81. Nonna

La sensazione familiare di quando un aereo comincia a decollare, le indicazioni delle hostess, i passeggeri che sistemano i loro bagagli nel ripiano in alto. Tutto questo è ancora eccitante e mi rende nervosa. Nonostante insieme a papà abbia viaggiato molto in questi anni, solo raramente ci siamo spostati in aereo. Solo un paio di volte penso. Invece, treni, autobus, traghetti e taxi li conosco molto bene.

Quando ci viene intimato di allacciare le cinture di sicurezza, sento già le farfalle nello stomaco. Non sono sicura se per il fermento o l'agitazione. Forse entrambe. Harry provvede, tranquillo, ad allacciare la cintura di Gemma, seduta accanto al finestrino. Loro sembrano davvero tranquilli. Chissà quante altre volte hanno presso un aereo. Con tutti i soldi che ha la loro famiglia, avranno fatto vacanze di lusso probabilmente ovunque.

"Sembri nervosa."- borbotta lui al mio fianco.

"Non sembro, lo sono."- rispondo appiccicata al mio sedile mentre lui è evidentemente divertito da questa situazione. – "Smettila di ridere."

"Credevo fossi abituata a viaggiare."- sghignazza incrociando le braccia al petto. Ruoto gli occhi al cielo.

"Non in aereo."

"Capisco."- annuisce, senza però perdere la sua vena divertita. Nel momento in cui l'aereo comincia ad aumentare di velocità, capisco che ci siamo. Manca poco prima che le ruote dell'aereo scompaiano lasciando il suolo. – "Rilassati, sei più tesa di una corda di violino."- strizzo gli occhi senza riuscire ad ascoltare e metabolizzare le sue parole. In pochi secondi si percepisce già il cambiamento di pressione, che è la parte che m'infastidisce di più. In tutto questo però riesco a sentire la mano di Harry sulla mia ad alleviare la mia agitazione.

Quando l'aereo si stabilizza so che è solo questione di momenti prima che smetta di pensare a tutte le mie paure e a godermi il viaggio che proseguirà con una lunga noia fino all'atterraggio.

"Tutto passato."- incoraggia mentre io riprendo a respirare, avevo smesso? – "A Gemma piace volare, guardala."- sussurra nel mio orecchio, forse un tentativo di farmi rilassare più velocemente. Comunque sia, osservo Gemma incollata al finestrino e curiosa il cielo dentro il quale stiamo volando. Se lo facessi io probabilmente vomiterei, per questo ho voluto il posto più lontano dal finestrino. Da qui però riesco a scorgere già qualche ciuffo di nuvola che sorpassiamo velocemente ed inevitabilmente penso a mamma e a quella volta in cui, da piccola, ci stendemmo sul prato ad osservare il cielo.. Rendendomi conto che è passato un po' dall'ultima volta che le ho scritto, decido di tirare fuori il mio diario dalla mia borsa e ingannare il tempo, mentre Harry stuzzica sua sorella da bravo fratello maggiore.

Hey mamma.

Indovina un po'. Si sono su un aereo diretto in Inghilterra. Non vedo l'ora di metterci piede e vedere insieme ad Harry i luoghi della sua infanzia. Immagino che sarà qualcosa di emozionante per lui anche se fatica a darlo a vedere. Conoscerò sua nonna. La immagino come una simpatica vecchietta dai capelli grigi che vive in una piccola casa tra le campagne del Cheshire. Ora che ci penso non so niente di lei. Spero solo che vada tutto bene.

Papà e Doris si stanno frequentando ufficialmente adesso. Tu non sei gelosa da la su? Io un po' si. Ma immagino che anche lui lo sia quando sto con Harry. Adesso ci rido su. Non credevo ci sarei mai riuscita. Doris è una bella persona e ho acquisito un fratello.

Sorrido scrivendo sul mio diario vecchio pensando a Nash.

E' stupido se penso che stando su un aereo mi sento in qualche modo più vicina a te? Si, forse è un po' stupido ma mi manchi sempre.

Un improvviso calore sul mio collo mi distrae da quello che stavo scrivendo. Mi accorgo che Harry mi ha dato un bacio proprio lì per richiamare la mia attenzione. Con la guancia appoggiata alla mia spalla mi guarda dritta negli occhi. Un sguardo intenso come se mi stesse leggendo dentro. Con il diario ancora aperto sulle mie gambe mi perdo nei suoi occhi e senza che me ne accorgessi siamo a pochissima distanza. Con la penna ancora incastrata nell'indice, allungo la mano verso la sua guancia e chiudo definitivamente la distanza tra di noi.

