77. Conseguenze
HARRY'S POV
Non ho chiuso occhio questa notte. E' fottutamente sconcertante che non abbia dormito per niente e se mi sono appisolato per qualche minuto non riesco a ricordarlo. L'adrenalina, l'eccitazione e anche la felicità, tutte insieme sono un mix che manda a puttane tutto in un nanosecondo.
Eppure penso che niente sia andato a puttane. Sia io che lei lo volevamo. E ora è qui addormentata tra le mie braccia, completamente nuda sotto le mie coperte. Immagine che ho vista riflessa solo in alcuni sogni recenti. Si è data a me con naturalezza e tutto è venuto di seguito.
Ogni singolo attimo di questa notte è impresso nella mia testa. E' strano come una cosa per me abituale come il sesso, una cosa di cui pensavo di sapere tutto, si sia rivelata in una notte un'esperienza completamente nuova.
Per lei era la prima volta. Perché mi sento come se fosse stata la prima volta anche per me?
Ha il respiro pesante e la guancia spalmata sulla mia spalla. Ho passato ore ad osservarla carezzandole il braccio su e giù. I capelli scompigliati, i miei non saranno messi fottutamente meglio. Il suo corpo aderisce completamente ad un lato del mio e le nostre gambe sono intrecciate in un groviglio che non voglio sgrovigliare.
Il sole è da poco sorto, i primi uccelli cominciano a rompere le palle fuori ma per la prima volta ho di meglio a cui pensare. Sospiro pesantemente ma sentendomi più leggero, come se la mia mente fosse vuota e finalmente in pace. Senza accorgermene un fottuto sorriso sta decorando la mia faccia.
Un sospiro al mio fianco è seguito da un breve movimento di Tal che sembra essere sul punto di svegliarsi.
"Buongiorno."
"Giorno."- mormora lei stendendosi di schiena forse incosciente del fatto che un suo seno è quasi completamente scoperto dalle coperte. Inarco un sopracciglio senza che il ghigno abbandoni la mia bocca. Si stropiccia gli occhi e sbadiglia stirando le braccia perpendicolarmente a sé.
Potrei fottutamente abituarmi a svegliarmi accanto a lei così.
"Perché quella faccia?"- domanda fissandomi. Il mio sguardo incontrollatamente torna sul suo seno per una frazione di secondi. Accortasi di tutto sussulta coprendosi all'istante fin sotto il mento. Scoppio a ridere.
"Ho visto molto più di quello stanotte, Tal."- rispondo sporgendomi verso di lei e baciandola dolcemente sulle labbra gonfie. Incerta, risponde dopo qualche secondo e questo mi fa temere. – "Non te ne sei pentita, vero?"- sussurro ad un bacio dalla sua bocca.
"Come ti viene in mente. Certo che no."- un sospiro di sollievo e le sue parole mi tranquillizzano. Ma è solo un attimo prima che il momento sia rovinato da un persistente bussare alla porta. Entrambi sussultiamo spaventati e guardandoci negli occhi ci chiediamo chi sia. Saranno le sei del mattino.
Continuano a bussare e stufo decido di alzarmi ed indossare i jeans di ieri sera per andare ad aprire. Sbuffo. Altri colpi alla porta, più forti di prima e comincio a pensare che sia successo qualcosa di qualche tipo. Lascio Tal a letto e raggiungo la soglia.
"Tal! Lo so che sei lì dentro, aprite!"- mi allontano dalla maniglia quasi come scottasse. Per fortuna non ho aperto. Spalanco gli occhi e corro in camera. – "Tal!"
"E' tuo padre."- la sua bocca prende la forma di una O. Frettolosamente scende dal letto timidamente nuda. Nonostante la situazione del cazzo, come faccio a non osservare piacevolmente mentre saltella da una parte all'altra della mia stanza per prendere i suoi vestiti e indossarli.
"Tal!"
"Cristo, perché tuo padre deve sempre rovinare tutto?"
"Perché è mio padre. Sai com'è."- risponde con il fiatone allacciandosi le scarpe. Se penso che fino a due minuti fa eravamo entrambi nudi nel mio letto, mi viene la fottuta voglia di uccidere Ruben.
Ruoto gli occhi al cielo mentre Tal si avvicina di corsa alla porta d'ingresso. Ogni minuto che passa senza aprire la porta lo rende più furioso. Tal lo sa.
