5. Siamo dei pivelli

Sono ancora spiazzata, o forse più infastidita.

Nonostante la consapevolezza, c'era sempre la possibilità di non trovarseli in classe.

Ma tu guarda la fortuna, invece! 

È strano vedere quella barbie senza il suo sorrisetto irritante: era sicuramente dovuto alla presenza del suo cagnolino da compagnia, seduta in uno dei primi banchi.

Per quanto riguarda la presenza del rosso, invece, credo che ci farò l'abitudine. L'importante è che non mi provochi.



CAPITOLO 5: "SIAMO DEI PIVELLI"



Mi giro scrutando le persone intorno a me, notando qualche soggetto interessante.
Mi accorgo che il professore -che non saprei dire quando sia arrivato- ha cominciato a chiedere di presentarci alla classe, solo quando una ragazza interrompe i miei pensieri battendo il palmo sul banco:

<< Mi scusi, professore. Potremmo saltare i convenevoli accademici e fare ciò che una classe elitaria dovrebbe fare? Non so, tipo, imparare e passare all'azione? >>
Sembra quasi si stia sforzando di rimanere cordiale, ma il suo sguardo la tradisce.

Però, che caratterino. Ma non ha tutti i torti.

A giudicare dal suo aspetto, sembra potente. Il suo corpo appare magro ma imponente. Potrebbe persino essere muscolosa sotto la tenuta invernale. Spero che il suo alph sia interessante.

I capelli violacei le incorniciano la pelle scura, il tutto completato dallo sguardo infastidito con il quale osserva l'insegnante, in attesa di una risposta che, a giudicare dal suo aspetto intimorito, non credo arriverà.

<< S-signorina, non le permetto di surclassare un insegnante! >>
Dice, cercando di sembrare il più autoritario possibile.

<< Mi dispiace, non era mia intenzione. Dico solo che è una perdita di tempo. >>

Noto qualcuno cercare di nascondere un sorriso divertito, mentre il professore, in modo alquanto impacciato, scorre frettolosamente l'indice su quello che dovrebbe essere un registro digitale, sicuramente alla ricerca del nome della ragazza in questione.

<< B-bene. S-signorina Hassan, v-vuole per caso far visita alla direttrice? >>
Più parla e meno riesco a prenderlo sul serio.

Nonostante tutto, il suo misero tentativo sembra aver dato qualche frutto. La ragazza infatti, decide di sedersi, seppur con un espressione contrariata e mugugnando:

<< Più che altro non mi va di rivedere quel cane pulcioso. >>

Il professore sembra non sentirla e comincia la lezione.

A quanto pare, ha deciso di mettere da parte il resto delle presentazioni. Meglio così: io sarei stata la prima, in quanto nuova arrivata.

Scrive il suo nome alla lavagna: "professor Young-Nam Park".
Ci spiega poi di essere l'insegnante di arti curative.
Ovvio!

La prima ora passa il fretta e, in men che non si dica, ci trasferiamo da un'aula a un'altra.

Più che un'aula sembra una grotta: è tutto buio e pare di essere circondati da pareti di rocce.
Ad un tratto però, si sente un click e l'ambiente si illumina, rivelando un'ampia classe completamente bianca.

<< Ben arrivati. >>

La voce, proveniente dall'altro lato della stanza, appartiene a una donna sui quaranta, dalla bassa statura e il tono penetrante.
Riesco a notare qualche capello bianco in mezzo alla sua mossa capigliatura e i suoi occhi sono scuri.
Si avvicina a noi nel suo camice bianco, scrutando tutti con cura.

<< Io sono la professoressa Sanna, l'insegnante di arti magiche. >>

La sua voce che rimbomba nell'aula vuota incute ancora più timore e vedo già Fen nascondersi dietro una ragazza dai capelli castani.

<< Come avrete già capito, si tratta di una stanza di simulazione, l'adorata compagna che mi aiuterà a giudicare voi e i vostri alph. Ed ora, tutti in riga! Mostratemi cosa sapete fare. >> 

Bene, almeno non dovrei essere la prima.

<< Ah. E dimenticavo >>

Assume un'aria quasi inquietante e conclude:
<< Preparatevi...al peggio, pivelli.>>

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