Sirio
'Quanti anni sono passati?'
A mala pena quattro mesi.
'Sta bene?'
Non lo posso sapere.
Sono passati quattro mesi da quando Atena se ne andata, quattro mesi di assenza, quattro mesi dove una dea non è più qui, dove la mia dea non è più qui.
Gli umani, stanno facendo guerre su guerre, gente che combatte per territori, gelosi ed avidi di averne sempre di più.
Uccidono loro stessi coetanei senza guardarsi negli occhi, senza pietà, e perché?
Perché la dea della guerra non c'è più.
Ormai all'Olimpo è diventato argomento vietato, e così non se ne era più parlato, nessuno ne dava più informazioni, nessuno nominava più il suo nome, era morta alle menti degli altri, ma viva nella mia.
Mi aveva chiesto di non smettere di combattere per lei, non lo avevo fatto.
Avrei bruciato il mondo per lei, l'Olimpo intero se me ne facesse richiesta, se questo avesse significato riaverla, Zeus in persona, allora avrebbe dovuto temermi.
Ho accettato che se ne andasse, non importa se fa male, alcune volte bisogna semplicemente sopportare per vedere la persona che ami più felice.
Tutti gli dei in quel momento erano nel tempio più grande sull'Olimpo, usato per banchettare e vociferare di guerre, sentivo le dita di Afrodite accarezzarmi dolcemente il petto mentre era appoggiata a me.
Da quel giorno, mi è stata attaccata.
Costantemente.
La differenza è che io non la degnavo di uno sguardo, nessuna occhiata, non dopo il suo sortilegio.
A spezzare il chiacchiericcio fu Artemide dea della caccia e prosperità.
«Sirio» richiamò la mia attenzione, svegliandomi dai miei pensieri «Artemide» feci un cenno del capo in saluto.
«Ti vedo afflitto» concepisce, squadrandomi dall'alto in basso, come se gli è ne avessi dato il permesso «Ne si può sapere il motivo?» chiede avvicinandosi.
Scuoto la testa in segno di diniego «no, non ne si può sapere» la mia affermazione esce più cattiva del previsto, ma non me ne curo minimamente.
Lei sorride e come se mi leggesse nella mente pronuncia parole che da tempo non sentivo.
«Trattasi, per caso, di Atena?»
Basta il solo nome a far alzare la testa ad Afrodite e girare quella di Ares nella nostra direzione, che ci guarda con occhi gelidi «Artemide» la richiama lui severo, ricordandole del divieto che lega quel nome al non pronunciarlo.
Lei si zittisce, non nasconde lo sguardo soddisfatto, ed il veleno che sento dentro è troppo grande da descrivere.
Come se qualcuno le avesse dato il permesso, Afrodite rindosa la carica «Ho sentito voci di recente» sussurra con un ghigno che non pronuncia nulla di buono.
E così è infatti.
«Si dice che Medusa l'abbia trasformata in pietra...» sussurra quasi come se fosse un segreto, lo sa che effetto mi avrebbero fatto le sue parole.
«Afrodite!» stavolta Ares scatta in piedi, segno che era un informazione da nascondere, che lui già sapeva.
Mi gelo, girandomi verso di lei.
«cosa scusami?»
Chiedo.
I dubbi iniziano a mangiarmi il cervello.
'morta?'
No impossibile.
Afrodite mi guarda con finto dispiacere sul viso «a quanto pare» mugugna.
Scuoto la testa, la frustrazione ha un brutto effetto su di me, finisco per spingerla via e staccarla dal mio corpo.
«Menti» la accuso
«No» ribatte con lo stesso fastidio
«Finitela!» tuona Poseidone, che fino a quel momento non aveva fatto un suono, ci guarda con sguardo truce, probabilmente l'argomento lo infastidisce più di quando credessi.
«Degli dei che bisticciano come due bambini, smettetela immediatamente» ci riprende con severità.
Vedo la stessa Afrodite abbassare la testa al pavimento, io mi costringo a non rispondere.
Ha ragione, è ridicolo il nostro comportamento, ma non riesco a controllare la frustrazione.
Mi passo una mano fra i capelli provando ad alleviare lo stress, scompiglio alcune ciocche e le costringo a stare al loro posto.
Poi senza dire nulla inizio a camminare.
Esco dal tempio e percorro la foresta, dove ninfee e creature varie si aggirano, supero i cancelli dell'Olimpo ed infine lo ritrovo.
La mia piccola barca in un oceano in tempesta.
Il nostro posto, lo stesso posta dove l'ho vista l'ultima volta, ma nemmeno oggi la ritrovo.
Eppure vengo qui tutti i giorni con la speranza nel cuore.
'Non può essere morta'
Continuo a ripetermelo come se fosse la mia ancora.
'E viva'
Ma la mia affermazione, si trasforma in speranza.
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