"Tal!"- la porta viene aperta e un padre in preda all'ira lancia il primo sguardo di fuoco ovviamente a me. Sembra stia ringhiando. Temo per la mia pelle.
"Papà."
"Vai a casa, Tal."- sta esagerando.
"No. Voglio sapere cosa ti prende."- presa di posizione di lei, ma nonostante questo lo sguardo di Ruben continua a bruciare su di me.
"Hai dormito con lui."- prende a guardare la figlia come se la risposta che ha dato fosse ovvia e inutile.
"Non vedo il problema."- non ho mai visto Tal con un tono più duro e fermo di quello.
"Mi prendi in giro?"
"Non era un problema per te quando mi hai cacciata di casa perché avevi scoperto che uscivo con lui." – guardo la scena da spettatore, uno scontro tra una tigre e un leone. Non so chi avrà la meglio, ma io tifo per la tigre. Il sesso le fa bene.
"Non rispondermi così."
"E vieni a farmi la predica proprio tu, che frequenti Doris da mesi! E non me lo hai detto."- ora sorride malinconicamente. – "Papà. Lasciami in pace. Lasciaci in pace."
"Sapevo che era una brutta compagnia."- ovviamente la colpa è sempre mia. – "Qualche mese fa non mi avresti risposto così. Avevi ancora del rispetto per la persona che ti ha cresciuta."
"Io ho rispetto per te. Ma tu non fai lo stesso. Il fatto che ti sei fiondato qui appena hai trovato il mio letto vuoto lo conferma. Non ti fidi di me. E ogni volta è la stessa storia."- i suoi occhi si riempiono di lacrime e vorrei tanto andare lì ad abbracciarla ma non voglio interferire nella discussione.
"Mi preoccupo per te, Tal!"- lei scuote la testa, evidentemente lui non afferra ciò che lei vuole fargli capire.
"Perché non capisci.."- sospira forse rassegnata. – "Io lo amo. Lui ama me. Cosa ti preoccupa di tutto questo?"- è già scoppiata in lacrime. E' una scena strana. Non volevo vedere questo appena alzato. Ha da poco accettato il fatto che suo padre frequenta un'altra donna, tutte le emozioni, la sua prima volta stanotte, lui che non capisce quanto ci amiamo e soprattutto quanto la amo io. Decido di intervenire.
"Tal. Lasciaci soli, voglio parlare con lui."- le chiedo. Lei mi osserva con gli occhi lucidi di lacrime che vorrei asciugare ma non posso adesso. Dopo qualche secondo di comunicazione tra sguardi annuisce chiudendosi la porta alle spalle. Un breve silenzio.
"Vuoi perdere tua figlia? No, perché ci stai riuscendo."
Esordisco gloriosamente stravaccandomi sul divano. Lui mi osserva impassibile ancora sulla soglia della porta.
"Oh, andiamo. Sei tanto abile a sputare sentenze e ora tieni la bocca chiusa?"- il mio intento è provocarlo. Non so questo dove mi porterà, spero solo di uscirne vivo.
"Non mi faccio di certo dare ordini da un'insulsa testa di cazzo con una farfalla sulla pancia."- ruoto gli occhi al cielo. Ovviamente avrebbe risposto insultandomi.
"Vuoi parlare dei miei tatuaggio o di Tal?"- incrocia le braccia al petto.
"Non abbiamo niente da dirci."
"Io penso di si. A cominciare dal fatto che devi cominciare a pensare a come sta lei. Perché a me sembra che tu pensi spesso solo a te stesso."
"Tu non mi conosci. Non puoi trarre certe conclusioni! Io amo mia figlia, farei di tutto per lei. Mi taglierei una gamba per lei."- gesticola nervosamente.
"Cosa ti dice che non lo farei anche io? Anche tu trai certe conclusioni senza conoscermi."- ho espresso il mio punto.
"Io sono suo padre, è diverso. Tu sei un delinquente intossicato, e anche i tuoi amici."- risponde. – "Farò di tutto per farle cambiare idea su di te."
"Non sono io il problema! Chiaro? Sei tu!"- sbotto. – "Sei tu che la fai stare male e se lei sta male, sto male anche io!"- urlo. – "Cristo, morirei per lei! Quante volte dovremmo ancora fare questa discussione?!"
"Non mi piaci!"
