CAPITOLO 3 - MEREDITH -

Non so perché Colton sia tornato. Sono circa due anni che non lo vedo. Due anni in cui non mi interesso più a lui. Solamente il rivederlo mi spinge a pensare quanto mi fosse mancato. Due anni senza i suoi meravigliosi occhi grigi, le sue labbra rosa fragola, il suo volto così espressivo e dolce.

Dall'oggi al domani lui si presenta senza invito sperando di risolvere questa situazione che non ha niente per cui essere risolta. Mi ricordo bene quel giorno. Le sue parole, le sue promesse non mantenute. E io, come una stupida, mi sono fidata di lui. Lui che era la mia roccia e che adesso non lo è più.

≪ Mamma! ≫ Urlo isterica.

≪ Mer, non urlare tesoro. Non troverai mai un uomo se continui su questa via.≫

Non l'ascolto. Semplicemente aspetto che finisca e mi estranio nel mio mondo. Un mondo silenzioso e di solitudine.

≪...quindi ha deciso di portarlo qui e farlo entrare direttamente dandogli libero accesso a tutto. Non essere dura con lui. Fai la brava padrona di casa e comportati da adulta. Intesi? ≫

Eh? Ma di che sta parlando?

≪ Mamma, non ti seguo mi sono persa. ≫

≪ Cosa hai al posto del cervello, muffa? Ti ho detto che Colton ha portato un amico suo da San Francisco e starà qui fin quando non si sistemerà. ≫

≪ Ottimo, nel frattempo perché non scriviamo fuori dalla porta – e simboleggio le virgolette con le mani - "Si dà alloggio a cani randagi" o ancora meglio "Casa di riposo per stranieri", e poi perché non lo ha ospitato a casa sua a Seattle con quella Analise? ≫

≪ Piantala! ≫ Mi apostrofa e io le lascio correre un cuscino e mi dirigo in camera. È infantile e ineducato. Ma quella pressione che spinge dietro gli occhi mi rende inerme e agitata nello stesso momento. Ho un disperato bisogno di implodere e curarmi le ferite. Non voglio avere niente a che fare con uno sconosciuto.

Maledetto Colton.

Mamma cucina una cena di benvenuto per quel ragazzo, amico di mio fratello, per sfamare cento pesone.

 Saranno le sue origini italiane.

Dunque, decido di accendere della musica e rilassarmi.

Ma qualcuno bussa lievemente alla mia porta. Mi alzo mal volentieri e mi ritrovo di fronte Colton.

Merda! Cerco di richiuderla ma lui la blocca con la mano per evitare di sbattergliela in faccia.

≪ Mer, la cena sarà pronta tra mezzora. La mamma mi ha mandato a chiamarti. ≫

≪ Sì, arrivo. ≫ rispondo chiudendogli, finalmente, la porta in faccia. Scendo sotto, in pigiama, e percorrendo le scale mi passa davanti il ragazzo di cui non so nemmeno il nome. Sovrappensiero non vedo gli ultimi due scalini e faccio un capitombolo di tutto rispetto. Urto contemporaneamente ginocchio destro, gomito sinistro, mento e fronte.

Sia ringraziato il protettore degli imbecilli che hanno i piedi tondi, perché fortunatamente non vede nessuno.

≪ Principessa, scusa ma che ci fai seduta sul pavimento? ≫ Eh ti pareva!

≪ Ma no, niente papà... Anzi pensandoci bene andiamo a cena? ≫

≪ Sì, ma visto che ci sono Colton e Blake potevi metterti carina, no? ≫ Questo Blake mi vedrà col pigiama bianco con gli elefanti verdi, senza reggi seno, struccata e con i capelli sfatti.

Peggio di così non può andare.

Sembra che all'ingresso della cucina ci sia una scritta al neon che citi: " Lasciate ogni speranza oh voi che entrate. " Mi faccio coraggio da sola ed entro. Sono già tutti seduti a tavola perciò con lo sguardo basso mi siedo tra mamma e Chad. ≪ Tesoro, hai conosciuto Blake l'amico di Colton? ≫

≪ No ≫ elargisco senza tanta voglia di parlare.

≪ Blake, lei è la mia sorellina Meredithina, Meredithina lui è Blake. ≫ Con uno sguardo omicida mi rivolgo a Colton. ≪ Chiamami ancora Meredithina davanti ai tuoi amici e hai finito di procreare per il resto dei tuoi giorni, scemo! ≫

≪ Mer, ti sembra modo? ≫ Mi redarguisce mio padre alquanto alterato e sconvolto.

