufficio «So che insieme potete fare un ottimo lavoro di squadra, le responsabilità del secondo livello possono spaventere chiunque ma so di poter contare su di te è Duncan. Sono sicuro che mi darete grandi soddisfazioni.»dice sicuro e orgoglioso della sua scelta.
Una volta rientrata nel mio ufficio bisogna riprendere a lavorare sui nuovi progetti, grafiche più innovative. L' azienda ci ha chiesto di lavorare sulla nuova immagine di questo brand di lusso e chi riuscirà a formulare l'idea più ingegnosa, riceverà un contratto e un assegno con sei zeri. Senza considerare l'avanzamento di ruolo.
Duncan si alza un paio di volte per chiedermi delle spiegazioni sui colori da poter usare per questa campagna pubblicitaria e io gli mostro la tavolozza con quelli già usati in modo da poter dare spazio alla sua creatività.
Marco è fin troppo sicuro di Duncan ha aspettative molto alte su di lui e per mio malgrado ha riposto fiducia anche su di me,odio deluderlo e devo sforzarmi di non farlo.
Lo guardo mentre è concentro sul suo portatile e io muoio dalla voglia di sapere di più sulle sue esperienze lavorative in questo campo, sicuramente avrà lavorato sodo e molto più di me, merita questo posto.
Forse dovrei iniziare ad abbassare un po' la barriera per cercare di creare un rapporto lavorativo ma prima che riesca a pronunciare una frase di senso compiuto mi precede «Vorrei sapere le sue idee a riguardo su questo progetto»
«Per la verità ho bisogno di più tempo per formulare un'idea che funzioni»dico in tutta onestà.
«Capisco, ma io ho bisogno di sentire la sua voce a riguardo, dovrebbe iniziare a dare voce ai suoi pensieri in modo tale che io possa aiutarla a partorire un'idea geniale per questo brand che fa molto gola alle aziende di grafica di tutta Roma.»
Forse ha ragione, Marco mi ha chiesto esplicitamente di fare squadra con luì è un motivo ci sarà se lui è qui.
«Ho pensato che potrebbe accettare il mio invito o se preferisce invitarmi al suo tavolo per la pausa pranzo per dare via libera alle sue idee di fronte ad un pasto decente,se lei accetta io sono pronto ad ascoltarla.»
«No,no no credo proprio che questo possa funzionare la mia pausa pranzo non la condivido con nessuno e tanto meno con lei che a malapena conosco!»quasi me ne pento per i miei modi, ma meglio mettere in chiaro le cose da subito. È già tanto sforzarmi ogni giorno di condividere l'ufficio con lui, almeno per la mia pausa pranzo non voglio intrusi.
Provo a guardarlo ma non sembra per niente dispiaciuto dal mio rifiuto anzi.
«Non pensa che stia diventando paranoica in questo momento? Ha preso la cosa troppo sul personale. Io le ho chiesto semplicemente di venire a pranzo con me in modo da poter discutere liberamente dei progetti senza tenere gli occhi puntati su dei PC.»
Mi sento in imbarazzo, quest'uomo e capace di farmi sentire una stupida ragazzina che non si prende le proprie responsabilità lavorative, ma io nn voglio mi fraintenda, non passo la pausa pranzo con nessuno dei dipendenti di questo edificio e non ho mai legati con nessuno tranne che con Marco. Difficilmente permetto a qualcuno di starmi accanto, al di fuori di Stefano. Le esperienze passate mi hanno insegnato e segnato allo stesso tempo.
«Non crede che fare quattro chiacchiere possa riempire i suoi silenzi e farle solo del bene?»
«Io credo che sia meglio impegnarci sui compiti che ci sono stati affidati senza troppe cerimonie.»dico rimettendo una barriera più robusta tra di noi.
Duncan mi guarda con un'aria di sfida, per niente toccato dalle mie parole.
«Se è questo che vuole signorina Preziosi sarà fatto,se permette c'è qualcun'altra che mi attende»
Che sta cercando di fare? Vuole forse farmi ingelosire in qualche modo? Cosa crede che me ne importi?
Lo vedo lasciare l'ufficio, mentre rimango ancora interdetta per le sue stupide parole.
Aspetto che si allontani prima di uscire anche io da questa gabbia.
Forse sono stata troppo esplicita, ma la realtà è questa. Patti chiari e amicizia lunga, più o meno. In realtà non voglio circondarmi di persone, creare alcun tipo di legami, sono stata già ferita in passato e mi è servito da lezione.
So che si tratta di lavoro, e dovrò sforzarmi prima o poi e accettare che lui è qui, ma sarà meglio limitarci alle tante ore in ufficio e basta.
La mia pausa pranzo è sacra.
Entro nel ristorante e mi dirigo al mio tavolo riservato.
Alla mia destra, vedo seduta Flora e sembra che stia aspettando qualcuno.
Ecco che la porta si riapre e dopo tre persone che entrano nel locale, dietro di loro c'è Duncan, che con tutto il suo charme di cui devo ammettere che ne è fornito, si siede al tavolo con Flora.
Rimango sorpresa dal modo in cui i due approcciano, sembrano parecchio in confidenza vedendo il modo in cui lui le parla e lei le sorride senza ombra d'imbarazzo.