"Lo so! Ma non la lascerò! L'unica cosa che puoi fare è fartene una ragione."- grugnisce innervosito. – "Senti, lei è stata comprensiva con te. Ha capito che stai bene con Doris e che ti rende felice. Perché tu non vuoi capire che lo stesso vale per noi?"
"Lei è solo accecata dal tuo bel visino. Non è davvero innamorata di te. E' una bambina e ti stai approfittando di lei."
"Non è così."- scuoto la testa. Non vuole davvero capire. Si comporta da genitore geloso, come sempre. Un bambino a cui hanno tolto il giocattolo. Patetico.
"Dimostramelo."
"Lo faccio sempre, solo che non vuoi vederlo."- sospiro. – "Sta a te decidere se perdere tua figlia o accettare la nostra relazione. Potresti anche solo far buon viso a cattivo gioco solo per vederla felice, perché credici o no, noi stiamo bene insieme."- mi darei una pacca sulla spalla per il discorso toccante ma mantengo la mia serietà a causa dell'intensità del momento.
Non sono sicuro, ma penso di intercettare un movimento. Forse sta annuendo, ma non ne sono sicuro al cento percento. Mi si crea una speranza, ma evito di crederci per non restarci deluso. Si sta avvicinando alla porta per uscire quando mi viene in mente un ulteriore problema da risolvere. Mentre sono in ballo è meglio ballare.
"Ehm, aspetta. Non ho finito."
"Cosa vuoi, merda umana?"- sbuffa bloccandosi sulla porta. La sua delicatezza è toccante.
"Vorrei portare Tal in Inghilterra con me per qualche giorno, dopo gli esami finali."- sputo d'un fiato.
"Vuoi morire?"- forse è troppo da chiedere dopo una conversazione del genere.
"Se morissi ti farei felice, quindi no."- tento di scherzare. – "Voglio solo portarla con me, vedere posti nuovi. Magari stando lontani vi schiarite entrambi le idee."- azzardo.
"Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? Io, fondamentalmente, ti odio. Chiaro?"
"Addirittura."- lo beffeggio. – "Per favore."
"Ci penserò."- sospira rassegnato. E' una piccola vittoria che non scorderò mai. Subito dopo scompare dietro la porta lasciandomi esultante.
TALITA'S POV
Quanto da assimilare alle otto del mattino. A volte vorrei fare le valige e scappare da tutto e tutti solo per poter passare dei giorni senza drammi. Non so più come convincere papà che Harry è un bravo ragazzo. E' cambiato, è più responsabile e mi tratta come una regina. Anche questa notte. E' stato stupendo. Ricordo ogni attimo e nessuno di essi è passato senza che ogni suo bacio o ogni sua carezza non esprimesse quanto ci tiene a me.
Non mi pentirò mai di averlo fatto per la prima volta con lui. Mi sento strana, forse diversa. Ho appena conosciuto uno dei piaceri della vita di cui tanto si parla. Non è cosa da tutti i giorni. Vorrei chiedere a Harry di cosa ha parlato con papà ma non ho proprio voglia di riprendere questa discussione. Papà è come un muro invalicabile con cocci di vetro in cima, neanche le "belle parole" possono aiutare a scavalcarlo, disse una volta qualcuno.
"Dove stiamo andando?"
"Ehm, dobbiamo passare in un posto."- risponde Harry concentrato sulla strada. E' particolarmente agitato da qualche minuto. Mi stupisco quando ci fermiamo di fronte all'insegna di una farmacia.
"Perché qui?"- ammetto di stare cominciando a preoccuparmi.
"Credo che sia meglio se tu prendessi la pillola del giorno dopo."- sussurra.
"Cosa?! Stai dicendo che potrei essere incinta?"- spalanco gli occhi incredula. – "Ma non eri uscito prima di.."
"Si, ma non è sicuro lo stesso Tal. Non voglio rischiare di.. capisci."- annuisco d'accordo, l'ultima cosa che voglio è un bambino alla mia età. Mentre Harry si affretta a scendere dall'auto io decido di restare in macchina. – "Tal! Scendi, non voglio andarci da solo."- si lamenta imbarazzato.
"No, vai tu. Io sto bene qui."- cerco di mascherare l'imbarazzo. Non voglio entrare lì dentro e chiedere una pillola anticoncezionale ad un estraneo.
"Ti prego."- lo prego silenziosamente di non insistere e da bambino imbronciato batte i piedi verso l'entrata della farmacia. Ne riemerge pochi minuti dopo con un sacchetto in mano e lo sguardo basso.
