CAPITOLO 3 - BLAKE -
Lavato il fetore di quell'aereo, mi asciugo e mi vesto. Scendo sotto per la cena e spero proprio di non sentirmi in imbarazzo.
≪ Blake? Compagno di stanza a quanto pare. Come te la passi? ≫
≪ Ciao Aaron, non vedo l'ora che questa giornata finisca. Sono proprio stanco, sai, e poi mi devo ambientare. Non ti dispiace se dividiamo la camera? ≫ lo apostrofo con un abbraccio mascolino.
≪ No, tranquillo amico. Andiamo in cucina che sarà quasi pronto. ≫
≪ Perfetto. Vado un momento fuori a prendere una boccata d'aria. Arrivo. ≫ Inalo il fumo della mia sigaretta e mi ritrovo a guardare il cielo, colmo di stelle, nella speranza che questa sia la mia svolta.
Da oggi inizia la mia nuova vita.
Mi dirigo in cucina e tutti sono intenti a fare qualcosa. Jenny sistema le ultime cose nel forno, Colton e Aaron parlano, il padre del mio amico legge il giornale e l'odore di casa mi invade le narici. Circa dieci minuti dopo un corpicino avvolto in un pigiama bianco con degli elefantini stampati sopra, fa il suo ingresso in cucina. Tiene la testa calata sedendosi tra il piccolo e Jenny.
Il primo pensiero che sbuca fuori dalla mia mente è che splendore di dolcezza sia quella ragazza. Un corpicino minuto, pelle chiarissima del viso, paonazza sulle gote. Il mio cuore pare impazzito. Non l'ho sfiorata, non l'ho nemmeno guardata negli occhi ma emana un profumo così soave di cocco e zucchero a velo. Odora anche di shampoo alla frutta. Ed ha delle manine delicate da posarvici dei baci teneri sopra.
La sento battibeccare col fratello e diventare un peperino. Quegli occhi color cioccolato, e quella frangetta che gli cade appena sopra. La bocca piccola al punto giusto, il labbro di sotto più sporgente e carnoso. E quei seni coperti a mala pena da un po' di stoffa.
Da perderci la testa.
Saranno morbidi da toccare e caldi da assaggiare.
Tralasciando i miei pensieri, mi gusto una grassa risata liberatoria. Percepisco i suoi focosi occhi addosso.
Eh sì, cara ragazza lo vedo come ti eccita il mio corpo.
Ha gli occhi sgranati e il respiro quasi in affanno. L'odore dell'eccitazione mi arriva dritto fino a dentro il mio essere.
So che mi desidera. Glielo leggo nell'atteggiamento che è subito mutato.
Dopo essermi presentato il più educatamente possibile, torna a battibeccare col fratello che dopo pochi minuti sale in camera col piccolo, seguito a ruota da Aaron e Mer.
≪ Figliolo ci dispiace per i nostri figli. A volte sono impossibili. Però visto che starai qui per un bel po' è meglio che ti ci abitui. ≫
≪ Non si preoccupi signore. Se non vi dispiace salirei anch'io in camera. ≫ Mi alzo senza aspettare la loro risposta dirigendomi verso le scale. A metà rampa sento delle urla provenire dalla stanza di Chad.
≪ Colton ti prego di stare alla larga da me. Non voglio avere niente a che fare con te. Mai più. Hai capito? E poi cerca di parlare piano, non vorrai farci sentire da qualcuno? >> - ≪ Ascoltami. Solo un momento, ti prego. Quel giorno... ti giuro non volevo andasse così... ≫
Le voci si attutiscono fino a diventare dei sussurri.
Mi dirigo in mansarda dimenticando le parole appena udite.
≪ Amico vado a prendere qualcosa da bere. Ti unisci a me? ≫ Propone Aaron.
≪ Certo. Prendo il giubbotto! ≫ Una birra non si rifiuta mai.
≪ Ok, andiamo. ≫
≪ Sì, chiamo anche Colton. Stasera ci divertiamo! ≫
≪ Come vuoi! ≫ Oh sì. Mi serve sfogarmi su qualcuno.
Ci fiondiamo verso l' Hummer di Colton e andiamo al Juleps, un locale famoso della zona. Appena arrivati si sente e si vede subito la differenza con i locali di San Francisco. Musica e persone differenti. Proprio quello che mi ci voleva. Entriamo e veniamo assaliti da un gruppetto di ragazze con cui ci intratteniamo tutta la sera.
Alle cinque del mattino rincasiamo. Sono sfinito, essendo tanta la stanchezza mi accomodo sul divano poggiando il giubbotto sullo schienale.
Non so quanto tempo sia passato, sento solo qualcuno che mi scuote con insistenza e violenza. Apro un occhio e vedo una sexy arrabbiata Mer che mi fissa.
≪ Babbuino con il sex appeal di una scimmia a corto di banane ti conviene smammare dal divano e andare a dormire di sopra. Non mi pare che sia il tuo letto questo. E poi che cavolo ci fai ancora qui vestito e mezzo ubriaco? Ieri avete fatto le ore piccole, eh? ≫
≪ Mer, ieri abbiamo fatto le cinque, mi sono un attimo poggiato e addormentato. Quindi è per questo che mi trovi qui. Ma se vuoi ti faccio spazio vicino a me. Così hai indietro un pezzo del tuo divano. ≫ Lei imperscrutabile mi risponde con voce da superiore.
≪ Capisco che l'ultimo neurone a disposizione l'hai bruciato strada facendo, anzi no facciamo che non l'hai mai avuto. Ma sogna se pensi che io stia con te sullo stesso divano o solo seduta accanto. ≫
≪ Meredithina, fa la brava con l'ospite. Magari mi puoi indicare il bagno e prendermi delle tovaglie pulite. Oppure potresti entrare con me e lavarmi la schiena. O magari potresti stare lì a fissarmi come stai facendo da ieri sera. Non che mi dispiaccia. Ma se continui a guardarmi con quegli occhi da sono-qui-pronta-a-essere-scopata, beh non so quanto potrò resisterti accanto. Quindi ti conviene andare, adesso. ≫ Mi alzo dal divano dirigendomi di sopra lasciandola a bocca aperta.
Ma cosa mi viene in mente? E' la sorellina del mio amico. Una di famiglia.
Una molto scopabile!
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