Non conosco bene Flora, di solito è sola quasi quanto me in azienda e passa anche lei la pausa pranzo spesso in solitudine. Solo qualche volta l'ho vista con Claudio, il collega del terzo piano,ma al di fuori delle formalità lavorative di lei so ben poco.
Lo vedo voltarsi dal mio lato, ma giro subito lo sguardo verso la vetrata per non guardarlo, spero non mi abbiano visto spiarli, non era mia intenzione.
Continuo a mangiare la mia triste insalata e si è anche rimesso a piovere. Questa giornata sarà dura da smaltire.
«Signorina Preziosi lo sa che quando si rifugia nei suoi pensieri mi incuriosisce sempre di più da volerla riempire di domande al riguardo»
Ma che diavolo ci fa lui al mio tavolo? Ma quando si è alzato?
Mi volto di scatto e lo guardo in cagnesco, mi sta irritando,
Ora è troppo, perfino per la mia pazienza.
Mi fissa con quei due occhi neri come la pece e mi intimorisce, mi fa sentire piccola e fragile sotto al suo sguardo.
«Non sono interessata alle sue domande, tantomeno alla sua compagnia, mi è già abbastanza difficile condividere il mio ufficio con lei!»dico tutto d'un fiato.
Alza le mani in segno di resa, si rialza e riprende posto al tavolo dove vi è Flora imbarazzata quasi quanto me.
Vorrei dirgliene quattro, chi si crede di essere?
Lavoro qui da tre anni, e a malapena conoscono il mio nome e proprio ora non vorrei farmi riconoscere per delle scenate imbarazzanti.
Pago il mio conto è rientro in azienda. Mi fermo in bagno per dare una sistemata al trucco. Sono davvero furiosa.. maledetto assistente del cavolo!
Al mio rientro,lo trovo già seduto dietro alla sua scrivania,appena mi vede entrare resta in silenzio per mia e sua fortuna,spero di essere riuscita ad ammutolirlo
Un tuono mi fa sussultare riportandomi alla realtà facendomi staccare dal PC,apro la tenda ammirando la pioggia che bagni i tetti e i muri di questa città.
Ho già abbandonato le scarpe sotto la scrivania... Che liberazione.
«È questo che chiedevo poco fa, incuriosito di sapere dove si trova in questo momento, mentre si perde nei pensieri, guardando fuori dalla finestra.»
Ci risiamo... È bastato abbassare un po' la guardia che è già passato all'attacco.
È perché dannazione non smette di mettere quel profumo?
La sua voce è quasi come un sussurro nel mio orecchio.
È di nuovo troppo vicino,sento le mie guance andare a fuoco.
Prende la lavanda dal mio piccolo vaso rosa sulla scrivania e ne aspira l'odore.
«Signorina preziosi sa il significato della lavanda?»
«In realtà no, sono solo attratta dal suo profumo.»
«Simbolo di purezza e devozione, virtù e serenità si rispecchia in queste caratteristiche?»
«Non saprei risponderle»dico con tutta onestà
«Mi conceda almeno un'altra domanda»
Sbuffo fingendomi scocciata dalla sua impertinenza quando con fatica ametto che le sue domande non sono per nulla stupide anzi fin troppo personali e profonde.
«Con un tempo così le verrebbe voglia di correre sotto la pioggia? Liberandosi da tutti gli impegni, le responsabilità, che ogni giorno la vita ci mette avanti oppure preferisce aspettare che ritorni il sole per essere di buon umore?»mi chiede mentre io continuo a non guardarlo per l'imbarazzo venutosi a creare.
Capisco bene dove vuole arrivare, può sembrare un meteorologo con tutte queste metafore ma lui vuole provare a sapere qualcosa di me.
Non riesco a muovermi, i miei piedi sembrano essersi incollati al pavimento, vorrei dirgli che mi metterei perfino a ballare sotto la pioggia,a urlare se avessi tanto fiato in gola. Darei un urlo di liberazione da tutto il passato che ogni giorno continua a tormentarmi, ma lui questa risposta non l'avrà mai.
Mi fingo sorda e guardo l'ora dal mio smartwatch «Signor Smith può pure andare. Il suo lavoro per oggi è terminato le auguro una buona serata. »
Mi guarda in modo strano, resta ancora lì per qualche minuto a fissarmi per poi avviarsi alla porta.
Aspetto che vada via in modo da non doverlo incontrare nei corridoi prima di ritornare a casa.
Do uno sguardo al cellulare, Stefano mi ha mandato qualche messaggio ma nulla d'importante, mi avvisa che farà il possibile per trovare un po' di tempo per vederci prima della sua partenza.
Questo è il suo tallone di Achille: il lavoro. Tutto viene dopo, famiglia casa, amici, amore, prima la carriera e poi tutto il resto.
So che tiene molto al suo futuro e alle sue ambizioni ma ametto di sentirmi un po' trascurata da quando ha deciso di puntare più in alto.
Appena entro nel mio appartamento guardo fuori dalla finestra, la tempesta sembra non calmarsi per niente.
Apro le tende e mi metto a letto senza nemmeno cenare.
Il rumore della pioggia sembra un sottofondo perfetto per conciliare il mio sonno.
Mi lascio cullare dalle braccia di morfeo, cercando di dimenticare quelle domande impertinenti, i suoi sguardi sfacciati e tutto il suo essere "troppo" per i miei gusti.
Chiudo gli occhi per buttarmi alle spalle questa giornata, sperando in un domani migliore.
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