80. Inghilterra in vista
Tutti noi abbiamo quei desideri che crediamo impossibili da realizzare nella realtà. Come quei sogni in cui quegli stessi desideri si avverano, eppure ti rendi conto che quello è un sogno quando realizzi che un desiderio del genere non possa essere realizzato nel reale. Papà ha acconsentito ad andare in Inghilterra con Harry. Se non era un sogno irrealizzabile questo..
Avevo già dato per scontato che i miei piedi non avrebbero lasciato questo paese eppure succederà. Non so cosa abbia fatto cambiare idea a papà o cosa Doris gli abbia detto per convincerlo ma gliene sarò grata a vita. Tra le decine di paesi che ho girato con papà in questi anni, con l'unico fine di trovare un lavoro e una casa, l'Inghilterra è ancora ignota. Mai messo piede sul suolo inglese, e la cosa è elettrizzante sotto ogni punto di vista.
Ovviamente l'allegria di visitare un nuovo paese resta in secondo piano. Se salirò su un aereo è solo per Harry e per stargli accanto qualsiasi sia la sua intenzione.
"E' stato troppo facile."- penso ad alta voce. La cena è terminata qualche minuto fa e dopo brevi litigi su chi dovesse pagare il conto la tavola si è completamente liberata. Papà e Doris, insieme a Nash sono andati via. Ovviamente papà mi ha intimata a tornare a casa con loro ma Harry, risoluto, gli ha risposto che da bravo fidanzato doveva essere lui a riportarmi a casa. Solo un metodo per passare qualche altro minuto insieme.
La famiglia di Harry invece non ha fatto storie. Des ha salutato il figlio con una pacca sulla spalla dicendogli che gli avrebbe fatto sapere le informazioni riguardo il viaggio. Anne è riuscita a strappare un bacio sulla guancia al figlio al quale Harry non ha reagito granché ma non si è neanche tirato indietro.
"Cosa è stato troppo facile?"
"Convincere papà. Cosa gli avrà detto Doris?"- chiedo la sua opinione mentre passeggiamo sulla sabbia fredda di notte. Il rumore delle piccole onde che sì infrangono sul bagnasciuga contornano il momento mentre un leggero venticello, non freddo, rende tutto più gradevole.
"Secondo me lo ha minacciato di tenerlo in astinenza da sesso."- spalanco la bocca constatando con quanta faccia tosta abbia detto una cosa del genere davanti a me. Eppure è una cosa con cui devo convivere. – "Scusa."- si riprende subito dopo aver notato la mia espressione. Alle sue scuse rispondo con una silenziosa risata per alleggerire la conversazione e fargli intendere che non sono realmente arrabbiata.
"Quindi si parte."- sussurro, ancora non credendo alle mie stesse parole. Lui ferma la nostra passeggiata e delicatamente mi prende la mano tirandomi verso di lui. Si lascia andare ad un sospiro di sollievo una volta che la sua guancia si poggia sulla mia spalla, cingendomi nello stesso tempo i fianchi per tenermi vicinissima a lui.
"Cristo, non vedo l'ora Tal."- borbotta inumidendomi il collo. Passerà ancora un po' prima di poter dire di avercela fatta. Adesso il problema imminente sono gli esami. Se non passiamo quelli, è finita. Papà è stato chiaro. E' l'unica cosa che ha chiesto. Superare con buoni voti gli esami finali.
"Dovrai metterti a studiare lo sai?"- lo avverto accoccolandomi contro di lui, abbracciandolo con un braccio mentre l'altra mano è occupata a sorreggere le mie scarpe.
"Sto già studiando."- risponde ricomponendosi per guardarmi negli occhi. – "la gente con compra fiori ogni minuto. Studio durante i miei turni di lavoro."- alza le spalle, come se la cosa fosse di poca importanza. Gli sorrido in risposta. Ovviamente sono fiera di lui. E' passato dall'essere in rischio espulsione a studente diligente in poco tempo. E' molto più responsabile. Ora sa ciò che è giusto.
"Guarda chi ha deciso di mettere la testa a posto."- bofonchio incrociando le gambe per sedermi sulla sabbia. Nonostante i nostri abiti nuovi a basso costo, ci mettiamo comodi a fissare il mare. Lui dietro di me con il mento sulla mia spalla. Ci sono questi pochi minuti di silenzio e che ti portano a riflettere su tutto ma allo stesse tempo a niente. In rilassamento lascio cadere la testa indietro sulla sua spalla osservando il cielo e le stelle.
