Vecchie Abitudini
"Oddio mi distruggono la cucina!!! Cristine!!!!!" urla zia Annie prima di sentire altri piatti che si infrangono su quello che spero sia il pavimento e non il muso di uno dei cuccioloni.
"Si può sapere chi ha avuto l'idea di comprare un San Bernardo?" mi chiede Jared divertito.
"Credo che si siano fatte intenerire quando erano cuccioli, non pensando poi a come sarebbero cresciuti nel tempo" dico sorridendo.
"Certo che per due donne che hanno paura anche di un bassotto, non è stata quella che si potrebbe definire una scelta saggia" dice Shannon prima di scoppiare a ridere.
Credevo di essermi dimenticata del suono della sua voce, in televisione assume una tonalità che non gli appartiene. Mi ero anche dimenticata di quanto fosse contagiosa però e così tutti e tre ci ritroviamo a ridere a crepa pelle, una risata quasi isterica.
"Cristine!!!Ragazzi!!La smettete di ridere che.. NO! Beethoven!!!! quella è la cena di stasera!!!!! Nim lasciami il grembiule... Cristine!!!!!" Strilla così forte che credo che tutto il vicinato dietro le tende di casa stia ridendo come noi!
"Sarà meglio andare di la, altrimenti comincerà a picchiargli le pentole in testa, e già non sono cani molto, come dire... svegli.." dico ridendo mentre mi avvio verso la cucina e Shannon raccoglie la mia borsa e le mie cose dal pavimento della veranda.
In cucina trovo la zia arrampicata sul tavolo con in mano una padella che cerca di usare come arma contro un Beethoven decisamente sovreccitato.
"Zia, ci sono ospiti è normale che sia sovreccitato!" dico cercando di non ridere.
"No che non è normale, questo cane ha deciso di rovinarmi l'esistenza! Si è mangiato la cena! Vi avevo fatto il pollo ripieno" dice disperata.
Alle mie spalle scoppia una risata inconfondibile, seguita da quella del fratello più piccolo. Non resisto più nemmeno io e di nuovo ci ritroviamo a ridere come dei disperati.
"Mamma, scendi di lì e metti giù quella pentola per favore! Più fai così più loro pensano che tu stia giocando!" dice Jared tra un singhiozzo e l'altro cercando di far scendere zia Annie dal tavolo, "E poi, sono vegetariano mamma, già da un po', credevo di avertelo detto." Gli dice cercando di assumere un tono più serio, guardando negli occhi la madre un po' stupita.
"Tesoro, vegetariano? Ma ti fa male non mangiare proteine e mi dimagrisci troppo dopo." cuore di mamma.
"Mamma, non disperare. Non ci fermiamo a cena noi tre stasera, usciamo. Hai tempo di studiare un nuovo modo per tenere a bada Beethoven prima del pranzo di domani. Se vuoi cerco qualche piano di battaglia su internet e te lo stampo!" ed ecco che Shannon ricomincia a ridere.
"Mi ricordavo di avere un figlio più simpatico sai? E uno più intelligente! Cos'è questa storia del vegetariano?! E tu Shannon non dovresti prenderti cura di lui? Sei il maggiore!" comincia ad urlare zia puntandoli contro una padella poco amichevole. Assisto alla scena divertita, tutto si svolge come quando eravamo bambini. La zia arrabbiata con Jared che se la prende con Shannon perché in quanto fratello maggiore deve occuparsi di quello più piccolo.
"Mamma, ho smesso di preoccuparmi di quello sciagurato di tuo figlio da quando l'ho beccato in compagnia di..." non fa nemmeno in tempo a finire la frase che Jared gli è già addosso premendogli una mano sulla bocca. Ed ecco che ricominciano a suonarsele. Il tempo sembra essersi fermato a quando avevano dieci anni e facevano la spia a vicenda. Io e la zia ci guardiamo negli occhi con uno sguardo d'intesa e cominciamo a ridere entrambe nel ricordo dei bei vecchi tempi.
"Ma non siete cresciuti neanche un po' voi due? Su, su bei maschioni, avete dato prova di testosterone, adesso basta fare la guerra, datevi il mignolino e fate la pace!" dico cominciando a ridere.
Quando eravamo piccoli, Jared era fissato con questa cosa del mignolino per fare la pace. Per anni nella sua adolescenza lo abbiamo preso in giro a riguardo.
"Aspettate un momento, perché hai detto: non ci fermiamo a cena noi tre. Cosa volevi dire con TRE?" esclamo guardando incuriosita Shannon che comincia già a sorridermi.
"E' venerdì sera Piccola, ricordi? Cena e pizza e film con i fratelli Leto" mi dice con un sorriso malizioso guardando con la coda dell'occhio il fratello.
"E si piccola, ti tocca! Quanto meno in nome dei vecchi tempi, e poi non vorrai dare buca a due baldi giovani reduci da anni di solo duro lavoro" dice Jared accondiscendete.
"Di duro lavoro eh? Credete che ho vissuto sulla luna mentre voi eravate su marte? E poi non mi chiamate piccola, lo sapete che non l'ho mai sopportato! Non è colpa mia se i miei genitori non mi hanno fatto come una di quelle stangone tutte gambe con le quali siete abituati ad uscire!" dico stizzita.
"Permalosetta la ragazza, fratello. Sembra che le vecchie abitudine siano dure a morire" dice Jared con un sorriso sempre più malizioso.
"Le vecchie abitudini..." sussurra Jared.
