88. Casa dolce casa
Non riesco a far svanire la preoccupazione che mi inquieta da questa mattina. Anche se Harry mi ha assicurato che papà non verrà a sapere dei nostri episodi intimi mi preoccupa ancora il fatto che sarà Des a saperlo una volta che la nonna lo avrà chiamato. Il sorriso dell'altra sera ci ha lasciati interdetti, non sembrava il sorriso di una donna contenta bensì quello di una che trama qualcosa. Quella donna mi trasmette ansia anche se nelle ultime ore ha leggermente cambiato atteggiamento nei nostri confronti.
Più la fisso e più mi convinco che è tanto misteriosa quanto lo era Harry quando l'ho conosciuto. Forse frequentandola si dimostrerà proprio come lui, ovvero dolce e sensibile. Forse. E' pomeriggio inoltrato quando finalmente prendiamo l'ultimo treno per raggiungere Holmes Chapel per la seconda volta. Gemma era in fibrillazione, continuava a fissare il finestrino nella speranza di vedere il paese ma presto, stanca, si è addormentata sul sedile. Manca ancora un po' per arrivare. Le luci del vagone sono accese anche se fioche e il rumore dei binari sotto di noi unito all'immagine del sole calante crea un'atmosfera suggestiva. Ideale per leggere un libro. Ma purtroppo non ne ho portato nessuno con me, mi accontento di sfogliare un giornale di gossip trovato lì per caso. Nello stesso momento il cellulare di Harry prende a suonare.
Stava provando a prendere sonno sulla mia spalla prima che la suoneria lo interrompesse. Per evitare di svegliare Gemma si affretta a rispondere anche se con occhi assonnati.
"Pronto."- risponde. – "Ah."- raddrizza la schiena a sospira passandosi una mano sul viso. – "Senti, non darle retta e soprattutto non dire nulla a suo padre, chiaro?"- sussurra per non svegliare la sorella. Immediatamente mi rendo conto che probabilmente dall'altro lato del telefono sta suo padre e che la nonna deve averlo già chiamato. – "Non penso siano affari tuoi."- il tono a metà tra scocciato e divertito. – "Si, nella vasca."- sussurra ruotando gli occhi al cielo. Strabuzzo gli occhi, gli ha davvero detto dove eravamo? Penso che non guarderò più in faccia il padre di Harry in vita mia. Ridacchiando in fine saluta suo padre riattaccando.
"Sei fuori di testa?!"- sbotto silenziosamente.
"Va tutto bene, non dirà niente a tuo padre."- risponde tranquillo muovendosi per tornare nella comoda posizione in cui era prima sulla mia spalla ma mi sposto quel tanto che basta per farlo tornare dritto. – "Cosa?"
"Gli hai detto che eravamo nella vasca?"
"Glielo aveva già raccontato la nonna, io ho solo confermato, che senso ha mentire a questo punto?"- risponde con ovvietà.
"Hai idea di quanto sia imbarazzante?"- copro la bocca con le mani. – "Ora quando tuo padre mi guarderà penserà a quello."
"Non pensarci, Tal. E' una cosa normale, lui sapeva già che non ero più vergine. La cosa non lo ha scandalizzato di sicuro."- tenta di tranquillizzarmi.
"Siamo sicuri che non lo dirà a mio padre?"
"Non lo farà, ha detto che nonna ha insistito affinché lo facesse ma che non lo avrebbe mai fatto."- conferma stringendomi a sé. – "Sarebbe stato imbarazzante anche per lui parlarne con tuo padre."- annuisco meno nervosa. A quanto pare Des sembra essere un uomo di larghe vedute fortunatamente, a differenza di mio padre.
Con questo imbarazzante episodio finalmente sistemato riesco ad addormentarmi qualche minuto dopo insieme ad Harry, non so bene in che posizione ma so per certo che siamo entrambi comodi aggrovigliati l'uno all'altro. Sfortunatamente il mio sonno non dura molto a causa del fastidioso strisciare delle ruote sulle rotaie, pertanto rimango in uno stato di dormiveglia fino a quando un'altrettanto fastidiosa voce metallica ci avvisa che mancano cinque minuti alla destinazione. E' già buio quando guardo fuori. Gemma sfrega gli occhi e sbadiglia al suo posto e Harry lo stesso.