Lo vedo chiudere gli occhi prima che lo faccia io. Un morbido bacio pieno di qualcosa di così estremamente potente che non capisco. Ogni bacio è così diverso dall'altro con lui. Ci guardiamo per qualche secondo senza dire niente, entrambi imbarazzati per qualcosa di apparentemente inesistente. E' stato così intenso.

"Cos'era?"- comincia a sorridere dolcemente.

"Non lo so."- lo seguo io sentendomi rossa in viso.

"E' stato strano!"

"Si!"

"Sarà stata l'alta quota?"- chiede strizzando gli occhi. –"Perché se è così, non scendo più da qui."- sospira ridacchiando. Non posso fare a meno di pensarla come lui.

Picchietto la penna sui fogli nervosamente arrivando alla sola conclusione che quello non poteva essere altro che amore incondizionato. E' l'unica spiegazione che riesco a dare a questa scarica elettrica che ha attraversato entrambi i nostri corpi.

Mamma, non penso che al mondo esista qualcuno di più perfetto per me che non sia lui. Harry è tutto.

Lo vedo scuotere la testa accanto a me e noto come il suo sguardo sia caduto su Gemma appisolata sul suo sedile, più grande di lei. Riporta lo sguardo su di me e si accoccola proprio sulla mia spalla dov'era prima. Io osservo lui osservare in basso e solo dopo mi accorgo che sta guardando il mio diario e con quello ciò che ho appena scritto. L'angolo della sua bocca si curva in alto e per una volta non ho timore a far vedere a qualcuno quello che scrivo.

***

Il tempo passa velocemente speso a stuzzicarci e coccolarci come due soliti ragazzi innamorati, forse rivoltanti agli occhi degli altri. Cose come queste che prima odiavo vedere adesso adoro farle con Harry. In pochi minuti siamo atterrati e dopo la breve frenesia per recuperare le nostre valige. Prendendo per mano Gemma e seguendo Harry raggiungiamo l'uscita dell'aeroporto. Londra mi si apre davanti agli occhi.

L'aria è così diversa.

Autobus rossi a due piani sfrecciano noncuranti. Gente che corre ovunque, chi con valigette in mano e in giacca e cravatta nonostante sia estate, chi fa shopping con sacchetti tra le mani. Non molto differente da Los Angeles sotto quest'aspetto ma è a modo suo diverso. Forse più affascinante.

Imbambolata dal nuovo non mi accorgo che Harry ha appena fermato un taxi nero. Continuando a tenere Gemma per mano corro verso di lui intento a caricare le nostre valige sull'abitacolo.

"King's Street."- annuncia Harry al tassista. Sorpresa lo fisso.

"Pensavo andassimo da tua nonna."

"Infatti."- aggrotta le sopracciglia.

"A Holmes Chapel."

"No, a Londra. Lei vive qui."- annuisce, sorpresa spalanco la bocca. Immagino che non ci sarà nessuna casetta tra le campagne del Cheshire. – "Prenderemo un treno per Holmes Chapel domani, è tardi adesso."- concordo quando vedo che fuori il cielo è rosato e che il sole sta già tramontando. Aspettando di arrivare a destinazione osservo fuori dal finestrino come palazzi si susseguono. Architetture famose sfrecciano accanto a me e mentalmente penso che vorrei visitarle una per una.

I Big Ben illuminato d'oro passa dall'altro lato, sembro quasi stupida ma è come se un desiderio nascosto di vedere tutto questo sia appena rinato dal nulla. Improvvisamente sono felice che la nonna di Harry viva qui.

Gemma, seduta tra di noi è più tranquilla di me e insieme ad Harry mi fissano curiosi e divertiti. Saranno stati qui centinaia di volte. Decido di darmi un contegno, imbarazzata. Ma i miei occhi corrono ancora fuori.

"Ti piace Londra, a quanto vedo."- esordisce Harry fissandomi.

"Non puoi dire che è brutta, guarda! Il Millennium Bridge!"- mi lascio andare diventando parte del finestrino mentre sia Harry che Gemma, silenziosamente, ridono di me.