"Non voglio più farlo."- sospira rosso in viso una volta chiuso lo sportello dell'auto. – "Quella donna mi ha guardato male."- mi passa il sacchetto e noto che dentro c'è una scatolina bianca e una più grande che leggo essere preservativi. – "Per ogni evenienza, non si sa mai."- spiega. – "Devi prendere la pillola entro le 24 ore seguenti al rapporto."- continua mimando due virgolette, forse ripetendo le parole della commessa.
"Grazie."
"Grazie a te."- conclude mettendo in moto. Percepisco altro dietro il suo ringraziamento. Qualcosa che mi scalda il cuore e penso che sia felice che io abbia scelto lui per la mia prima volta. Gli sorrido prima di riallacciare la cintura di sicurezza e reinserirci in mezzo al traffico di Los Angeles.
***
"Posso chiederti una cosa?"
"Dimmi."
"Come sono stata ieri sera? Insomma, non ho idea di quello che ho fatto, non ci capisco niente."- mi imbarazza la domanda ma me la porgo da un po'. Se a lui non fosse piaciuto quanto a me mi dispiacerebbe.
Sgranocchiamo arachidi seduti su una panchina al parco mentre bambini, cani e coppiette gironzolano di qua e di là. Ho preso la pillola poco fa in una caffetteria. Spero che queste cose non abbiano affetti collaterali.
"Sei andata bene."- risponde divertito. – "Non devi preoccuparti di questo, comunque. Ti ho fatto tanto male?"
"Solo un po'. Diciamo che dopo ero troppo presa per pensarci."- ridacchio nervosa.
"Meglio."- risponde con un sorriso. – "La prossima volta sarà più piacevole."- continua mangiando un'arachide prima di lasciarmi un bacio sulla guancia. Il pensiero di una prossima volta mi mette agitazione ed eccitazione allo stesso tempo.
"Lo spero."
"Comunque.. ho chiesto a tuo padre il permesso di portarti con me in Inghilterra."- esordisce poco dopo. Per poco non mi strozzavo con un'arachide.
"Cosa ha detto?"- chiedo nervosa.
"Che ci penserà. Credo mi voglia mettere alla prova. Forse dovrei comprarlo con dei regali, magari si addolcisce."- scherza.
"Non penso si faccia comprare così facilmente."- rispondo. – "Se non mi consentisse di venire, tu che faresti?"
"Forse non andrei neanche io."- risponde con lo sguardo perso sull'erma luminosa.
"Dovresti andare comunque."
"No. Non senza di te."- leggo la paura nei suoi occhi. Paura di rivivere un passato ormai perduto e che non ha speranza di tornare. Ho paura anche io che possa avere un crollo emotivo o qualcosa del genere. Ma potrebbe anche andare bene. Magari questo viaggio potrebbe cambiare tutto.
"Convinceremo papà."
HARRY'S POV
Voglio convincere Ruben che posso essere la persona perfetta per Tal. Magari non lo sarò mai, ma l'importante è che lui creda che lo sia. Osservo Tal aiutare Lottie con lo studio seduto sul divano, guardando qualche stupido programma, mentre Ines e Rose preparano la cena. Ogni tanto due gemelle scendono dal piano di sopra rincorrendosi.
Mr. Pasticcere è tornato come al solito con bignè farciti avanzati e dall'ultimo piano si sentono pianti e urla di neonati fastidiosi. Questa casa è un casino, ma amo questo casino. Qui c'è vita. Questo non si può dire per l'enorme casa dall'altra parte del giardino. Mamma, papà e Gemma sono lì.
Vorrei che anche loro capissero che cos'è una vera famiglia. Quello che eravamo una volta. Osservo fuori dalla finestra proprio quella casa mentre Ruben ritorna dalla serra finito il lavoro.
Sono deciso a rendere tutto perfetto. Le cose devono cambiare e forse ho un'idea per farle andare per il verso giusto.
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Bene, ce l'ho fatta. Scusate il ritardo. Mancano due settimane all'inizio degli esami e comincio ad essere nervosa lol. Non vedo l'ora che sia tutto finito.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque. Vi ringrazio tantissimo per la pazienza che avete e per continuare a seguire Almost. Grazie<3
PS: Vi ricordo che questa storia si chiama Almost, non After. Sono cose molto diverse.
Al prossimo aggiornamento, vi voglio bene :)
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