Sembriamo tutti degli zombie e penso di interpretare il pensiero comune quando dico che non vedo davvero l'ora di mettere piede in albergo. Fortunatamente, essendo quasi ora di cena, il treno non è affollato come se fosse mattina presto, per questo scendere con le nostre valige e trovare un taxi libero che ci portasse al più vicino letto non è stato difficile.
Gemma è completamente crollata, anche se ha provato a restare sveglia, il taxi l'ha cullata fino a farla completamente assopire sulle gambe di Harry. Se non fossi così stanca penserei che è davvero una bella immagine da fotografare. Ma in questo momento non so neanche dove ho gettato il cellulare.
L'albergo è una rosea visione quando finalmente varchiamo l'entrata. Vedo Harry fissare Gemma che non accenna a svegliarsi tra le sue braccia e poi le valige che il tassista ha scaricato per noi con una mancia extra.
"La tengo io."- mi faccio avanti per prendere la piccola in braccia e Harry non ci pensa due volte a porgermela delicatamente mentre lui si occupa delle valige e del check-in. Non pesa di certo poco, sarà che mangia un sacco o molto più probabilmente sono io troppo stanca.
Quando finalmente Harry apre la porta della nostra camera la mia vista si focalizza solo nell'enorme letto al centro. Adagio Gemma al centro e poi mi lascio andare ad un sospiro di stanchezza al suo fianco. Harry mi segue a ruota.
"Scusa, non c'era una camera tripla."- sussurra ad occhi chiusi.
"Non fa nulla."
"Volevo dormire abbracciato a te."- borbotta.
"Anche io."
"Ma Gemma è in mezzo."
"Già.."
Anche se entrambi volevamo dormire stretti l'uno all'altro in realtà poco ci importa. L'importante è avere un letto sotto la schiena pertanto cadiamo tutti in un sonno profondo senza disperarci più di tanto.
HARRY'S POV
Una fottutissima vibrazione sul fianco mi risveglia dal mio sonno. Ignoro questo strano fastidio cercando di riaddormentarmi ma non ci riesco. Con decisamente nessuna voglia apro gli occhi e immediatamente la luce del mattino mi perfora le pupille costringendomi a nascondermi nel cuscino. Fottuto sole.
La persistente vibrazione sulla coscia continua e quasi mugolando un lamento mi metto a sedere sul bordo del letto per capire poi che la strana vibrazione proviene dal cellulare dentro la tasca dei jeans. Ieri notte eravamo tutti così fottutamente stanchi che non ci siamo neanche cambiati per dormire.
Strofino la faccia per svegliarmi almeno un po' prima di fissare lo schermo del cellulare e notare che a chiamare è proprio nonna. Quasi ringhio frustrato ma sveglierei le ragazze.
"Pronto?!"- sbotto chiudendomi la porta della stanza alle spalle.
"Rispondi bene, Edward."
"Cosa vuoi!? Stavo dormendo, porca puttana."
"Modera il linguaggio, ti avevo detto di chiamarmi quando arrivavate, non lo hai fatto. Sono rimasta in pensiero tutta la notte!"- parlotta senza freno, non sono neanche sicuro di aver capito tutte le parole che ha detto dal momento che sto praticamente dormendo in piedi in corridoio.
"Siamo arrivati tardi, eravamo stanchi."
"Non è un buon motivo, prima di dormire potevi benissimo inviarmi in messaggio per dirmi che eravate arrivati, non saresti mica morto se fossi andato a dormire un minuto dopo."- ma dove trova la forza di mettere insieme due frasi alle sette del mattino?
"Vuoi che ti chieda scusa?"- gioco scocciato con la carta da parati sul muro.
