11. Il passato di Chuichi - 2° parte

  *inizio flashback*


CHUICHI'S  P.O.V.

Accendo una sigaretta e comincio a godermi la fresca brezza mattutina, cosa che posso fare solo in questo mio piccolo angolo sul tetto.
Come al solito, mi sono svegliato col piede sbagliato e, anche stavolta, ho deciso di saltare le lezioni.
Odio questa scuola, gli insegnanti e ancor di più coloro che la frequentano, soprattutto quegli idioti di Didier e Ji-Woo, anche se quest'ultimo ha superato di gran lunga anche il bastardino.

Sospiro ancora una volta l'odore di nicotina, quando una mano si poggia sulla mia spalla.

<< Sapevo che eri qui, testone. >> Dice una voce familiare scombinandomi i capelli.

Ed ecco Paki: l'unica mia fonte di salvezza in questo lurida scuola. Sapevo che mi avrebbe trovato, mi conosce troppo bene. D'altronde, siamo amici d'infanzia.

Mi alzo di scatto, gettandomi su di lui con una presa ferrea e, subito, si ritrova piegato con il viso nella mia stretta e il mio pugno a premergli affettuosamente sulla testa.

<< Lasciami, Chuichi! I miei bellissimi capelli! >>
Mi supplica.

<< Pregami, viso pallido. >> Scherzo, stringendo la presa.

E mentre Paki si ribella, io perdo l'equilibrio, e cadiamo entrambi rovinosamente per terra, continuando a ridere come bambini.



CAPITOLO 11: "IL PASSATO DI CHUICHI - 2° PARTE"



<< Ok, mi arredo. Hai vinto. >>
Si rassegna asciugandosi una lacrimuccia.

<< Come sempre. >> Ammetto orgoglioso aiutandolo ad alzarsi.

Prima di ricominciare a parlare, sento un suono proveniente dal mio cellulare.
Lo controllo e scopro che si tratta della mia ragazza, che mi chiede di incontrarci dopo scuola, con tanto di cuoricini che, sinceramente, mi danno il voltastomaco, ma da parte sua non mi infastidiscono più di tanto. Dopotutto, la amo.

<< Ehi, che è quella faccia? >>
Mi prende in giro lui, buttandosi di peso con un braccio sulle mie spalle.

Ricambio il gesto e poso il cellulare in tasca.

<< Smettila. E poi senti chi parla. >>
Dico malizioso.

Lui finge indifferenza, grattandosi la nuca.
<< Non capisco proprio di cosa tu stia parlando. >>

Subito rido e gli do un pugno sulla spalla.

<< Na-shaaa >>
Lo beffeggio.

<< SIAMO - SOLO - AMICI. >> Si difende.

<< Si, certo. >>

<< Beh, io- >> Non riesce a finire la frase, ché la campanella lo interrompe.

<< Ma guarda che ora è! Usciamo. >> Cambia discorso ironico.

<< Non ci provare! >>

Prima di oltrepassare il portone d'entrata, Didier ci ferma. Sono già arrivate le tessere studente per il nuovo anno. Il volto del blu è strano e lo vedo soffermarsi sulla mano di Paki mentre gli consegna l'oggetto. Fa per dire qualcosa, ma si limita ad augurarci buona giornata.

Una volta fuori, mi rendo conto di quanto il mio amico sia veloce e, arrivato al suo fianco, decido di dargli una scossa col mio alph, facendolo sobbalzare.
Controllo il cellulare, aspettandomi a momenti un messaggio da parte di Ellen. Ma mi sbaglio: è il telefono di Paki a squillare.
Il moro assume un'aria pensierosa e qualcosa mi dice che c'entri Nasha.

<< Senti, Chuichi, io devo andare. Ci vediamo! >> Si dilegua.

Si, doveva trattarsi proprio di lei. Anche se, devo ammettere, mi chiedo perché sento come di non sapere qualcosa. Che strana sensazione.

Non faccio in tempo a fare qualche passo, ché una presenza minuta si posiziona alle mie spalle, coprendomi gli occhi con le sue gracili mani.
Mi volto verso di lei riportando le sue braccia lungo i fianchi, continuando a tenere le mie dita intrecciate alle sue.

<< Non ti aspettavo così presto. >> 
Si alza sulle punte per arrivare alle mie labbra e, dopo esserci baciati, cominciamo finalmente a camminare fianco a fianco.

<< Sei proprio strana. Non lasci mai che sia io a venire da te. >>

<< Su, su, tranquillo. Volevo taaanto vederti, tesoro. >> 

Il suo tono è smielato come sempre, ma non mi da fastidio.

Parliamo tranquillamente e finiamo al tema scuola, argomento da me non molto gradito. Con la scusa, però, decido di dare finalmente un'occhiata più da vicino al mio nuovo tesserino e, vanitoso come sempre, lo mostro anche alla mia accompagnatrice.

