9. Unione

≪ ...Eri...Eri... ≫

Che mi prende?

Questa voce...

≪ Kitamura Eri! ≫

Come una scossa, la voce dell'insegnante dagli occhi scuri mi riporta alla realtà.
A cosa diamine stavo pensando?

≪ Ha per caso bisogno di andare in infermeria? ≫

Vedo il volto preoccupato del professor Patel e capisco di avere gli occhi di tutti puntati addosso.

≪ È tutto a posto. Mi dispiace. ≫

Mi scuso alzandomi in piedi, poi mi risiedo, cercando di concentrarmi il più possibile sulla lezione.

Ciò che concludo non è molto, riesco solo a sentire la voce dell'insegnante di difesa prima di lasciare l'aula:
≪ Ricordatevi di appuntare ragazzi: il controllo delle proprie emozioni influisce anche sul controllo dell'alph. ≫

Le emozioni, eh?

Non faccio in tempo a pensarlo, ché i ricordi dell'unica volta in cui persi il controllo mi assalgono:

"MAMMAAAAA!!!"

≪ ERI, RIPRENDITI! ≫

Per la seconda volta oggi, vengo riportata alla normalità.

Questa volta però, mi ritrovo il volto di Chuichi a pochi centimetri di distanza che, dopo aver smesso di scuotermi le spalle, mi fissa negli occhi con preoccupazione.


CAPITOLO 9: "UNIONE"


≪ ...Chuichi... ≫

Dico in un sussurro.

Lui subito si allontana, cercando di assumere un'aria indifferente.

≪ Finalmente! Io... Leya ti sta cercando. Era preoccupata per te. ≫

Preoccupata? Ero davvero così strana in aula?

≪ Grazie, rosso. E, comunque, sto bene. Non preoccuparti. ≫ Dico sincera.

Lui, subito, va sulla difensiva esclamando:
≪ Ma chi si preoccupa! ≫

Poi ci separiamo.


CHUICHI'S  P.O.V.

Dopo il mio dialogo con Eri, la guardo sparire dall'altra parte del corridoio attraverso la coda dell'occhio, osservando la sua esile figura rimpicciolirsi sempre più.
C'è qualcosa di profondo nell'animo di quella ragazza.
Quell'inespressività, quella freddezza solo apparente.
Deve esserci una spiegazione.

Dopo essere uscito dalla classe, l'ho trovata appoggiata alla parete con lo sguardo basso e gli occhi spenti.
Immobile com'era, era quasi impossibile non preoccuparsi.
Quando ha ripreso conoscenza, ho potuto notare nei suoi occhi un mare in tempesta: tristezza, paura, confusione, rabbia, ma anche gioia e gratitudine, e soprattutto...una pazzesca voglia di urlare.
C'è qualcosa in quella ragazza che...mi attrae.
Non in quel senso! Ma mi incuriosisce.

È come se...nascondesse sé stessa. Ha senso?

≪ AHH! MA CHE M'IMPORTA?! ≫

Svolto l'angolo, raggiungendo le scale per il piano di sopra e finalmente raggiungo il tetto.
Decido di accendere una sigaretta e, in un attimo, l'aria fresca che si infiltra nelle mie narici lascia spazio all'odore di nicotina.
La mente si svuota dai pensieri negativi, ma la pace non dura a lungo.

≪ Non pensi di rilassarti troppo? ≫ La sua voce è più irritante del solito e, subito, mi volto a guardarlo negli occhi.

≪ Perché non torni ai tuoi cactus e mi lasci in pace, pezzo di merda? ≫ Dico schietto.

Non voglio averlo tra i piedi.

≪ Certo certo, tranquillo. Ti lascio da solo. ≫ Sorride perfido

≪ Dopotutto è questo il tuo destino. ≫ Dice infine.

Lo seguo con lo sguardo, finché un rumore non mi suggerisce che si è finalmente chiuso la porta alle spalle.

Ji-Woo Lee, la persona più irritante di questo pianeta.

Io restare da solo?
Certo, gli piacerebbe!
Ma, dopotutto, sappiamo entrambi a cosa si riferiva...


ERI'S  P.O.V.

≪ Ecco il mio numero. Se hai bisogno di qualcosa o di qualcuno con cui parlare, chiamami. ≫ Afferma Leya sorridendo.

Sono sorpresa: sia lei che Chuichi sembrano fare di tutto per parlarmi ed includermi. È come se...fossi un po' meno sola.

≪ Ti ringrazio, Vega. ≫

≪ Ehi, chiamami Leya. ≫

La osservo nella sua spontaneità, mentre sorride allontanandosi da me, con ancora il cellulare in una mano e salutandomi con l'altra.