"Sarebbe una buona soluzione, signorino. Comunque ti ho chiamato per avvertirti che ho parlato con tuo padre ieri e penso che una volta tornati a casa vi farà una bella lavata di testa sulla vostra irresponsabilità."- ci risiamo. Purtroppo sia io che papà sappiamo com'è fatta la nonna e assecondarla in certi casi è l'unica soluzione.
"Come vuoi nonna."
"Che razza di risposta è? Hai capito quello che ti ho detto?"
"Cristo, ho capito benissimo ma non cambia il fatto che non me ne importi un cazzo, nonna."- borbotto stufo di questo confronto. Possibile che ci sia sempre qualcuno che debba mettere bocca nella mia vita privata?
"Siete giovani Harry. Se la tua ragazza resta incinta come pensate di andare avanti? E lo studio? Cresci!"- diamine, questo è sicuramente il risveglio più fottutamente schifoso di sempre.
"Se Tal restasse incinta farei di tutto per dare una vita felice a quel bambino!"- rispondo probabilmente senza pensare a quello che ho detto ma la cosa strana è che lo farei veramente. – "E comunque non è rimasta incinta."- un sospiro dall'altra parte della cornetta.
"Sei testardo, come tuo padre."
"E come te."
"Non sono testarda io, solo realista. Penso al futuro e tu sai appena badare a te stesso, figurati a un bambino."- risponde con tono derisorio. In un certo senso mi sento offeso. Strano visto che in realtà non mi è mai importato nulla del suo giudizio.
"Non ha senso parlare di questo visto che non aspettiamo nessun bambino."
"Non cambia il fatto che dobbiate essere responsabili e usare delle protezioni."- è inutile parlare con lei. Io avrei sempre una risposta alle sue provocazioni e lo stesso lei. Tra di noi è sempre un fottuto circolo vizioso.
"Va bene! Ora devo andare."- la chiudo lì davvero stanco di quel confronto. Sospiro per sbollire la rabbia prima di rientrare in camera ed è completamente svanita quando vedo Tal e Gemma abbracciate mentre dormono. Come un idiota, forse, sorrido consapevole che nessuno può vedermi. Le raggiungo aggiungendomi a quel dolce abbraccio. In fondo non sarebbe male avere un bambino ma anche se mi costa ammetterlo, la vecchia ha ragione, siamo troppo giovani e Tal vuole continuare a studiare.
Penso che da ora in poi sarò davvero più attento.
***
"Grazie."
Quando Gemma parla è come se mi sentissi gratificato. Sembra una soddisfazione personale ma questa volta è ancora più speciale perché non l'ho minacciata con del cibo. Mi ha ringraziato di sua spontanea volontà per averle comprato un gelato da Bob. Certo, siamo ancora in contesto gastronomico ma non l'ho costretta a parlare adesso.
"Prego."- vittorioso osservo Tal egualmente felice ma entrambi cerchiamo di non darlo a vedere a mia sorella che nel frattempo si gode l'aria pulita del parco di Holmes Chapel. Si, qui l'aria è decisamente più salubre, mi piace tanto la calma di questo posto. L'altra sera non abbiamo prestato attenzione a queste cose ma adesso, completamente restaurati, cerchiamo di godercele il più possibile.
Passeggiamo per un po' giusto il tempo di finire i nostri gelati poi Gemma, da bambina quale è, si avvicina alle giostre dove alcuni bambini stanno già giocando. Anche a lei sembra piacere molto questo posto. Quei bambini non fanno caso alla nuova presenza di mia sorella, solamente giocano insieme a lei senza farsi troppe domande.
"E' la prima volta che la vedo giocare con altri bambini."- do voce ai miei pensieri. Io e Tal la teniamo d'occhio seduti su una panchina vicina.
"E' tranquilla, è come se lo avesse sempre fatto."- parla lei giocando contemporaneamente con le punte dei suoi capelli. – "Questa mattina sei uscito dalla stanza? Ho sentito dei rumori."
"Si, nonna era incazzata perché non l'abbiamo avvertita del nostro arrivo."- sbuffo al solo pensiero.