Godendomi le luci della sera nella capitale Inglese finalmente arriviamo a destinazione. Il taxi si ferma davanti ad un palazzo come tanti altri qui in centro. Alzo il naso in su una volta scesa e il cambiamento di clima si sente all'istante. Non è di certo la California. Qui fa molto più freddo. Rabbrividisco leggermente mentre Harry, dopo aver pagato il tragitto, mi raggiunge davanti alla porta del palazzo. Gemma, con la sua borsetta, attende come me mentre il fratello citofona al quarto piano.

Troppo eccitata per essere in questa città, non ho pensato che tra pochi secondi conoscerò la nonna. Ammetto di essere preoccupata. Aggiusto come meglio posso i miei capelli e controllo che i miei vestiti siano apposto.

"Stai bene, come sempre."- ridacchia Harry prima di spingere la porta d'ingresso. Siamo dentro. Il tragitto in ascensore e la ricerca nei corridoi dell'appartamento giusto dura troppo poco e ci ritroviamo subito a bussare ad una porta con in mano le nostre valige.

Perdo un battito quando una donna distinta apre la porta nel suo completo bianco. I capelli evidentemente tinti di biondo. Il viso serio e gli orecchini di perle alle orecchie. Non di certo quello che mi aspettavo.

"Ciao nonna."

"Gemma!"- s'inginocchia la donna per prendere in braccio la nipote, snobbando Harry che ruota gli occhi al cielo come se non fosse la prima volta. E' una dolce visione una nonna che gioca con sua nipote. Comportamento che non rispecchia molto la serietà del suo modo di vivere. Mai giudicare un libro dalla copertina. Vedremo. – "Entrate."- continua spostandosi dalla soglia per farci passare. L'appartamento ovviamente non smentisce nulla. Elegante, pulito e luminoso. Proprio come lei. Da una famiglia ricca, dovevo aspettarmelo. Non sembra una nonna. Mia nonna gira in ciabatte e passa le giornate a fare le pulizie nel suo grembiule vecchio.

Saluta velocemente Harry con qualche complimento del genere sei cresciuto dall'ultima volta. Non mi ha ancora rivolto la parola. Mi lancia un'occhiata di sfuggita che mi mette in imbarazzo.

"Questa è la conquista del mese?"- chiede al nipote evidentemente riferendosi a me. – "Potevi almeno avere il buon gusto di non portartela dietro. C'è una bambina qui."- continua superba. Non mi ha neanche rivolto la parola ma pensa già che sia una ragazza facile, una delle tante che so che Harry ha avuto. Mi sento offesa. Stringo le labbra in una linea sottile.

"Lei non è quel genere di ragazza!"- Harry mi guarda dispiaciuto avvicinandosi a me. –"Si chiama Talìta."- continua presentandomi.


"Ah, ti ricordi il suo nome, è già un passo avanti."- lo sento sbuffare al mio fianco. E' ovvio che non ha una grande considerazione di lui. La donna scompare con Gemma in braccio verso quella che credo sia la cucina. Sarà un lungo soggiorno.

"Ci sono abituato."- sospira. –"Non ascoltarla, tu non sei così."- mi rincuora. – "Senti, se vuoi possiamo andare in un hotel qui vicino. Ti avevo detto che avevo tenuto il numero in caso di fuga rapida."- ora capisco a cosa si riferiva. Spalanco gli occhi, non credevo che fosse così terribile. Ma constatandolo.. una risata che fa accapponare la pelle arriva dall'altra stanza, credo si stia divertendo con Gemma.

"Penso che voglia stare un po' con Gemma. Forse posso resistere."- parlo prima di pensare.

"Sicura?"- non sono riuscita a convincerlo. Non mi convinco neanche da sola. – "Sei un libro aperto per me, Tal."

"Si, lo so. Ma non penso mi ucciderà nel sonno, posso resistere."- continuo convinta. Lui non risponde ma annuisce.

"Siete ancora lì?"- sbuca la donna. – "Seguitemi."- continua seria. L'appartamento è più grande di quanto pensassi. – "Le vostre camere sono al piano di sopra. Le due in fondo, Gemma dormirà con me."- conclude più dolcemente riferendosi alla piccola al suo fianco.

"Stanze separate? Mi prendi per il culo?"- sbotta Harry. – "Non posso dormire con la mia ragazza?"