"Sei stanca?"
"Solo un po'."- rispondo debolmente mentre le sue mani mi stringono più forte a lui. – "Quindi verrebbe anche Gemma?"- annuisce.
"Stare qui, praticamente da sola, non è di certo bello. Vedrà nonna e cambierà aria."- spiega. – "E magari potrà divertirsi un po'."
"Lei capisce tutto quello che si dice, però non parla. A volte penso che sia lei a non voler parlare."- do voce ai miei pensieri giocando contemporaneamente con i fili sfilacciati dei jeans sul suo ginocchio.
"Come se fosse una forma di protesta. Una volta a parlato, sai?"- esordisce incuriosendomi. Mi metto seduta più diritta per poterlo guardare negli occhi. Annuisce come se sapesse che io mentalmente mi stessi chiedendo se fosse vero. – "Era piccola, stavamo giocando, eravamo soli. Ha detto il mio nome. Era dolce, la sua voce."- continua con lo sguardo perso nel mare. – "Poi non ha detto più niente. E' passata da un logopedista ad un altro, questa cosa deve averla spaventata, più che altro. Poi sono arrivati gli insegnanti privati. Riconosce i colori, gli animali, le cose che la circondano, lei sa tutto. Quando vuole qualcosa, sa come farsi intendere. Si esprime a gesti. Questa sera ho scoperto che sa pure scrivere."- il tono orgoglioso, come se stesse parlando di una figlia. – "Secondo me, quando è sola parla."- conclude.
"Lo penso anche io."- annuisco. –"Chissà quante cose avrebbe da dire."
Il pensiero di una piccola bambina che ha passato sei anni della sua vita senza aprire bocca mi rattrista. O mi rattristava. Dopo aver ascoltato ciò che ha detto Harry, comincio a credere che Gemma sia molto arrabbiata ed esprima la sua rabbia stando muta. La famiglia Styles, quella famiglia assente, quei genitori assenti. Sia Harry che Gemma hanno reagito all'assenza dei genitori. Harry prendendo una brutta strada e Gemma non parlando. Se è davvero così, è molto triste. Ma Harry ha ripreso la strada giusta. Anche Gemma tornerà a parlare prima o poi. Lo spero.
***
Dopo quella sera, i giorni a venire sono stati i più frenetici. Tra scuola e corsi di mediazione, senza dimenticare gli imminenti esami, i momenti di pace sono stati davvero pochi. Con i turni di lavoro di Harry, era impossibile organizzarsi per stare un po' soli. La sera. La sera era il nostro momento per chiudere una porta e lasciare il resto del mondo fuori.
Nonostante durante il giorno non ci vedessimo quasi per niente, dopo le otto di sera eravamo solo noi due. Papà non si lamenta più di tanto e Doris è in giro sempre più spesso. Nelle ultime due settimane è partita da New York per venirci a trovare almeno tre volte mentre Nash è impegnato a studiare per un esame all'università. La casa della servitù è ancora un emerito casino. Con Louis e la sua famiglia in casa non c'è un momento di pace. Bambini ovunque, ma non possiamo far altro che amarli tutti, nonostante tutto.
Dopo tanto studio e tanto stress finalmente è arrivato il momento. Gli esami sono domani e sono nervosa. Siamo tutti nervosi.
Qui seduti in corridoio, uno accanto all'altro, spendiamo gli ultimi minuti rimasti per ripassare quelle piccole minuzie che magari non ricorderemo neanche.
"Non posso farcela."- borbotta Veronica accanto a me, mentre sposta una ciocca dei suoi capelli dietro un orecchio leggendo freneticamente dei fogli.
"Si che puoi farcela."
"E' facile per te, sei una secchiona."- risponde lamentandosi con preoccupazione. Rachel accanto a Veronica gioca nervosamente con la sua treccia battendo il tempo con un piede.
"Porca puttana, Ashton, togliti dai piedi."
"Rilassati, amico."- ruota gli occhi al cielo proprio Ashton dopo il brusco rimprovero di Liam che sembra avere un diavolo per capello.
"Perché non ripassi qualcosa invece di infastidirmi?"- chiede ancora Liam.
"Perché io conto sul mio charm. Il mio fascino li stenderà tutti."
Ridacchio alla sua risposta, la sua convinzione è ammirevole e anche se sembra tranquillo so che anche lui è nervoso. Non sembra, ma anche lui si è impegnato a studiare. Manca poco. Tra poco tocca a me.