"Solo questo? Sembravi arrabbiato, urlavi in corridoio."- ho davvero parlato così forte? Merda, chissà quanti altri clienti dell'albergo mi avranno sentito.
"Mi ha fatto di nuovo la predica sulla storia della vasca, niente di che."- riassumo l'accaduto velocemente non potendo resistere all'impulso di sfiorare il suo collo con la mano per avvicinarla a me e finalmente baciarla. Dopo tutto questo tempo non sono ancora stanco dei suoi baci, penso che non lo sarò mai.
Quando le sue braccia arpionano il mio collo le mie non perdono tempo a circondarle la vita. Gioco con l'angolo della sua bocca facendola sorridere e ancora una volta mi perdo nel suo profumo. Ha sempre questo dolce profumo che amo. Appena il tempo di un ultimo bacio prima che senta uno strano tonfo sordo.
Sia io che Tal ci voltiamo verso le giostre catturati da quel rumore e quasi non lancio un urlo quando vedo Gemma sull'orlo di un pianto seduta malamente in terra. Ci fiondiamo verso di lei, circondata da quei quattro o cinque bambini. Mi inginocchio accanto a lei per vedere quale è il danno mentre Tal chiede ad un bambino cosa sia successo. Apparentemente è caduta da sola dall'altalena e si è semplicemente sbucciata un ginocchio.
"Fa male Gem?"- chiedo accarezzandole la testa. Lei annuisce leggermente. Onestamente non so davvero cosa fare in questi casi ma Tal sembra sicura di quel che fa quando dalla sua borsa tira fuori la sua bottiglia di acqua fredda poggiandola sul ginocchio di mia sorella.
E' senz'altro portata per far del bene alla gente. Adesso sono ancora più convinto che sarebbe una dottoressa con i fiocchi. Dal canto mio tento di distrarla dal dolore con un paio della mie stupide battute che anche se poco sembrano funzionare. O forse fa finta di sorridere solo per farmi piacere. Gemma è intelligente me lo aspetterei.
"Va meglio?"- le chiede Tal rimuovendo la fredda bottiglia e ispezionando la piccola ferita. Gemma annuisce, adesso i suoi occhi non sono più lucidi evidentemente ha smesso di farle tanto male.
Come tutti i bambini, neanche una ferita però può fermarli dal giocare, infatti Gemma torna sull'altalena ma questa volta sono io a spingerla e ad assicurarmi che non cada un'altra volta. Se penso allo spavento che ho preso quando l'ho vista a terra..
Già..
Odio la piega che stanno prendendo i miei pensieri, non è giusto, non è sano. Siamo troppo giovani. Cristo, siamo troppo giovani per un figlio, Harry riprenditi cazzo! Scaccio dalla mente una tale possibilità e mi rendo conto che forse questi pensieri sono dovuto ad una mancanza di prospettiva. Forse sto ripiegando in una famiglia tutta mia solo perché sono insicuro su cosa fare adesso. Dovrei concentrarmi di più sul mio futuro, sulla mia carriera. Tempo al tempo si dice no?
Tal mi guarda pensierosa, deve aver notato la mia espressione assorta mentre spingo Gem sulla giostra. Cerco, con un sorriso, di farle capire che non c'è nulla che non va. Effettivamente in questo momento della mia vita non c'è nulla che non va. Sono fiero di come mi sono risollevato dalla merda che era la mia vita prima di conoscere Tal. Mi sono addirittura diplomato, chi lo avrebbe mai detto.
Dopo un'altra piccola passeggiata al parco e un po' in giro per il paese alla ricerca di un ristorante per pranzo torniamo in albergo dove, fottutamente a turno, utilizziamo il bagno. Mentalmente penso che per fortuna non c'è nessuna vasca da bagno.
Penso che la doccia basti per un po', possibilmente fredda.