"Questa è una casa rispettabile. Non voglio sentire letti e comodini sbattere contro il muro."- spalanco la bocca allibita da tanta presunzione. – "Vi ricordo che Gemma non parla, ma ha le orecchie."- conclude con una truce occhiataccia d'avvertimento ad ognuno di noi. – "La cena è tra un'ora al ristorante all'ultimo piano."- avvisa prima di sparire chissà dove con sua nipote. Quella bambina deve essere l'unica al mondo a riuscire a sciogliere quel cuore d'acciaio.

"Quando non ne puoi più, fammi un fischio."

Borbotta Harry prendendo le valige. Lascia quella di Gemma in un'altra stanza che suppongo sia quella di Crudelia. Mentre porta le nostre dentro la stanza in fondo sulla destra.

"Ma lei aveva detto-"

"Tu dormi con me. Chiaro?"- mi blocca risoluto una volta dentro la camera. Non oso controbattere e non voglio neanche farlo. – "A Los Angeles c'era tuo padre, qui c'è mia nonna. Sembra che siano scariche al culo perenni e non riusciamo a stare mai insieme come vorrei."- finisce flettendo i muscoli e facendo piombare la sua valigia sul letto.

"Lo so."- sospiro avvicinandomi a lui e abbracciandolo da dietro beandomi del suo profumo e della tonicità delle sue spalle. Inaspettatamente si volta afferrandomi per le cosce e sospendendomi in aria tra le sue braccia. Segue un simpatico bacio a stampo.

"Domani andiamo ad Holmes Chapel, solo io e te."

"Cosa farai una volta lì."- chiedo.

"Non lo so, una volta lì lo saprò."- inarca le sopracciglia confuso, ma il suo sguardo muta in dolce quando torna a guardarmi con una strana luce negli occhi. – "Sai, io farei sbattere un po' di comodini questa notte."- continua con voce sensuale ma allo stesso tempo facendomi diventare rossa in viso. – "Tanto per dare fastidio alla vecchia."- ridacchia.

"Stai scherzando?"- domando facendo intendere che la mia risposta è ovviamente no. Lui scuote la testa mettendomi giù con la sua solita aria da spaccone. – "Harry, c'è tua nonna. E mi odia."

"Allora siamo pari. Tuo padre odia me."- scherza.

"Da quel che ho visto, tua nonna non stravede per te. Quindi siamo due a uno."- controbatto.

"Non vale. E' mia nonna."

"Si che vale."

"No."- tira fuori la lingua per schernirmi prima di tornare a svuotare la sua valigia. – "Preparati per la cena, fiorellino. Voglio vedere quanto tempo resisterai a tavola con Satana."- scherza.

"Resisterò, ho superato una cena con mio padre, la sua ragazza e i tuoi genitori."- ricordo sfidandolo.

"Scommettiamo?"

"Cosa?"

"Se resisti fino al dolce, questa notte si festeggia a modo mio."- assottiglia lo sguardo sensualmente.

"Ma così scommettiamo entrambi che ce la farò! Non ha senso."- controbatto ma dal suo sguardo capisco che siamo dove voleva arrivare. Le sue intenzioni sono più che ovvie. Dal quella volta in cui ho perso la mia verginità non lo abbiamo più fatto, forse per paura. L'ultima volta lo abbiamo fatto senza precauzioni anche se poi ho preso la pillola del giorno dopo. –"Idiota."- ridacchio dandogli un buffetto sul petto.

Prendendo da terra la mia valigia comincio anche io a disfarla e a cercare un vestito all'altezza per questa sera ma prima che potessi concentrarmi su questo mi si avvicina pericolosamente da dietro. Scontra il suo corpo contro il mio e inevitabilmente mi accorgo che qualcosa non è al suo posto.

Strabuzzo gli occhi. Era da tempo che non gli succedeva. Sembrano così lontani i tempi in cui aveva l'erezione facile, vedendomi. Quanto tempo è passato? Lui è divertito.

"Sei mia?"- chiede contro il mio orecchio. Annuisco. –"Allora fai l'amore con me."

Mi volto a guardarlo ed è serio. Lo voglio tanto e lui vuole me. Ma non penso che farlo a casa di sua nonna, con lei a poche porte di distanza, sia la cosa più adatta.

"Adesso?"

"Dopo cena."- risponde alla mia domanda preoccupata.

"E adesso come fai con.."- abbasso la voce lasciando cadere lo sguardo e rialzandolo nervosamente.

"Oh."- guarda anche lui il rigonfiamento nei suoi pantaloni. –"Tranquilla, è come un cane. Va a cuccia se sa che prima o poi arriverà il biscottino."- sorride velocemente baciandomi in bocca prima di lasciare la stanza.