<< Sono bello, eh? >>

<< Aaassolutamente. >>

<< E la tua invece? Fammi vedere almeno la foto, dai, dai. >> La supplico in modo infantile.

Lei sembra titubante e, con un velo di quello che mi pare nervosismo, estrae una sorta di badge dalla tasca posteriore dei jeans strappati. 

Preso dall'euforia, glielo strappo via dalle mani.
Vedo con la coda dell'occhio che il suo sguardo è strano, quasi come se il mio gesto impulsivo le avesse dato fastidio.

Guardo di scatto la foto e mi stupisco dell'espressione rabbuiata in cui è stata colta, e di quanto questa tessera sia rovinata. Leggo nome, cognome, classe, accompagnato da un suo "tesoro, ridammelo!" quasi disperato. Poi capisco la causa della sua preoccupazione.

Leggo in basso: Beta Academy.
E il mondo mi crolla addosso.

Sono incredulo, sorpreso, triste, ma soprattutto furioso.

<< TU VAI ALLA BETA ACADEMY??!! >>
Chiedo più a me stesso che alla ragazza davanti a me.

Lei, ancora più agitata di prima, cerca di calmarmi:
<< Chuichi, ascolta. Posso spiegare. >>

<< SPIEGARE COSA? CHE FREQUENTI QUELLA...COSA? QUANDO AVEVI INTENZIONE DI DIRMELO? SEI UNA RECLUSA! >> Urlo.

Lei smette di forzare un sorriso e porta le braccia lungo i fianchi, in silenzio. 

<< Tu...faresti meglio ad andare. Non costringermi a chiamare i guardiani, per favore. >>

Continua a non rispondere, ma questa volta abbassa lo sguardo. Io le volto le spalle per andarmene. 

Lei però mi costringe a girarmi, ancora una volta, sussurrando:
<< Hai finito? >>

Alza il viso e i suoi occhi mi gelano il sangue.

<< Credi davvero che avrei sprecato il mio tempo con un rammollito come te, se non avessi avuto un secondo fine? Cos'è, pensavi che mi fossi innamorata della tua faccia da angioletto? >>
Ride.

<< Mi dispiace, tesorino, volevo soltanto usarti. Ma con te ha funzionato anche meglio del previsto ah ah ah! >>
Continua con perfidia.

Come ho potuto farmi prendere in giro da una così?! Quand'è che mi sono innamorato di lei? Tutto sembra confuso, come essere stato vittima di un sortilegio. Che mal di testa. 

Eppure, anche se non vorrei, anche se non ha senso, fa male.

Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo che lei mi raggiunge e, calpestandomi un piede, si avvicina al mio volto inquietantemente.
<< Dovresti ringraziarmi. Se solo avessi voluto, ti avrei già pietrificato. >> 

Pietrificare?

<< Ops, ho parlato troppo. E dire che la recita stava andando bene. Beh, pazienza. >> Continua, allontanandosi da me.

Schiocca le dita e io crollo a terra, come risvegliato da uno stato di ipnosi, ma possibilmente ancora più confuso.
Lei invece, mi guarda divertita un'ultima volta, prima di voltarsi.

<< Addio, tesoruccio. >>

E mentre la guardo allontanarsi, mi rendo conto che forse non ci rivedremo più, consapevole che il dolore si impossesserà presto di me.


La notte è stata più lunga del previsto e, come mi aspettavo, non sono riuscito a chiudere occhio.
Non ho fatto che pensare e ripensare agli occhi pieni di cattiveria di quella che, fino a qualche ora fa, era la mia ragazza, a quanto pare.

Guardo la sveglia e mi accorgo di non averla sentita al momento giusto.
Sono già in ritardo di due ore.

Non mi va di lasciare la mia stanza, ma mi preparo comunque per uscire: stare con Paki mi aiuterà.

Come mia routine, mi dirigo sul tetto, mi siedo per terra e accendo una sigaretta, inalando l'aria fresca mista alla nicotina.

Continuo ad aspettare il mio migliore amico.
Ma lui non arriva...


È quasi ora di pranzo e di Paki nemmeno l'ombra.
Comincio a preoccuparmi. Non l'ho più visto da ieri e non risponde alle mie chiamate, né ai miei messaggi.
Grazie al cielo, mi ritrovo a pochi metri di distanza l'unica persona che possa aiutarmi: Nasha.
Ma, prima di poterle rivolgere parola, lei mi precede ansiosa.
<< Maekawa, hai visto Paki? >>

<< Mmh? No, da ieri sera. Non era con te? >> 

<< Ma di che parli? >> 

Il suo sguardo, forse per la prima volta impaurito, mi trasmette le sue emozioni e, per il bene suo e del mio migliore amico, decido di correre fuori dall'edificio in cerca del ragazzo in questione. Di nuovo quella sensazione...

Dove sei Paki? Che succede?

Corro a perdifiato, col cuore a mille, ma non per la fatica.

