Capitolo 10 ~Isa~

ISA

- Isa mi senti? -

Strinsi la sua mano molto debolmente ma sperai avesse capito.
Gli permisi di toccarmi il collo e di alzarmi una palpebra.

Era la seconda notte che mi trovavo lì, sdraiata sulle pellicce, senza forze, in balia del dolore.
Oskar non mi lasciava mai sola ma dopo l'ennesima fitta cominciai a pensare che non sarebbe mai finita tutta quella sofferenza.
Questa volta il dolore era arrivato un po' meno intenso delle volte precedenti ma era durato per ore.
Non riuscii nemmeno a bere.

- Devi riposare adesso -

In me si era insinuata la paura più viva per quei momenti atroci, tanto che faticai ad addormentarmi.

Il sonno ristoratore non durò a lungo, mi svegliai di soprassalto a causa di un incubo.

Mi misi a sedere cercando non so cosa con le mani, l'ansia che aumentava ad ogni secondo che passava.

- Ma cosa ti prende, ragazza, tranquilla -

La mia mano si scontrò con quella di Oskar. Per qualche motivo mi spaventai ancora di più e cercai di divincolarmi dalla sua presa.
Senza più dire nulla sentii Oskar sdraiarsi accanto a me e fare in modo che appoggiassi la testa sulla sua spalla.
Mi circondò in un abbraccio e con una mano prese ad accarezzarmi una guancia, come aveva già fatto in precedenza.

- Calmati Isa, va tutto bene tranquilla. Rilassati un po' -

Involontariamente appoggiai una mano sul suo avambraccio, coperto di squame. Rimasi impressionata dalla solidità di quella pelle di drago, era come se fosse un'armatura.

Molto lentamente riuscii a calmarmi, a smettere di tremare.
Mi addormentai tra le braccia di Oskar.

*

Mi svegliai a causa dei rumori che provenivano dall'esterno.
Non vedevo ancora nulla, quindi non tentai di alzarmi in piedi.
Forti urla e insulti arrivavano chiari alle mie orecchie, immaginai dovesse essere in corso una bella litigata.

- Ma buongiorno! Assisti anche tu allo spettacolo? Stanno litigando da quasi mezz'ora e tutto per decidere il campo d'addestramento da usare oggi -

Sentii Oskar ridacchiare, per poi riprendere a parlare.

- Isa vado a farli smettere. Li conduco al campo d'addestramento e torno da te. Fai la brava mi raccomando -

Ridacchiò di nuovo.

Rimasi da sola per la prima volta da quando ero scappata dal palazzo degli elfi.
Decisi di tornare a dormire, sperando di non venire assalita dal dolore.
Caddi in un dormiveglia rilassante.

Non saprei dire quanto tempo passò quando mi accorsi che c'era qualcuno nella casa di Oskar oltre a me.

Percepii piccoli passi veloci avvicinarsi con prudenza al giaciglio di pelle d'orso.
Sentii l'ansia attanagliarmi lo stomaco e tutti i muscoli contrarsi.
Non vedevo niente maledizione ero ancora cieca.

- Guarda Erik, è legata -

Rimasi immobile quando udii una vocina a pochissima distanza da me.
Verso la stessa direzioni sentii arrivare la risposta.

- Te l'avevo detto che non può muoversi -

Una debole risata echeggiò nella stanza.

- Da quello che so, non può nemmeno vederci -

Le due creature si avvicinarono ancora.

- Erik forse è meglio che ce ne andiamo. Sai, se dovesse tornare il capitano... -

- Smettila Miriam non fare la fifona! Piuttosto sono curioso di vedere se è vero che le squame sono bianche -

Non persi altro tempo.
Con uno sforzo immane scattai verso le due creature, riuscendo ad afferrarne una.

Due urli acutissimi squarciarono l'aria, cercai di prendere anche il secondo essere ma sfuggì alla mia presa.

- Erik! Aiutami! -

Affondai le unghie nella gamba delle creatura e cominciai a stringere, una rabbia cieca mi invase la mente.
Fu allora che sentii arrivare Oskar.

- Isa! Ma cosa diavolo... -

In fretta mi prese il polso e cercò di convincermi a mollare la presa.

- Isa lasciala andare, non è un minaccia, è solo un cucciolo -

Tremavo di rabbia, non mi importava chi fosse quella creatura, era entrata in casa di Oskar per prendersi gioco di me.

- Isa ti prego, obbedisci -

Mi imposi di lasciare la presa.
Quando il cucciolo fu libero, sentii chiaramente lo schiocco di uno schiaffo.

- Non ti permettere più! Ora sta lì ferma, se provi ad uscire da questa casa ti faccio pulire le unghie a Tyres -

Oskar aveva picchiato la creatura.
Sentii un debole singhiozzare provenire dall'angolo della stanza opposto a quello dove mi trovavo io.

Oskar mi afferrò il polso.

- Cos'è successo Isa? Ti ha fatto qualcosa? Presumo che il sangue che hai sulla mano sia quello del cucciolo -

Era la prima volta che sentivo Oskar cosi teso, mi lavò la mano continuando a borbottare.

- Ho sentito entrare qualcuno, sapevo che non eri tu. Non volevo fare male a nessuno ma si è avvicinato troppo -

Mi resi conto di aver avuto paura.
Sentii Oskar sbuffare.

- In casa è entrato un cucciolo di ciclope, una femmina per la precisione. Il guaio è che cominci ad avere una forza che non sai controllare, le hai stritolato una gamba. Ma se lo merita, non si doveva permettere di entrare in casa mia. A tutti i ciclopi è proibito disturbare un Altair, soprattutto in un momento delicato come la mutazione. -

Oskar aveva appena finito di lavare via il sangue che gli occhi cominciarono a bruciarmi.
Non riuscii a trattenere un gemito di dolore.
Senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai i polsi legati e la cinghia di cuoio in bocca.
A differenza delle altre volte il dolore raggiunse immediatamente un livello insopportabile.
Ruppi una delle corde che mi tenevano ferme i piedi e in preda al delirio cominciai a prendere a calci ciò che mi capitava a tiro.
Non sentivo nulla, mi sembrava di essere in un'altra dimensione, la realtà era lontana.
Fu quando caddi nel buio più totale che apparve alla mia mente uno scintillio rosso. Impiegai qualche secondo per comprendere che si trattava di Dagaz.
La creatura incollò il suo sguardo penetrante al mio e subito delle immagini mi apparvero davanti; vidi Perla, il mio pastore maremmano abruzzese, giocare con un bastone di legno. Vidi mia sorella prendere il sole sulla terrazza di casa e mia madre chiacchierare con un'amica all'ombra delle vigne in giardino.
Le mie pecore ruminare nei recinti.
Stavo osservando ciò che avevo lasciato, la mia vecchia vita, il mondo da cui ero sparita.
Quando comparve mio padre nelle varie scene che mi scorrevano davanti, Dagaz interruppe ogni visione con una lingua di fuoco.
Venni sommersa dalle fiamme e in un batter d'occhio tornai alla realtà, la mia realtà.

Oskar mi teneva strette le mani, avevo un piede libero dalle corde e intorno a me regnava il silenzio.

Per la prima volta percepii la presenza di Dagaz, non lontano dal villaggio. Un'ondata di sollievo invase il mio essere e solo dopo qualche secondo capii che era ciò che stava provando il drago rosso, quell'emozione non proveniva da me stessa. Venni comuqnue contagiata da quella tranquillità e senza nemmeno pensarci mi voltai su un fianco e strinsi le mani di Oskar nelle mie.

#spazioautrice

Altair continua...

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