HARRY'S POV
Odio la fottuta tensione. Voglio che sia tutto finito e mettere il culo su quell'aereo. Sono tentato di gettare in aria le decine di fogli nelle mie mani e dare un calcio ai quattro libri ai miei piedi. Non so neanche perché sto rileggendo tutto. Non imparerò cose nuove in dieci fottuti minuti. Ruoto gli occhi al cielo a me stesso e decido che è ora di smettere e rilassarmi.
"A cosa mi serve sapere le leggi dell'elettrostatica e tutte quelle cazzo di formule. Non diventerò mica un fisico."- borbotta Louis osservando pagina per pagina il suo libro come se quello che vi è scritto fosse arabo.
"Non lo chiedere a me."- rispondo distrattamente mentre poco più in là osservo Tal tranquilla mentre parla con i suoi amici agitati. Mi viene da ridere se ripenso a questa mattina. Era tutta il contrario di adesso. Non riusciva a stare ferma. Non voleva neanche fare colazione ma sia io che suo padre, per la prima e ultima volta coalizzati, l'abbiamo costretta a mandare giù qualcosa e a calmarsi.
Ha addosso la sua gonna portafortuna e gli orecchini di sua madre. Non pensavo fosse così superstiziosa. Eppure so per certo che farà una stupenda figura, ha studiato per ore ogni giorno, senza contare che ha il massimo in ogni materia.
A distrarmi dal contemplare la figura della mia splendida ragazza è un'altra figura. Lo stronzo di Zayn ha appena varcato la soglia della sala esami. Tira un sospiro di sollievo e sorride a Tal che corre a sapere da lui come gli è andata. Mi da fastidio, tanto fottuto fastidio. Frequentando quei corsi di mediazione insieme non ho di certo potuto né voluto impedire che parlassero. Sono molto vicini e credo che Tal sia la sua unica amica da quando sia io che in parte Louis abbiamo smesso di frequentarlo. Per quello che è successo.
I miei piedi li raggiungono prima che potessi accorgermene e loro ovviamente si accorgono di me. Lui sembra quasi in soggezione vedendomi e non regge il mio sguardo ma mi saluta comunque amichevolmente. La mia voglia di spaccargli le gengive è forte ma ho imparato a contenermi. Da subito esprimo il mio possesso su Tal cingendole un fianco. L'imbarazzo di Tal è evidente ma poco m'importa.
"Come andiamo? Nervosi?"- apro una conversazione confidenzialmente.
"Ora si. Adesso tocca a me."- risponde Tal sull'orlo di una crisi nervosa.
"Non hai motivo di preoccuparti. Andrai benissimo. Non è così terribile come pensavo."- scrolla le spalle Zayn tentando di tranquillizzarla. All'improvviso il suo cellulare prende a squillare. –"Scusate. Mamma vuole sapere com'è andata."- ridacchia allontanandosi con il cellulare attaccato al lurido orecchio. Fortunatamente ora io e Tal siamo soli.
"Sei scortese con lui."- borbotta poi fissandomi dal basso.
"E' già tanto che sia vivo. Hai dimenticato quello che ha fatto?"
"No, ma si può perdonare. Io l'ho fatto. E' una brava persona e lo sai anche tu. Tutti sbagliano."- anche io ho sbagliato molte cose nella mia vita, posso comprendere. So anche che si può cambiare. Sospiro decidendo che non è il momento di pensare a questo.
"Non parliamone adesso. Tra poco usciranno per chiamarti, non devi pensare a questo ora."- un inutile ma efficace tentativo di rimandare la conversazione. Lei annuisce fino a quando non cambia espressione diventando più agitata e pensierosa. Istintivamente l'abbraccio per tranquillizzarla un po'. – "Sta tranquilla. Spaccherai il culo alla commissione."- continuo con grinta per farla ridere, sembro riuscirci. Non m'importa nulla della gente intorno quando la stringo ancora di più prendendo a baciarle la guancia ripetutamente spostandomi lentamente fino ad arrivare alla bocca. Lei sorride evidentemente più tranquilla e sono felice di avere questo potere su di lei.
"Colombi in amore. Ma non vi fate schifo soli?"- commenta Louis che nel frattempo si è avvicinato a noi. – "Ciao Liam!"- lo saluta con una pacca sulla spalla.
"Non toccatemi!"- ringhia nervoso mentre cerca qualcosa sfogliando un libro.
