Capitolo 4 ~Isa~
ISA
Rimasi sorpresa da quell'informazione.
Quindi era lui l'elfo di cui avevo sentito parlare durante la mia cattura. Il figlio del Re. Deramis.
Visto che io rimanevo in silenzio, Deramis riprese a parlare.
- Avrai sicuramente sentito parlare di me da Mavriel, l'elfa comandante del nostro esercito di cui io sono superiore. Avevo ordinato di portarti qui senza ricorrere alle armi ma vedo che non sono stato ascoltato. - inarcò un sopracciglio e si avvicinò di più a me.
Strisciai in dietro finché non arrivai contro il freddo muro di pietra.
Ero sdraiata su un fianco e mi ritrovai con la schiena attaccata alla roccia. Rabbrividii.
Deramis non fece commenti e mi afferrò la caviglia destra, spostandomi la gamba in avanti.
Lo sentii toccare l'anello di metallo che mi teneva imprigionata e in un attimo questo si aprì e mi lasciò libera la gamba.
L'elfo mi tlose la striscia di stoffa che mi avevano stretto sulla ferita. La studiò per qualche secondo dopodiché riportò il suo sguardo su di me e lasciò andare la mia caviglia.
- Che cavolo volete da me?! - gli ringhiai contro, fregandomene di chi fosse e dell'importanza che doveva avere per gli altri elfi.
Lui non rispose subito, alimentando la mia rabbia.
- Isa. Per la gente del popolo degli elfi silvani fai parte degli Altair, ovvero Coloro che Volano. Ti faccio solo sapere che tutte le persone che ti hanno conosciuta nel mondo degli umani si dimenticheranno di te, come se non fossi mai esistita, tranne una: tuo padre. Lui sapeva tutto fin dal primo momento e su ordine di Re Elnath non te ne ha mai parlato. Avrai il permesso di vederlo ancora. -
Ero sconvolta. Tutti i miei amici e famigliari si sarebbero dimenticati di me. Tutte le persone che amavo, a cui volevo bene. Provavo un certo sollievo nel sapere che almeno mio padre, la persona più importante della mia vita, colui a cui dovevo tutto, a cui tenevo di più, si sarebbe ricordato di me e avrei potuto vederlo ancora.
Comunque volevo saperci di più su tutto ciò ma sapevo che fare ulteriori domande sarebbe stato inutile.
Senza che me ne rendessi conto, Deramis disinfettò la ferita lasciata dalla freccia e la pulì. Il dolore mi annebbiò la vista e non riuscii a pronunciare neanche una parola.
In pochi minuti avevo delle bende pulite e morbide intorno al polpaccio, ma non per questo il bruciore diminuì.
Avevo gli occhi chiusi da talmente tanto tempo che non mi accorsi di quando Deramis mi aveva liberato completamente dalle catene.
Quando li riaprii, mi resi conto di stare tremando. Non capii se più per il dolore, la paura o il freddo.
Inaspettatamente Deramis si sedette accanto a me e mi accarezzò i capelli. Sussultai ma non riuscii a spostarmi.
- Comunque qui nessuno ti farà del male, tanto meno io - per la prima volta da quando lo avevo visto sorrise.
Rimasi così per un po' dopodiché si alzò.
- Alzati -
Senza rispondergli mi misi seduta. Il mal di testa non mi lasciava un attimo di tregua.
Chiusi gli occhi per poi coprirli con una mano.
Quando li riaprii mi ritrovai l'elfo davanti. Lo guardai con odio come se fosse solo lui il responsabile di tutto ciò che stavo passando.
Appena appoggiai i piedi per terra, il bruciore alla gamba destra aumentò di nuovo d'intensità.
Deramis mi prese in braccio e mi porto fuori dalla stanza.
- Fammi scendere! - sibilai a denti stretti.
Rimase in silenzio e dopo aver vagato per scale e corridoi enormi, entrò in un altra stanza.
Questa era molto luminosa della prima. Notai una terrazza esterna molto grande e varie finestre con i bordi intagliati.
Mi adagiò sul letto che c'era in un angolo.
- Questa è la tua camera, Isa, dovrai restarci per molto tempo. -
- Per molto tempo? -
- Sì... finché lui non si presenterà a te. Nel frattempo ho un po' di cose da insegnarti - si voltò a guardarmi.
Abbassai lo sguardo, intimidita dai suoi occhi.
Passò qualche secondo prima che Deramis si decise ad uscire dalla stanza.
Cercai di alzarmi dal letto ma ogni movimento mi procurava nuove fitte di dolore alla gamba.
Come se non bastasse, il mal di testa era aumentato.
Dopo quelle che mi parvero delle ore, mi addormentai.
Dalla rocca osservavo ormai da ore intere la Fortezza.
Il portale nella roccia non si era più aperto. Il portale che permetteva al mondo terrestre e a Rimgard di intrecciarsi.
Aprii le ali e mi alzai, sentendomi intolenzito per essere stato fermo così a lungo.
Con un balzo mi alzai in volo.
Il sole stava sparendo dietro le montagne e quando mi avvicinai alla Fortezza, venni per pochi secondi accecato da un raggio di sole.
Improvvisamente avvertii che qualcosa a Rimgard era cambiato. Un'energia nuova si spandeva nell'aria e ne ero attratto.
Quando oltrepassai dall'alto il portale di roccia, l'ultimo raggio di sole fece brillare le mie squame di un rosso più acceso di quello che già erano.
Guardai in basso.
La Fortezza degli elfi era tranquilla e l'unico suono che sentivo era quello di due arpe e una voce cristallina.
Ma c'era qualcosa di diverso nelle mura della Fortezza. Qualcosa che avrei dovuto scoprire. Qualcosa che sentivo mi appartenesse.
La strana sensazione del vento sul viso scomparve quando caddi dal letto.
Era notte fonda e dalla finestra vidi le stelle brillare.
Con molta fatica riuscii a sedermi sul pavimento.
Avevo la bruttissima sensazione di essere osservata.
Provai un paio di volte a risalire sul letto per dormire sul materasso morbido, ma non riuscivo a mettermi in piedi.
Mi sdraiai sul pavimento e cercai di riaddormentarmi.
#spazioautrice
Ci siamo! Eccoci al quarto capitolo!
Il prossimo sarà online a breve.
Vi ringrazio per essere qui :)
A presto
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