Ok, Shannon guarda Jared e sorride. Jared guarda Shannon e gli fa l'occhiolino. Sta per succedere qualcosa, lo so, ho un vuoto di memoria però. Cosa succedeva quando facevano così? Io non mi ricordo. Mi osservano e li vedo cominciare ad avvicinarsi con un passo decisamente sospetto.
"Fermi, buoni, che volete farmi? Io.." Oddio, no ora ricordo. Provo a scappare in salotto. Faccio un paio di finte e poi riesco a superare Jared che per un soffio non mi ha preso. Beethoven e Nim si agitano convinti che stiamo giocando con loro, così quando Shannon si lancia al mio inseguimento viene intralciato dai due cucciolini che gli si buttano addosso spingendolo contro il muro.
"Accuccia voi due! Ma da quale manicomio canino li avete presi questi due?" lo sento urlare mentre corro verso la porta d'ingresso fonte di salvezza. Ma Jared è scaltro e già si fa trovare la davanti, cominciando a fare destra e sinistra con la testa per sorridendomi e guardandomi fisso negli occhi. Per un istante mi perdo in quel profondo azzurro. Non mi aveva mai guardato così. Alle mie spalle sento altri piatti che si rompono, è il mio segnale. Vuol dire che la zia sta inveendo con i cani e che quindi Shannon è in agguato. Corro verso il salotto ridendo e urlando di lasciarmi stare. Non faccio in tempo ad arrivare al pianoforte, quando da dietro salta fuori Shannon con un sorriso da pazzo urla:
"Tana per Cristine! Sei prevedibile piccola lo sai!"
Nell'arco di un secondo mi ritrovo appesa come un sacco di patate sulla spalla di Shannon, il quale comincia a correre in tondo per la stanza mentre mi dimeno come una matta. Appena vedo entrare Jared so che la mia fine è giunta. Sono spacciata! Mi buttano sul divano e cominciano a farmi il solletico. Rido così tanto che non riesco a respirare quasi!
"Ok, basta, ok, ok... ci vengo!" urlo in preda agli spasmi.
"Hai sentito qualcosa Jared? Io non molto. Suonare la batteria mi ha reso un po' sordo!"
"Non molto bene nemmeno io, e poi da quel poco che ho sentito non mi sembrava un'affermazione molto spontanea!" e ricominciano a farmi il solletico.
"No, ok. Io vorrei davvero tanto uscire con voi due questa sera, anzi non vedo l'ora!" riesco a malapena a dire, non ho più fiato da quanto rido.
Mi lasciano andare guardandomi con finto sospetto.
Mi rialzo all'istante prima che possano cambiare idea, prendo la borsa al volo e richiamo Nim, la quale tranquilla arriva verso di me.
Apro la porta dell'ingresso e prima di uscire mi giro a guardarli per un attimo.
"Baldi giovani e? mmm... con quei capelli mi fate proprio venire da ridere! Mi ricordate una scopa di paglia spennacchiata!" e corro fuori sbattendo la porta.
Mi appoggio all'entrata per un attimo, incapace di credere a quello che è appena successo.
Jared e Shannon sono a casa. Non so il perché o per quanto tempo. Ma sono tornati, e io non mi sentivo così bene da tanto di quel tempo...
Mi incammino verso casa, quando alle mie spalle sento aprirsi la finestra del soggiorno di casa Leto:
"Ti passiamo a prendere alle 8! Cerca di essere puntuale e di non fare come al tuo solito!" urla Shannon divertito.
"Io in ritardo? Mi hai preso per tuo fratello?! Attenti a non perdervi per trovare casa mia, ad una certa età si sa che la memoria scarseggia! E poi non ti hanno insegnato le buone maniere? Non si urla alle signorine per strada".
"Io non vedo signorine da nessuna parte!" mi dice sorridendo.
"Il solito galantuomo!" ora sorrido anche io, mi giro e mi incammino verso la porta di casa.
"Cristine?"
"Si?" mi volto e lui è ancora alla finestra.
"Potrebbero passare anche 100 anni, ma di te non mi potrei mai dimenticare" smette di sorridere e mi fissa dritto negli occhi. Il mio cuore ha un sussulto. Chiude la finestra e io mi dirigo di nuovo verso casa, con la sensazione del suo sguardo addosso.
Un brivido mi attraversa la schiena.
Mentre apro la porta di casa, distrattamente lancio uno sguardo verso la finestra. Lui è ancora lì, fermo immobile che mi osserva. Per un attimo restiamo così, lui in piedi dietro un vetro ed io con una mano poggiata sulla maniglia del mio ingresso. Fissi, uno negli occhi dell'altro. Mi stava leggendo dentro, come solo lui era sempre stato in grado di fare. Stringo sempre più forte la maniglia, abbasso lo sguardo, la apro e sparisco nel mio ingresso cosciente del fatto che tutto questo non porterà a nulla di buono. E che questa volta, riprendersi potrebbe essere impossibile.
La domanda è: meglio vivere di rimpianti o provare a vivere il presente senza pensare a quali potrebbero essere le conseguenze delle mie scelte?
Conosco già la risposta.
Meglio vivere un istante di passione fino in fondo, piuttosto che una vita priva di passione alcuna.
In silenzio mi incammino su per le scale verso camera mia. Butto la borsa sul letto appena rifatto da mia madre, apro la custodia del mio violino e già sento nelle orecchie il requiem di Mozart che prende vita. Nim si accuccia accanto al mio letto, e io chiudendo gli occhi mi perdo nel mio universo.
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