"Cavolo, vuoi una camomilla?"- risponde Louis evidentemente spaventato da una simile reazione. E' strano il rapporto anche con Liam. Non ci ammazziamo più con lo sguardo e spesso, con Louis, andiamo tutti e tre a bere qualcosa. Si, diciamo che rientra di nuovo nella mia cerchia di amici adesso. Tutto chiarito. E perdonato.
"Naràn?"- una donna di mezz'età fa capolino dalla porta sorridente chiamando Tal che al sentire il suo nome sobbalza tra le mie braccia.
"Arrivo."- sussurra staccandosi da me e correndo a prendere le sue cose. E' in modalità concentrazione. Dopo un respiro profondo si avvia ad entrare.
"Buona fortuna. Andrai bene."- concludo nel momento esatto in cui la porta viene chiusa dietro le sue spalle. Non ho alcun dubbio che andrà bene.
***
"Io quella merda non la metto."
"Dai, Harry.."
Finalmente è arrivato il fatidico giorno della consegna dei diplomi e con quello anche la fottuta toga appena stirata da Rose. E' orribile, enorme e porta caldo. Mamma ha deciso di mettere piede nella casa della servitù invadendo il mio spazio e obbligandomi ad indossare quella schifezza. Per non parlare dell'orribile tocco in testa. E' un cazzo di incubo.
Mi consolo pensando che tra meno di 24 ore sarò su un aereo con Tal e Gemma.
"Non voglio metterla, posso andare a prendere un fottuto pezzo di carta anche in jeans e camicia."- mi lamento allontanandomi da mamma che mi porge la toga ad ogni passo.
"Quel fottuto pezzo di carta è la prova che hai qualcosa in quel cervello, Edward."
Ringhio incazzato mentre mi rifiuto per l'ennesima volta. Fino a quando un'indiana dagli occhi azzurri non fa capolino dalla porta mostrandosi attraentemente con in dosso la sua toga. Fin troppo grande per lei ma penso che queste robe si portino così.
"Come sto? Salve Anne."- saluta cordialmente con un sorriso. Sembra che sia entrato il sole in questa stanza. Dal corridoio si sentono voci di bambine provenienti dalla porta accanto, segno che Louis è nella mia stessa condizione. Stranamente è riuscito a diplomarsi anche lui.
"Staresti bene anche con un sacco in testa, Tal."- rispondo come un idiota stordito dalla droga dell'amore. Fottute frasi mentali, sdolcinate.
"Grazie."- sorride lei.
Senza accorgermene mia madre è riuscita ad infilarmi la fottuta toga mentre soddisfatta sogghigna di nascosto. Questa è la prima e ultima volta che mi diplomo. Penso sbuffando.
"Grazie Talìta."- ride mamma.
"Di cosa?"- domanda la mia ragazza senza capire che mi ha praticamente distratto dallo sfuggire alla toga.
"Niente."- continua a ridere colei che mi ha partorito. Le strappo il tocco di mano trucidandola con lo sguardo. Fortunatamente le viene la buona pensata di sloggiare dandomi l'opportunità di stare con Tal.
E' davvero bella anche con quella merda addosso.
"Ci siamo eh"- parla poi avvicinandosi con un sorriso. Senza aspettare le circondo le guance con le mani e la bacio come se non lo facessi da giorni. Ogni volta è una cazzo di emozione nuova. Non vedo l'ora di stare solo con lei per due settimane. Quando ci stacchiamo continua a sorridere leggermente arrossata in viso. Spero che questa reazione non le passi mai. Gioca con il pendaglio dorato che cade fastidiosamente dal tocco per spostarlo dalla sua visuale. Non riuscendoci, l'aiuto io.
"Domani a quest'ora saremo su un aereo diretti in Inghilterra."- dico emozionato. – "Conoscerai mia nonna."- chissà se le piacerà Tal. Quelle poche volte che è venuta a trovarci si è dimostrata burbera, quasi come Rose. Con me. Invece trattava Gemma come una nonna dovrebbe fare con la nipote, dolcemente.
"Quindi staremo da lei?"
"Ha detto che ci ospiterà. Ho tenuto il numero di un hotel lì vicino. In caso di fuga imminente."- ride in risposta.
"Tal!"
"Harry!"
Mio padre e suo padre di sotto urlano i nostri nomi, segno che è momento di andare. In corridoio incontriamo Louis che vestito come noi, di tutto punto, sbuffa incazzato da quel pendaglio davanti agli occhi. Almeno non sono l'unico ad odiare questa pagliacciata.