***
E' fottutamente incredibile come siano passati velocemente questi ultimi giorni. A Holmes Chapel il tempo corre. E dire che è Londra la città più frenetica. Forse l'unica ragione è che il tempo passa più velocemente quando ci si diverte veramente. Ho incontrato vecchie conoscenze, amici d'infanzia e siamo tornati da Bob per cena un paio di volte e devo dire che Gemma lo adora. Penso che Gemma abbia capito come avere gelati gratis.
Le cose sono cambiate quando siamo tornati a Londra. Nonna ha continuato a lanciarci fottute frecciatine su quell'episodio imbarazzante. Continuava a parlare di fottuti costumi e viscidi pesci e Tal era estremamente frustrata. Per fortuna era questione di poche ore prima che salissimo su un aereo di ritorno a casa.
Questo viaggio è stato stupendo, Gemma ha iniziato a emettere qualche parola ogni tanto, ho rivisto Holmes Chapel, posto in cui ho intenzione di tornare più spesso da ora in poi. Tal inoltre ha ancora scoperto cosa farà in futuro e per dirla tutta anche io. Ho intensione di laurearmi ed ereditare l'azienda di papà o magari aprire una filiale in Inghilterra ma quest'ultima ipotesi comporterebbe essere molto più vicini a nonna e la cosa non mi fa saltare di gioia.
Siamo tutti più rilassati quando prendiamo posto sull'aereo, reduci da una bella vacanza stiamo per tornare alla vita reale piena di problemi. Forse avrei voluto restare ancora un po' ma alla fine saremmo dovuti tornare comunque. L'aereo decolla e tra una risata e un'altra, tra una foto a Gemma e una a Tal a tradimento, in poche ore si intravedono le coste degli Stati Uniti. Mentalmente penso casa dolce casa. In fondo mi è mancata Los Angeles.
"Non vedo l'ora di tornare a casa."- commenta Tal una volta recuperata la sua valigia sul nastro girevole.
"Ah certo, anche io non vedo l'ora di tornare in quella casa strapiena di bambini e dove c'è tuo padre."- ironizzo prendendo la mia valigia e quella piccola di Gemma. – "Non sto più nella pelle."
"Lo vedo."- ride Tal. – "Sprizzi felicità da tutti i pori."
Le strade iniziano ad essere più familiari man mano che il taxi ci porta a casa. Le lunghe palme sempre ben curate, il clima caldissimo che mi obbliga a togliere la giacca di dosso. Il sapore di mare che si percepisce prima di inoltrarsi nella città. In poco tempo si intravedono i cancelli sfarzosi di casa. Il taxi con riluttanza entra dentro il vialetto. La fontana, il vialetto, il giardino curato dal padre della mia ragazza. Nulla è cambiato.
Sembra tutto apparentemente tranquillo. Ma è solo fottuta apparenza.
Man mano che ci avviciniamo alla casa della servitù si sentono sempre più distinte le voci dei coinquilini.
"Una volta aperta questa porta sarà tutto finito."- sbuffo appoggiandomi alla mia valigia.
"So che in realtà ti sono mancati tutti loro."- afferma sicura Tal accanto a me. – "Ammettilo."
"Neanche un po'."- ribatto ma in fondo un po' mi sono mancati.
"Apri quella porta."- ruoto i fottuti occhi al cielo ma faccio come mi dice.
Passano pochi secondi prima che si accorgano di noi, in quel tempo osservo Ines e Rose prese nell'impastare della pasta fresca. Il biondo Niall gioca ai videogame con Louis stravaccati sul divano. Poco più in là Jay con l'aiuto di Felicite danno da mangiare ai piccoli gemelli nuovi arrivati mentre Lottie e le gemelle osservano Rose e Ines cucinare.
"Che bello essere a casa."
Addio pace.
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Sono in ritardo ma alla fine ho aggiornato. Spero che il capitolo vi piaccia. Purtroppo la prossima settimana salterò l'aggiornamento perchè mi troverò a Milano tutta la settimana per i test di ammissione in accademia. Perciò vi chiedo di essere pazienti, appena tornerò aggiornerò! Per me è importante superare questi esami, ditemi buona fortuna!
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