Nessuno può portarmela via davvero
(PRIMA DEL CAPITOLO PRECEDENTE)
Caldo...
Troppo caldo...
È davvero una tortura dormire in questo luogo, sudo di continuo e non riesco mai a dormire. Ormai sono mesi che non ce la faccio più.
All'improvviso la porta si spalanca e come ogni mattina...
"Alzati colombina accaldata"
Sbuffo sonoramente e mi alzo come quella despota comanda, a volte arrivo a pensare che darei la mia vita pur di riuscire a stringere le mie mani attorno al suo collo e...
"Vuoi davvero farmi perdere la pazienza Piccione?!"
Come non la sopporto...
"Arrivo santa miseria! Un attimo di pazienza!"
La ragazza con il volto angelico riapre la porta ma questa volta l'unica cosa che dal suo volto traspare è rabbia, si arrabbia facilmente e quando lo fa è alquanto pericolosa.
"Ascoltami sottospecie di-"
Ma viene interrotta da una raffinatissima voce dal tono risoluto, proveniente dal corridoio, che si intromette nel discorso.
"Cosa sarebbe tutto questo fracasso?" chiede l'affascinante uomo che adesso fa capolino dalla porta ormai spalancata.
Non ottenendo risposta, si limita a fare un'espressione compiaciuta.
"Sbrigatevi, la colazione è pronta"
In breve mi trovo a sedermi davanti alla enorme tavolata imbandita ed a mangiare raffinatissimo cibo, un lato positivo di questo posto è il cibo, sempre buonissimo.
Finita la colazione rigorosamente in silenzio mi ritrovo seduto al grande tavolo di pietra nera in compagnia di coloro che ultimamente hanno rappresentato la mia salvezza e la mia prigionia.
"Sono andata in quel luogo qualche giorno fa" afferma lei di punto in bianco facendomi sussultare.
"L'hai...l'hai vista?" chiedo incuriosito, mentre una sensazione di paura mista a rabbia si insinua in me e sento quasi la mia pelle diventare fredda.
"No non l'ho vista..."
Spalanco gli occhi incredulo, in tutti questi mesi nessuno è riuscito ne a percepirla ne a vederla quasi come fosse invisibile.
"La tua mente è inquieta...dunque i nostri sospetti erano fondati"
I due si scambiano sguardi intensi quasi come se comunicassero con il pensiero e io sono l'unico a rimanere attonito e sorpreso.
"Di che parlate?! Che succede?!"
Alzo la voce in preda al panico, ma subito vengo zittito dal diavolo dagli occhi diversi che girandosi nella mia direzione estrae le zanne, muta gli occhi in ambra e fa un ruggito gutturale che mi mette i brividi.
"Non alzare la voce" mi dice a denti stretti.
"Rogh nait esté" la ammonisce invece lui
A quel punto lei si gira verso di lui in un attimo, confusa.
"Stai perdendo cattiveria e ferocia Lucifero..." lo sfida
"Sono solo più apparentemente calmo Page, a differenza tua io non sono una creatura monca di puro istinto, io ragiono, e adesso fate silenzio entrambi"
"Non ti azzardare a nominare le mie ali"
A quel punto gli occhi di ghiaccio di Lucifero per la prima volta da stamattina si insinuano negli occhi di Page ed entrambi si rivolgono ringhi poco amichevoli.
Una rabbia mista a paura si insinua in me ancora più forte del solito, il mio respiro si fa pesante, i canini spuntano dalle mie labbra e le mie ali si manifestano zittendo tutti.
"Adesso..." inizio io respirando pesantemente a bocca aperta "Voi due mi direte di quali fottuti sospetti stavate parlando" la mia aura continua a crescere e vedo Page guardarmi dritto negli occhi, facendomi agitare ancora di più...perché deve essere così uguale alla mia Page?
Mia...non è più mia però...e probabilmente non lo è mai stata...non ho idea di cosa abbia spinto la mia bocca quel giorno a sputare quelle velenose parole, era come se qualcuno muovesse le mie labbra costringendomi a fare quell'orrendo discorso pieno zeppo delle uniche cose che lei non poteva sentirsi dire da me.
I due rimangono in silenzio con espressioni atone mentre guardano gli oggetti della stanza alzarsi come privi di gravità, quando persino il nero e mastodontico trono di Lucifero si alza dal suolo, lui si decide a parlare.
"Stai perdendo troppo il controllo ragazzo, ricordati cosa ti abbiamo insegnato, ristabilisci-il-controllo"
Scandisce ogni parola con agghiacciante calma mentre io non riesco a calmarmi sentendo il mio potere aumentare e la mia aura crescere come la mia voglia di sangue, e qui ci sono le due creature con il sangue più potente e profumato del mondo. Sento i loro cuori pulsare a ritmo calmo e chiudo gli occhi per assaporare ogni singola goccia di odore del loro sangue...
È tutto così estasiante e la sete mi assale.
Improvvisamente sento due mani morbide posarsi sulle mie guance e un profumo di vaniglia mi invade, quando apro gli occhi vedo due iridi diverse guardarmi serene ma sicure. Lucifero non è più nella stanza perché non sento più il suo odore, ma la ragazza davanti a me c'è, è con me e mi accarezza le guance muovendo i pollici.
"Calmati Peter, devi calmarti" sussurra davanti al mio viso.
Il mio respiro si fa più calmo e le cose attorno a me iniziano a tornare a terra, mentre io non distolgo lo sguardo da quel viso angelico che ho davanti, così perfetto e particolare da riuscire a catturare tutta la mia attenzione.
"Bravo, così, respira"
Seguo il suo consiglio e mi calmo lentamente, cadendo con le ginocchia al suolo e le braccia lungo i fianchi.
Rialzo il viso e rivedo lei, così bella davanti a me, è qui...è qui con me di nuovo!
Allungo una mano verso il suo viso e le accarezzo la guancia morbida guardandola negli occhi grandi. Passo il pollice sul suo labbro inferiore guardando quelle labbra rosso fuoco...
"Page..."
"No. Sbagliato"
Sentenzia subito lei.
Abbasso il viso e ripiombo nella realtà mentre un dolore forte al cuore mi colpisce come un pugnale. Una volta rialzato lo sguardo vedo la regina di sangue, nel suo lungo vestito nero aderente, allontanarsi verso il corridoio principale.
Devo vederla, almeno devo riuscire a dirle di raggiungermi, di tornare da me, di scappare.
"Lo faremo insieme. Tornerà"
Una voce proveniente dal corridoio centrale mi raggiunge, è Page, non è voltata verso di me ma verso il corridoio, ha la testa leggermente inclinata della mia direzione, in modo da vedermi con la coda dell'occhio.
"Come?" chiedo in un sussurro.
Lei sorride leggermente per poi voltare il capo verso il corridoio nero e riprendendo a camminare con il suo solito passo sinuoso e felino, ondeggiando il bacino senza essere volgare ma con il suo solito fare elegante.
Poi è con voce graffiante, che penetra sin dentro le ossa, che pronuncia una singola frase, che so essere più vera del pavimento sotto ai miei piedi.
"Nessuno può portarmela via davvero"
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