Resto interdetta per qualche secondo, elaborando quello che ha appena detto. Poi scoppio a ridere come non ho mai fatto.

HARRY'S POV

Tal se la sta cavando bene. Del resto è sempre riuscita a destrarsi in queste situazioni. Nonna non è poi tanto diversa da quei fottuti imprenditori che pretendono che sia tutto perfetto. Lei è forte, ce la fa sempre. Nel suo abito bianco, simile a quello di nonna ma di un prezzo irrisorio, fa la sua perfetta figura. I capelli raccolti le danno l'aspetto di una donna di successo ma il suo viso dolce esprime quanto sia alla mano. Se nonna non riesce a vedere questo, è davvero una vecchia ottusa.

Tal ha più volte tentato di aprire un dialogo con lei ma lo ha sempre stroncato sul nascere dando risposte taglienti e talvolta offensive. Non mi aspettavo nulla di diverso. Ho sempre il numero di quell'hotel a due quartieri da qui. Gemma vicino a Tal, sembra darle forza. Lei distrae Tal dallo sguardo accusatorio di nonna. E distrae anche me. Ogni volta che vedo Tal tagliare la carne a Gemma sul suo piatto, quando le versa l'acqua.. non posso fare a meno di pensare a che stupende madre sarebbe.

Sembro stronzo e flaccido quando penso a queste cose. Scuotendo la testa per scacciare via questi pensieri, bevo un sorso del mio vino in calice.

Arriviamo finalmente al dolce e Tal è ancora tutta d'un pezzo. Non si è lasciata affliggere dalle frecciatine di nonna. Spero solo che non si stia trattenendo.

"Quindi adesso che farai? Ti sei deciso a prendere in mano l'azienda?"- chiede nonna pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo.

"No."

"Quando metterai la testa apposto? Sei diplomato, sarebbe ora!"- sbraita rimproverandomi. Sapevo sarebbe uscito fuori questo argomento prima o poi.

"Non sono affari tuoi."

"Si che lo sono. Tuo padre ha lavorato sodo per arrivare dov'è ora e conta su di te affinché porti avanti la sua impresa."

"Io ho la mia vita, i miei sogni. Non vivrò di certo per portare avanti il sogno di qualcun altro!"- rispondo a tono.

"Tu non hai sogni. E' già tanto se sai allacciarti le scarpe da solo. Lavorare nell'azienda di tuo padre è la tua unica possibilità di fare qualcosa nella vita."- la faccia tosta di questa donna raggiunge sempre limiti inesplorati. – "E magari sposare una donna intelligente. Smettila di perdere tempo con le sgualdrine come tuo solito."- indica con un cenno Tal. Ora è troppo.

Osservo gli occhi di Tal e sono lucidi, si sta trattenendo eccome. Gemma al suo fianco, sempre silenziosa, adesso guarda arrabbiata nonna. Forse è la prima volta che la vedo guardarla così. Vuole bene a Tal. E io la amo. Non le farò sopportare fottuti insulti del genere ancora.

"Tal, andiamo."- sbotto alzandomi. Probabilmente gli altri clienti del ristorante hanno assistito ad una bella sceneggiata. Non se lo fa ripetere due volte a seguirmi e prendendole la mano la conduco verso l'ascensore, sperando che non scoppi a piangere. Prima che potessimo raggiungerlo una piccola manina afferra la mia. Gemma ci ha seguiti. Pensavo volesse restare con nonna, visto che era da tanto che non la vedeva. Ma per me è meglio così. Non è di certo una buona influenza per lei.

"Alla fine abbiamo perso entrambi la scommessa."- esordisce sospirando.

"L'unica ad aver perso qualcosa è lei. E' rimasta sola a quel fottuto tavolo adesso."- rispondo mentre l'ascensore scende. Le mani entrambe impegnate dalle persone che più amo.

"Non pensavo fosse così. Immaginavo tutt'altro quando siamo arrivati."- ammette.

"Un benvenuto da non dimenticare."


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Scusate il ritardo ma qui fa davvero un caldo da morire. Si sfiorano i 40°, si cuoce un uovo al sole. Comunque sono riuscita ad aggiornare. Ringraziate l'aria condizionata e chi l'ha inventata lol. Votate, commentate! E ricordatevi di dare un'occhiata anche alle altre storie nel mio profilo. Al prossimo aggiornamento, domenica. Un bacio : )

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