≪ Meredith, mi sembra che ti abbia appena presentato il mio amico, perciò sii rispettosa e porgigli la mano! ≫ Involontariamente allungo il braccio sentendo una risata provenire dall'altro angolo del tavolo. I miei occhi, curiosi, fissano quelli dello sconosciuto e resto imbambolata a fissarlo e scrutarlo. Bocca pronunciata e carnosa a forma di cuore, naso dritto e della giusta dimensione. Zigomi alti, e sulla destra un piccolo neo. Occhi neri come il carbone, profondi e luccicanti. Uno sguardo che trafigge, delle pupille da fissare che ti ipnotizzano. I capelli di un castano come le cortecce degli alberi, ondulati e che gli ricadono in fronte e un po' dietro le orecchie.

Oddio, che capelli, da tirare e odorare!

E quella fronte così bella con una cicatrice che percorre il sopracciglio sinistro fino a sotto la chioma, che gli ricade sopra.

Le spalle, eh che spalle, formose al punto giusto. Larghe ma non troppo, e poi con quella maglietta s'intravedono tutti i muscoli. Braccia da farti immaginare cose mai viste. Le mani, grandi e fini con tre anelli nella destra. Vorrei leccare il suo collo circondato da quella magnifica collana di caucciù con un pendente a forma di tromba. Mettermi a cavalcioni su di lui e stringermelo al petto.

È solo seduto, ma immagino che dalla corporatura si alto minimo 190 cm.

Come farò a convivere con un adone di questa portata?

E poi, che risata piena e sexy. Ti entra dentro.

Mi sento accaldata, eccitata, e su di giri. Il mio corpo freme. Ho le palpitazioni, il mio viso è in fiamme, il mio basso ventre rabbrividisce, i miei capezzoli sono sull'attenti. Se non fosse per la presenza di tante persone in cucina starei già ansimando.

Mi riscuoto dai miei pensieri e faccio la cosa più sensata. Anche se in questo momento mi sento la testa vuota. ≪ Molto lieta. ≫ E mi risiedo senza proferire altra parola.

≪ Scusala. ≫

≪ No, tranquillo Colton. Ciao Meredith, sono Blake. I tuoi mi danno appoggio e spero che non ti darà fastidio avermi fra i piedi. Insomma ci vedremo spesso per casa. ≫ La sua voce è cosi calda da incantare.

È dolce, si scusa per la permanenza in casa.

La prevedo dura.

≪ Certo. Tranquillo. ≫ Cervello, ti prego di riconnetterti il prima possibile.

≪ Bene, fatte le presentazioni possiamo pure iniziare a cenare. Cucciolina della mamma, tu cosa mangi stasera? Sempre le tue robette? ≫

≪ Mamma, per stasera andrà bene ciò che hai cucinato per tutti. ≫

≪ Tesoro, per noi ho fatto parmigiana con l'uovo e il pomodoro, cotolette fritte e pasta con la ricotta fresca. ≫

≪ Buona cena. ≫ Mi sento dire senza nessuna inflessione.

Mangio estraniandomi da loro, perché se alzassi lo sguardo non riuscirei a mangiare. Vorrei urlare. Urlare e urlare per come mi sento a casa mia in presenza di Lui.

Forse è il momento buono per cercarmi casa. Un monolocale.

≪ Mer, ma ci sei? che problemi hai oggi? Ti abbiamo fatto delle domande. Siamo tutti seduti a tavola e tu non ci degni di uno sguardo. Basta! Mamma ne ho abbastanza. Scusami Blake, a dopo. ≫ Mi urla in faccia Colton uscendo dalla stanza. E io rimango più a corto di parole che mai. Non ho mai spiegato a mia madre ciò che mi è successo. Non ho intenzione di farlo. È un dolore privato, innaturale. Non è il momento giusto per esprimere tutta la pece melmosa che ho dentro e macchiare la bontà di ogni singola persona della mia famiglia.

≪ Meredith, quando pensi di far pace con tuo fratello? Ti sembra giusto comportarti in questo modo? Poi soprattutto davanti un'ospite. ≫

≪ Ne ho abbastanza anch' io papà, vado a letto! ≫ continua Aaron.

≪ Sì, ciao anch'io. ≫ Mi dileguo scappando in camera mia.

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