CAPITOLO 1 - MEREDITH -
Tutto ebbe inizio in una frazione di tempo spigolosa, quasi assurda. Sapevo semplicemente che qualcosa dentro di me era cambiata e avevo realizzato di percepire tutto in maniera differente ma, soprattutto, sentivo emozioni che credevo non potessero esistere.
La vita la prendo alla leggera perché non ho più voglia di essere triste. Da quel 15 giugno tutto in me è cambiato.
≪ Principessa oggi andiamo prima a fare un po' di spesa, poi chiamiamo Colton e dopo andiamo un po' al luna park! ≫
≪ Papà, ascolta, oggi tu vai a fare la spesa con mamma, poi tu chiami Colton e dopo vai con Chad e mamma al luna park, mentre io sto qui a casa che viene Clive a trovarmi, e tutti questi po' vai a farli benedire. ≫ Non avevo più un freno inibitore. Le parole sgorgavano come un mitra in azione. Qualcosa si era spezzato e i mille frammenti e le schegge mi avevano trafitta insistentemente e senza perdono. Il risultato era la sofferenza che non riuscivo a placare e tenere per me.
≪ Cucciola sai che Clive può venire quando vuole a patto che io e la mamma siamo in casa. Guarda andrebbe bene anche se ci fossero Colton o Aaron oppure il piccolo Chad così sarei sicuro che tu non faccia stronzate chiusa in camera tua con quel... come si chiama? Clich, Clind, con Clive, ecco! ≫
Tentava sempre con la dolcezza. Ma ero un muro di granito. Freddo e duro.
≪ Papà ho venticinque anni e vivo ancora qui, Dio solo sa per quale motivo e sono adulta. Se volessi scopare con Clive lo farei. Dico solo che non sono una sprovveduta. Non potendolo fare in casa dovrei andare fuori, magari in macchina mentre qualcuno ci guarda? Non vorrei causare dei dispiaceri e magari essere sulla bocca di tutti. ≫ Imperterrita cercavo di ferirlo. Di farmi odiare per le parole dette.
≪ Meredith Jessy Wilkomen finiscila subito o giuro che ti metto in punizione per il resto dei tuoi giorni e scordati lo scopare o tutte quelle porcate che fate voi giovani! Moglie, dì qualcosa a tua figlia. Io non riesco più a riconoscerla.≫
Disse l'uomo della famiglia mentre mi voltava le spalle.
L'unico uomo della mia vita.
Ma non lo avrei mai ammesso.
Viviamo in una bella villetta, stile cottage, di legno, con grandi vetrate da cui filtrano i raggi solari la mattina e la luce lunare la sera. Color mattone, di fuori, mentre le tonalità interne variano dal color pesca al bianco perla e dal grigio brillante all'azzurrino oltre oceano.
Mamma ama i mobili classici per cui parte della casa sembra un museo stile anni 20. Tutto è di un marrone cacca che a me fa dar di stomaco. Mobili alti, fiori dappertutto e orologi a cucù ovunque.
La casa si suddivide su tre piani, a cominciare dall'ingresso che dà sul salotto adornato con divani e poltrone reclinabili di un beige scolorito, un ampio sparecchia tavola sulla sinistra e di fronte una vetrinetta piena di ninnoli che al sol pensiero di pulire mi viene l'emicrania. Al centro della stanza svetta un tavolo ovale, sempre color cacca, della pesantezza di un quintale con sopra un lampadario stile rococò. Il pavimento è coperto da un'immancabile tappeto beige che è a dir poco orribile, e in fondo alla stanza un tavolino da tv con sopra tutto fuorché una Smart tv.
Uscendo dal salone arriviamo a un open space con una cucina da urlo. Tavolo da lavoro, cinque metri di lunghezza per due metri di larghezza, due lavelli pazzeschi in granito nero, sportelli che si aprono con il telecomando e frigorifero a 3 ante, che credo l'abbiano fatto fare a posta per mamma. Al centro un isolotto con fornelli, forno e cappa, da svenire solo a guardarli, ed ovviamente una decina di mensole con tutte le sciocchezze meno appropriate per una cucina, appollaiate lì sopra. A parità di quella del miglior chef del mondo; perché anche se il salotto fa schifo, il regno di una donna è sempre pieno di confort.
Ci ritroviamo, poi, nel corridoio che ci porta al bagno ultra lussuoso composto da una vasca, al centro della stanza, con piedi di tigre color argento e sulla destra due lavandini con sopra degli specchi a forma di corone fronte water e una mega doccia con getti idromassaggio.
Infine, saliamo al piano notte e subito sulla sinistra la mia stanza con bagno annesso, di fronte sulla destra la cameretta di Chad che è stata creata dopo, poiché il piccoletto di casa è stato adottato quando ancora aveva pochissimi mesi, e in fondo al corridoio troviamo la camera dei miei genitori. All'ultimo piano c'è la stanza di Colton e Aaron, ma vi soggiorna solo Aaron che fa il pascià del mondo perché Colton è andato a vivere a Seattle.
Ho provato a fare uno scambio equo per prendermi l'ultimo piano, ma non ha ceduto nemmeno quando gli ho offerto parte del mio stipendio.
Che dire... quando tutto va a rotoli mi fisso su dettagli inutili. Inutile come la descrizione della mia casa.
Tutto pur di evitare la realtà.
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