Poi, proprio al confine ovest dell'isola, lo vedo.

<< Paki, sei qui. Che- >> Mi blocco.

Il mio sguardo é fisso su di lui, ma soprattutto sulla persona al suo fianco.

<< ALLONTANATI DA LUI, STRONZA! >>  Urlo.

<< Mi dispiace taaanto, tesoro. Troppo tardi. >>
Mi risponde Ellen accentuando la seconda metà della frase.

<< Cosa gli hai fatto? >>
Le chiedo con rabbia.

<< Io non ho fatto proprio nulla. Perché non chiedi direttamente a lui? >>

Amico, ti prego, parlami. Dimmi che non è vero.

<< Cos'è? Sei pure sordo oltre che stupido? >>
Mi spiazza.

<< Smettila, Chuichi. Impara come gira il mondo e cresci una volta tanto. Ho provato a rimanerti amico, ma sei proprio un caso perso tu. >>
Ride in modo perfido.

Che cosa significa?
Dov'è finito Paki?
Mi ha davvero mentito? Non ci credo...

<< Sei rimasto da solo, Chuichi. >> Conclude lei dandomi il colpo di grazia.

Ed è così che si avvia, tenendo sotto braccio quello che avrebbe dovuto essere il mio migliore amico, verso un luogo a me ignoto, scomparendo all'improvviso nella nebbia di confine, lasciandomi interdetto.

Ancora una volta, le emozioni hanno il sopravvento su di me e ripenso alle sue parole.
Mi soffermo su quel "solo" e la mia testa si convince di eliminare quella parola dal mio dizionario.


*Fine flashback*


<< E, da quel momento, ebbe inizio il periodo forse più brutto della mia vita. Sono passati due anni ed è stato Arlo a darmi la forza per andare avanti. E pensare che all'inizio non lo sopportavo... >> Continuo sorridendo quasi con malinconia.

Dopo un attimo di silenzio, per me imbarazzante, con uno scatto veloce mi rigiro verso la ringhiera, a cui mi aggrappo ancora, stavolta gettando il mozzicone e volgendo lo sguardo verso l'orizzonte.

<< E adesso puoi anche prendere i fazzoletti, la storia strappalacrime è finita. >>
Fingo un sorriso e cerco di riportare l'atmosfera alla serenità, ma vengo bloccato.

Una presenza arriva prepotente alle mie spalle, delle braccia esili raggiungono il mio petto, dando vita ad un abbraccio dolce e spontaneo.

Mi blocco.

Sento le mie guance surriscaldarsi e la ringrazio mentalmente per questa posizione che le impedisce di vedermi.

La sua testa poggia sulla mia schiena, poi lei sussurra:
<< Non farlo, Chuichi. Non mentire a te stesso. Non fingere anche tu, ti prego. >>

Ed è qui che reagisco, stringendo le mie mani sulle sue e, con la testa bassa, la ringrazio.
Poi si allontana ed io mi volto.

Mi osserva ancora una volta e, come fosse la cosa più naturale del mondo, mi chiede:
<< Bisogna essere sinceri tra amici, non credi? >>

Sorride...
E il tempo sembra fermarsi.

I miei occhi sgranati, fissi sul suo viso per la prima volta sorridente. E quel suo sorriso luminoso che fa perdere al mio cuore un battito, rendendola ai miei occhi ancora più bella.
Il vento ci scombina i capelli e i colori del tramonto esaltano la sua figura quasi eterea.

<< Tu...hai sorriso. >> Dico senza rendermene conto.

In un secondo il suo sguardo s'illumina e, questa volta, una lacrima di felicità le riga il viso.

<< Grazie, Chuichi. >>

Ancora una volta è riuscita a spiazzarmi, ma non credo di riuscire a nascondere l'imbarazzo.
Sento il rossore sino alla punta delle orecchie e, d'impulso, porto una mano sul volto, girandomi di tre quarti.

<< Dovresti andare... >>


ERI'S   P.O.V.

Mi convinco ad assecondare il suo invito. L'ho già infastidito abbastanza.

Come pensavo: Chuichi è un ragazzo più complesso di quanto sembri.

È strano ciò che è successo.
Quasi come se il suo racconto avesse risvegliato le mie emozioni.
E quella voglia di sorridere, venuta fuori dal nulla, come se il mio gesto aspettasse la giusta occasione.
Varie volte ho provato a mettere da parte la mia inespressività, e non mi sarei mai aspettata di poterci riuscire con uno come lui.

Sarà stata la sua storia, la sua espressione malinconica?
O basta semplicemente la sua presenza a scatenare in me delle sensazioni?

Vagando con la mente persa nei pensieri, raggiungo nel frattempo i corridoi dell'accademia e, mentre sto per svoltare l'angolo, intravedo la figura di Fen e una voce maschile che chiede:
<< Ti va di uscire con me? >>

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