CAPITOLO 10 - MEREDITH -

Quando a venticinque anni ti rendi conto che la tua vita sta andando a puttane, dovresti porti una domanda e darti la risposta. Che stai combinando?

La risposta però non è delle più semplici. Infanzia vissuta divinamente, una mamma e un papà che non ti fanno mancare nulla, due fratelli che ti amano come fossero sangue del tuo sangue, anche se adottati. Un ultimo pargolo a regalare gioia, elementari-medie-liceo da star. Allora perché il karma si è voluto rivoltare contro di me, nel momento in cui la mia vita andava a gonfie vele? Non so cosa avessi fatto di male per meritarmi ciò che mi ha segnato, ma intanto è successo. Come può un semplice evento sbarellare la tua vita? Un giorno ti trovi felice e il giorno dopo ti trovi in ospedale con una gamba fratturata, un occhio pesto, drogata e con un regalino che sta crescendo dentro di te senza che tu ne sappia il motivo. Poi capisci cosa ti sta succedendo, ma l'ultimo ricordo che hai, risale a quando hai varcato per la prima volta la tua università. Vi chiederete, e tutto il resto? Nisba, niente, rien, nada! Qualche meccanismo di difesa del mio cervello, è scattato. E ringrazio Dio che non ricordi cosa sia successo, ma che almeno qualcuno si sia preso cura di me dopo! Ho ripreso l'università come se nulla fosse accaduto, ed intanto dentro di me cresceva una vita, che ero sicura fosse indesiderata. Ho partorito, ho lasciato adottare il mio bambino, non mi sono laureata, ed ho lasciato tutto il passato in uno scompartimento del mio cuore. L'unica persona a sapere dell'accaduto era Colton. Sembrava distrutto quanto me, depresso più di me, si sentiva in colpa per qualcosa che non gli dipendeva. Ha mantenuto la promessa di starmi accanto e di non spifferare a nessuno il mio segreto ( a parte ad Aaron a quanto pare). Se mamma e papà avessero saputo, ne sarebbero morti di dolore, ed io non volevo che loro soffrissero più di quanto non stessi facendo io.

A conti fatti, chi ero ? Una ragazzetta ex madre, ex di qualcuno, ex stuprata, ex studentessa e forse ex lavoratrice. Che scopi avevo? Non ero riuscita nemmeno a tenermi mio figlio, per Dio! Non avevo cercato lavoro nell'ambito economico, materia per la quale mi stavo laureando.  Avevo accettato un semplice lavoro di segretaria, e forse non mi stava rimanendo nemmeno quello. Uscivo con le amiche, mi divertivo, cercavo di comportarmi come si comporta una ragazza alla mia età, ma il vuoto che sentivo dentro non lo sentiva nessuno. Ero certa che avendo perso quel breve periodo di memoria, mi ero privata di un triangolino importante della mia vita , qualcosa mi dice che vorrei ricordare, ma non so come fare. I dottori mi dissero che dipendeva da me. Ma secondo loro, provavo piacere a essere una smemorata? A non ricordare nemmeno quello che mi era successo? Delle volte, non si comprende la perdita di una persona fin quando non ci si è dentro fino al collo. Io mi ero persa, e non sapevo come fare per ritrovarmi.

Una cretina, ecco cosa sono! Cosa speravo di fare, messaggiando e interloquendo con Colton. Che pensieri bacati, nel cervello, erano affiorati? Il mio fratellastro, un uomo fidanzato che convive con una donna, la persona che mi è stata accanto nel mio dolore, la persona che odio anche per questo. Dove mi avrebbe portato questa situazione? Cosa stavo combinando? Davvero avevo necessità di parlare nuovamente con il mio psicologo. Non sapevo più dove avevo lasciato la testa! Sperando che rinsavita, qualcosa sarebbe cambiata!

Decido di prepararmi per la serata di stasera. Annoiata mi lavo, mi asciugo e mi vesto. Mini abito verde smeraldo con tacchi vertiginosi neri, giubbotto di pelle nero e uno chignon spettinato per darmi il look da svampita. Appena pronta mi dirigo al piano di sopra dai miei ragazzi, ma uscendo dalla porta mi ritrovo Chad seduto sulle scale con il suo orsacchiotto nelle mani e il pollicione nella bocca.

<< Chad che ci fai qui? Perché non sei nella culla? >>

<< Meddit io sonno no, io gioco orsetto e tu giochi con me? >> Tenero il bimbo, chissà se fossi stata un'ottima madre...

<< Chad io adesso devo uscire, per cui ti porto a letto, magari domani giochi con Aaron o con la mamma, ok? >>

<< Pecchè tu no giochi con me? Non mi vuoi bene? Io bravo, io piccolo! >>

Oddio

<< Dai vieni qui, ti porto a letto. Salta in braccio. >> Mi stringe forte e mi sussurra piano << Non mi vuoi  bene? Pe quetto giochi con gli altti e con me nu? Iu pomettu buonu! >>

<< Ma no piccolo, su adesso dormi, notte! >> Gli do un bacio in fronte e scappo al piano di sopra!

Che continuo di giornata, di bene in meglio!

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