Abbiamo parlato un bel po', nonostante io sia di poche parole. Mi ha confidato che anche lei spesso si sente fuori luogo, ché in una scuola d'elite é facile non sentirsi abbastanza se chi ti sta intorno ha mille e più pregi di te. Specie quando non controlli bene il tuo alph e ne hai paura. Secondo lei, davanti ad insicurezze simili, è sempre meglio e piacevole avere accanto le persone giuste.

Ripenso alle sue frasi e raggiungo la mia stanza prima ancora di rendermene conto.

Come mi aspettavo, Vania non è qui, e questo può solo farmi piacere.

Anche se l'orologio indica solo le 16:35, decido di fare una doccia e stendermi a letto, aspettando che Morfeo mi accolga tra le sue braccia. Ma ciò non accade, perché il mio cellulare comincia a squillare, mentre sul display appare proprio il numero di Leya.

≪ Pronto? ≫

Dico con educazione.

≪ Eri, sono ancora io. Scusami se ti chiamo così presto, ma ho dimenticato ad avvisarti. ≫ Afferma dispiaciuta.

≪ Tranquilla, non fa niente. Di cosa volevi avvisarmi? ≫ Chiedo curiosa.

≪ Ecco, volevo chiederti... ≫

***

Ed eccomi qui, in cammino verso un appartamento che non è il mio.

Il dormitorio è più vasto di quanto pensassi. Me ne rendo conto solo adesso che sto seguendo le indicazioni che Leya mi ha mandato via SMS sotto mia richiesta.

Solo dopo i miei buoni dieci minuti presi a girovagare, mi accorgo che il posto tanto ricercato non è altro che il tetto del dormitorio. Hanno un problema coi tetti qua.
Sposto il mio sguardo sulla destra, trovando più persone del previsto, intente a fissarmi come se aspettassero una mia mossa.

≪ Su, Eri. Avvicinati! ≫

Mi invita Sun-Hee.

Non me lo faccio ripetere due volte e, subito, mi avvicino a quello che sembra un tappeto disposto a mo' di tovaglia per un pic-nic, abbastanza abbondante aggiungerei.
Vedo i ragazzi prendere un tramezzino dietro l'altro, mentre le ragazze si limitano a sorridermi.

≪ Serviti pure! ≫

Mi dice Mallory.

≪ Vuoi del the? ≫

Mi chiede Didier.

E subito il rosso lo ferma, bloccandogli una spalla.

≪ Tranquillo, bastardino, può servirsi da sola. ≫ Gli ricorda, strappando un sorriso a qualcuno.

≪ Chuichi, non litigate. Non dimentichiamo che siamo qui per lei. ≫ Dice Monti con naturalezza.

Ignoro gli sguardi quasi infuocati tra il rosso e il blu e chiedo:
≪ Cosa significa che siete qui per me? ≫

Tutti mi osservano come se avessi detto qualcosa di strano. Poi, Meyer comincia a spiegare:
≪ Sei la nuova arrivata, volevamo conoscerti meglio. ≫

≪ E volevamo darti il benvenuto. ≫ Conclude la sorella.

≪ Lo pseudo pic-nic è un idea di Fen. ≫ Aggiunge Arlo.

Ed ecco che l'imbarazzo prevale sulla verde, che annuisce soltanto, con lo sguardo basso.

≪ Io...vi ringrazio. ≫ Affermo.

Vorrei davvero sorridervi, ragazzi.

≪ Ma dai, figurati. In fondo siamo praticamente una famiglia. ≫

Leya lo fa al mio posto, sincera.

Subito vedo i volti di tutti i miei compagni accendersi e imitarla.

Il tempo sembra essersi fermato e, come in una scena a rallentatore, mi rendo finalmente conto delle persone che mi trovo davanti e capisco che, ancora una volta, non sono sola. Sono così abituata a vedere le persone andare via da me. 

Ma, voi...

Posso fidarmi di voi, ragazzi?

Le loro risate risuonano nella mia testa finché la notte non arriva e, anche nei miei sogni, sembra non esserci spazio per gli incubi, per una volta.
Sono in questa scuola solo da pochi giorni e la mia vita sembra già così diversa.

Aspetto l'alba con impazienza e il sole non è mai stato così brillante.

Posso finalmente raggiungere l'aula di combattimento.

Entro quando tutti sembrano già essere presenti.
Guardo i miei compagni, impugno la mia arma e, mentre l'energia scorre fuori dal mio corpo, affermo convinta:
≪ Ci sono anch'io. ≫

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