Arrivati a scuola, essa è gremita di persone e ragazzi omologati al nostro modo di vestire oggi. Prendiamo posto davanti mentre i genitori sono tutti dietro. Per l'occasione anche Doris e Nash, Flash o come cazzo si chiama, sono venuti da New York e Tal di tanto in tanti si volta verso di loro per controllare che ci siano ancora.
Inizia un lungo discorso del direttore che sembra davvero non avere più fine.
"E' strano."- sento poi Tal parlare al mio fianco. Le mie orecchie l'ascoltano con curiosità e attenzione. Tutto pur di non ascoltare il preside.
"Cosa?"
"Ti rendi conto che non metteremo più piede in questa scuola, dopo oggi?"- mi guarda quasi ansiosa. Da domani inizia la vita vera. La cosa fa alquanto paura. Arrivano le mille domande. Cosa farò ora? Quale lavorò farò? Dove andrò? Troppe domande a cui adesso io non so dare una risposta. Il mio futuro è un'incognita e neanche Tal mi ha mai parlato di progetti futuri.
"Già."
Dopo poco finalmente finisce il lungo monologo e cominciano a chiamare ogni diplomato per nome. Ognuno sale sul palchetto a prendere il proprio diploma prima di stringere la mano al corpo insegnante. Passano man mano tutti. Louis, Liam Veronica, Zayn, Rachel, Ashton e Tal che ha ottenuto il massimo del punteggio. Lei sembra la più bella e la più solare su quel palco. Ma forse sono un po' di parte. Poi tocca a me.
Il ragazzo problematico è riuscito a prendere il diploma. Doveva essere espulso ma è riuscito a mettere la testa a posto sulle spalle. Faccio anche io il mio percorso e quando ho tra le mani il mio diploma sento una profonda soddisfazione. Tra il pubblico i miei genitori e Gemma, per non parlare anche di Conrad, Rose, Ines e anche quel biondino pasticcere. Una grande famiglia eh.
Continuo il mio percorso giungendo a stringere la mani ai professori a cui ho detto le peggior cose in questi anni. Quando arrivo a Smith mi sorride calorosamente.
"Sapevo che ce l'avresti fatta. Io non me la farei sfuggire."- indica Tal al suo posto. –"Se è riuscita a recuperare il disastro che eri è davvero speciale."- lo è. Inevitabilmente non posso non concordare con lui. Se non avessi incontrato lei forse avrei dovuto ripetere l'anno.
"Grazie."- rispondo con una solida stretta di mano da uomo.
Sceso l'ultimo scalino del palco, adesso non mi resta che aspettare di salire lo scalino dell'aereo. Quello che succederà dopo si vedrà.
TALITA'S POV
L'ultima volta che ho fatto un viaggio così lungo era per partire da Istanbul ed arrivare qui. Sono passati mesi ormai e ho perso un po' l'abitudine a viaggiare. Questo non mi ferma di certo, sono impaziente di scorgere l'Inghilterra dall'oblò dell'aereo. Papà continua a darmi continue raccomandazioni e a minacciare Harry di prendersi cura di me. Des continua a dare raccomandazioni ad Harry e lo minaccia di diseredarlo se non si prende cura di Gemma. Il carico sulle spalle di Harry è davvero pesante.
Sorrido alle continue richieste di papà di chiamarlo appena arriviamo fino a quando una voce metallica non chiama il nostro volo. Gemma tiene la mano di Harry tranquilla. Si fida di suo fratello e anche io mi fido di lui.
"Papà, devo andare."- lo abbraccio un'ultima volta ma sembra non volersi scollare.
"Chiama appena arrivi!"- urla per l'ennesima volta.
"Si papà!"
Ci avviamo tutti e tre all'imbarco, io elettrizzata come non mai. Chi ci guarda senza conoscerci forse penserà che siamo una famiglia felice che va in vacanza. Beh non mi dispiace che lo pensino.
"Pronta?"
"Pronta."
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Urca ho aggiornato. Ho iniziato alle sei del pomeriggio a scriverlo. Spero vi sia piaciuto! Condivido con voi la mia felicità nell'aver preso un bel 75 alla maturità lol. Volevo anche dirvi che sto ricominciando a pubblicare Heart Team che avevo lasciato in sospeso. Proverò a pubblicare un capitolo al giorno di quella storia visto che devo solo correggerla. Con Almost come sempre ogni domenica! Un bacio!
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